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Questa fan fiction racconta la storia di due ragazzi
omosessuali. A uno dei due è vietato dal padre di vedere
l'altro, ma lui non può evitare di pensarci.
La storia si apre con una lettera, ma il racconto non sarà una raccolta di epistolari.
Amato Rikard, tuo Josh
"
07 gennaio 1992
Scusami se sono tre mesi esatti che non ti scrivo neppure una riga, ma
non sapevo come farti pervenire le missive. Ora invece Clara viene a
trovarmi una volta alla settimana ed è lei che ti ha messo
questa lettera nella cassetta della posta. E' sempre stata così
gentile, e poi è l'unica persona che i miei genitori mi fanno
incontrare. I ragazzi sono vietati.
Dalla finestra della mia stanza si vede casa tua, sai? Non ce ne
eravamo mai accorti, oppure la nostalgia sta alterandomi la vista. Mi
manchi, tantissimo. Penso spesso a te, un pò perchè mi
è sempre venuto così naturale, un pò perchè
la tua persona è ormai l'ultima cosa che riesce a risvegliare in
me sentimenti umani. L'idea di non poterti vedere mi sta facendo
diventare pazzo. Fuori deve fare molto freddo, perchè i
caloriferi sono ustionanti. Fa caldo quasi come all'inferno qui. Ormai
rimango chiuso nella mia stanza, quella che tu conosci tanto bene e
penso. Penso a come tutto quello che è successo si sarebbe
potuto evitare. Sarei potuto essere meravigliosamente nei loro
standard, e invece sono diverso. Sto espiando la mia colpa, spero che a
te non accadda nulla di simile. Infondo i tuoi genitori sono sempre
stati molto aperti, o almeno così mi erano parsi. Mia madre mi
ha detto piangendo che non sono un buon cristiano, non sò come
ho fatto a trattenermi dal ridere. Oddio, mia madre è sempre
stata una buona cristiana, Rikard, davvero, ma non mi sembra che
Gesù abbia detto che gli omosessuali bruceranno all'inferno, o
almeno credo. Sempre meglio di quello che mi ha detto mio padre.
Sono stanco, Rikard. Passo le giornate sdraiato sul letto, ad osservare
il soffitto finchè non mi si annebbia la vista. Non ho altro da
fare, purtroppo mi sono accorto che senza di te le mie giornate
appaiono più vuote ed inutili di quanto tu possa immaginare. E
sarà così per moltissimo tempo ancora.
Credo di avere la febbre, perchè il calore che mi arde il corpo
non cessa. Spesso i miei genitori mi parlano. Lo sò per certo
che lo fanno, perchè malgrado non sento alcun suono, vedo le
loro labbra muoversi per formare parole più o meno articolate.
Forse sto perdendo l'udito, magari è colpa della febbre. Con
tutto il cuore spero di riuscire a sentire almeno se tu mi dirai che mi
ami ancora. Voglio sentire le tue parole e il tono dolce della tua
voce. Ho trovato dei depliant sul tavolo in salotto. Li ho buttati nel
camino ed hanno subito preso fuoco. Li ho osservati bruciare,
perchè erano su un collegio per trasformare gli omosessuali nei
loro canoni di "normalità". Non voglio che mi mandinò
lì. No, non è giusto. E poi è così lontana
dalla nostra amata Heidelberg. Il collegio è a Francoforte. Non
ci voglio andare.
Ha ripreso a nevicare. Sono migliaia di turbinii infiniti di cenere
bianca che si posano su ogni cosa. I ponti sono tutti bianchi, il
castello, le case degli studenti. Tutto è bianco, anche la torre
del campanile sta diventando cangiante. Guarda verso il fiume, vedrai
casa mia, ne sono certo. Tu devo supplicare di non suonare più
il mio campanello, ne tanto meno di telefonare a casa. Ti potrà
sembrare che io ti stia chiedendo di lasciarmi in pace, tutt'altro. Ti
stò supplicando di far calmare le acque ancora. Dammi tempo.
Prima o poi si stancheranno e la mia - la nostra - omosessualità
passarà in secondo piano. Ne sono certo.
E se ti sentirai solo, se non riuscirai a fermare i tuoi impulsi e le
tue passioni cerca un'altro ragazzo. Te ne supplico, non vorrei essere
motivo di infelicità. Cerca l'amore dove meglio credi, non
potrò rimproverartene. Vorrei solo sapere se stai bene,
perchè finchè tu stai bene anche a me non va così
male come credi.
Continuano a dirmi che sono sbagliato, e un pò ti dirò
che inizio a temerlo di esserlo. Ho paura, perchè infondo - di
pure quello che vuoi - siamo diversi. Lo siamo sempre stati dalla prima
adolescenza. Da quando ho imparato a conoscere la tua pelle millimetro
per millimetro e il sapore che ha la tua saliva quando ci nascondevamo
in bagno e ci baciavamo di nascosto. Rimembro ancora di quella sera
dove ci siamo baciati sul ponte. E' stato magnifico, tutto verde
attorno a noi, un serpente d'acqua azzurra e il sole che tramontava
moribondo in sfumature carminio e vermiglio. Di come le tue mani
cercavano la mia testa e la tenevano ferma, di come ci baciavamo
controllatamente prima - col timore di essere visti. Di come poi
abbiamo stupidamente ignorando queste paure lasciandoci accecare dalla
passione. E' stato un'ultimo addio, devo dire che è quello che
si è conservato meglio. Mi ricordo mio padre che urlava
bastardo! e altre ingurie che si persero nel vento. Di come ti scosse
per le spalle, del pungo nel mio viso, del calore che provavo sul viso.
Quel calore non mi ha abbandonato più.
Ho la febbre, Rikard. Domani arriva la psicologa, che schifo. L'ha
chiamata mio padre per farmi cambiare. Ti amo, Rikard. Mi manchi da
impazzire. Rileggendo queste ultime frasi mi sembrò una
ragazzina davanti al pripio idolo, ma non riesco a dire nient'altro.
Ieri notte ho sognato i tuoi capelli biondi e i tuoi occhi azzurri. Ti
ho sentito ridere e la mattina ero di buon umore.
Ti devo confessare una cosa, Rikard. Sei stato il mio primo ragazzo.
All'età di diciassette anni non ho avuto nessuno (o
nessun'altra) all'infuori di te. Forse è per questo che sono
così attaccato a te. Forse.
Siamo meravigliosamente normali. Credici e dammi la forza per farmi credere anche a me.
Tra due giorni i miei genitori usciranno a cena per festteggiare il
loro ventesimo anno di matrimonio. Tanti auguri, ma la notizia stupenda
è che sarò a casa da solo. Per quella data sarà
già lunedi, e il lunedì i tuoi genitori non esconi a
lezione di ballo?
Vieni, per favore.
Come stai? I tuoi genitori l'hanno presa bene? Sò che mio padre
gli ha telefonato, mi cruccio se ti ho arrecato dolore, amore mio
dolcissimo. Io mento a loro, faccio finta. E con gran meastria tiro
avanti. Finchè loro mi dicono così, io faro finta di
crederci.
Per sempre tuo, Josh.
P.S. Dai le lettere a Clara, se desideri rispondermi."
Il moro prese una busta e solennamente piegò il foglio di carta
in quattro e ve lo ripose. Lo consegnò ad una ragazza bionda che
poteva avere una quindicina d'anni.
-Grazie, Clara... Ti devo la vita.-
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