Over the
love of you
La guardia scese lentamente le scale
che lo avrebbero
condotto alla cella del prigioniero più temuto e rispettato
di tutta Asgard;
avevano scelto lui per comunicargli quella notizia, e anche se non
credeva che
il dio degli Inganni avrebbe reagito in qualche modo aveva comunque
paura di
cosa sarebbe potuto succedere.
Vero, c'era una parete di pura
energia magica che lo avrebbe
separato da quella creatura pericolosa, ma Loki era un mago potente,
non era
detto che quel piccolo stratagemma sarebbe bastato a contenerlo. Ma
dopotutto
quello erano un orfano, era stato adottato dalla coppia reale e poi
aveva
tradito quelle persone che gli avevano dimostrato un affetto che
nemmeno si
sarebbe meritato a causa delle sue origini, quindi non c'era da
preoccuparsi.
Si avvicinò con cautela
alla cella, cercando le parole
giuste per comunicare quella notizia; non che avesse paura di ferire il
prigioniero, ma si stava parlando della morte della sua regina, e anche
se le
aveva parlato solo una volta non poteva non provare dolore per la sua
morte.
Trovò Loki in piedi, quasi
che fosse in ascolto di qualcosa
che le pareti della cella sicuramente non lasciavano passare; sembrava
agitato,
una strana luce nei suoi occhi sembrava annunciare un cattivo presagio.
«La regina Frigga
è morta nell'attacco.» disse
semplicemente.
Quelle parole raggiunsero le orecchie
di Loki come ovattate,
quasi che il suo cervello si rifiutasse di registrarle.
Annuì con un gesto secco e
la guardia se ne andò, sollevata
di essere scampata a quella situazione.
Loki voltò le spalle alla
parete trasparente della cella e
una lacrima gli scivolò con una perla dolorosa lungo una
guancia mentre un
violento flusso di energia scaturiva dal suo corpo, mandando in pezzi
tutti i
mobili che Frigga, sua madre, la sua mamma, gli aveva fatto portare
perché
quella prigionia fosse meno dura.
Altre lacrime si aggiunsero alla
prima, e con un urlo di
rabbia e dolore diede un calcio al tavolino che reggeva tutti i libri
che la
dea gli aveva portato in tutto quel tempo; afferò un libro e
lo scagliò contro
una parete, le lacrime che ormai correvano senza freno sul suo volto, i
singhiozzi disperati che lo scuotevano irrispettosamente, senza che lui
potesse
fare qualcosa per fermarli.
Con un piede colpì di
nuovo il tavolino, ma una scheggia gli
si conficcò nel piede, facendolo urlare di dolore e cadere a
terra, le mani che
stringevano l'arto sanguinante, le lacrime che non volevano saperne di
smettere
di scorrere.
Si trascinò fino al muro e
ci si abbandonò contro, le gambe
piegate contro il petto e le mani che continuavano a stringere il piede
che in
quel momento gli sembrava quasi una benedizione; il dolore fisico
riusciva
almeno in parte a distrarlo da quel dolore straziante che la notizia
della morte
di sua madre gli aveva causato.
Le labbra bagnate di lacrime gli
tremavano, i singhiozzi gli
impedivano di respirare, i suoi poteri continuavano a lanciare scosse
in giro,
sollevando in tutta la cella un vento che fece volare le pagine
strappate dei
libri per la stanza e gli scompigliò i capelli, ma che non
riuscì ad
asciugargli il viso dalle lacrime.
Urlò di rabbia ripensando
a come aveva dato informazioni a
quell'elfo oscuro; sapeva che era per colpa sua che sua madre era
morta, ed era
stato lui, lui e nessun altro a favorire quell'uccisione. Si era
macchiato le
mani del sangue dell'unica persona che lo avesse mai amato.
Chiuse gli occhi e subito gli
comparve davanti il sorriso
incoraggiante della dea che sembrava dirgli che andava tutto bene, che
quel dolore
sarebbe passato, che no, non era colpa sua, lui non aveva fatto niente
se non
arrabbiarsi per quella prigionia che non si meritava, che tutto sarebbe
andato
a posto.
Ma poi l'immagine sparì.
Sparì e lo
lasciò solo.
Sparì e lo
abbandonò a quel mare di dolore che lo stava
facendo affogare.
Sparì e lo
lasciò a tremare per il senso di colpa e per il
dolore.
Sparì e lo
abbandonò a se stesso, più solo che mai.
Thor scese quei gradini con passo
pesante. L'affidarsi a
Loki era la sua ultima risorsa, ma ormai non poteva più fare
altro. Inoltre
anche se non voleva ammetterlo gli mancava, e ora che Frigga, l'ultima
persona
che li univa, se n'era andata, aveva bisogno di lui.
Non di Jane. Di lui.
Si avvicinò alla cella e
lo trovò in piedi in mezzo alla
stanza, immerso in un ordine e in una calma che sembravano
soprannaturali.
Loki sollevò lo sguardo su
di lui e puntò lo sguardo nei
suoi occhi celesti carichi di dolore.
«Dopo tutto questo tempo
vieni ora a trovarmi, perché?» si
avvicinò alla parete trasparente e vi posò una
mano come per sfiorarlo.
«Ho bisogno di
te.» ammise «Ma basta con tutti i trucchi,
con tutti i giochetti, con tutti gli inganni.» disse con voce
calda.
Crollò subito, e quella
figura composta e perfetta,
pettinata e impassibile sparì, lasciando il posto al vero
Loki, a quello
accasciato contro una parete con i capelli scarmigliati che cadevano
desolati
su una blusa verde stropicciata, con gli occhi rossi e un'espressione
distrutta, seduto in mezzo alle schegge e ai resti di quella che una
volta era
stata una cella accogliente.
«Loki...»
sussurrò stupito, poggiando una mano sulla parete
come aveva fatto l'altro un momento prima.
«Cosa?» chiese
con voce rauca per il troppo piangere.
«Non credevo
che...»
«Che cosa? Che mi
importasse di nostra madre? Che mi
mancasse? Che il non averla più nemmeno potuta vedere o
abbracciare non mi
avesse toccato?» sibilò mentre i suoi occhi verdi
si riempivano nuovamente di
lacrime che non voleva versare.
«Loki...»
«Cosa vuoi da me? Uccidermi
ora che non c'è più lei a
proteggermi?» lo guardò negli occhi, e una di
quelle lacrime gli sfuggì,
rigandogli una guancia fino a sparire lungo il suo mento.
«Ho bisogno di
te.»
«Per salvare quella
sgualdrina midgardiana con cui ti
accompagni? Mai! È colpa sua se mia madre è
morta!» gli urlò contro.
«Era anche mia madre, non
credere di aver provato maggiore
affetto per lei solo perché avete passato più
tempo insieme.»
«Allora dovresti essere tu
a volerla morta!»
«Non possiamo odiarla per
qualcosa che non ha fatto volontariamente,
Loki.»
«È colpa sua lo
stesso!» singhiozzò nascondendo il viso
contro le ginocchia, ma dopo poco fu costretto a rialzarlo da un paio
di dita
ruvide e si trovò davanti il volto di Thor, che vedendolo
così non aveva potuto
fare a meno di entrare nella cella.
«Lo sai anche tu che non
è così, che se è colpa sua lo
è
solo in parte.»
«Ma se non fosse colpa sua
sarebbe colpa mia.» singhiozzò
ancora, e dopo un attimo si ritrovò avvolto dalle possenti
braccia del biondo
che gli fece nascondere il viso contro il proprio petto.
«Non è colpa
tua.» gli accarezzò i capelli scarmigliati con
dolcezza, con quella stessa dolcezza che era sempre parsa una colpa a
entrambi
fino a quando non avevano scoperto di non essere veramente fratelli.
«Sono io che ho indicato la
strada a quell'animale, sono io
che gli ho detto di prendere le scale a sinistra, se non lo avessi
fatto forse
sarebbe sopravvissuta, se non avessi...» fu interrotto dalle
labbra dell'altro
sulle sue, labbra che lo avvolsero e lo fecero sentire per un attimo al
sicuro;
si aggrappò a quel bacio con disperazione, cercando di
approfondire il loro
contatto, di renderlo vero e reale più di quelle notti
trascorse insieme che li
avevano sempre fatti vergognare.
«Anche se non glielo avessi
detto l'avrebbe trovata
comunque.» quando si separò da lui lo fece
accoccolare tra le proprie gambe,
una mano che continuava ad accarezzargli i capelli mentre il moro
appoggiava
una guancia al suo petto.
«Forse avrebbe avuto il
tempo di scappare...»
«Nostra madre non sarebbe
scappata, avrebbe combattuto
proprio come ha fatto.»
«Ha sofferto?»
chiese alzando gli occhi lucidi su di lui.
«No, è stato
veloce.»
Annuì mordendosi un labbro
e tornò nella posizione di prima
chiudendo gli occhi, cercando di allontanare tutto almeno per un
attimo, e Thor
sembrò d'accordo mentre continuava a sfiorargli la schiena e
i capelli con la
punta delle dita nel tentativo di calmarlo.
«La ami?» chiese
il minore a bruciapelo.
Esitò un attimo, poi si
costrinse a guardarlo negli occhi
«No.»
«Allora
perché?»
«Nostra madre è
morta per tenerla al sicuro perché Malekith
non si impadronisse di Aeshir, l'unica cosa che possiamo fare ora
è fare lo
stesso, e usarla per ucciderlo quando sarà più
debole.»
«Spiegati.»
concesse mentre un braccio lo avvolgeva del
tutto, facendolo sentire piccolo.
«Porteremo Jane da
Malekith, e quando lui proverà a
riprendersi Aeshir lo colpiremo e vendicheremo nostra madre.»
«È un buon
piano...» commentò «Suicida, ma un buon
piano.»
«Lo dici come se fossi
stupito.»
«Lo sono, sembra quasi che
tu abbia imparato qualcosa da
me.»
«Antipatico.» lo
baciò di nuovo, godendosi quella sensazione
che tanto gli era mancata in quel tempo in cui gli era stato lontano.
No, Jane non poteva nemmeno
lontanamente competere.
«Vuoi che ti aiuti?
Perché?» domandò quando si separarono.
«Sei l'unica persona che sa
come uscire da Asgard senza
usare il Bifrost.»
«Come fai a
fidarti?»
«Vuoi vendetta tanto quanto
la voglio io, e comunque so che
lì sotto, in fondo, c'è ancora la persona con cui
ho combattuto e che mi ha salvato
la vita decine di volte.» gli accarezzò uno zigomo
con il pollice.
«Non ce la faremo, lo
sai.»
«Allora moriremo
provandoci. Insieme.» si concesse un ultimo
bacio e poi lo aiutò ad alzarsi. Uscirono dalla cella uno al
fianco dell'altro,
e dal cielo una stella brillò fiera.
Note della
Vecchia
Volpe
Come promesso ecco qui questa piccola
shot scritta appena
dopo il ritorno dal film.
La morte di Frigga l’ho
trovata straziante, forse perché per
me lei non è proprio una dea ma mamma Frigga,
l’unica persona che abbia mai
veramente amato Loki in tutta la sua vita senza pensare al suo essere
diverso,
amandolo solo come una madre ama un figlio. Personalmente questa
è la mia
visione di come Loki avrebbe potuto e sembra aver reagito, sono curiosa
di
sapere cosa ne pensate voi, se siete d’accordo o no; insomma,
fatemi sapere.
Grazie <3
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