Al Centro del Cielo
Terza Stella: Mintaka
Loki era stato per Frigga
il figlio che l'aveva completata. Più bisognoso di presenza
ed attenzioni del suo irruento fratello, più delicato
nei modi e nelle espressioni. Ciò che Thor pretendeva con urla e capricci lui chiedeva con un
braccino teso e gli occhioni verdi imploranti.
Quello che il primo rompeva nella sua furia ludica, il secondo raccoglieva
goffamente. Thor si addormentava di schianto,
paonazzo per le corse e le risate mentre Loki si
beava del silenzio e della tranquillità delle carezze materne.
E quando Thor aveva
iniziato a vantarsi della sua forza ed aveva cominciato a palesare l'arroganza
degna di un guerriero asgardiano, Frigga aveva preso
la mano di Loki e l'aveva condotto tra le mura sicure
della biblioteca. "Perché siamo qui, madre?"
"Per
addestrarti ad essere il migliore."
Lui scrollò la testa infastidito: "L'avete già il figlio migliore,
perché perdere tempo con me?"
"Non fingere di
essere lo sciocco che non sei. Tuo fratello ha
ereditato da tuo padre la forza e la..."
"Stupidità?"
"LOKI! Come
osi...!"
Piegando la testa di
lato, si era esibito in uno dei suoi sguardi furbescamente pentiti: "Non
era mia intenzione mancare di rispetto a padre."
Si era affrettato a pigolare: "Tuttavia non posso
capacitarmi che Thor abbia ereditato da te questa sua
prerogativa."
Rifilandogli un
buffetto sulla guancia Frigga lo avvisò di non
ripetere mai più una cosa simile: "Tuo fratello non è stupido. Avete due
caratteri, due corpi, due grandi doni diversi: eppure avrete lo stesso,
identico destino da compiere."
"E il mio grande dono, quale sarebbe? Perdonami madre,
ma non riesco proprio a comprendere." Frigga si era seduta su un seggio e aveva fatto cenno a Loki di prendere posto in quello di fronte al suo. Poi aveva alzato la mano e l'aveva aperta: sul palmo candido, una
piccola sfera di luce verdognola prese forma,
allungandosi e schiacciandosi, sino a formare un piccolo serpentello
che guizzava tra le sue dita. Loki lo fissava rapito:
"Ciò che scorre nelle mie vene è anche nelle tue. Ed
è un dono prezioso, forse molto di più della forza
bruta, ma non tutti avranno la fortuna di comprenderlo."
Loki allungò la mano sfiorando il serpente luminescente.
L'apparizione si avvolse lentamente tra le sue dita sottili, risalì il dorso e
poi il polso, sotto il suo sguardo incantato e quello compiaciuto di Frigga.
"Se lo vorrai, ti insegnerò tutto il mio sapere. Che, ti posso assicurare, non si limita semplicemente ad
evocare figure evanescenti. Vuoi?"
Loki aveva guardato l’apparizione, poi sua madre,
poi di nuovo il piccolo serpente. Ed infine aveva
sorriso.
Quando entrò nelle
sue stanze Frigga gli restituì lo sguardo attraverso il riflesso della specchiera,
fermandosi un attimo dallo spazzolarsi i capelli e rivolgendogli un breve
sorriso: "Il mio Re sembra stanco e provato."
"Lo è."
Odino si sedette su una poltrona vicina alla loggia aperta e la guardò
sciogliersi l'ultima treccia, domandandosi da quando
aveva iniziato a trovare i suoi movimenti talmente famigliari da non subirne
più il fascino. Un tempo bastava intravedere la spalla di
Frigga attraverso le trasparenze dei suoi abiti da camera per cadere
preda della frenesia. Ora, lei che si scioglieva i capelli davanti allo specchio era semplicemente l'emblema della tranquillità
della sera, l'arrivo di un sonno ristoratore troppo breve per essere davvero
tale. Era tempo di riposarsi davvero, di chiudere gli occhi e non essere più
l'onnipresente e onnipotente Odino.
"Ho scelto." Annunciò
improvvisamente, e la mano di Frigga fremette e si
abbassò per appoggiare la spazzola sul ripiano di marmo. Poi la Regina si voltò
lentamente e restò in attesa che Odino proseguisse:
"È tempo che Thor sia Re."
"Quindi hai
scelto lui per prendere il tuo posto alla guida di Asgard: ne sono felice."
"Non mi sembri
sorpresa, e ti conosco abbastanza per capire che non
ne sei completamente d'accordo."
"Sapevo che
questa sarebbe stata la tua decisione finale. Siete fatti della stessa stoffa e
comprendi meglio le sue azioni ed i suoi pensieri. Ne
sono felice, davvero; lo sarei stata in ogni caso. Ed
in ogni caso ne sarei stata spaventata. Se tu avessi
scelto Loki, Thor avrebbe
incenerito mezza Asgard per il disappunto. Lo scorno di
Loki sarà meno palese, ma più radicato, temo."
"Se ne farà una
ragione. Thor è il maggiore e il più forte, il popolo
lo ama."
"Son certa che tu non l'abbia scelto solo perché grande
avventore di locande. Tuttavia è anche impulsivo,
impaziente, sovente iracondo. Avrà bisogno di suo fratello, che lo aiuti a
riflettere e ne mitighi le intemperanze."
"I pregi ed i
difetti di uno compensano quelli dell'altro. Nessuno dei due potrebbe governare
da solo." Concorda Odino. "Quanto a
noi..."
"Finalmente
potrai cadere nel tuo sonno senza temere per il tuo risveglio." La Regina sorrise, raggiunse
Odino e si sedette al suo fianco posando la mano sulla sua ed intrecciandone le
dita. "Il tuo spirito si rinfrancherà e troverai nuova forza e nuovo
vigore."
"Lo spero. Dovrò
passare ancora del tempo accanto alla mia energica Regina, non voglio attardare
il suo veloce passo." Si scambiarono un sorriso,
e rivolsero i loro sguardi al di là della balaustra
dorata della loggia.
"Mi mancherà
questa vista. Dopo tutto questo tempo, trovo la notte di Agard è una vista che mi meraviglia." Sospirò Frigga. "Hai già pensato a dove dimoreremo?"
"Questo è
compito tuo. Pensavo volessi tornare a Fjörgynn, ti è
sempre mancata la tua terra!"
"Passare il
tramonto della mia vita nel luogo che ne ha visto l'alba? Sarebbe
dolce, non lo nego. Ma a quel posto mi riporta
alla memoria anche ricordi tristi. Meritiamo una dimora che ci rassereni, non
che ci incupisca. Fensalir,
che te ne pare? È tranquillo e
vicino comunque alla Capitale. Nel caso ai nostri
figli occorra aiuto..."
Ad Odino scappò uno
sbuffo quasi ilare: "Pensi già ai nipoti, nevvero? Non hai tutti i torti,
con Lady Sif sempre più vicina a Thor."
Lei scrollò le
spalle: "Sono eccessivamente amici, non credo che Thor
possa volerla in sposa. Ne apprezza la spada e la
lealtà, ma non vedo altro nel suo sguardo. Quanto a Loki,
invece, non sembra reputare nessuna fanciulla alla sua
altezza; me ne rammarico, ma sono sicura che presto o tardi cambierà
idea."
"Fensalir." Mormorò Odino. "Approvo questa scelta.
Mi hai seguito attraverso guerre e difficoltà nelle mie stagioni migliori, ed
io ti seguirò in un tranquillo autunno."
Ma gli occhi di Frigga erano persi altrove, nell'angolo di cielo buio alla
vista di Odino.
Il figlio che aveva
avuto senza il dolore del parto si era rivelato quello
che più le aveva inflitto sofferenza.
Composta, senza più la sfumatura di un sorriso né il barlume
irriverente negli occhi celesti, Frigga era diventata l'ombra della Regina
energica e vivace che era sempre stata. Presenziava ai
banchetti solo per onore all'etichetta, ma restandone sempre in disparte,
dileguandosi presto e senza mai attendere Odino.
E passava molto tempo in solitudine, persa tra
il dedalo di corridoi e stanze del Palazzo, segretamente concentrata a scandagliare
ostinatamente l'Universo con la sua magia.
"Sì, cerco
lui." Aveva ammesso, una notte senza luna in cui Odino l'aveva sorpresa.
"Lo cerco per dare a mio figlio almeno un funerale."
Odino non aveva
aggiunto nulla. Le aveva sfiorato la guancia, trovandola umida, in una ruvida
carezza e se ne era andato quando lei gliel'aveva
chiesto.
Era stata la prima
ad essere avvisata, quando Loki era tornato in ceppi
e catene. E per la prima volta in tutta la sua vita,
Frigga era corsa da Odino per implorarlo.
"Ti rendi conto
della gravità dei suoi crimini, vero?"
"Non li nego. Nè ti chiedo di non punirlo. Solo, se la vita che hai
condiviso con me è valsa qualcosa, ti chiedo di non
ucciderlo."
"Frigga...!"
"Non puoi
uccidere nostro figlio."
Odino aveva scosso
la testa: "Non è nostro figlio, non le è mai stato."
"Un tempo ti dissi che si è madre o non lo si è, e che quando si è madre
lo si resta per tutta la
vita. Sono stata la madre di Loki,
e nonostante tutto il suo astio e la sua rabbia,
nonostante le sue colpe ed il suo tradimento, lo sono ancora. Lo sarò sempre.
Non uccidere mio figlio, Odino."
Il volto accigliato
del Re si era infine disteso in un'espressione stanca. Aveva posato Gugnir e le aveva stretto le mani
tra le sue: "Tra le mie colpe più grandi c'è quella di averti caricato la mia Regina di un
fardello troppo grande. Possiedi spalle forti, ma il peso è stato troppo
logorante, ed ora temo che se seguissi ciò che la
logica e la legge mi indicano di fare, questo peso le sfonderebbe e
schiaccerebbe il tuo cuore. Non condannerò a morte Loki."
"Ti
ringrazio."
"Ma non posso
permettere che tu gli faccia ancora da madre. Devi
liberarti da questo peso, Frigga, e concentrarti sul figlio che ci ha reso
orgogliosi. Thor è un uomo, ormai, ed è pronto al
Trono. Ha bisogno anch'egli di sua madre, e più meritevole delle sue attenzioni. Non voglio che tu scendera
nelle prigioni a fare visita a Loki, ma ti permetterò
ancora una volta di incrociare il suo sguardo: capirai così chi è egli
veramente, e potrai allontanarlo dal tuo cuore."
"Chi sono io
per andare contro al volere di Odino?" Frigga
aveva distolto gli occhi e, senza aggiungere altro, aveva lasciato la stanza.
Aveva dato ordine che Frigga indossasse i suoi abiti nuziali, ed
aveva vegliato tutta notte la salma composta nella perfezione del suo sonno,
accanto a Thor. Erano stati a lungo in silenzio, ed
infine il Re aveva domandato al figlio se provasse più
rabbia o rammarico.
Thor aveva stretto i pugni e contratto la mascella,
ed infine aveva sussurrato: "Dolore, padre. Ora sento solo quello."
"Comprendo. La
rabbia arriverà." Si avvicinò alla barca argentata in cui era adagiata la Regina. Le accarezzò la
guancia gelida ed aggiustò una ciocca di capelli color miele sul cuscino. Fu
colpito improvvisamente dalla consapevolezza che non sarebbero
più stati spazzolati al termine di una giornata, che non le avrebbe più parlato
guardando il suo riflesso nello specchio della sua camera né che avrebbero
dimorato mai a Fensalir.
Che
quello che avevano vissuto insieme era stata una lunghissima, burrascosa estate
che non sarebbe mai terminata in un mite autunno.
Quelle labbra
serrate non si sarebbero più increspate in una smorfia di disappunto né stese
in un sorriso. Ed i suoi occhi celesti non avrebbero più scorto nulla al di là del buio assoluto.
Frigga sarebbe stata ricordata come una sposa fedele, una madre
tenera, una Regina energica, eppure prima di tutto era una donna che tesseva la
magia e la trapuntava di segreti. Ne aveva avuti,
anche per lui, e li lasciava trapelare nelle parole o in una sfumatura dello
sguardo celeste.
A volte Odino era
stato tentato di interrogarla, di chiederle cosa si celasse dietro a quelle
mezze frasi o alle sue espressioni accorte.
Ma aveva sempre rimandato. Accecato dalla sua
consueta presenza la dava per scontata e certa. Eterna. Frigga
ci sarebbe sempre stata, tra le colline verdi del Fensalir,
a vegliarlo nel suo sonno e ad accogliere il suo risveglio con le guance
colorate dall'emozione.
Odino lasciò
scivolare le dita lungo la stoffa trapuntata delle vesti, aggiustò la spada che
le era stata posata in grembo e raccolse il sottile velo ancora piegato ai suoi
piedi, per stenderlo e ricoprila. Fuori
dalla vetrata le prime luci dell'alba irroravano la stanza di una fioca
luce rosata. "La rabbia arriverà" ripetè a Thor, sentendola già contaminare il suo cuore e renderlo
ancora più pesante. "Tienila cara. Ti occorrerà tutta, se vorrai vendicare
tua madre."
Sotto lo sguardo di
una città in lutto, di famiglie spezzate e rovine ancora fumanti, la barca
argentata di Frigga era scivolata per prima lungo i
canali cittadini. Aveva accolto le onde del fiume seguendone il moto
dolcemente, ed era stata seguita da un corteo di altre
piccole barche, meno ricche e meno decorate, ma accompagnate sempre dai medesimi
canti atoni e dalle stesse lacrime.
Gugnir era stata per Odino improvvisamente pesante da
tenere dritta, e ancora di più da sollevare e battere a terra, per il segnale
agli arcieri.
E dopo la prima
freccia scoccata, che aveva acceso la barca Reale, il cielo di Asgard era stato solcato da altre centinaia, migliaia di
strali infuocati.
La vecchia Eir pensò che non ne vedeva
così tante morti tutte insieme dai tempi del Morbo. Alzò la mano lasciò che le dita torte
dall'artrite lasciassero andare la sua sfera opalescente, il suo
omaggio ai caduti, ed il nuovo rammarico di un altro lutto a cui essere
sopravvissuta andò a fare compagnia agli altri che l'avevano preceduto.
La barca della
Regina oltrepassò il limite del Bifrost e restò per un istante sospesa nel vuoto, prima che la vampa si
cristallizzasse improvvisamente librandosi verso il centro del Cielo in una
scia azzurra di nuove, splendide stelle.
Il Re ha dato ordine che la ricostruzione proceda velocemente, eppure
non sopporta il rumore dei lavori. Tiene le porte della Sala del Trono sbarrate
e le finestre coperte da pesanti tendaggi che a malapena lasciano filtrare la
luce del giorno.
Ora è suo il tempo
dell'attesa, e seduto sul Trono riesce finalmente a capire quanto possa essere stato angosciante per Frigga.
Anche lei faceva tacere ogni rumore? Anche lei soffriva la luce del sole?
No, il cuore di Frigga non era mai contaminato dalla rabbia sorda e folle né
dal dolore di un lutto. Ma doveva comunque essere
stata ancora più forte di quanto già non pensasse, per non essersi consumata
come una candela.
Una guardia aprì
appena il portone di ingresso alla Sala e si prostrò
davanti ai gradini del trono: "Giungo ora da Svartalfheim,
Sire. Porto notizie."
"Parla."
"Abbiamo
trovato un corpo."
Odino chiude l'unico
occhio per non vedere la guardia annuire: "Loki." Si alza e muove i passi stanchi attorno al trono,
dando le spalle alla Guardia. "I tuoi servigi saranno ricompensati. Vai
ora."
Non sente la guardia
rispondere né muoversi. Odino ne apprezza il rispetto
del suo bisogno di silenzio.
Quando però si volta nuovamente la trova in piedi,
ancora al suo posto, con la lancia appoggiata a terra e l'elmo in mano.
"Ho detto che puoi andare, o vi è altro?"
La guardia ha un
sorriso affilato e gli occhi verdi.
Odino ci impiega un secondo in più del dovuto a riconoscerli.
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E come direbbe Loki: Ta-daaaan! È finita, finalmente, e ho lasciato il finale il sospeso per il semplice
fatto che ognuno si può fare tranquillamente il proprio 'film' mentale su dove
sia finito il Vecchio Orbo. Personalmente, credo sia stato infilato insieme
all'Aether dentro alla 'scatolina' che Sif porta dal Collezionista. Tipo Kinder
Sorpresa.
Grazie
a chi ha letto e partecipato a questa storia.
Commenti
e critiche (Purché costruttive) sono sempre accettatissime.
Grazie
ancora e sia sempre Lode ad Odino. No, non il Disperso. L'altro. ;)
EC.
E dimenticavo, come sempre, di segnalarvi il mio ask, nel caso qualcuno avesse domande, curiosità o semplicemente volesse fare due chiacchiere: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos