Crash
My World
E'
inutile ragionare con questi due; Vivian e Theon devono sempre
sbaciucchiarsi ogni tre per due. Mi sono già dovuto sorbire la
solita ramanzina da parte di Christian, per il mio classico ritardo.
Sono
arrivato alle prove, un'ora dopo l'orario stabilito.
Christian
sta decisamente uscendo fuori di testa questa settimana, oltretutto
Jason lo stuzzica da morire, e lui sembra possa scoppiare da un
momento all'altro.
Julian
invece è l'unico diligente; arriva sempre in anticipo, suona,
compone e registra.
Impeccabile,
come il primo giorno in cui è entrato a far parte della band.
“Ma
la finite? Non siamo a casa vostra!” - sbotta Chris, rivolto a
Vivian e Theon. Loro lo guardano con sufficienza: come se fosse
lecito, limonare nel bel mezzo di una nuova demo.
“Lo
facciamo anche a casa nostra...” - ecco Viv che con tutta la
sua strafottenza, risponde al nostro amato tastierista. Lo vedo con
la coda dell'occhio, che assume una colorazione rossastra, dovuta
all'irritazione. Sembra proprio uscito da un cartone animato.
“Bene,
grazie del lavoro merdoso che ci avete offerto, me ne torno a casa”
- detto questo, Christian gira le spalle e va' via.
Rimaniamo
tutti spiazzati, anche perché non è sua abitudine
perdere le staffe in questo modo.
“Ha
le mestruazioni?” - chiede sconcertato Theon. Non faccio in
tempo a rispondere, che Jason mi ha già preceduto - “no
cretino, semplicemente chiedeva un po' di serietà. Perché
non fate queste cose sul palco invece? Fareste felici un sacco di
fan”.
“Saremmo
la principale causa di morte tra le nostre fan, vorrai dire” -
risponde Vivian, abbracciando il vocalist dalle spalle.
“Cretini.
Comunque vado da Chris, continuate a provare se lo ritenete giusto,
oppure... arrangiatevi” - ed anche il nostro bassista, ci
abbandona al nostro destino.
Vivian
e Theon, per niente scossi sorridono maliziosi, per poi rimettersi a
limonare molto tranquillamente davanti a me e Julian.
Il
piccolo mi guarda, alzando le spalle e scuotendo lievemente la testa;
in quel momento gli lancio uno sguardo molto eloquente, che dice più
o meno così “fuggiamo, prima di assistere ad un porno
in tempo reale”.
Sembra
magicamente capirmi perché, con un balzo che mai avrei creduto
potesse
appartene alla sua compostezza, afferra la giacca e mi trascina fuori
dalla sala incisione.
“Non
abbiamo salutato” - dico accendendomi una sigaretta. Non
m'importa più di tanto, ma è giusto per non far cadere
quel solito silenzio imbarazzante, che si crea quando siamo soli.
“Non
avrebbero sentito, erano già completamente appiccicati, pronti
per fare sesso”.
“Hai
ragione”.
“Beh
che fai tu adesso?”
-
eh no Juke! Stiamo assieme te ne prego. Ti costa così tanto,
dedicarmi cinque minuti del tuo tempo? Non vedi che sono attratto da
te, come fossi l'unica calamita esistente sulla faccia della terra?
“Non
saprei” - rispondo vago, cercando di fargli un po' di
tenerezza; tattica perfettamente riuscita, dato che risponde - “oh,
io volevo andare al McDonald's! Puoi venire con me se non hai nulla
da far, Sam”.
“Sì,
va benissimo!!” - ribatto con un po' troppa enfasi che,
infatti, lo lascia stordito.
“Certe
volte, mi chiedo chi sia il più piccolo nella band, sai?”.
“Dipende
da che punto di vista parli, Juke. Se parli di testa, probabilmente
io, Vivian e Jason ci contendiamo il primo posto”.
“Vivian
non fa testo... non ha cervello, perché è riuscito a
trasferire tutti i neuroni tra i pantaloni” - scoppio a ridere,
seguito dal mio compagno.
Mi verrebbe l'istinto di
abbracciarlo in questo preciso istante, di stringerlo e baciarlo
finché i polmoni non collassino definitivamente.
Sarebbe una morte piuttosto
apprezzata dal sottoscritto.
Ci riprendiamo dalle risate,
per poi avviarci verso la nostra meta; parliamo molto, e non
sembriamo neanche noi stessi. Solitamente, siamo sempre silenziosi,
come se venisse a formarsi tra me e lui, una specie di lastra
sottile, ma resistentissima, di ghiaccio. Non so perché
succeda questo, eppure non penso di essere una persona
imbarazzante... credo.
Dopo vari minuti di
camminata, arriviamo a destinazione, e subito la fila per le casse,
ci accoglie come fosse un lunghissimo treno.
“Fantastico”
- dico senza entusiasmo. Julian si volta, fissandomi negli occhi -
“mi dispiace”. Lo guardo stranito, per poi rispondere
incoraggiante - “tranquillo piccolo,
non perdiamoci d'animo! Vogliamo mangiare schifezze, e lo faremo”
- il suo viso s'illumina, proprio come fosse un bimbo a cui hanno
regalato un gioco agognato da parecchio tempo.
Spendiamo venti minuti della
nostra esistenza in un'interminabile fila, per poi arrivare al nostro
turno, e non sapere cosa ordinare.
“Io
vorrei ordinare delle... mh... crocchette di pollo” - dice Juke
convinto. La cameriera lo fissa veramente interessata: sicuramente ci
ha riconosciuti. Sento però, un moto di gelosia improvvisa,
invadermi le viscere. Aggrotto le sopracciglia, e vedo entrambi
guardarmi un po' confusi - “Sam, tutto ok?” - chiede il
mio batterista.
“Io
voglio un Big Mac” - continuo a fissare malissimo la ragazza,
che arrossisce imbarazzata - “e d-da bere?”.
“Una
coca cola grande entrambi, grazie” - precedo Julian nella
risposta.
“Basta
così?”.
“Una
porzioni di patatine e poi sì, basta così” -
rispondo irritato.
La ragazza fa il conto, ed
ovviamente pago io, non senza qualche finissimo epiteto, affibbiatomi
dal mio batterista.
“Perché
diavolo hai pagato tu?! Sono stato io a voler venire qui!” -
dice contrariato, prendendo posto in un angolo del locale, abbastanza
appartato.
“Che
centra? Dai Juke non fare storie... alla prossima!” - dico
pacato. Lo vedo sbuffare, per poi sorridere ed annuire con una
dolcezza disarmante. Abbasso il viso, perché alcune sue
espressioni, mi mettono in serio disagio.
“Vado
a lavarmi le mani!” - annuncia tutto felice, per poi scomparire
nei bagni.
Credo di avere seriamente
qualche problema. Insomma sono stato anni fidanzato con una ragazza,
anche se poi è finita male; ma mai mi sarei aspettato di
prendere una bruttissima cotta, per il mio batterista.
Parliamo di Julian.
Del ragazzino tutto
impacciato e timido, che suona come se non ci fosse un domani, dietro
a quello strumento che lui tanto ama.
Sospiro, aspettando che
torni dal bagno; intanto inizio a scartare il mio panino, ed a
mangiucchiare qualche patatina rachitica. Prima di saziare uno come
me, ci vogliono cento di questi inutili panini di plastica, ma
se tutto ciò porta felicità al mio piccolo Julian,
rimarrò a digiuno ignorando la pancia che borbotta.
“Sam!
Non si mangia da soli, se si è in compagnia!” - sorrido,
vedendolo prendere posto, di fronte a me. Senza che io possa
veramente rendermi conto, di quello che faccio, prendo una patatina e
gliela ficco in bocca, senza molti complimenti.
Spalanco gli occhi,
imbarazzato per ciò che ho appena fatto; Julian invece
continua a sorridere come se niente fosse - “buone! L'ultima
volta erano veramente salate”.
“Con
chi sei venuto l'ultima volta?” - chiedo tranquillamente,
mentre inizio a dare il primo morso al mio panino.
“Con
Theon!” - risponde, iniziando a sgranocchiare una crocchetta di
pollo. Un altro moto di gelosia mi assale violentemente, ma cerco di
reprimerlo a tutti i costi. Che cazzo ci facevano soli
qui, al McDonald's?!
“Aveva
litigato con Viv, quindi è voluto venire qui! Me l'ha quasi
imposto..” - sappiamo tutti, com'è pesante il nostro
vocalist quando, sfortunatamente, litiga con il suo adorato
chitarrista. Ridacchio, all'idea che la bionda abbia praticamente
costretto Juke, nel venire qui per distrarsi.
“E
poi che è successo?” - chiedo addentando, nuovamente, il
panino. Il batterista mi fissa, ingoiando la sua crocchetta di pollo
- “abbiamo mangiato in fretta e furia un semplicissimo
hamburger, e poi siamo tornati da Vivian... ed io ho fatto la
candela”.
Incrociamo i nostri sguardi,
e per un attimo penso che non esista essere più bello ed
innocente di Julian. Non posso macchiare la sua innocenza, solo per
la mia egoistica idea, di averlo almeno una volta; però ogni
volta che lo guardo, che ci scambiamo sorrisi o sguardi sfuggevoli,
qualcosa in me si spezza con sempre maggior vigore. E' come se
percepissi la mia anima, sotto forma di cristallo; un cristallo ormai
logoro, pieno di crepe, filato anche nelle parti più
improbabili.
“Sam?”
- spezza il silenzio e scuoto la testa, tornando alla realtà -
“scusa Juke, pensavo”.
Certo...
ed a cosa pensavi, stupido ritardato di un Sammy?!?
“A
cosa, Teddy?”
- come mi ha chiamato?!
“Questa
novità, da dove salta fuori?” - dico ridendo e finendo
il panino.
“Sei
alto, sei grosso e sei morbido! Sei un orso buono” - risponde
annuendo, ed ingoiando l'ennesima crocchetta. Rido al pensiero di me,
infilato a forza in un vestito con sembianze orsacchiose.
“Cosa
ti fa pensare che io sia buono, Juke?”.
“Il
fatto che non ti abbia mai visto incazzato, penso sia un indizio”
- sorrido intenerito. Ma quanto può essere piccolo, ma
fottutamente bello? Mi sento un maniaco, che aspetta una probabile
mossa falsa, dalla sua vittima.
Finito il panino, inizio a
devastare il sacchetto di patatine: come fanno a farle così
sottili, ma così fottutamente buone? O forse sono io che mi
convinco di ciò.
Cala un silenzio surreale,
accompagnato solo dal rumore delle nostre bocche che masticano, e
dagli altri clienti che chiacchierano con un tono di voce per niente
basso.
Ogni tanto alterno le
patatine, con la coca cola, ed in tutto ciò evito di guardare
Julian. In questo preciso istante, vorrei solamente sprofondare in
una buca talmente profonda, da riuscire ad arrivare nell'altro
emisfero terrestre; quale dio mi odia a tal punto, da essere riuscito
a farmi innamorare del mio batterista? Che male ho fatto? Andava
tutto bene fino ad un anno fa, poi mi sono ritrovato a guardarlo con
occhi completamente differenti; con gli occhi di chi ama dal più
profondo del cuore.
Improvvisamente vedo una
ragazza, avvicinarsi a noi lentamente: è una fan. Piccola lei
che si vergogna! Le sorrido, e vedo il suo viso colorarsi di rosso.
“Ciao!
Ti serve qualcosa?” - le chiedo cortese, mentre Julian la
saluta teneramente.
“V-volevo
chiedere se... se eravate disposti a fare una foto” - il suo
viso non smette di avere quella sfumatura purpurea, che tanto
caratterizza molte nostre fan.
Ci facciamo una foto, poi
con una dedica, le facciamo un autografo su un pezzo di carta volante
che, sono sicuro, conserverà meglio di sé stessa.
Appena terminiamo
quest'operazione, ci rendiamo conto che il nostro pranzo è
praticamente terminato, anche se a me mancano le patatine.
Julian ne ruba una, per poi
dire - “vado in bagno” - alzo un sopracciglio: quante
cazzo di volte va' al cesso?
“Nuovamente?
Hai le mestruazioni? O soffri semplicemente d'incontinenza?” -
assottiglia lo sguardo, fulminandomi scherzosamente sul posto -
“prima sono andato a lavarmi le mani, ora se non ti dispiace,
vado a pisciare” - scoppio a ridere, perché sentire da
Julian, certi termini, è quasi un'utopia.
Aspetto che torni, per
minuti che sembrano ore, poi non vedendolo all'orizzonte vado a
controllare se il cesso, effettivamente, l'ha risucchiato in un varco
spazio dimensionale.
Prima di avviarmi, mi metto
in bocca una delle ultime patatine, la più lunga che c'è.
Appena entro in queste
latrine, perché non possono essere chiamate
diversamente, mi rendo conto che sono vuote. Il motivo è
alquanto palese, dato che la puzza che appesta l'aria, è più
fastidiosa di quella di un cadavere in decomposizione.
“Juke?”
- chiamo il mio batterista, mangiucchiando la patatina, ancora a
metà.
“Arrivo
Sam” - la sua voce arriva chiara, da dentro ad un cesso.
“Fai
i tuoi bisogni?” - sorrido, ma non ho il tempo di pensare ad
altro che una mano, mi afferra un polso, e mi tira dentro ad un
bagno.
Istintivamente, lo fulmino
con lo sguardo - “ma sei impazzito?! Sono un uomo, e quindi
soggetto ad infarti!” - sbotto col cuore in gola, tenendo
ancora l'immortale patatina con una mano. Julian mi guarda
dispiaciuto, mordendosi il labbro inferiore - “scusa non
volevo... è che... ti aspettavo e... si insomma ecco...”
- è visibilmente in difficoltà, mentre io termino la
mia patatina. Lo fisso stralunato, isolandomi dal mondo circostante;
qualsiasi rumore, o voce, mi arriva ovattato alle orecchie.
Fisso Julian, evidentemente
con troppa insistenza, perché lo vedo indietreggiare piano,
finché non si scontra con la schiena, alla porta chiusa del
bagno - “Sam? Che ti succede?” - mi lecco le labbra.
Non m'importa cosa
succederà, non m'importa se verrò respinto, se chiederà
di sbattermi fuori dalla band, io lo voglio baciare ora. Non posso
perdere un minuto di più.
Tempus fugit. Non so
perché so questo detto in latino; probabilmente lo lessi tempo
fa, da qualche parte.
Blocco ogni via di fuga al
mio batterista, poggiando le mani alla porta e tendendo le braccia, a
fianco alla sua testa; i nostri sguardi s'incrociano ed è come
se si parlassero.Alcune volte, certi tipi di silenzio, sono più
eloquenti di qualsiasi interminabile discorso.
Juke non apre bocca, non
smette di mantenere il contatto visivo con me, finché non
poggio con una lentezza da suicidio, le mie labbra sulle sue.
Era questo, che bramavo da
molto tempo; questo che non mi faceva dormire la notte, torturandomi
la ragione come se non ci fosse problema peggiore.
Un petalo di rosa, che piano
cade sul palmo di una mano: è questa la sensazione che il
tocco di Julian, mi sta regalando. Un contatto leggero, puro ed
innocente come effettivamente lui è. Ma la cosa che
sconvolge di più i miei sensi, è che mi stringe per la
giacca, come se non volesse farmi fuggire, schiudendo piano le sue
labbra, per approfondire il nostro primo contatto intimo.
I nostri muscoli umidi si
cercano timidi, si accarezzano dolcemente e compiono dei movimenti
complementari, come se ci fossimo baciati già milioni di
volte.
Julian mugola compiaciuto,
mentre io ad occhi chiusi, assaporo ogni angolo della sua bocca,
felice finalmente, di aver coronato il mio desiderio.
Non m'importa se, dopo
questo nostro piccolo spicchio di vita, non lo rifaremo più;
mi godo questo istante breve ma intenso, che mi porterò sempre
dentro.
Nel frattempo che la mia
mente viaggia, sento Juke parlare tra un bacio e l'altro - “Sam...
perché non me l'hai detto prima?” - non rispondo,
preferendo continuare ciò che ci unisce, senza interrompere
quest'attimo, rovinandolo con inutili parole. Mi stringe e bacia con
sempre più foga, nonostante la nostra differenza di altezza
sia da prendere in considerazione.
Ormai non so più dove
finisca la mia bocca, ed incominci la sua; uniti in un bacio che più
alimentiamo, più diventa bagnato e quasi famelico.
Quando decido di spostare
una mano sotto la sua maglietta, qualcuno bussa alla porta del bagno,
facendoci separare all'istante; come se fossimo stati risucchiati
ognuno da un vortice diverso.
“Occupato”
- dice Julian mentre io, a stento, trattengo una risata. Lui sorride,
scuotendo piano la testa. Attendiamo che questo tizio, entri in un
altro bagno e, quando sentiamo una porta chiudersi, schizziamo fuori
come se avessimo avuto la scossa.
Torniamo al nostro posto,
buttando carta e quant'altro negli appositi contenitori, poi usciamo
dal locale, più felici che mai.
Timidamente Julian allunga
un braccio, avvolgendolo all'altezza del mio bacino, mentre io, dopo
un primo momento di totale sconcerto, lo stringo in un abbraccio.
Stretti così, l'uno vicino all'altro, sotto gli sguardi
straniti ma disinvolti, di alcuni passanti evidentemente consapevoli
della nostra identità, ci avviamo verso una delle nostre case,
quando ad un certo punto Juke mi dice - “forse dovremmo andare
a controllare come sta Christian...”.
“Facciamo
così” - estraggo le mie chiavi di casa, porgendogliele -
“vai a casa mia, aspettami lì, passo da Chris e torno
subito”.
“Non
vuoi che venga?” - chiede, prendendo il mazzo che gli faccio
penzolare davanti al viso.
“No,
ci metterò due minuti” - mi sorride, stampandomi un
bacio sulla guancia.
“Ti
aspetto”.
Parcheggio la macchina sotto
casa di Christian, andando a suonare il campanello. E siccome sono
molesto e rompicoglioni, lascio il dito incollato all'aggeggio
infernale, capace di svegliarti anche nelle mattine in cui dormi
beato, senza pensieri.
Dopo
minuti interminabili, il mio tastierista mi apre con un sorriso
stampato in faccia - “non
sono sordo” - dice, mentre ci
raggiunge un Jason sfatto ed in mutande. Rimaniamo tutti in silenzio,
come se lo stessimo osservando per qualcuno che non c'è più.
Sapevo che questi due, alla fine, avrebbero concluso; sopratutto
perché l'evidente attrazione di Jason per Chris, era palese.
“Ah!”
- esclamo, visto che non hanno intenzione di parlare - “finalmente
hai capito Chris! Avete la mia benedizione”
- gli do una pacca sulla spalla, prima di entrare in casa, come fosse
la mia.
Presto dirò a tutti,
cosa mi lega a Julian, per il momento, vivrò i miei attimi con
lui, nel segreto più totale.
Note
dell'autrice:
A parte che i personaggi non
mi appartengono, che è tutto frutto della mia mente malata
e che non scrivo a scopo di lucro... l'unica cosa che aggiungo è,
che la ff si svolge nello stesso arco di tempo, in cui ho scritto
Miracle.
Per
il resto: grazie ♥
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