Faccio
una breve
premessa.
Sarà un anno che non scrivo, per mancanza di
ispirazione, voglia e tempo. Quindi sarà bene sapere su di
me che
preferisco fermarmi prima di scrivere boiate tirate via tanto per
accumulare capitoli.
Altra cosa da sapere su di me è che ho
scoperto Hellsing solo quest'estate, ma adesso non lo mollo
più.
Terza cosa: Nel dilemma fra Andersen e Anderson, io tifo
Andersen. Senza un motivo preciso.
Ultima cosa: il titolo di ogni
capitolo corrisponde a una canzone. Una canzone che ascoltavo
scrivendo quel capitolo, una canzone che lo rappresenta, una canzone
di cui vi consiglio (non vi obbligo, chiaro) vivamente l'ascolto
durante la lettura. Casomai vi fossero canzoni con lo stesso titolo,
ma di diversi cantanti, vi indicherò eventualmente l'autore
che
intendo in una breve nota a inizio capitolo.
Detto questo spero
possa piacervi (è la mia prima fic su Hellsing, non lo dite
a
nessuno) e ricordate che accetto sempre ben volentieri commenti e
critiche costruttive.
Buona
lettura!
1. Abraham's
Daughter
-Papà,
papà!
Un
uomo levò gli occhi
dal Vangelo che stava leggendo quando sentì una stretta
debole e
tremante all'altezza del polpaccio.
Abbassandoli
li posò su
una bambina non più grande di tre anni, che non riusciva
nemmeno ad
abbracciargli tutta la gamba, e che guardava verso l'altro con
speranza ed una lieve nota di supplica.
Al
vedere il suo volto,
prima seminascosto dal libro, la bambina assunse un'espressione
delusa e lo lasciò andare.
-Mi
perdoni, mi sono
sbagliata-Mormorò, mostrando una certa difficoltà
nell'articolare
la r.
Fece
per voltarsi e
correre via, ma l'uomo si chinò e la richiamò
indietro.
La
bambina si voltò senza
più l'ombra di un sorriso nel visino smunto, ed anzi lo
guardò con
una certa diffidenza.
-Hai
perduto tuo
padre?-Chiese l'uomo a bassa voce, cercando di non spaventarla
ulteriormente.
-Se
n'è andato sette
giorni fa-Rispose lei con una certa fretta, come se non vedesse l'ora
di essere lasciata andare. Tuttavia c'era qualcosa, negli occhi di
quell'uomo, come una certa autorità, che la spinse a
continuare.-Non è mai stato via così tanto, io ho
freddo, ho fame,
ho paura...-E si bloccò, le labbra tremanti indice di un
pianto
imminente.
-E
la tu mamma?-Continuò
l'altro, cercando di addolcire ancora il tono.
-Oh!Lei?-Esclamò
la
piccola, sgranando gli occhi-Lei è andata col buon
Gesù.-
Lui
sospirò,
impensierito.
-Capisco.
Come ti chiami?
-Non
lo so.
-Possibile?Come
ti chiama
tuo padre?
-Ehi
tu, di solito.
L'uomo
annuì gravemente,
riflettendo. La bambina intanto si strinse nel cencio lurido e
sbrindellato che indossava e che non le arrivava nemmeno a
metà
coscia, decisamente inadatto a quell'inverno rigido. Gli lanciava
occhiate occasionali di sottecchi, studiandolo. Tuttavia dopo qualche
istante la sua osservazione fu interrotta da un violento accesso di
tosse, e il suo interlocutore si risolse velocemente.
-Vuoi
venire con me?-Le
propose-Ti darò da mangiare e ti aiuterò a
trovare tuo padre. Va
bene?
Per
lui, la bambina aveva
tutte le carte in regola per essere stata abbandonata.
Abituato
com'era alle
reazioni di gioia che accompagnavano quella proposta, rimase sorpreso
e turbato dalla reazione della bimba.
Quella,
infatti, prese a
tremare violentemente, azzardando un passo indietro.
-No-Rispose,
a malapena
udibile.
-No?-Ripetè
lui, notando
che, sotto lo sporco, la bambina era diventata più pallida
di quanto
fosse possibile-Non vuoi mangiare?Non vuoi ritrovare tuo padre?
Lei
scosse la testa.
-Non
mi fido di
lei-Balbettò, indietreggiando di un altro passo.
-Mi
picchierà come tutti
gli altri. Non è così?Non è
così?-Ripetè quando non ricevette
risposta.
L'uomo
serrò le labbra in
una linea sottile, scuotendo brevemente la testa, e allungò
le
braccia verso di lei.
Spaventata
com'era, la
piccola non osò neppure muoversi. Avvezza alle violenze
com'era,
anzi, calcolò che sarebbe stato meglio assecondare uno
così grosso
che prenderle da lui.
Sobbalzò
quando sentì
che quelle braccia erano anche più solide di quanto avesse
temuto.
Venire accomodata contro il petto coperto di stoffa nera, poi, parve
non esserle di alcuna consolazione: i denti le battevano come
nacchere quando guardò verso l'alto.
-Adesso
io e te ce ne
andiamo in un bel posto, hm?Ti porto al sicuro-Sussurrò
l'altro,
cercando di farle coraggio e carezzandole i capelli infangati con una
mano inguantata di bianco.
Fallì
nel suo intento: la
piccola si lasciò andare ad un pianto inframmezzato di
strilli e
colpi di tosse, disperato al punto di stringere il cuore anche ad un
sasso.
-No,
no, non voglio, per
favore-Singhiozzò, serrando gli occhi-Mi picchi, per favore,
non
voglio...
Corrugò
le sopracciglia a
quella supplica, confuso.
-Non
voglio affatto
picchiarti, sta tranquilla-Mormorò, iniziando a camminare.
La
folla, impegnata
com'era nei suoi affari, di certo non badava a quei due.
-Lo
so cosa vuole
fare...Per favore, piuttosto mi picchi-Pianse ancora la piccola.
-Non
ti farò del male,
non aver paura.
-Non
è vero!-Urlò,
battendogli il pugno sul petto-Non è vero...
Iniziò
a cullarla; non
capendo la sua reazione, lasciò che piangesse
finchè, stremata
dalla malattia, dalla paura e dalla fame, non si lasciò
cadere
svenuta fra le sue braccia.
Sospirò,
coprendola con
un lembo del suo cappotto.
Era
così leggera che se
non l'avesse avuta sotto gli occhi non si sarebbe nemmeno accorto di
averla in braccio. Il colore dei suoi capelli era reso indefinibile
dal fango, aveva le labbra blu e spaccate dal freddo ed era tutta
nera dallo sporco. Lo straccio che le cascava addosso mostrava le
ossa sporgenti delle costole e il ventre rigonfio. Era sicuramente
denutrita e, a giudicare dai colpi di tosse che la squassavano di
tanto in tanto, doveva avere come minimo una bronchite.
Immerso
com'era nei suoi
calcoli, non si accorse di essere arrivato all'orfanotrofio
finchè
qualcuno non lo salutò con un “Sia lodato
Gesù Cristo”.
-Sempre
sia
lodato-Rispose, come d'abitudine.
Il
prete lo fermò.
-Cos'ha
in braccio?
-Un'orfana,
padre-Rispose,
discostando appena il cappotto per lasciarlo vedere-Pare che sia
stata abbandonata.
-Quella
povera creatura
versa in condizioni terribili-Convenne l'altro, dopo averla esaminata
brevemente-È una fortuna che sia ancora viva.
-Già.-La
rincantucciò
nuovamente sotto le falde, poi alzò lo sguardo sul prete.
-Vedesse
poi che paura
aveva quando l'ho raccolta dalla strada. Ha pianto talmente tanto che
è svenuta, intendo ricoverarla il prima possibile. Se vuole
scusarmi..
-Prego,
prego. Buona
giornata, padre Andersen.
-A
lei.
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