awake
Risvegliarsi.
Aprire gli occhi, tornare al mondo.
Vivere.
Di nuovo.
E trovarsi davanti la sua faccia.
Miles.
- Bass? Ehi. Guardami.
Era strano. Come stare dentro a una bolla. Ci mise un po' a
distinguerlo, e qualcosa di più a capire il senso di quello che
stava dicendo.
Era preoccupato. Miles era preoccupato per lui. Bass lo capì da
come lo stava guardando. Se lo era sentito addosso tante volte, quello
sguardo. Miles. Miles lo aveva sempre protetto. Miles a volte era
apprensivo come una mammina isterica. "Miles preoccupato" significava
"Miles ti vuole ancora bene", "Miles non ti odia, non sul serio". Bass
sentì un sorriso salirgli alle labbra da qalche parte, quasi in
modo incosciente. La sbornia da barbiturici non gli offuscava solo i
pensieri, ma anche i sentimenti. Non provava vergogna della propria
smodata felicità. Era vivo, quando solo poche ore prima aveva
creduto di essere arrivato al capolinea. Era vivo, e davanti a lui
c'era Miles. Non poteva desiderare di più.
- Ehi...- Fu tutto quello che riuscì a dire.
Miles lo incalzò di domande:
- Come stai? Come ti senti? Puoi camminare?
Il ghigno da drogato sulla faccia di Bass si allargò:
- Sei preoccupato per me...
Miles alzò un sopracciglio.
- Cosa?
- Ti sono mancato...
Le parole gli uscivano rallentate. Miles si guardò intorno, in
imbarazzo. Se fosse stato solo, nella stanza, gli avrebbe dato un
benvenuto come si deve; ma c'erano anche Rachel e Charlie: e non
sarebbe stato molto edificante farsi vedere da sua nipote nell'atto di
limonare il suo migliore amico nonché ex-dittatore e ricercato
numero uno.
Bass si sentiva incredibilmente espansivo, invece. Se fosse stato in
grado di muoversi gli sarebbe saltato in braccio, avrebbe recuperato
subito tutto il tempo che avevano perso. E invece era ridotto uno
straccio, si sentiva intorpidito e sottosopra e devastato, come se ogni
più piccola parte del suo corpo fosse stata sbattuta al muro e
poi anestetizzata: era un torpore con un sottofondo di dolore.
Continuò con le manifestazioni d'affetto seza sbilanciarsi
troppo, mentre Miles si trovava sempre più in difficoltà.
- Sei.. Il mio migliore amico... - disse, con un sorriso alla
"sto-da-Dio-nel-mezzo-di-un-viaggio-psichedelico-verso-il-nirvana".
Miles sbuffò, alzando gli occhi al cielo, mentre sua nipote
sorrideva, guardandoli. Aveva sempre saputo dello strano e spesso
discutibile rapporto che li legava, e le faceva piacere vederli di
nuovo insieme, come prima che tutto andasse a puttane.
- Quante gliene hai date? - chiese Miles a Rachel, distogliendo per un
attimo lo sguardo da quell'imbarazzante concentrato d'affetto
sonnolento che era diventato Bass.
- Abbastanza barbiturici da stendere un cavallo, - rispose la donna, pratica.
- Qunato ci metterà a tornare al cento per cento?
- Un paio di giorni, più o meno.
Miles tornò a guardarlo. Bass, dal momento che Miles aveva distolto l'attenzione da lui, si era assopito di nuovo.
- Lasciamolo riposare, - dispose Miles. Le due donne lasciarono la
stanza. Lui si prese qualche secondo in solitudine per restare a
guardarlo, in silenzio.
Sembrava che non fosse mai successo niente. Sentiva solo sollievo,
commozione, e una felicità che non ricordava di aver mai provato
prima. Era tutto più chiaro.
Bass. Il motivo di tutte le scelte, il motivo di tutte le guerre, il
motivo di tutta le azioni, di tutto quello che aveva fatto nella sua
vita. Bass.
Gli bastava averlo lì, di nuovo. Bass era tutto quello che aveva sempre voluto. E ora era lì.
E non era più quello che era stato per tutto quel tempo. Miles
sentiva che la sua maschera era caduta, era andata in frantumi. Non era
più il bastardo generale Monroe; era di nuovo Bass, piccolo, il
suo cazzo di fratellino buono. La creatura che Miles amava più
di ogni altra cosa al mondo.
Forse era davvero venuto il momento di ricominciare. Era la loro seconda opportunità.
Miles sorrise.
Aveva gli occhi lucidi.
- Mmm---
Bass sbatté le palpebre. Non era ancora del tutto presente a
sé stesso. Si guardò attorno, ma la stanza era vuota. Era
ancora avvolto nel lenzuolo bianco con cui lo avevano portato via.
Si stropicciò gli occhi, e nel mentre sentì il suono familiare di passi che conosceva.
- Ehi.
Miles si sedette accanto a lui, depositando a terra dei vestiti puliti e del cibo.
- Come ti senti?
Bass sorrise, estatico.
Miles si lasciò sfuggire un mezzo sorriso.
- Ho capito... Sei ancora fuori fase, eh? - disse, accarezzandogli la fronte. Bass chiuse istintivamente gli occhi.
Miles continuò:
- Ti ho portato un cambio e qualcosa da mangiare. Se hai bisogno di qualcos'altro, devi solo chie--
Splat.
Si ritrovò la mano aperta di Bass stampata sulla faccia. Forse era un goffo tentativo di carezza, pensò.
- Mi stai infilando un dito nel naso, Bass, - gli disse.
Lo vide ritirare la mano e sorridere come un bambino dopo una marachella.
- Resta... - mormorò.
Miles riprese ad accarezzarlo. Bass sorrideva, sorrideva, sorrideva.
Decise di dirgli le cose come stavano. Miles voleva svuotarsi l'anima,
dirgli quello che si era tenuto dentro per anni.
- Pensavo che non saremmo mai tornati così. Pensavo che ormai
non esistessi più. Pensavo che ti fossi perso. Pensavo che il
figlio di puttana che eri diventato avesse cancellato il Bass che
conoscevo. Avrei fatto qualunque cosa pur di riaverti indietro. Eppure,
nonostante tutto, non ho mai smesso... Non sono mai riuscito ad
odiarti. Io speravo... Speravo che tutto tornasse come prima. Non sono
mai riuscito a farti del male, non potevo. Io non ho mai smesso di... -
Si bloccò. Bass aveva riaperto gli occhi e lo ascoltava,
sembrava seguisse quello che stava dicendo. Miles lo guardò con
nostalgia. Rimpiangeva tutto il tempo che non avevano passato insieme,
tutto il tempo che avevano passato a combattersi. Rimpiangeva ogni
scelta sbagliata, ogni scelta che li aveva allontanati l'uno
dall'altro. Intterruppe i propri pensieri per guardare Bass che aveva
alzato il pugno chiuso a mezz'aria, e lo fissava come fosse qualcosa di
strano. Rise.
- Porca miseria, stai proprio fuori...
- Io. - Il pugno chiuso colpì il ginocchio di Miles, poco più di un buffetto.
- Ti. - Altro colpetto.
- Amo... - Ultimo colpetto. Bass restò a guardare la propria
mano posata sulla gamba di Miles, in silenzio. E poi rise, tanto per
cambiare. Prese la mano di Miles tra le sue.
Miles decise di stare al gioco.
- Ti. Amo. Anch'io.
Colpetto, colpetto, colpetto. Bass ridacchiò sottovoce e Miles
si chinò a dargli un bacio sulla fronte. Mentre lo faceva,
sentì che Bass gli passava un braccio intorno alle spalle. Gli
fece una carezza sulla guancia, e si accorse che stava piangendo.
- Ehi, che c'è adesso, mmm? - gli chiese, preoccupato. Bass non
rispose, tirò su col naso. Miles si sistemò meglio al suo
fianco per poterlo abbracciare.
- Va tutto bene, - gli sussurrò all'orecchio, stringendolo e accarezzandolo. - Che ti prende?
- Mi dispiace...
Bass si nascose contro di lui. Miles oscillò leggermente, come per cullarlo.
- Va tutto bene...
- ... Non volevo... - Bass ora capiva la portata di quello che aveva
fatto. Si sentiva in colpa, non avrebbe mai voluto fare del male a
Miles, all'unica persona che gli aveva sempre voluto bene. Era stato
come avere la febbre, vivere in un incubo. Non sapeva cosa stava
facendo. Ma nel momento in cui si stava preparando allo schianto,
quando tutto stava andando in pezzi, finalmente aveva capito. E si
sentiva uno schifo.
- Lo so, - disse Miles, tenendolo stretto. - Lo so che non volevi. Lo
so che non eri tu. È stata anche colpa mia. Non avrei
dovuto abbandonarti. Non avrei dovuto tradirti. Te l'avevo promesso.
Non hai nessuna colpa per quello che è successo, Bass...
L'altro ormai singhiozzava forte. Miles lo lasciò fare, ne aveva
bisogno. Aveva bisogno di piangere per ripulirsi, per lavarsi l'anima.
Lo tenne contro di sé, baciandolo sulla fronte e sulle guance,
in silenzio. Quando si fu sfogato per bene, si scostò
leggermente per guardarlo in faccia. Era stropicciato e stanco, e aveva
un'espressione che lo intenerì. Era tornato quello di prima,
quel ragazzino dolce e smarrito che Miles amava e proteggeva. Miles lo
baciò delicatamente sulle labbra.
- Fammi un po' spazio, dai.
Si sistemò sotto con lui, circondandogli le spalle con un
braccio. Quando Bass gli si accoccolò addosso, sentì che
era infreddolito e gli mise addosso un'altra coperta, tenendolo vicino
per riscaldarlo. Bass era smagrito e debilitato, e a Miles fece effetto
sentirlo così. C'era andato vicino. Si chiese che cosa sarebbe
successo se Rachel non avesse ascoltato Charlie. Scacciò il
pensiero.
Non smise mai di coccolarlo, neanche per un attimo.
Bass mosse piano la mano, accarezzandogli il braccio. Si sentiva ancora
poco lucido, ma stavolta era piacevole. Era come se potesse fondersi
nel calore di Miles, come se non avesse più contorni. Lo
straniamento dei tranquillanti rendeva ogni sensazione sfumata,
gradevole. Bass si sentiva galleggiare nell'ovatta. Chiuse gli occhi,
godendosi il contatto.
Rimasero così per un po', finché Bass non percepì
una specie di rapidi piccoli sussulti in successione, come se Miles
stesse ridendo.
Era esattamente quello che stava facendo.
- Cosa c'è? - chiese Bass, ancora impastato di sonno.
Miles gli accarezzò i capelli, attorcigliandosi piano i riccioletti biondi intorno alle dita.
- Ti ricordi Tim? - gli chiese.
Era una cosa che risaliva a quando ancora andavano alle medie. Un
pomeriggio avevano trovato un uccellino sotto un albero. Lo avevano
preso, gli avevano fatto un nido con una scatola da scarpe imbottita di
lana e gli avevano dato un nome. Ogni pomeriggio gli davano da
mangiare, e nel giro di qualche settimana Tim fu in grado di volare. Lo
avevano lasciato andare. Erano orgogliosi di quella piccola cosina con
le ali.
- Sì, me lo ricordo... - rispose Bass, piano. - Come mai ti è venuto in mente?
- Niente, ti guardavo... Me lo ricordi, cazzo! Un uccellino caduto dal nido, ecco cosa sembri...
Bass scosse la testa, sorridendo:
- Che razza di associazioni di idee...
Miles lo tirò leggermente verso di sé. Non stringeva troppo, aveva paura di fargli male in qualche modo.
Lo vedeva così fragile, sotto quel lenzuolo.
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