Dear diary

di anorexic of emotions
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I muri erano tutti bianchi, senza neanche un quadro o una foto. I divani erano ricoperti da lenzuola bianche; sulle mensole, libri e fumetti impilati con cura, impolverati, mai toccati e, negli angoli, oggetti accantonati d'ogni sorta. Silenziosa, sembrava quasi che quella casa non fosse abitata e per tutto l'anno, Nicole aveva avuto l'impressione che somigliasse ad un ospedale psichiatrico.
Ultimamente, però, si avvicinava il Natale e quindi c'era bisogno di cambiare qualcosa, per somigliare a persone normali e felici, a cui piace stare tutti allegramente in famiglia a discutere di cos'è successo oggi e di quello che abbiamo intenzione di fare, anche se alla fine, nella nostra famiglia, non si fa mai niente.
Per questo, gli addobbi vanno messi vicino alle finestre. Chi guarda la casa da fuori, sua madre credeva, l'avrebbe vista meno inquietante e più natalizia. "Stronzate!- pensò, accendendosi un'altra sigaretta -Come se la gente che passa fuori si mettesse davvero a sbirciare nelle nostre finestre per vedere se abbiamo dei begli addobbi o se ci piace il Natale."
Aspirò di nuovo, e anche se si avvicinava il Natale, il sapore della sigaretta non era cambiato. Come non erano cambiati i suoi pensieri e le sue idee.
"Come se qualcuno passasse mai fuori casa nostra". Si corresse, deprimendosi.
Buttò via il mozzicone e scese al piano di sotto, guardandosi intorno.
Un pino ricoperto di neve finta, di palline bianche e di lucine bianche che si muovevano sempre più velocemente e quel ritmo le faceva girare la testa, messo insieme a quello più placido delle lucine colorate che sua madre aveva applicato con cura sulla finestra e a quello cangiante delle lucine che si trovavano in giro per tutta la casa. Si avvicinò ai mobili, sempre così disordinati, e notò che erano stati svuotati, per far spazio a candeline dorate, angioletti e alberelli di porcellana e tanti, troppi presepi in miniatura. Sulle pareti adesso erano affisse pacchiane rappresentazioni di Babbo Natale, quadri di angioletti e altre palline, agrifogli e altro ancora, le veniva il voltastomaco. Sembrava di stare in uno di quei discount cinesi che diventano tutti rossi dal 15 dicembre al 9 gennaio.
Guardando quelle decorazioni, ricordò il Natale dell'anno prima, la tristezza di un anno che passa senza neanche darti il tempo di crescere, lo stress dei regali, del cenone, del cucinare e soprattutto del fare i piatti dopo. Il senso di vuoto e solitudine, la noia.
E una lacrima le comparve sul viso: quell'anno sarebbe stata esattamente la stessa cosa. Avrebbe ripensato a quello che era successo e si sarebbe trovata piena di rimpianti che non sapeva nemmeno di avere, avrebbe ricordato solo i momenti di merda, perché quelli belli, in queste occasioni, non le venivano in mente mai. Avrebbe represso ancora più rancore verso altre persone, ma soprattutto verso se stessa. Stava già iniziando a realizzare che quando sarebbe cresciuta si sarebbe comportata esattamente come sua madre.




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