Note dell'autrice:
è una piccola, microscopica e quasi invisibile storia nata
dall'improvviso desiderio di concludere un'altra. Una assai vecchia e
lasciata incompiuta prima di abbandonare questo sito quasi un anno fa.
Ora, è davvero tanto che non scrivo e sono totalmente
arrugginita, ma spero che questo impulso significhi che la voglia di
scrivere stia tornando quella di una volta. E spero di ripubblicare
quell'altra finalmente conclusa, prima o poi (anche perché
tuttora qualcuno
mi minaccia di morte. XD).
Infine, ringrazio
Diana per aver sopportato le mie paranoie, come sempre.
Il desiderio mancato
Quando era ragazzina
era un'autentica sognatrice. Ricordava bene la facilità con
cui s'immergeva nell'immaginazione e si faceva trasportare dalla
fantasia. Ore e ore passate a costruire un qualche incontro, una
qualche persona, a bramare un desiderio sdolcinato e trionfante,
proprio come accadeva nelle favole che sua madre le aveva raccontato
sin da piccolissima. E lei non le aveva mai dimenticate: le aveva
sempre portate nel cuore e aveva sempre sognato di avere il destino di
una delle tante principesse protagoniste in regni incantati.
Nella sua mente
dipingeva il volto e le gesta dell'uomo della sua vita, e rimaneva
fedelmente attaccata a quel disegno, che anno dopo anno si evolveva e
migliorava automaticamente.
E poi, da brava e
determinata sognatrice, era partita.
Il suo sogno di
bambina si sarebbe finalmente avverato, ne era fermamente convinta.
Disposta a superare mari e monti pur di realizzarlo, alla sola
età di sedici anni lei, Bulma Brief, aveva ancora una volta
dimostrato con superbia e superiorità la sua testardaggine e
forza d'animo. Le sfere del Dio Drago avrebbero potuto accontentarla e
perciò lei doveva averle.
Ora, ricordando quei
spensierati momenti, una risata maliziosa sfuggì dalle
labbra della bella donna avvolta nelle morbide lenzuola del loro letto
matrimoniale. Si era portata una mano a coprire la perfetta dentatura
perlacea, mentre gli occhi azzurrini osservavano minuziosamente l'uomo
che le riposava accanto.
«Che ti
prende?» la calda voce che fuoriuscì dalle nobili
e definite labbra le riempì immediatamente gli
orecchi, appagandola.
«Nulla...»
rispose divertita mentre col palmo della mano lisciava il lenzuolo sul
gonfio ventre; e, nuovamente, la cristallina risata si
propagò nella stanza cominciando a danzare nell'aria.
Vegeta
corrugò le sopracciglia, senza però sollevare le
palpebre. «Sembri isterica» l'ammonì,
sebbene fosse pienamente convinto della veridicità della sua
affermazione ormai da anni. Ma la compagna sembrò non subire
alcun effetto del tono severo utilizzato dal saiyan, giacché
scoppiò maggiormente a ridere.
«Pensavo
alla mia gioventù, a quando tutto ebbe inizio...»
spiegò una volta calmatasi, senza poter smettere di fissare
il profilo maschio appena illuminato dal bagliore lunare che filtrava
dall'ampia vetrata. «Sai, conobbi Goku e tutti gli altri solo
grazie alle sfere del Drago. Quando ero solo una ragazzina decisi di
partire alla loro ricerca: per primo incontrai lui e pian piano la
banda incominciò ad allargarsi... ne passammo veramente di
ogni, ma ci divertimmo un mondo...» continuò in
tono dolce ed improvvisamente estasiato.
«E, di
grazia, cosa ci sarebbe di divertente nel fare la conoscenza di un
branco di idioti?» sbottò quasi indignato il
Principe, provocando l'ennesimo moto di eclatante ilarità da
parte della proprietaria della Capsule Corporetion.
«Sai
perché mi misi alla ricerca delle sfere?»
domandò allora Bulma, voltandosi completamente verso di lui.
«Non
possiedo ancora la capacità di vedere nel passato delle
persone» ironizzò seccato, appurando che ormai il
sonno l'aveva completamente abbandonato.
La donna
sistemò il voluminoso cuscino imbottito di soffici piume
affondandovi metà del viso. «Volevo esprimere il
desiderio di incontrare il mio principe azzurro»
proferì qualche istante dopo stirando le labbra in un ampio
sorriso, venendo subito posseduta da quella remota e indimenticabile
emozione. Già, perché mai avrebbe scordato il
tempo in cui nelle sue pupille vi fu rispecchiato per la prima volta
l'immenso Dragone, in tutta la sua maestosità.
Il saiyan
sbuffò pesantemente. «Altro non poteva essere che
una delle tue sciocchezze» sibilò poi
guadagnandosi un'occhiataccia.
«Oh,
insomma! Devi sempre fare il grande borioso, tu!» lo
additò offesa «Era molto importante per me e ci
rischiai pure la vita!»
Vegeta
schioccò la lingua e un ghigno mutò la sua
espressione solitamente impassibile. «Ne sarebbe sicuramente
valsa la pena» fece roco e velenoso, provocandola come non
mai.
Zittita la donna si
rimise supina e a braccia conserte rivolse tutto il suo sguardo astioso
al soffitto.
«Hai la
delicatezza di uno pterosauro»
«Mfp»
E pensare che un tempo
credeva che l'uomo giusto fosse Yamcha. Davvero ridicolo, a ripensarci.
Ma se avesse potuto
esprimere davvero quel desiderio? Cosa sarebbe successo? Cosa sarebbe
successo se improvvisamente il Principe dei Saiyan si fosse
materializzato davanti a loro, in tutta la sua antica
crudeltà e spietatezza?
Gelido un brivido
percorse lentamente la spina dorsale della donna, mentre quel pensiero
spaziava sempre più nella sua mente: un assassino che non
avrebbe avuto alcuna pietà di loro, che non avrebbe avuto
alcuna pietà di lei.
Le si sarebbe parato davanti lo spaventoso guerriero che era stato, una
mente sadica e calcolatrice, una mostruosa forza distruttrice... nulla
a che fare con il suo Vegeta.
E quella
consapevolezza la fece rabbuiare, le fece stringere le braccia con le
sottili dita, d'un tratto fredde e tremanti. Con flemma
ruotò il capo e posò l'espressione triste sulla
persona che amava, e che l'amava.
«Vegeta...»
mormorò il suo nome in un impercettibile singulto. Non
ricevette alcuna risposta, ma sapeva che l'uomo l'aveva sentita
perfettamente. «Che cosa avresti fatto se ti fossi ritrovato
lì, da un momento all'altro?» sussurrò,
con voce seria.
Di rimando l'uomo
emise l'ultimo, sonoro, sbuffo mostrandole le spalle nerborute.
«Che cosa
vuoi che ne sappia» ringhiò.
«Ma come, un
po' di immaginazione!» si crucciò l'altra
«Non ti conosci?»
Attese, ma quella voce
che tanto adorava in ogni sua sfaccettatura non giunse. E allora,
indugiando, gli pose una domanda: «Se io avessi espresso quel
desiderio, tu... tu mi avresti uccisa?»
Il silenzio divenne
tremendamente opprimente. Se ci fosse davvero riuscita, ora non
sarebbero lì, ora non avrebbero un figlio meraviglioso e non
potrebbero presto vedere alla luce il secondogenito che portava in
grembo; e lei non avrebbe ricevuto quel grande amore che a suo modo
l'uomo ogni giorno le dimostrava e che tanto aveva faticato ad
ottenere.
Sarebbe stato orribile.
E quelle palpebre si
sollevarono, mostrando occhi neri come le più profonda e
tetra oscurità dell'inferno: «Lo sai
benissimo» proferì richiudendole subito dopo.
Bulma si rimise a
guardare il soffitto e stringendosi nel lenzuolo s'impose di
addormentarsi immediatamente.
Quella notte Vegeta
non chiuse occhio nemmeno per un secondo.
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