Un sorriso in
più
Sono cresciuta circondata dai racconti che circolavano nel Distretto
12. Erano mormorii, poco più che sussurri, ma narravano una
realtà che non mi era mai stata familiare.
Mio padre me
li ha sempre spiegati, anche se adesso capisco che ha celato alcuni
aspetti alla bambina che ero. Credeva che fosse importante che io
conoscessi ciò che mi stava attorno, soprattutto se si
trattava una minaccia.
Era un
argomento che non si affrontava spesso nel Distretto, ma tutti lo
conoscevano. Non si potevano ignorare a lungo i lividi sul volto delle
giovani donne, il passo tremolante che nascondeva il dolore, e non si
poteva continuare a lungo a credere a scuse che non reggevano.
Non
circolavano molte testimonianze, ma quelle azioni erano come le
miniere: nascoste ai nostri occhi, estese per chilometri. Giacevano
sottoterra, ma tutti sapevamo che si trovavano lì.
Capivo sempre
le cose che mi spiegava mio padre, ma questa, fra tutte, mi rimaneva
oscura. Casa mia era sempre stato l'unico posto al mondo in cui mi ero
sempre sentita al sicuro, e non riuscivo a capire come potesse
diventare sede di violenza. Quando lo dicevo a mio padre, mi rispondeva
che nemmeno lui ci riusciva.
Ricordo ancora
le sue mani: grandi, forti, da minatore. Mai l'ho sentito o visto avere
un comportamento verso di noi che non fosse dettato dal più
genuino amore di un padre verso le figlie, e di un marito verso la
propria moglie.
Non riuscivo a
capire come fossero possibili altre realtà. Il mondo in cui
vivevamo, Panem stessa era talmente piena di livida violenza, talmente
satura di crudeltà gratuita. Perché peggiorare
ancora la situazione? Perché farsi altro male?
Ero ancora
molto giovane quando è morto mio padre, e nonostante tutto
mi ha sempre fatto capire che si preoccupava per me e si augurava che
avessi una vita felice, che potessi evitare di finire nelle mani
sbagliate, nella casa sbagliata.
Non lo ricordo
bene quanto vorrei, ma alcune delle sue parole mi sono rimaste impresse
dentro e so che non potrò mai dimenticarle.
Devi essere tu a decidere la tua
vita, Katniss, mi aveva detto una volta. Io ti sosterrò
sempre, ma c'è una cosa che devo chiederti di fare. Non per
me, per te.
In qualunque modo vorrai passare la tua vita, rispetta te stessa, e
scegli qualcuno che faccia lo stesso.
Non ho mai
potuto decidere veramente della mia vita, e so che questo renderebbe
profondamente triste mio padre. Dopo la sua morte non ho avuto
l'occasione di plasmare con cura la ragazzina dodicenne che ero nella
donna in cui sarei voluta diventare. Sono cresciuta bruscamente, senza
piani né direzioni, trasformandomi in una ragazza scontrosa
e diffidente che non assomigliava alla bambina che una volta ero stata,
curiosa e solare sotto uno schermo di riservatezza.
Poi sono
arrivati gli Hunger Games, e la situazione mi è rapidamente
sfuggita di mano. Le minacce di Snow, l'Edizione della Memoria, la
guerra, il depistaggio di Peeta, mia sorella.
Devi
essere tu a decidere la tua vita, Katniss.
Quella frase
mi è tornata in mente tante volte, durante gli ultimi anni.
Mi ha tormentato a lungo, finchè non ho capito che c'erano
delle scelte che potevo ancora chiamare mie.
La mia
spezzata, distrutta adolescenza sarebbe sempre stata un capitolo
fondamentale della mia vita, ma pur sempre un capitolo. Forse non sarei
mai riuscita ad andare veramente avanti, a superare lo scoglio della
perdita e del dolore, ma dovevo fare almeno un tentativo.
Lo dovevo a
mio padre, e lo dovevo a me stessa.
Vorrei poter
dire che adesso il Distretto è diverso, che viviamo in una
pace perfetta, ma non è così. La differenza
è che adesso ci stiamo impegnando a fare in modo che i veri
crimini vengano puniti.
Gli
insegnamenti di mio padre sono sempre andati oltre la caccia: erano
lezioni di vita. In tutti questi anni ne ho fatto tesoro nei miei
ricordi sbiaditi, finchè non ho capito che era il momento di
metterli in pratica.
Io avevo avuto
una figura come lui che si era occupata di me, seppur nel breve tempo
che gli era stato concesso, e volevo offrire la stessa
possibilità a chi non era stato altrettanto fortunato.
Tra le altre
strutture del Distretto abbiamo aperto un centro di accoglienza, aperto
a chiunque ne abbia bisogno. Spesso mi ritrovo a dare una mano, piccole
cose, soprattutto lavori manuali, ma è sufficiente per
rendersi conto che funziona. Tentiamo di aiutare persone con problemi
di ogni tipo, e qualche volta vedo comparire una signora con il volto
molto simile a quello delle donne di cui mi parlava mio padre.
E ogni livido
in meno, ogni sorriso in più che scorgo nei volti del Dodici
è un'onda che riporta in superficie le parole di mio padre,
perché adesso è questa la direzione che stiamo
cercando di dare a Panem.
In
qualunque modo vorrai passare la tua vita, rispetta te stessa, e scegli
qualcuno che faccia lo stesso.
Con il passare
del tempo, ho cercato di seguire il suo consiglio. Ho capito che la
vita va avanti nonostante tutto, e così anche noi. Ogni anno
vado alla ricerca di un sorriso in più nel Distretto, e di
una scintilla in più sul mio viso.
Ho smesso anni
fa di sopravvivere. Ho scelto di ricominciare a crescere, e di farlo
insieme alla persona che amo.
Non so cosa
penserebbe mio padre vedendomi ora, ma mi piace pensare che
sarebbe fiero di me.
_______________
Buonasera a
tutti, lettori.
Questa storia
non ha niente di speciale, perchè è stata scritta
nei ritagli di tempo tra una lezione e l'altra e durante i viaggi in
autobus. Non ha un particolare pregio artistico nè
probabilmente un vero e proprio senso all'interno del fandom.
Il punto
è, e spero che sia passato, che volevo veramente scrivere
qualcosa da poter pubblicare stasera. Per chi non lo sapesse, oggi, 25
novembre, è la giornata
mondiale contro la violenza sulle donne. La mia storia non
rende giustizia ad una simile ricorrenza, ma non volevo nemmeno
lasciarla passare così.
Non serve che
parli dell'importanza di questa giornata e di ciò che
significa, perchè credo che il tema parli da solo. Ci tengo
solamente a sottolineare che con questa storia vorrei soffermarmi sulla
lotta contro ogni tipo di violenza - su uomini, donne, bambini.
Ciò che conta è che alla base di ogni rapporto
dovrebbe esserci il rispetto per gli altri e per noi stessi.
Un abbraccio a
tutti, e un particolare affetto per le persone che in questo momento
avrebbero bisogno di essere scaldate da un sorriso in più.
Vi siamo
vicini con mille di quei sorrisi.
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