Lacrime scarlatte

di Martha Malfoy
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Lacrime scarlatte


Quando sentii le ginocchia scontrarsi con l'asfalto duro, freddo, allora capii che avevo perso. Descrissi un cerchio con le mani sul leggero strato di ghiaccio sull'asfalto , poi le strinsi a pugno e ci posai sopra la testa.
Buio, è tutto quello che vedo,buio, è quello che c'è intorno a me, buio, soltanto buio, quello che sento dentro di me. Nel mio petto si trova un abisso, nel quale i sogni, le emozioni, quella poche persone coraggiose, o pazze ci si tuffano, speranzosi, per non riemergere mai più, risucchiati da una forza devastante.
Quella forza di cui sono privata, si concentra tutta in quel maledetto buco, e mi lascia senza niente, la forza di cui il mio corpo è privato.
Mi tiro su la manica sinistra, chiudo gli occhi quando passo la mano sulle cicatrici, spingendo sempre di più, fino a conficcare le unghie nella pelle, e riaprire i tagli più recenti.
Mi passo la mano sul braccio insanguinato, imbrattandomela di color vermiglio, mi passo le mani sul viso, cercando di fermare le lacrime che non mi ero neanche accorta stessero uscendo.
Le lacrime che si mischiano al sangue, piango sangue.
Piccole gocce scarlatte vanno a distruggersi sull'asfalto, interrompendo quello strato di ghiaccio che blocca tutto.
Blocca il respiro, mi accascio sulla strada, fredda, dura, non più dell'abisso che ho nel petto, boccheggio, alla ricerca di ossigeno, alla ricerca di vita, la sento tenermi per mano sospesa in un precipizio.

Non è forse quello che volevi?

Quelle lacrime scarlatte che non vogliono fermarsi, si ghiacciano prima di toccare terra, diventano piccoli cristalli vermiglio, piccoli boccioli di rose ghiacciate.
Le maniche inzuppate di sangue, ho di nuovo le unghie conficcate nel braccio, sto urlando.
Pazienza.
Non c'è nessuno.
Non c'è nessuno, solo io, no ci sono anche loro, loro hanno vinto alla fine, mi hanno vista crollare, mi hanno tartassato fino alla demenza.
Non che non lo fossi già.
Ora rido.
È una risata isterica.
Una risata da pazza.
Io sono pazza, lo sono sempre stata.
Lecco un dito insanguinato, il sapore mi scende lungo la gola.
Ho sempre amato il sapore del sangue.
È così simile all'amore, è come leccare dal dito l'amore, agrodolce, dolce come tutto quello che l'amore può dare, ma viene sopraffatto dal l'amaro, dal dolore, la pazzia.
Mi lascio cadere sull'asfalto, freddo, duro. Voglio solo un po' di pace, è tanto?

Si, e lo sai.

Si sta formando una chiazza scarlatta sotto e di fianco a me, sono immersa nel sangue.
Sono immersa nell'amore.

Non è forse quello che volevi?

Mi tiene per mano, lo sento, no vuole lasciarmi andare. Lasciami! Lasciami immersa nell'amore. Non vuole farmi lasciare questo posto, quella mano invisibile che mi tiene per il polso, non mi fa scivolare. Ma io voglio andare, voglio andare in un posto dove non serve il sangue per sentire l'amore.

È qui, e tu lo sai.

No, no, lasciami, scuoto la testa, sporcandomi anche i capelli biondo cenere di amore. Voglio raggiungerti, voglio stare di nuovo con te.

No, resta dove sei.

Vedo una luce, no due, un rombo, si avvicinano sempre di più, un suono, rumore, forte assordante, un urlo.
Sorrido.

-Amore, sto arrivando.-



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ANGOLO DELL'AUTRICE

Boh, non so esattamente cosa possa significare, mi è venuta così in un pomeriggio di sconforto...
Questo è quello che la mia mente contorta formula nei momenti di depressione...
Boh, fatemi sapere che ne pensate.

Martha Malfoy 




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