IL VELENO DI GOTHAM

di Neverland98
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Una risata forte, paurosa, decisa echeggia tra i muri silenziosi di Gotham.
“O no, pasticcino. Guarda che hai fatto!”
La voce di Harley è sempre stata troppo acuta, troppo squillante, addirittura insopportabile per una persona normale.
Per una persona normale.
Joker le circonda le spalle con un braccio: “Tranquilla, mia cara, va tutto secondo i piani!”
Harley si stringe al petto del clown sfoderando un sorrisetto cattivo: “Secondo te cosa farà quando lo scoprirà?”
“Ci rincorrerà, Harley, come sempre...” dice con voce eccitata, con gli occhi che fissano un punto imprecisato nel cielo.
“Ma Mr. J, avremmo potuto eliminare ogni traccia! Ci saremmo risparmiati una fuga estenuante tra i tetti!”
“Oh, Harley, Harley. - le accarezza i codini biondi - Ma allora dove sarebbe il divertimento?”
 

 

***

 


“Chiudi gli occhi!”
“E va bene!” ridacchiò Selina portandosi le mani sul viso.
“Non sbirciare...” la voce di Bruce era più distante, probabilmente era uscito dalla stanza.
Una stanza grande quanto la casa di Selina.
La donna allargò appena le dita quel tanto che bastava per dare un'occhiata furtiva nel salotto.
Lei se ne stava seduta in poltrona vicino al camino, di lui nessuna traccia.
“Ta daa!”
Bruce le allungò una confezione rettangolare incartata di blu, Selina la aprì velocemente.
All'interno, adagiato su un velluto scarlatto, se ne stava un delizioso bracciale di diamanti.
“O mio Dio, Bruce, è bellissimo!” esclamò mettendoselo al polso, “Grazie!” lo abbracciò forte e lo baciò. “Buon san Valentino!” le sussurrò all'orecchio.
Lei non gli aveva fatto regali, del resto cosa si può regalare a un miliardario?

 

 

***




“Questo posto è fantastico!” commentò Selina sorseggiando un po' di vino.
Lo era davvero. Avevano scelto uno dei ristoranti più in vista di Gotham, che ovviamente era pienissimo la sera di San Valentino.
Bruce si stava rilassando, le dieci di sera e non era ancora successo niente. Forse anche i criminali avevano altro da fare quella sera...
Si soffermò ad osservare Selina intenta a leggere il menù, si chiese se un giorno le avrebbe rivelato di essere Batman, ma non era ancora certo di potersi fidare di lei. Dopotutto era sempre Catwoman, una criminale, una sua nemica. No, non poteva fidarsi di lei.
Continuarono la cena tranquillamente, senza parlare un granchè.
Ognuno aveva i suoi demoni da nascondere.
“Che facciamo ora?” chiese lei sorridendo dopo che furono usciti dal ristorante, stringendosi nel cappottino.
“Io avrei un'idea...” Bruce le prese il volto e iniziò a baciarla.
“Aiuto!” un ragazzino di circa sedici anni li oltrepassò correndo, senza smettere di urlare
Bruce lo bloccò per un braccio: “Che succede, ragazzo?”
“Le persone... In piazza... stanno.... morendo!”
“Come morendo?” si intromise Selina.
“S..sì... A un certo punto hanno iniziato a cadere... è il caos...” farfugliava agitato il ragazzo.
“Ma qualcuno sta sparando?” gli domandò Bruce, continuando a tenerlo per un braccio.
“No, no! Solo che... cadono... così... di colpo... ! Aiuto!” si liberò dalla presa e continuò a correre e a chiamare aiuto.
Bruce e Selina lo videro scomparire nella direzione opposta.
“Selina... io... io ho paura! Ci dev'essere qualche pazzo in giro!” mentì Bruce, cercando una scusa per poter indossare i panni di Batman.
“Uh? Si... ahem... si, anch'io! Mi accompagni a casa?” si strinse al braccio dell'uomo.
Anche lei cercava una scusa per indossare i panni di Catwoman.
Così simili, eppure così diversi.
 




 

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