Big Man in a Suit of Armor

di Shin83
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Questa Fan Fiction è in risposta alla sfida lanciata da IrishMarti sul gruppo Seblaine Events.



"Seblaine as...."

Ovvero, perchè io a cose semplici non posso pensare, prendete Blaine e Sebastian e metteteli nei panni di una qualunque altra vostra otp riguardo a libri, film o telefilm.
Meglio se si tratta di una di quelle storie d'amore supermega epiche che li vedi e dici "ommioddio come siete belli vi amerò per sempre".
Seblaine as Rory e Jess di Gilmore Girls, Seblaine as Stony, Seblaine as Heathcliff e Catherine (ho fatto i primi esempi che mi sono venuti in mente, non guardatemi male lol) Riprendete una coppia che amate e usate Blaine e Sebastian come personaggi principali invece di quelli soliti.




 

Dal momento in cui Captain America fu pescato dalle acque dell’Antartide per Sebastian Smythe, conosciuto anche come Iron Man, non mancò giorno che si presentasse alla sede dello S.H.I.E.L.D.  alla quale il supersoldato era stato affidato affinché venisse monitorato e sorvegliato.
Sebastian era cresciuto con il mito di Blaine Anderson, l’uomo che aveva contribuito, da solo, a sconfiggere i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Suo padre Howard l’aveva conosciuto di persona, essendo uno dei sostenitori e sviluppatori del progetto del siero del supersoldato che aveva trasformato un ragazzino asmatico di Brooklyn nell’eroe che viveva nella leggenda.
 
Durante la sua vita, ne aveva combinate di tutti i colori, gli piaceva autodefinirsi genio, milionario, filantropo e playboy.
Non c’erano dubbi riguardo la sua mente fuori dal comune, lui che a  soli vent’un anni aveva un master in ingegneri al MIT, o riguardo al suo conto in banca, visto che era l’unico erede delle potentissime Smythe Industries, che fino a pochi anni prima era stata la principale impresa al mondo nella produzione di armi e che, dopo il suo incidente in Afghanistan, fu convertita in qualcosa di più umano e meno assassino. Quello stesso incidente, che per poco non lo uccise, costringendolo ad installarsi un reattore arc nel petto, lo rese filantropo. Cominciò a sostenere varie cause e sviluppò l’armatura di Iron Man, creata con l’unico scopo di proteggere le persone.
Anche se, sull’essere playboy c’era da discutere. Lo era stato, eccome, anche se quella inclinazione sembrava essere svanita a causa della sua ex assistente personale, poi amministratore delegato della Smythe Industries, Pepper Potts, che sarebbe totalmente scomparsa dopo il risveglio del Capitano Anderson.
 
Sebastian provava nei confronti di quell’uomo un sentimento che non sarebbe mai riuscito a spiegare a parole, proprio lui che aveva la parlantina degna di un avvocato difensore.
Non era pura e semplice idolatria che si portava dietro fin dalla più tenera età, era qualcos’altro, qualcosa di diverso e più profondo e capì che albergava in lui quel giorno che mise piede per la prima volta in quel palazzo a pochi passi da Times Square e vide dormire placidamente l’eroe della sua infanzia, vestito in maglia bianca e pantaloni beige, in una stanza ricostruita per sembrare quella di un ospedale degli anni ’40.
Lo vide lì, a pochi passi da lui, un ricordo cartaceo che prendeva consistenza in carne ed ossa e sentì che il suo cuore perse un battito. Sentì che qualcosa in lui era irreparabilmente cambiato.
Pepper tornò ad essere solo il suo amministratore delegato, anche se rimaneva la donna che lo conosceva meglio al mondo, ma sentiva che non poteva essere la persona che avrebbe voluto accanto.
Maledisse quel manipolo di criminali che lo tennero lontano dallo S.H.I.E.L.D. nel momento in cui Blaine aprì gli occhi. Lui voleva essere lì, voleva vedere Blaine aprire gli occhi, era da tanto, troppo tempo che aspettava di vederli. Invece uno dei suoi “amichetti” dei Dieci Anelli aveva deciso di tenerlo lontano dal momento che aspettava ormai da mesi.
 
Il risveglio di Blaine non fu certo dei più tranquilli.
Aprì gli occhi e si guardò attorno, la prima cosa che sentì fu la radiocronaca di una partita dei Dodgers a cui lui aveva assistito di persona e intuì subito che ci fosse qualcosa che non tornava.
Il suo istinto aveva ragione, quella non era una stanza di ospedale in una New York del 1945, era qualcos’altro. Qualcosa di nuovo, di estraneo, qualcosa che poteva essere spaventoso perché sconosciuto. Riuscì a svincolarsi dalle guardie dello S.H.I.E.L.D. e a scappare all’esterno della struttura che lo stava ospitando.
Si trovò catapultato in un posto che non era la sua New York. Un posto caotico, pieno di automobili diverse, pieno di luci ed insegne colorate, immagini sconosciute, persone dall’aspetto strano.
Mentre si guardava attorno spaesato, in una Times Square venuta fuori da chissà dove, si sentì chiamare da una voce che non gli era per nulla familiare: “Capitano Anderson, tutto bene?”
Blaine si voltò, per capire da dove arrivasse la voce, c’era un uomo dalla pelle scura, vestito di nero, con una benda sull’occhio sinistro. Lo guardò stranito, non capendo chi fosse e come facesse a conoscere il suo nome.
L’uomo in nero si avvicinò, presentandosi: “Nick Fury, direttore dello S.H.I.E.L.D.”
Blaine dunque gli chiese: “Dove sono? Che cosa è successo?”
“Abbiamo vinto la guerra, signore. Ci troviamo nel ventunesimo secolo. Ha dormito quasi settant’anni, Capitano.”
Fury era riuscito a convincerlo a rientrare allo S.H.I.E.L.D. così da potergli spiegare tutta la situazione.
Il Capitano restò sconcertato e allo stesso tempo si sentiva perso.
Il suo migliore amico era morto sotto ai suoi occhi e per quello aveva iniziato a farsene una ragione prima di rimanere incastrato tra i ghiacci.
Ma aveva perso Howard Smythe e Peggy Carter, le due persone che gli stavano più a cuore da quando era diventato un supersoldato.
Prese atto della situazione e cercò di far leva su quella immensa forza di volontà che così tanto lo aveva aiutato nella sua vita precedente. Sarebbe andato avanti, avrebbe superato quella  fase, avrebbe ricominciato tutto da capo.
 
Non sapeva che ad aiutarlo a resettare la sua vita ci sarebbe stato il figlio di Howard, Sebastian.
Ma lo capì nel momento in cui lo vide entrare nello studio di Fury: una figura alta e magra, con un paio di occhi smeraldo, così identico a suo padre, ma allo stesso tempo così diverso.
Sentì qualcosa dentro sconvolgerlo, era così magnetico, lo aveva catturato al primo sguardo.
E capitolò nell’istante esatto in cui si strinsero la mano per presentarsi.
“Signor Smythe.” Disse Blaine.
“Capitano.” Rispose Sebastian.


"Seblaine as..."

Niente, ho dovuto partecipare a questa sfida nonostante tempo e idee zero.
Ho partorito questa flashfic praticamente sul treno per andare alla premiere di Catching Fire e direi che si vede, scusa Ciccin, avrei voluto fare tanto di meglio, lo sai quanto ci tengo a questi quattro imbecilli. :3

Mi preme comunque spiegare una cosa: perché ho deciso di calare Sebs nei panni di Iron Man e Blaine in quelli di Captain America?
Fisicamente è la combinazione più sbagliata, lo so. Ma psicologicamente ritengo che Sebs possa essere tranquillamente Tony Stark senza colpo ferire, così come Blaine lo trovo più affine a Steve (per quanto siano molto meno simili rispetto al primo accostamento).

Detto ciò ringrazio Naima per aver dato un'occhiata a questo obbrobrio al volo.




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