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Mentre
una truppa era andata a prelevare il capobranco dei lupi di mare presso
i confini del regno, dove una generosissima quantità di massi
doveva ancora essere spaccata e rimossa dal percorso ferroviario,
Bowser attendeva impaziente il loro ritorno, seduto sul suo trono irto
di spine acuminate facendo ticchettare le unghie stondate sul teschio
inciso all'estremità del massiccio bracciolo.
Appena
vi si era accomodato aveva notato con una certa irritazione che gli
stava ormai largo e, se avesse provato ad appoggiarsi al morbido
schienale leggermente rientrato, solito ospitare il suo grande
carapace, questo lo avrebbe quasi inglobato dovendo così stare
per forza curvato in avanti per non cascarci dentro. Si mosse ancora
una volta sul posteriore ricacciando indietro un mugugno scontento,
incapace di ritrovare il suo confortevole posticino che anni di onorato
servizio avevano lasciato impresso come uno stampo sul cuscino del suo
regale scranno. Anche piccole e familiari quotidianità come
questa gli erano negate adesso.
Preferì
alzarsi ed aspettare così, arricciando infastidito le dita dei
piedi nei suoi stivali borchiati che dovevano ancora finire di
ammorbidirsi e facendo qualche passo per distrarsi dal formicolio
intorno al collare e i bracciali di cuoio, riprodotti su misura su suo
ordine per restare quanto più vicino gli era possibile al
proprio stile. Sbuffò grattandosi sotto la mandibola, esasperato
dall'eccessiva sensibilità di quella pelle che era uno tra i
primi attributi umani che mal sopportava in assoluto. Si sentiva come
se gli avessero strappato le squame lasciandogli addosso quello che vi
stava sotto ed i suoi nervi non avevano più quella spessa
barriera che li avrebbe tenuti al sicuro dal bombardamento di stimoli
del mondo esterno, dal costante sfiorare delle punte dei capelli sul
collo al seccante pizzicore dei miseri graffietti sul dorso delle mani.
Scorse
la propria ombra proiettata sulla parete a dimostrare che non serviva
uno specchio per rinfacciargli in ogni momento ciò che era
diventato. E nulla aveva potuto fungere da degno rimpiazzo al suo
indistruttibile guscio con cui era cresciuto e che lo aveva sempre
protetto, lasciando il lato più vulnerabile di sé coperto
solo dal sottile strato di stoffa della maglia. Più tardi
avrebbe commissionato un'armatura leggera per il dorso e le spalle, per
ora doveva accontentarsi del mantello.
Il
debole stridio della pesante porta laterale ruppe il silenzio della
sala e Bowser drizzò all'istante la schiena, voltandosi e
spiegando elegantemente la cappa amaranto. Rilassò i muscoli
costatando che fosse stata Peach a fare il suo ingresso, avvicinandosi
con la sua immancabile grazia e senza l'abituale rumore dei tacchi,
ormai rimpiazzato dal felpato calpestare delle zampe.
« Come l'hanno presa? » le
chiese facendo qualche passo verso di lei e scendendo i gradini davanti
al seggio reale. Quando la Principessa gli arrivò esattamente di
fronte, fu lui a dover alzare gli occhi.
Peach scrollò lievemente le spalle, riflettendo la luce guizzante delle torce sulle scaglie avorio. « Sono stati molto comprensivi. È capitato ed è ingiusto per tutti. »
Sospettava però che i bowserotti avessero origliato il loro
colloquio precedente perché non le sembrarono così
sorpresi come si era aspettata. « Sono preoccupata per Roy. Non sta affrontando bene la cosa, ma continua a restare chiuso in se stesso » gli confidò quell'ulteriore inquietudine.
« Appena sapremo dove ha preso quell'opale, gli parlerò. » Koopa o umana, quando mostrava riguardi per i suoi figli per lui restava l'unica che meritava di essere definita eccezionale.
« Pensi che il capitano ce lo rivelerà così, senza mentire o cercare di estorcere qualcosa in cambio? » gli
domandò estremamente dubbiosa. Bowser le prese una mano molto
più grande della sua per studiarla da vicino e non oppose
resistenza, notando che nello stringerla ci avesse messo la solita
delicatezza di quando la loro situazione era ancora inversa. La sua
percezione al tatto era mutata grazie alle squame robuste e quasi non
sentì la pressione delle dita toccare le sue, ma ne
avvertì il calore.
« Sa già quanto io sappia essere persuasivo e oggi non è proprio giornata di ricatti » le rispose lasciandola andare. « Ne verremo fuori insieme il prima possibile » promise ammirando le fattezze gradevoli del suo volto da koopa ora più visibili.
Peach
annuì, certa che in un modo o nell'altro tutto il caos in cui
erano piombati avrebbe avuto fine ed entrambi poter fingere che nulla
di ciò fosse mai accaduto. Ma quanto tempo ci sarebbe veramente
voluto per venirne a capo? Quello era il dubbio che la intimoriva. Se i
toad fuori del castello avessero cominciato a sospettare della sua
assenza... Se Mario l'avesse cercata...
« Ti stanno bene i capelli all'indietro. » Quel complimento la tirò via in extremis dal gorgo di ansie che aveva ricominciato a mulinarle intorno.
« Grazie.
Ho chiesto a Wendy di aiutarmi perché continuavano ad
impigliarsi sul guscio. Progetta di andare dalla parrucchiera almeno
una volta prima di sciogliere il sortilegio. » Di
solito portava raramente la coda alta poiché la sua coroncina
così non faceva altro che caderle, ma in questa occasione si era
rivelata più che funzionale e ormai il diadema le stava quasi al
dito.
« La missione ha appena fatto ritorno col capitano » annunciò
la voce gracchiante di una delle guardie dal grande portone centrale.
Immediatamente il Re e la Principessa si scostarono.
« Portatelo qui » comandò
il sovrano spostando il mantello con un gesto imperioso e sei
martelkoopa disposti intorno al prigioniero entrarono marciando dritti
verso di loro.
Peach
notò distrattamente che il generale dell'unità non fosse
presente come di suo solito: l'elemento più fiero e leale
dell'intera armata che aveva sempre nutrito un'ammirazione
inestinguibile per il suo Re e smaniato per compiacerlo in ogni
incarico. Tuttavia tale considerazione svanì con altrettanta
rapidità con cui era affiorata, non appena lo sguardo si
fermò sulla mente dell'aggressione verso i suoi sudditi.
I
soldati si arrestarono in posa militare battendo un piede a terra ed in
pochi passi sincronizzati si disposero a ventaglio dietro il criminale
in catene: le pinne pettorali, longilinee come braccia, erano
immobilizzate da un paio di pesanti manette mentre quella caudale, su
cui saltellava e si reggeva in perfetto equilibrio, aveva intorno un
unico anello collegato al pugno di uno dei martelkoopa tramite una
catena di ferro. Gli occhietti neri come gocce di pece si fissarono su
di lei con un guizzo sinistro sotto il tricorno ricoperto di polvere,
allo stesso modo della giubba e ogni centimetro di pelle fin quasi a
nasconderne le striature sui fianchi.
« Capitano Tiger Teach, per servirvi. » Un mezzo sorriso fu abbastanza per lasciar intravedere tre file di denti che sporgevano fuori dalle mandibole.
« Mai sentito. » Il Re sorvolò sui saluti e passò ai fatti. « C'era un opale in mezzo alla vostra refurtiva. Vogliamo sapere da dove viene. »
« Un opale? Non ricordo di aver mai posseduto una pietra tanto insignificante. » Nonostante l'aspetto miserabile, un'eco di sfida stonò dal resto.
« È tardi ormai per giocare. » L'espressione
di Bowser promise imminente violenza ed il sovrano si portò
esattamente di fronte allo squalo tigre. Anche da umano riusciva a
sovrastarlo di un paio di spanne. « Dicci dove e da chi hai preso quella gemma e potrai tornartene a spaccare pietre tutto d'un pezzo. »
« Non vedo l'ora. » Il
ghigno audace del bucaniere non si ridusse di un millimetro continuando
ostinatamente a fissare Bowser con fin troppo coraggio. « Or dunque, mostratemelo. Almeno saprò di quale opale stiamo parlando. »
Sia il re che la principessa dovettero mascherare la tensione: era rimasto ben poco da mostrare.
« Non ti è concesso » rispose sbrigativo il primo. « Ma sappiamo... »
« E perché mai? »
Bowser
parve quasi persuaso dal desiderio di piombargli addosso per aver avuto
il fegato di interromperlo e Peach fece infine il suo intervento: « Perché la giustizia impone che venga restituito come tutto il resto, ma non siamo riusciti a risalire al proprietario ». Offrì
una mezza bugia facendo un passo avanti. Come previsto il capitano si
stava dimostrando infido ed era meglio non permettergli di fiutare cosa
bolliva realmente in pentola.
« Tanto
disturbo per un sassolino colorato? Immagino che il despota di questo
paese abbia parecchio tempo libero per dedicarsi a queste baggianate. »
Evidentemente il corsaro non si era reso conto di avercelo davanti, il despota.
Non fu una rivelazione sorprendente considerati i cambiamenti drastici
delle ultime ore: Bowser era conosciuto e temuto come koopa, non come
uomo.
« Sua
Oscurità è un sovrano amato dai suoi sudditi e rispetta
le condizioni dell'alleanza suggellata col Regno dei Funghi, per cui si
è prodigato sentenziandovi per il crimine di aver aggredito con
le armi villaggi di pescatori indifesi e umili contadini, perché
è un re leale e degno d'onore » scappò di bocca alla principessa, inaspettatamente piccata dall'insulto.
Il sorriso dello squalo si ampliò tagliando il muso appuntito a metà. « E chi sareste voi per tessere le sue lodi così appassionatamente? »
Anche
se le riusciva difficile perché contar frottole era un vizio che
non sopportava affatto, era giunto il momento di improvvisare. « Sono la portavoce per conto di Sua Maestà il Re. »
« Intendevo il vostro nome. »
Panico! Di' il primo che ti salta in mente, svelta! « Opaline. » Ottimo... « Lady Opaline Koopastool » ribadì una seconda volta con maggiore convinzione alzando il mento.
« Opaline. Se questa non è una buffa coincidenza. » Lo squalo parve genuinamente divertito. « Ebbene,
Lady Opaline, ammesso e non concesso che a Sua Maestade Bowser stia
tanto a cuore questo fantomatico opale, perché mi ha fatto
convocare direttamente a palazzo se costui non è qui? »
I soldati si scambiarono uno sguardo incerto, ma nessuno si azzardò a smentire la domanda e restarono sull'attenti.
« Il re ha ben altro da fare che occuparsi di un vermiciattolo arrivato dal mare. » Bowser
stesso, dopo essere sceso dalle nuvole per gli elogi decantati da
Peach, decise di stare al gioco e riprendere il controllo della
situazione. Era compito loro fare domande e non vice versa: questo
doveva essere messo definitivamente in chiaro. «Interrompimi
un'altra volta e ti mando a fare un giro completo della sala delle
torture. La diplomazia qui spetta a Opaline, non a me. »
Il
corsaro lo fissò attento, ma quel ghigno irritante era sempre
impresso sui lineamenti affilati: li stava mettendo alla prova sin
dall'inizio. Bowser si chiese se quella baldanza fosse autentica o solo
un atteggiamento per cercare di tenergli testa.
« So che sai esattamente di quale opale stiamo parlando. Un vero capitano
conosce ogni uomo, ogni chiodo, ogni grano di polvere a bordo della sua
nave e i tesori che voi pescecani accumulate sono primi nella lista
degli affetti. » Ogni singola parola pronunciata portava la promessa di dolore che il sovrano sotto umane spoglie sembrava ansioso di mantenere.
« E, vossignoria perdoni la mia impertinenza, cosa ci ottengo in cambio? »
Bowser restò muto per un momento prosciugando il viso di ogni espressione. « Il lusso di restare ancora integro » rispose gelido.
« No,
io credo che il re possa fare di meglio. Non so a cosa gli serva quella
pietra, ma sono certo che c'è qualcosa dietro che anche voi due
sapete e che non volete dire. » Il
capitano poteva essere gretto e meschino, ma certamente non era ottuso
e se vi era davvero un segreto così prezioso in ballo il suo
aiuto non sarebbe stato gratis et amore.
Sia
Bowser che Peach dovettero fare un ulteriore sforzo per contenersi,
l'uno per l'ira repressa e l'altra per l'inquietudine di venire
scoperti. Il capitano lesse nei loro occhi di aver fatto centro e
proseguì vittorioso: « Invoco il parlez, miei
signori. Tutti noi desideriamo qualcosa, possiamo smetterla di
prenderci in giro e venirci incontro a metà strada, dunque ».
« Le trattative sono chiuse » ringhiò Bowser. « Vogliamo solo una risposta da te, e se non ce la vuoi dare con le buone allora si cambia sistema. »
« Vi aspettate che io ve la conceda solo per essere rispedito ai lavori forzati insieme ai miei uomini? »
« L'idea è quella. Se non vuoi tornarci a rate » replicò
sereno Bowser scrocchiandosi le nocche. Afferrò il capitano per
il bavero strappato e si preparò a consegnare il primo carico di
dolore.
« Aspetta! » Peach cinse il braccio prima che calasse.
Bowser la squadrò contrariato, ma non si liberò dalla stretta gentile. « Non ci sono più parole da sprecare con questo tizio. »
« Ti prego, non posso accettarlo. » Pur
avendo ottime ragioni per odiare il capitano, restava comunque un
individuo in catene che non poteva più creare scompiglio
né difendersi ormai.
Gli
occhi del drago erano due pozzi di lava, ma sciolse la sua morsa e si
fece leggermente da parte. La principessa torreggiò sul corsaro
e lo invitò ad avanzare la sua richiesta in cambio di un nome.
« La libertà » fu la semplice risposta.
« Questo non è possibile, non dopo ciò che avete fatto. »
« Il re può ogni cosa nel suo regno. »
« Nessuno dei vostri uomini se ne andrà prima di aver saldato il vostro debito. »
« La mia libertà, milady » la interruppe per precisare.
Entrambi i reggenti lo fissarono esterrefatti.
« Voi sareste disposto ad abbandonare i vostri sottoposti che vi hanno servito lealmente pur di tirarvene fuori? » chiese
Peach incapace di nascondere una nota di spregio. Se aveva creduto di
non poter attribuire al filibustiere stima più bassa, aveva
appena avuto modo di rettificare.
Il capitano parve considerare per un secondo la domanda. « Sì » rivelò senza rimorso alcuno. « Posso trovarne quante ne voglio di ciurmaglie ansiose di salpare sotto il mio comando. »
« Credevo che voi pirati aveste un codice d'onore » commentò fredda.
« Il
codice è decaduto secoli or sono. È stato la causa della
nostra vicina estinzione perché ci ha rammolliti con ideali
inutili e superflui. » Finalmente quel sogghigno arrogante sparì dalla loro vista.
« Ho
incontrato un capitano come lo siete voi, una volta, e ne era
orgoglioso fino a scommettere la propria vita per l'onore suo e quello
dei suoi uomini. In cosa vi ritenete migliore? »
Tiger
Teach mostrò i primi segnali di rabbia scoprendo una chiostra di
denti da far paura, ma per Bowser e Peach era una scena già
vista e rimasero impassibili. « Conducete una vita più movimentata di quanto si potrebbe sospettare, milady. »
« Ho viaggiato abbastanza da riconoscere un vero pirata. »
« Le
parole di un'aristocratica spocchiosa che non sa nulla della pirateria
reale, quella diversa dai libri di favole, non hanno alcun valore per
me e la mia posta non cambia. Volete sapere dove ho preso l'opale?
Sciogliete queste catene e rendetemi il mare prima. »
La
voce di Bowser risuonò potente per la sala come se avesse appena
sentito una gran bella battuta, mascherando il rancore per aver osato
rivolgersi a Peach in quei termini sotto una risata da cui traspirava
solo disprezzo. « Non
considerarti così indispensabile. Se non ce lo vuoi dire tu,
prenderemo uno del tuo equipaggio e sono certo che sarà
più accondiscendente. »
« Non mi tradirebbero mai. »
« Già, magari hanno più dignità. Li compatisco, non avrebbero dovuto perdersi questo colloquio. » Convenne l'altro commiserandoli. « Ma quando vedranno come ti ho ridotto, passerà anche a loro la voglia di contrattare. »
Prima
che Peach potesse fermarlo di nuovo, staccò violentemente da
terra il corsaro riafferrandolo per la giubba e lo sbatté contro
la parete quasi trascinandosi dietro pure il martelkoopa che
lasciò in tempo la catena prima di essere sbalzato per aria. Lo
squalo mandò un grugnito di dolore e, come reazione coerente
alla sua natura, fece scattare istintivamente le mandibole per
affondare i denti seghettati nell'avambraccio scoperto che lo teneva
ancorato alla pietra. Il pugno sul naso che lo aveva atteso
impazientemente già da un pezzo gli fece richiudere la bocca con
uno schiocco secco, lasciandolo stordito per qualche secondo. Un calore
più forte di quello susseguito al dolore del colpo inferto gli
inondò il muso e, riacquistata la vista, si trovò davanti
la mano del pazzo coi capelli rossi, ora magicamente avvolta da lingue
di fuoco vivo, che avanzava dritta sul volto dolorante.
« Forse dovrei risparmiare qualche centimetro, altrimenti non ti riconosceranno nemmeno » considerò meditabondo il potenziale carnefice.
« Aspetta! Il re non ha dato quest'ordine! » Con
la pellaccia ora a serio rischio, l'insolenza originaria se ne era
andata definitivamente a farsi benedire. Bowser non poté
definirsi più compiaciuto.
« Il re non è qui » replicò il sottoscritto ridacchiando tra sé.
Soltanto
nell'attimo in cui le dita incandescenti arrivarono a pochi centimetri
dal poggiarsi sopra gli occhi spalancati dall'orrore, riempiendone il
riflesso della luce infernale, il capitano si dimostrò
più collaborativo. Bowser mollò la presa permettendogli
di accasciarsi sul pavimento come un mucchio di stracci, raggiungendo
il tricorno nella polvere che era volato via durante il salto da terra
sul muro.
« Ora ci siamo capiti. » Il sovrano incrociò le braccia muscolose fissando dall'alto la sagoma infelice dello squalo. « Dicci solo il nome del proprietario. Il resto non ha importanza. »
« Ce l'ha invece » rantolò Tiger Teach guardandolo apertamente con odio. « Jonathan Jones » tossì quelle due parole dal sapore acre.
Al loro suono conosciuto Peach si riscosse dal muto sgomento per la scena che si era consumata di fronte a lei. « Come lo hai avuto da lui? »
« Me lo sono preso insieme a tutto il resto. »
« Hai rubato il suo tesoro? Mi sorprende che non ti abbia dato la caccia fino alle Colonne d'Ercole per questo » constatò Bowser con sincera perplessità.
« Allora sapete di chi sto parlando. » Teach
non parve così sorpreso, dato che la fama del più feroce
dei capitani divenuta leggendaria non solo tra i suoi colleghi.
Bowser e Peach si limitarono ad annuire senza approfondire come e quando lo avevano conosciuto, di persona tra l'altro.
« Non
so come quella pietra sia finita in mano sua. Io ho solo visto una
scatola rossa in mezzo al resto e l'ho buttata nei miei forzieri. Solo
dopo mi sono accorto che dentro non c'era né oro né gemme
più pregiate, ma l'ho tenuta lo stesso pensando di tirarci fuori
comunque qualcosa. » Si rierse a fatica sulla pinna caudale facendo un vano tentativo di sistemarsi la giubba.
Intanto la maledizione ce la sorbiamo noi. Bell'affare, considerò
Bowser crucciandosi per le ingiustizie della vita. Non c'era più
altro che gli interessava sapere e diede ordine alle guardie di
trascinarlo lontano dalla sua vista.
« Aspettate! Voi avete ancora bisogno di me! » li richiamò Teach mentre veniva portato fuori con la forza.
« Siamo a posto, grazie. »
« Senza
una guida esperta perirete nelle insidie dell'oceano prima ancora di
riuscire ad avvicinarvi e io sono l'unico che può condurvi al
suo nascondiglio. » Il pirata si giocò l'ultima carta per cercare disperatamente di rinegoziare.
« Sappiamo già dove si trova. »
« Non potete saperlo! »
« Fidati » ribadì Bowser seccato.
« Nessuno lo sa al di fuori del suo stesso equipaggio! » Poi
la realizzazione lo folgorò. Solo un gruppo di forestieri era
riuscito anni fa a rintracciare la sua nave ed uscirne vivi dopo averlo
addirittura sfidato: una storia così assurda che circolava tra
gli altri bucanieri come una chiacchiera portata dal vento e sussurrata
all'orecchio, nel timore che Jones sarebbe venuto a saperlo e la sua
vendetta abbattutasi su di loro per aver dato credito a tali maldicenze.
Prima
di sparire dietro le porte lanciò un ultimo sguardo alla
dragonessa dagli occhi color del mare che avrebbe potuto solo sognare
nelle lunghe ore di lavoro, leggendovi la verità di
quell'incontro che avevano realmente testimoniato e il rispetto ancora
impresso indelebile da quel lontano giorno. Per il capitano che lui
aveva tradito.
« Sono sicura che Jones non ha nulla a che vedere con questa faccenda » affermò Peach senza ombra di dubbio.
« Lo credo anch'io. » Nonostante
Bowser fosse estremamente sospettoso per natura, non riusciva a trovare
una sola ragione che potesse motivare quella vecchia conoscenza a
giocare loro uno scherzo simile. E oltretutto non ne era il tipo.
« Almeno abbiamo già qualcosa. Non ci resta che aspettare e sperare che Kamek ci porti delle buone notizie. »
« Non mi sembra la giornata delle buone notizie, questa » borbottò il re invitandola ad attendere sulla terrazza il responso del magikoopa.
« Lo avresti fatto sul serio? » gli domandò dubbiosa avviandosi fianco a fianco.
« Cosa? »
« Sfregiarlo col fuoco. »
« Sapevo che avrebbe finito per vuotare il sacco ancora prima che potessi sfiorarlo » la
rassicurò flettendo le dita della mano che aveva arso come una
torcia. Fortunatamente anche sua magia era rimasta preservata insieme
al colore degli occhi e dei capelli. « È
solo un codardo e non serviva avercelo davanti per capirlo, a dover
sopportare tutte quelle arie fasulle. Perché pensi che
strisciasse lungo le tue coste? Razzolava dove depredare era fin troppo
facile e scommetto che, da quando si è messo contro uno della
pasta di Jones, se la fa sotto al pensiero di sconfinare nelle acque
profonde. »
Una
fitta di biasimo verso se stessa si risvegliò come un vecchio
acciacco. Tuttavia, provò ancora un barlume di pena per quei
filibustieri condannati a un lavoro durissimo, costantemente bloccati
sulla terra ferma, rammentandosi che Johnny aveva ammesso di non poter
resistere troppo tempo fuori dall'acqua ed esternò il suo
turbamento.
« Anche
se non lo meritano dopo quello che hanno fatto, non li tratto da
schiavi. Ci sono le docce degli operai per rinfrescarsi e non li faccio
lavorare quando il sole è alto. »
Peach
sorrise. Nonostante si autoproclamasse orgogliosamente il re più
malvagio e crudele al mondo, Bowser aveva più cuore di quanto
cercasse di nascondere.
« Non male la tua interpretazione. Avrei potuto cascarci anch'io » si complimentò questi gonfiando il petto mentre ripensava a come lo aveva difeso con tanto fervore. « A proposito, il posto è vacante. Giusto a titolo informativo. »
I koopa non potevano arrossire e Peach apprezzò quella piccola comodità. « Mi
sono solo calata nella parte. Sappi comunque che non stavo affatto
scherzando: dovrai restituire l'intero bottino fino all'ultimo doblone. »
Bowser
la guardò incredulo e fece per controbattere, evidentemente
già affezionato alla nuova aggiunta al suo deposito privato che
valeva una fortuna da capogiro.
« Niente scuse » lo ammonì la Principessa tornando seria. « Sebbene
non sia la cosa più giusta, lo restituiremo a Jones
perché è il minimo che si aspetterà da noi se
vogliamo la sua collaborazione o, parlando piratesco, sarà come
aver rubato da lui. Anche se indirettamente. »
« La colpa è sua che se lo è fatto soffiare, se è così bravo a fare il pirata. » L'ex koopa non si era ancora rassegnato.
« Non ti è bastata la lezione? » Agitò l'indice tra loro due per sottolineare il concetto. « Se vuoi andartene a letto ogni volta col brivido di scoprire qualche altra sorpresa per tutto il resto della tua vita, fa' pure. »
« Va bene, mi hai convinto. » L'avidità
del drago si ridimensionò di fronte al rischio. Nessuno aveva
idea della provenienza di ciascun pezzo del tesoro e chi poteva
garantirgli che alcuni non fossero impregnati di magia come l'opale
ormai? Pensandoci meglio, era meglio sbarazzarsene... e di corsa.
« Comunque non penso proprio che questo capolavoro... » Bowser mimò il gesto « Sia una trappola messa apposta per vendicarsi dei ladri. Un bucaniere con un minimo di buon senso si preoccuperebbe del prima del furto, non del dopo.
Qui si parla di una magia di altissimo livello, credimi. Altrimenti
Kamek se ne sarebbe accorto in tempo e noi ci saremmo risparmiati tutto
sin dall'inizio. »
« Questo
cancella ogni dubbio su Johnny. Non ci resta che avere fiducia in Kamek
adesso. Potrebbe trovare il modo di spezzare il maleficio? »
« No. » Bowser spense le tenui speranze della Principessa con una sola sillaba. « Solo
l'artefice ne ha il potere. L'unica cosa che lui può fare
è raccogliere le tracce di magia rimaste nel catalizzatore per
rintracciarlo, ammesso che ce ne siano. Quello che temo è che il
mago sia stato abbastanza accorto da non lasciarne, come lo è
stato per riuscire a celare la presenza di un anatema così
potente proprio sotto il naso di un altro mago. E solo i più
abili ne sono capaci. »
Restarono
in silenzio finché non giunsero sull'ampia terrazza con una
vista sublime dei fiumi di magma, persi nei propri pensieri e nelle
stesse incertezze. Bowser si preoccupò di chiederle se le
andasse del tè, ma la principessa espresse un garbato diniego e
non si dissero più altro.
Non
era abituale osservare il Re Koopa così meditabondo. Ed era
unico invece osservarne il riflesso umano che aveva preso vita e stava
proprio lì davanti a lei, con le braccia sul parapetto ed il
busto leggermente sporto nel vuoto sopra i disegni di lava. A occhio e
croce, Bowser aveva un fisico da lottatore di pesi massimi. Sebbene
fosse diventata lei più alta tra i due, restava comunque uno
degli individui più grossi che avesse mai visto e
immaginò che, se fosse stata ancora umana, avrebbe potuto
coprirla interamente con la sua ombra.
« Sire, i sarti hanno ultimato il vostro ordine. » Un soldato si avvicinò timidamente trasportando un pacco bianco.
« Consegnalo a Peach » ordinò il sovrano voltandosi.
La recluta koopa le porse l'involucro con un sorriso che la draghessa non seppe interpretare bene. Forse imbarazzato. « Altezza. »
« Bowser, cos'è questo? » Gli artigli ghermirono delicatamente la scatola di un peso che non le suggerì alcun indizio sul contenuto.
« Qualcosa per ricordare a tutti che sei sempre una principessa. » Un angolo delle sue labbra si arricciò nella tipica espressione avvenente.
Sollevato
il coperchio i raggi del sole si infiltrarono e la pietra all'interno
proiettò la luce dei meravigliosi riflessi azzurro-elettrici sul
suo viso. Sopra il tessuto candido giaceva uno zaffiro lavorato nella
riproduzione perfetta di quello che amava portare al suo vestito, circa
il doppio delle dimensioni, incastonato in una sottile bordatura
dorata. Realizzò tuttavia che non era una spilla come il suo,
impossibile da indossare ormai, ma un ciondolo appeso ad un nastro da
legare intorno al collo.
« Immagino che non custodisca una storia tanto singolare quanto quella dell'opale, ma su di te farà comunque la sua figura. »
Come
d'abitudine Peach fece la modesta e sulle prime faticò a
ricevere un dono tanto importante. Solo dopo che il Re le aveva
garantito che in tal caso lo avrebbe lanciato di sotto ritenendosi
offeso, lo accettò con umiltà e se lo provò.
Studiandone l'effetto contro le scaglie avorio stabilì di
adorarlo.
Peccato che non ci sia uno specchio a portata di mano, pensò
sfiorando la gemma con le dita. Lo apprezzò così tanto da
chiedersi se la metamorfosi non si era fermata solo alle fattezze e
anche qualcosa dentro di lei fosse stato influenzato.
« C'è altro, Vostra Radiosità » le fece notare il milite con inaspettata reverenza. Era la prima volta in vita sua che qualcuno le si rivolgeva in quei termini.
Di
fatto la scatola non era vuota e vi estrasse con delicatezza un paio di
guanti, lunghi fin sotto la spalla e con l'orlo simile a petali
affusolati, ma di misura giustamente aggiornata. Anzi no, avevano un
dettaglio diverso: le dita erano scoperte così da lasciare
liberi gli artigli che ora stavano ancor più in bella vista. Non
si sentiva sicura del nuovo look però, a giudicare
dall'espressione di Bowser e del soldatino, parve riscuotere un
discreto successo.
Il sovrano sbatté un paio di volte le palpebre e prese nota della recluta imbambolata accanto. « Smammi? » Lo squadrò alterato inarcando un sopracciglio.
Il
koopa si riscosse e si volatilizzò sgommando sul pavimento, non
prima di aver rispettosamente porto i suoi omaggi alla principessa.
Bowser
sbuffò. Non amava quando occhi estranei sostavano troppo tempo
su Peach e si era già accorto da quando avevano messo piede
fuori della sala del trono che stava capitando troppo spesso in giro
per il castello.
« Padre? »
Il
rumore di scarpe annunciò la presenza di Ludwig raggiungerli
sulla balconata. I tratti del primogenito Koopa erano come sempre
rilassati nella classica maschera di distacco da qualsivoglia emozione,
vagamente accigliata magari, attribuendogli il fascino accattivante di
un individuo adulto nonostante i suoi sedici anni ora fossero del tutto
palesi nelle umane sembianze. Persino la voce aveva perso quel fondo
rauco che ne dissimulava la vera età, allo stesso modo degli
altri fratelli poco meno maturi di lui. Questo perché, come
Bowser aveva spiegato molto tempo fa alla sua ospite preferita, i
piccoli della sua specie erano assai più precoci degli altri
bambini e crescevano più rapidamente per assecondare la loro
natura battagliera tramandata e preservata nei secoli. Nulla di cui
sorprendersi se si teneva in conto che facevano parte della nobile
famiglia dei draghi. Civilizzati, ma pur sempre draghi.
Anche
Ludwig rimase di stucco nello scorgere la figura della Principessa e si
arrestò un momento sui suoi passi mentre la sorpresa affiorava
sul volto pallido.
« Sì, Lud? » Un lieve soffio di vento smosse il mantello di Bowser.
« Roy si è chiuso nella sua camera e non vuole uscire. Credo che dovreste parlargli quanto prima » lo informò ricomponendosi.
« Vado. » Il
re si incamminò con passi pesanti per tentare di placare l'animo
del più inquieto dei suoi figli, producendo inavvertitamente
qualche scintilla quando gli artigli di metallo fissati alla punta dei
suoi stivali sfregavano sulla pietra levigata.
« Avete conferito col capitano? » Ludwig si avvicinò a Peach alzando la testa.
« Ci ha dato il nome di un nostro vecchio amico a cui ha sottratto l'opale, ma che non è il responsabile. »
« Ne siete assolutamente certi? »
« Sì. »
Il
bowserotto annuì mandando giù la delusione. Le cose si
stavano complicando ulteriormente e fino a quel momento la speranza di
riavere indietro il loro vero aspetto sembrava un miraggio.
Peach
si chinò leggermente e gli sistemò il colletto della
camicia bianca piegato a rovescio da mani inesperte. Ludwig si
irrigidì un secondo, colto alla sprovvista dalle attenzioni
premurose che non era abituato a ricevere eccetto che da suo padre,
mormorando un grazie mentre gli mostrava come arrotolare le maniche in
modo che non scendessero. Anche nei gusti del vestiario era stato
raffinato, ispirando allo stesso tempo un'aria da intellettuale con un
tocco di musicista: insomma aveva creato un'immagine che rispecchiava
pienamente la sua personalità.
« Sembro un umano qualsiasi adesso? »
Peach sorrise. « No, nemmeno un po'. »
Ludwig ricambiò. « Neanche voi potreste passare a lungo per una koopa. »
« Oh. Da cosa si capisce? »
« Basta guardarvi negli occhi. »
« Gli occhi? »
« Vi si legge subito che siete una creatura gentile. Qualunque koopa finirebbe per insospettirsi. »
Il sorriso della principessa si ampliò al modo di esprimersi singolare del bowserotto. « E se mi mettessi un paio di occhiali come quelli di Roy? »
Ludwig rabbrividì, totalmente avverso allo stile per lui eccentrico e pacchiano del fratello. « Meglio di no. No. »
Quando
Kamek li raggiunse qualche minuto dopo, l'esito delle sue ricerche era
stampato sulla faccia occhialuta come non ne avevano mai viste di
più sconsolate.
« Sua Oscurità monterà su tutte le furie quando lo saprà » sospirò
il magikoopa attanagliato dai sensi di colpa non solo per aver fallito
nel proteggere l'intera famiglia reale, ma per aver pure fatto fiasco
anche nel riparare al danno che avrebbe dovuto sventare. Si sentiva
terribilmente inutile.
« Bowser sospettava che non avremmo avuto risposte dalla pietra, Kamek. Hai fatto tutto il possibile. »
« Mi
auguravo veramente di trovare qualcosa, Altezza, perché una
fattura di elaborazione sopraffina di tale portata può essere
solo frutto di un individuo indubbiamente dotato tra i maestri di magia
nera. I più potenti tra noi sovente lasciano la loro firma
dietro gli anatemi che scagliano, sia per un capriccio di vanità
sia perché non hanno paura di essere affrontati. È
così che molti di loro si fanno conoscere e, purtroppo, non
è raro come forma di ricatto. Tuttavia escluderei a priori
quest'ultima ipotesi, considerato che l'opale è giunto sino a
voi indirizzato dal caso e di fatto non c'è nessuna traccia
lasciata apposta a guidarci. »
« Il
pirata ci ha confessato di averlo rubato da un altro collega, per cui
immagino che siamo stati vittime di una vendetta finita male o una
specie di scherzo perverso » azzardò Peach, nemmeno lei molto convinta delle due supposizioni.
Kamek era altrettanto dubbioso ma annuì lo stesso. In fondo non erano da scartare.
Altri cinque bowserotti arrivarono di corsa, ansiosi di ricevere notizie.
« Siamo salvi? » domandò
Lemmy spuntando con un certo stacco rispetto agli altri. Le maniche del
suo maglione fuori misura penzolavano al vento e il ragazzino non
pareva curarsene.
« C'è un modo per annullare tutto? » Iggy si piazzò in seconda posizione con la camicia sbottonata sopra la canottiera e le scarpe slacciate.
« Ditemi di sì! » Morton
a seguire coi capelli che non mostravano un senso logico. Forse era
ancora all'oscuro della funzione di una spazzola o semplicemente non
gliene importava.
« Mama! » Larry
e Junior sfrecciarono tra i fratelli puntando dritti su Peach,
indifferenti alla faccenda e decisi solo a reclamare il posto d'onore
in braccio alla loro “super mamma”.
Gli sguardi di Iggy e Morton si rabbuiarono quando Ludwig gli comunicò la risposta scuotendo la testa.
Bowser
li raggiunse senza fretta stringendo Wendy al petto e con Roy al suo
fianco, leggermente distante con le mani nella tasca frontale della
felpa rosa. La sorellina sorrideva allegra e cinguettava qualcosa al
padre che l'ascoltava annuendo senza intromettersi nel monologo, mentre
l'umore del fratello maggiore pareva decisamente opposto ribollendo
dietro i suoi occhiali e celando i capelli di un biondo quasi albino
sotto il cappuccio.
« Allora?! » sbottò con rabbiosa impazienza, augurandosi che avessero cavato un ragno dal buco.
Bowser
gli diede un colpetto col palmo della mano sulla nuca aggrottando le
sopracciglia e Roy lo guardò male serrando i pugni, ma per
fortuna tenne a freno la lingua.
Kamek informò anche loro della situazione ed il re annuì, non avendo nutrito illusioni su un esito diverso. « Vorrà dire che faremo direttamente una visitina a Jones. »
« Verrò anch'io » mise in chiaro Peach alzando il mento coi due bowserotti più giovani tra le braccia.
« Andremo tutti quanti » confermò Bowser.
Junior,
Lemmy e Larry alzarono i pugni al cielo gridando in coro, entusiasti di
un'avventura tutta per loro e la prospettiva di conoscere un mito tra i
pirati in carne ed ossa. Iggy e Morton non erano particolarmente
elettrizzati se ciò significava passare più tempo nella
loro prigione umana, ma l'idea di salpare in giro per il mondo non
spiaceva nemmeno a loro. Wendy aveva in programma di valorizzare il suo
nuovo aspetto il più possibile (specialmente i capelli) e non
aveva nulla in contrario a prendere parte all'impresa con
l'opportunità di rinnovare il guardaroba. Per Roy l'unica cosa
che contava era porre fine a quell'incubo quanto prima,
infischiandosene del viaggio insieme, del sapore dell'avventura e dei
pirati. Ludwig, dal canto suo, non dava nulla a vedere nemmeno alla
scrittrice stessa su ciò che stava pensando.
« Ragazzi, andate a preparare le vostre cianfrusaglie. Partiremo questo pomeriggio » stabilì il Re mettendo sua figlia a terra per andare ad organizzarsi col loro mezzo di trasporto.
Una
delle navi di dimensioni ragionevoli fu scelta per ospitare il nuovo
equipaggio e la stiva venne sgomberata completamente degli utensili, le
brande, i cannoni e le munizioni per essere divisa in camere separate.
« Che? Dormiremo due per stanza? » brontolò seccato Roy con la bocca piena di braciola mentre consumavano un pasto veloce prima della partenza.
« Esattamente. Dobbiamo economizzare lo spazio visto che tocca portarci dietro anche il tesoro di Jones » affermò il padre reclamando la terza porzione di carne ai ferri.
Lemmy
e Iggy fecero pugno contro pugno senza alzare gli occhi dal loro pranzo
nel silente accordo di condividere la propria. Junior e Larry si
quotarono subito per secondi, mollando gli altri quattro bowserotti col
dilemma di decidere chi avrebbe avuto il piacere di stare insieme a Roy
che era diventato addirittura più insofferente di quanto era
già di suo. Morton fu istantaneamente scartato dai fratelli
giudiziosi, troppo incompatibile per essere lasciato incustodito nella
stessa camera col soggetto più scorbutico e irruento della
famiglia e così Ludwig si sobbarcò dell'onere di
sopportare Roy sino alla fine dell'avventura.
« Papà Re e Mama Peach allora dormiranno insieme? » chiese Junior in tutta la sua innocenza di cucciolo.
Entrambi
i diretti interessati si ingobbirono sul loro piatto mentre i
bowserotti più maturi si sforzavano di restare seri. Junior e
Larry si guardarono intorno confusi su cosa di preciso aveva reso
strana l'atmosfera.
« Peachy, non hai toccato cibo! » esclamò Bowser cambiando rapidamente discorso.
Per
la principessa giunse infine il momento di avvertire i propri sudditi e
contattò Mastro Toad e gli altri a palazzo in videoconferenza
per spiegare loro come stavano le cose e ciò che si stava
preparando a compiere. Come previsto non si rivelò una
conversazione facile. Non sapeva di preciso quando sarebbe tornata,
poté solo promettere che sarebbe stato presto e neppure lei ne
era sicura, ma avrebbe dato il massimo per mantenere la parola. Non se
la sentì di rivelare dove fosse diretta per timore che Mastro
Toad o qualcun altro avesse ceduto alla tentazione di informare Mario:
stavolta desiderava affidarsi soltanto a se stessa per proteggere
ciò che era riuscita a costruire.
Le
vaghe rassicurazioni non bastarono a sedare l'apprensione del suo
tutore che la scongiurò più di tutti di non correre i
rischi e tenere l'intero castello col fiato sospeso. Mario avrebbe
sistemato tutto e lei sarebbe rimasta al sicuro a casa sua.
« Io partirò oggi stesso » stabilì
sorridendogli con affetto. Anche se non capivano ancora le sue ragioni
e forse non lo avrebbero mai fatto, le loro preoccupazioni erano legate
all'amore che le riservavano e rinnovò la sua promessa di far
ritorno sana e salva. Quando uscì dalla stanza incontrò
Bowser ad attenderla con le spalle sulle parete e le braccia conserte,
si scambiarono un cenno col capo e si incamminarono insieme verso lo
studio del koopa per tracciare una mappa della distanza che li separava
da Jonathan Jones.
Al
momento di levare l'ancora si ritrovarono tutti davanti l'entrata del
castello, tirandosi dietro i rispettivi trolley come una comitiva di
turisti.
« Pesa quanto un cadavere. Ma ci serve davvero tutta questa roba? » brontolò Iggy. Lamentarsi doveva essere diventata la sua attività preferita ultimamente.
Wendy
alzò le spalle indifferente, visto che per lei non costituiva
affatto una novità girare con le valige strapiene.
« Sire, portate almeno una scorta con voi » insistette
di nuovo Kamek consegnandogli una riserva di fialette con pozioni
curative. Il re le accettò per qualsiasi evenienza.
« Non è necessario. E bada al regno mentre sono via. » Quell'avventura era solo per lui e Peach e non c'era posto per nessun altro, figli a parte.
Il magikoopa annì solennemente e si rivolse alla principessa. « Spero
che abbiate successo dove io ho fallito. Affido Sua Malvagità
alla vostra saggezza, con voi accanto saprà tenersi fuori dai
guai » aggiunse quando Bowser non fu a portata d'orecchio.
« Farò del mio meglio. »
« Magari non vi sarà utile in alcunché, ma conservatela. Non si sa mai. » Le restituì il brutto sasso che aveva originato il disastro.
Finito
di caricare i bagagli, l'oro e le provviste dai soldati spossati, la
nave iniziò a prendere lentamente quota scivolando sulle
correnti che li sollevarono sempre più su, puntando verso il
mare. Gli abitanti del castello si sporgevano dalle finestre agitando
mani e fazzoletti ed augurando loro buona fortuna. Peach si sorprese
nell'udire molte volte anche il suo nome, specialmente tra le reclute
maschili.
« Ma guarda tu » borbottò
il sovrano al timone individuando un gruppetto particolarmente esaltato
sulla torre ovest che continuava a sperticarsi solo per la Principessa. Memorizzò le facce per quando sarebbe tornato.
Sorvolarono
i villaggi costieri ai quali aveva prestato soccorso ed altre braccia
si tesero in alto per loro, avendoli probabilmente scambiati per uno
dei plotoni che sorvegliavano la zona e la cui presenza infondeva ormai
sicurezza ai paesani.
Sbirciando
oltre il parapetto e gioendo della felicità dipinta sui visi dei
sudditi che avevano potuto scordarsi del terrore provato, una figura in
particolare catturò l'interesse di Peach che allungò il
collo per controllare meglio. Riconobbe con infinita meraviglia il
generale dei martelkoopa, l'unico ancora rimasto delle truppe che
avevano aiutato i toad, stretto ad una giovane con una lunga treccia
che si rifugiava nel suo abbraccio.
« Quel traditore... » disse Bowser impostando la rotta, ma non era contrariato.
La toad sorrise alla nave e si unì ai saluti osservandoli curiosa allontanarsi.
Nota d'autrice:
Bowser e Peach dormono ovviamente in camere separate, per quelli che sono rimasti col dubbio.
Chi ha avuto meno familiarità col personaggio di Jonathan Jones
(“Johnny” per quei pochi che considera amici), l'immagine
di uno squalo saltellare sulla terra ferma sarà stata buffa se
non improbabile. In genere nella serie preferiscono restare in mare a
meno che non abbiano ragione di uscirne per combattere, rubare e tutte
le belle cose da pirati ma, come Mario e chiunque altro senza branchie
che gode apparentemente del lusso di riserve d'aria illimitate nei
livelli subacquei, anche loro condividono lo stesso principio per par
condicio. Logica illogica dei Mario Bros, we all love it :]
Purtroppo la wiki italiana non è stata ancora aggiornata su
Jones considerata la scarsa attenzione che ha ricevuto nel suo
complesso, ma nella Super Mario Wiki (inglese) c'è una paginetta
breve ed esaustiva per farsi un quadro su di lui.
Lo squalo tigre è solo secondo in graduatoria tra le specie
più pericolose per l'uomo. Giusto per scrivere anche qualcosa di
costruttivo ogni tanto.
P.S. Il generale martelkoopa esiste davvero nel gioco e ha fatto la sua migliore comparsa ne "Super Princess Peach".
Bowser, Peach, Kamek, Koopalings & Co. © Nintendo
Tiger Teach © koopafreak
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