Perché volevo qualcosa di angst e alla fine mi è
uscita una cosa puccia ed è tutta colpa tua ChiiCat! Prenditi le tue
responsabilità e scrivi una bella RiSo <3
La
miglior vittoria
«E anche questo mondo è salvo!»
Esclama Goofy voltandosi verso Donald. Si battono il
cinque contenti e soddisfatti, mentre Pimpi vaga alla ricerca di Winnie e Tigro
esulta per la rinnovata pace nel loro mondo.
Li guardo provando un leggero malessere, un piccolo
moto d’invidia che mi logora da dentro. Sono contento di aver liberato la
foresta dagli heartless, ma anche questa volta non sono riuscito ad arrivare a
te.
Continuo ad essere il Salvatore, il Grande
Combattente, eppure non riesco a salvare il mio migliore amico… che razza di
eroe non riesce in un’impresa così banale?
Non faccio altro che correre per i mondi nella
speranza di trovarti, di raggiungerti, ma ogni volta che mi avvicino tu te ne
sei appena andato. È sfiancante, sai? Perché mi sento di essere sempre il
solito bambino che non riesce a sconfiggerti nemmeno con una spada di legno. E
non è giusto, perché io sono l’eroe e quindi dovrei vincere.
E allora perché continui ad essere sempre un passo
avanti a me? Perché non riesco ad arrivare a te?
«Sora? Non è il caso di fermarci qui per stanotte?»
Mi domanda Goofy, ma non voglio fermarmi, non voglio
dargli ulteriore vantaggio… Eppure devo. Donald sbadiglia, Ih-Oh si è già
addormentato, Pimpi si è appisolato in braccio a Winnie e anch’io sono stanco.
Sorrido ai miei amici evidentemente preoccupati e li
rassicuro. Per questa notte dormiremo qui, nel mondo di Winnie The Poo, dove
nessun heartless o mostro ci attaccherà più.
Dove la luna è alta nel cielo e le stelle brillano.
Dove l’oscurità non può arrivare e quindi neanche te.
«Sì, ecco, bravi. Non ho molto posto nella mia
casetta, ma se volete possiamo cercare un modo per farvi riposare!»
Propone contento Winnie e mentre gli altri
annuiscono convinti, io rimango ad osservare il cielo.
Se non fossero così assonnati probabilmente non mi
lascerebbero da solo, o quantomeno cercherebbero di venirmi a trascinare in
qualche gioco, ma va bene così. Per questa notte mi permetterò di stare un po’
da solo.
Mi sdraio sull’erba fresca, con il vento che mi
accarezza debolmente il corpo. È una bella sensazione… la stai provando anche
te, Riku?
Anche tu ti sei sdraiato da qualche parte per
riposare?
Chiudo gli occhi, ma sono costretto a riaprirli di
scatto perché ti ho visto. Ti vedo sempre nei miei ricordi, dietro le mie
palpebre chiuse e mi stai facendo impazzire. Devo trovarti.
Stringo la mano a pugno portandola in alto, verso
quel cielo che ci separa. È una promessa e tu lo sai che io le mie promesse le
mantengo.
Mi addormento senza neanche accorgermene e ti sogno.
Ti vedo che cammini davanti a me con noncuranza, nemmeno mi vedi. Sei avvolto
dalle tenebre e non mi vedi. Stai sorridendo a qualcuno nell’ombra e non mi
vedi.
Ma tu mi hai mai veramente visto?
È una domanda spontanea che implica altre mille
domande.
Mi hai mai visto come un tuo pari? Mi
hai mai considerato il tuo migliore amico? Mi hai mai voluto veramente al tuo
fianco?
«Mi hai… che parole egoiste ed egocentriche.»
Ed è la tua voce divertita quella che sento e ti
vedo. Mi guardi, mi sorridi e mi tendi la mano.
Ti guardo, ti sorrido e allungo la mano per
afferrare la tua, ma è solo illusione, perché quando le nostre dita si sfiorano
tu sparisci lasciandomi con l’amaro in bocca.
Urlo, strepito e mi agito. Ti dico che non finirà
così, che io riuscirò a raggiungerti e a riportarti a casa, che anche se siamo
divisi condividiamo lo stesso cielo e per questo vincerò io.
Forse solo per questa volta, ma io vincerò. È una
promessa.
«Sora? Sora, svegliati! Smettila di poltrire o
faremo tardi, dannazione!»
Una voce mi chiama, cerca di strapparmi dal mio
sonno e dal calore delle coperte. Vorrei girarmi dall’altra parte e continuare
a dormire, ma non posso rifiutare quella voce che chiama il mio nome.
Realizzo e apro gli occhi di scatto.
La sua mano è a pochi centimetri dal mio viso
bollente. Mi ha tirato certamente qualche pugno per svegliarmi.
Afferro quelle dita pallide senza neanche riflettere
e con un sorrisone me le porto al volto, stringendo quella mano calda con tutta
la mia forza.
Mi guardi stupito per qualche secondo, ma non sei
uno sciocco, non lo sei mai stato e con dolcezza ti avvicini a me; ti siedi sul
letto e mi accarezzi la testa con la mano libera.
«Sono qui.»
Sussurri e io annuisco strusciandomi ancora contro
quella mano che per anni ho cercato di afferrare, ma che ogni volta mi
sfuggiva.
Ma non questa volta.
Non più.
«Ho vinto io.»
Biascico in risposta e tu ridacchi, perché lo sai
che è vero, ma non te la prendi.
Ogni tanto è bello perdere, vero Riku?