Alcune
sere
ci sono alcune
volte che non so chi sei
Doncaster
non è una piccola cittadina. C’è uno
stadio, tre scuole elementari, tre medie e
tre licei sparsi per il centro e la periferia. Ci sono tre fiorai, ma
solo
quello dopo la piazza della chiesa offre fiori sempre freschi. Ci sono
due
panetterie francesi, un ristorante cinese e perfino un messicano.
C’è Burger
King, un teatro e due parchi, due cinema e una piccola stazione. Il
centro è
sempre ben tenuto e le macchine possono circolare solo dopo le
diciotto, c’è il
mercatino dell’usato alla domenica e gli scout che il
giovedì fanno la caccia
al tesoro.
L’unica
cosa che manca a Doncaster, secondo Ali, è una discoteca
degna di questo nome.
I
liceali
a Doncaster hanno due modi, fondamentalmente, per divertirsi: le feste
nelle
case private e il Joy.
Il
Joy è un locale
piccolo, collocato in
una piccola piazza del centro isolata grazie al fatto che sia
in
dislivello con il resto. Per accedervi ci sono delle scalinate immense
sulle
quali ogni tanto qualcuno inciampa.
È
uno
spazio grande, semi-coperto da una vetrata moderna per evitare che la
pioggia
colpisca il mercato del giovedì mattina, il pavimento
è in pietra, c’è qualche
gazebo, un paio di negozi in cui non entra mai nessuno e diversi
blocchi di
marmo usati come panchine.
Tutto
sommato,
comunque, escludendo il gelo invernale, al Joy
si sta bene.
Ogni
tanto
mettono anche della musica decente, ci sono degli ottimi drink e il
vodka lemon
è il migliore della contea, sono le persone la vera pecca.
Ad
Ali
piace andare al Joy
perché è sabato e
ci sono le sue amiche, incontra sempre le sue compagne di fotografia e
ogni
tanto qualche ragazzo le offre anche da bere, è un ritrovo
per i giovani di
Doncaster, ci sono tutti e proprio tutti e quindi anche - e soprattutto
- Louis Tomlinson.
Cathy
sbuffa una boccata di fumo, si stringe nella giacca nera che indossa e
batte un
anfibio basso per terra: “Ma chi cazzo è che mette
in commercio le Pall
Mall?
Seriamente, se fumassi della plastica sarebbe più
buona”
Stanno
tutte
e quattro sedute nei blocchi di marmo, sono le dieci e venti di sera e
nessuna
ha ancora toccato dell’erba.
“Sei
stata tu a prenderle, imbecille” la rimbecca Ali davanti a
lei, in piedi. Si guarda
intorno, osserva le altre compagnie di ragazzi e la gente che ride e
scherza quindi lei sbuffa.
“Sì,
lo
so – ribatte intanto Cathy, continuando a fumare –
ma non sapevo quanto fossero
cattive, altrimenti non le avrei mai prese”
“Devi
fare come me – Anne è seduta davanti a lei con la
borsa rossa sulle ginocchia e
i capelli neri legati – Solo Camel”
Cathy
fa un verso disgustato ma non ribatte. Julie, accanto a lei, si sistema
la
gonna scura e osserva Ali con un cipiglio di disapprovazione:
“Smettila, Ali” l’ammonisce.
La
ragazza ha ancora lo sguardo assorto, attende qualche secondo in
più e poi
guarda l’amica, aggrottando le sopracciglia folte:
“Di fare cosa?” domanda,
spegnendo la sigaretta ormai consumata sotto la suola delle sue Vans.
“Di cercarlo – spiega Julie – Lo hai
già visto, lo sai che è qui”
Ali
non
chiede altro perché non c’è bisogno di
specificare, “Non lo sto cercando”
ribatte, ma non è vero.
“Non
capisco perché ti ostini tanto a volerlo vedere a tutti i
costi – mormora intanto
Cathy, coi capelli biondi lungo la schiena e i jeans chiari arrotolati
alle
caviglie – Voglio dire, è passato quanto?, un
anno?, ecco, un anno e tu sei pure
fidanzata. Lascialo stare, no? Goditi la tua serata senza Nick e
basta”
Ali
serra
le labbra come quando è arrabbiata e non risponde.
Un
anno,
due mesi e tredici giorni, veramente.
E
comunque
a lei non gliene frega niente di Louis. È così.
Il
fatto
è che ogni tanto un po’ le manca. E allora da
brava masochista rilegge le
conversazioni su Facebook e guarda le foto che ha tolto da Instagram ma
non dal
computer e si dice che cazzo,
davvero? È finito tutto così in fretta?
Loro
non
sono stati insieme, Louis non ha mai voluto dare alcun nome alla loro
relazione
e comunque Ali non ha mai fatto domande. Si limitava ad aprirgli la
porta di
casa e farlo entrare e baciarlo finché non sentiva le sue
mani sui fianchi e
solo allora lo salutava con un “ciao” soffocato,
comunque, dalle sue labbra.
E
ogni
tanto fa ancora male perché Louis abita ancora davanti a
casa sua e ogni mattina
prendono l’autobus insieme e Ali si domanda sempre che
canzoni stia ascoltando
e con chi stia messaggiando, se ha ancora lo stesso numero –
numero che lei ha
cancellato ma che sa a memoria – e se magari ogni tanto anche
lui, prima di
dormire, sente la nostalgia nello stomaco e il le ossa un po’
più fredde.
Con
Nick, Ali non sta male, anzi. È un ragazzo spigliato,
simpatico, solare, che le
porta sempre il caffè la domenica e che ha sempre i capelli
in ordine. Ma sì,
come ogni romanzo di merda che si rispetti, Nick non è Louis
e va bene lo
stesso perché loro fanno sesso regolarmente e si fanno le
foto su Instagram e Nick le dà
l’erba a prezzi stracciati ma no, cazzo!, non
è Louis.
E
Louis
invece è quel tipo di ragazzo che ti osserva per tutto
l’anno alla fermata dell’autobus
e ti chiede l’amicizia l’ultimo giorno di scuola.
È quel ragazzo che ti scrive
quanto sei bella e quanto tu sia particolare, che il giorno dopo ti
chiede di uscire
e ti parla di come gli piacerebbe che tu fossi la sua ragazza per
smetterla di
fissarti e baciarti e basta ed è quello che poi, davanti a
casa tua, lo fa davvero.
E
Ali
vorrebbe solamente capire perché sia finito tutto dopo
neanche due mesi, perché
Louis abbia chiuso tutti i ponti senza neanche risponderle ai messaggi
e
soprattutto perché lei gliel’abbia lasciato fare.
Quindi,
tutto sommato, Louis neanche le manca. Su Facebook condivide sempre
delle
canzoni di merda e ha la stessa identica foto del profilo da almeno sei
mesi –
quella che lei gli aveva confessato essere la sua preferita, ma
dettagli – e ogni
tanto abbrevia le parole come se fosse un dodicenne su MySpace.
No,
Louis Tomlinson non le manca. Però…
“Lo
stai facendo ancora – dice Anne, guardandola male –
Lo stai continuando a
cercare! Smettila, Ali!”
“Oh
oh
–
sussurra grave Julie, spalancando gli occhi – sta venendo
qui”
“Venendo
chi?”
Ali
punta lo sguardo dietro di sé e si volta di scatto
un’altra volta, imprecando.
Louis
Tomlinson e la sua compagnia di amici drogati si sono appena seduti nei
blocchi
accanto a loro. Stanno ridendo ad alta voce, Ali digrigna i denti e
sbuffa.
“Che
sfigato – mormora Cathy, scuotendo la testa – Ti
sta mangiando con gli occhi,
comunque”
“Andiamo
via” dichiara Julie, alzandosi in piedi e afferrando la borsa
finora lasciata
accanto alle sue Converse.
Anne
sbuffa una boccata di fumo e spegne la sigaretta sul marmo del blocco,
poi si
alza in piedi e si sistema i jeans. Cathy fa lo stesso mentre Ali ha la
gola
secca.
“Andiamo
a bere!” esclama Cathy, euforica, iniziando a camminare
accanto ad Anne. Julie
sospira mentre guarda il volto impassibile di Ali.
Non
le
manca, no. Ma perché cazzo
ogni volta fa così male?
“Ali”
Tutte
quattro si bloccano di scatto.
Ali
sente il freddo di inizio ottobre batterle contro le guance. Chiude gli
occhi,
serra i pugni e prende un respiro profondo.
Ecco,
forse la voce di Louis un po’ le è mancata. Loro
parlavano tanto quando non si
baciavano, lui ha sempre buttato la pietra e nascosto la mano, lei
invece le
sue mani se le posava sui fianchi nudi e poi sul seno e poi lo baciava
ancora.
Louis
ha la voce delicata, squillante per i suoi commenti sempre troppo
sarcastici,
per quegli occhi così azzurri ai quali Ali ha tirato tante
bestemmie e per quel
ciuffo sempre troppo in disordine.
Si
volta
e lui è in piedi davanti a lei, le mani dentro il giaccone e
i jeans chiari, le
Converse nere ai piedi e il sorriso tirato e sbronzo.
“Ali
–
ripete, facendo un passo avanti – hai una sigaretta per
me?”
“Avrei
ben altro per te – ribatte lei, fredda – comunque
no, non ce l’ho”
Louis
sorride di più: “Sei arrabbiata con me?”
domanda, e si avvicina ancora.
Ali
sente il commento di Cathy, - No,
stronzo, figurati se è arrabbiata con te! - e
sospira stanca, alzando gli occhi al cielo mentre gli amici di lui
ridono
piano.
“Certo
che sono arrabbiata con te, Louis” risponde.
Il
ragazzo annuisce, guardandosi intorno e scrollando appena le spalle,
poi guarda
oltre la schiena di lei e “Avete una sigaretta?”
chiede alle altre ragazze.
“Ti
staccherei le palle, Louis” ringhia Cathy, poi si passa una
mano tra i capelli
biondi in un gesto nervoso e sbuffa.
Il
ragazzo spalanca gli occhi sorpreso, “Una sigaretta e
basta” chiede ancora.
Ali
gli
volta le spalle e sospira.
L’alcool
fa i suoi effetti, Ali lo sa.
Peccato
che, stasera, sia del tutto inutile e che la vodka lemon nel suo
bicchiere di
plastica si stia ormai scaldando.
Respira
più velocemente mentre Julie e Anne stanno parlando di
quanto Harry Styles dell’ultimo
anno stia male coi jeans strappati, Cathy interviene con un
“Non capite un
cazzo” e Ali si alza di scatto dal blocco di marmo:
“Vado in bagno”
Il
piazzale si sta riempiendo e dalle pareti interne del Joy
proviene l’ultima di Skrillex, lei si fa largo tra qualche
ragazzo e saluta Natalie e Jennifer del corso di scienze.
Quando
sta per entrare dentro le porte scorrevoli del locale, si sente
afferrare per
un polso.
Si
volta,
stringe i pugni e vorrebbe davvero scoppiare a ridere e poi a piangere
e poi
imprecare contro Nick e sul perché abbia preferito andare
alla festa di Austin
O’Maley piuttosto che stare con lei.
Louis
le sorride apertamente: “Ciao, Ali” mormora.
La
ragazza si libera dalla sua presa e sbuffa: “Ci siamo
già salutati, Louis –
ribatte, e chiamarlo per nome è un’altra cosa
– E no, non ho una sigaretta”
“Non
sono qui per questo” dice lui, infilando le mani in tasca.
“E
per
cosa?”
Scrolla
le spalle: “Per te – risponde, tranquillo
– Per parlare, come stai?”
Ali
lo
spinge indietro stringendo la sua giacca tra i pugni finché
non pescano il
posto più appartato che riescono a trovare: “Come
vuoi che stia, eh? – esclama,
arrabbiata – Tu non puoi fare così, non
puoi”
Non
può,
ma Louis lo fa lo stesso. È quello che ha sempre fatto, in
fondo.
Non
doveva
chiederle l’amicizia, chiederle d’uscire, baciarla,
esserci così tanto, farle
ascoltare ‘No bravery’ di James Blunt e portarle la
pizza e poi andare via. Ma è
quello che ha fatto e che comunque sta facendo ancora.
Le
si
avvicina piano inclinando la testa per guardarla negli occhi, le tocca
i
fianchi e “Così?”
sussurra, col respiro che sa di tanta erba e tanto alcool.
Ali
non
si muove – non può e anzi, non vuole
– e gli osserva il volto bellissimo anche
se è sera e dovrebbe odiarlo.
“Così
–
dice a sua volta, abbassando il tono della voce per non rovinare il
momento –
vattene, Louis. Ti prego”
E
invece nella sua mente è solo un rimani,
rimani, rimani.
Le
mani
di Louis si staccano dai suoi fianchi e fa di nuovo freddo. Si
allontana di un
passo, Ali riprende a respirare.
“Sono
fidanzata” gli dice, ma lo sa che lui ne è
già a conoscenza.
Tuttavia
il ragazzo spalanca gli occhi, “Davvero?” domanda,
aggrottando le sopracciglia.
Ali
sospira, annuisce: “Sì, e con lui sto
bene”
Louis
corruccia le labbra e si guarda intorno, senza sorridere. Poi la
osserva di
nuovo e “Dammi ventiquattro ore – mormora
– Stai ventiquattro ore o anche dieci
minuti con me. Facciamo finta di non essere così
lontani…Dammi un bacio”
Le
si
avvicina velocemente, ma Ali volta il viso prima di sentire le sue
labbra
contro le proprie. La sua barba chiara le pizzica la guancia, e
lì lei ne sente
il respiro quasi sconfitto.
Ha
in
testa il suo profumo.
Rimangono
ancorati senza neanche toccarsi davvero, poi Ali deglutisce e
“Cosa vuoi, Lou?”
Lo
sente sorridere contro la propria pelle per quel nomignolo delicato,
“Non lo so
– ammette – è solo che mi
mancavi”
Lei
fa
uno sforzo disumano per fare un passo indietro e già sembra
tutto diverso e in
qualche modo sbagliato: “Te ne andrai di nuovo –
non è una domanda – E io
rimarrò sola. Farai così e io non posso
accettarlo perché sono stanca di stare
male per te”
“Anche
io ho sofferto” dice Louis, confuso.
Ali
accenna un sorriso perché tanto non gli crede e Dio!, vorrebbe
davvero farlo ma
non può. Perché anche se fa male, le cicatrici
prima o poi smettono di bruciare,
vero?
“Non
metterti nei guai, d’accordo?” si raccomanda poi,
sincera. Si volta con il
petto pesante e gli occhi stanchi, Louis la blocca di nuovo e sembra
più
insicuro che mai.
“Io
non
so cosa voglio – le mormora – Non sono nelle
condizioni adatte per queste cose,
però tu guarda Facebook domani, okay?”
“Cosa?”
“Tu
fallo”
Ali
sospira: “D’accordo – le viene da
piangere – Buona serata”
Non
lo
dirà mai a nessuno, ma voleva che di nuovo Louis la
fermasse, ma Louis,
ovviamente, non lo fa.
Ali
passa tutta la sua domenica davanti al computer, sul profilo di Louis
Tomlinson.
Louis
non scrive niente per tre giorni.
Il
quarto,
però, condivide una canzone a cui lei e altre nove persone
metteranno mi piace.
E
lei
sorriderà con gli occhi lucidi e un messaggio non letto di
Nick nel cellulare.
James
Blunt, No Bravery.
Rimani,
rimani, rimani.
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