The Daydreamers' Carol –
Maybe I fall in love
“...what have we founds?
The same old fears...”
Stupida radio. La spengo
prima che parta il ritornello e parcheggio la macchina in silenzio.
Vorrei tanto conoscere i direttori delle stazioni radio per chiedergli
se spiano i loro ascoltatori per decidere cosa mandare in onda, non è
possibile che quando ti va storto qualcosa c'è sempre, puntuale, una
canzone che te lo ricorda. Soprattutto quando c'è di mezzo un uomo.
Rientro in casa, poso le
chiavi della macchina e afferro il guinzaglio.
«Tonyyyy, dai bello andiamo
a fare una passeggiata.»
Meno di tre nanosecondi
dopo il mio cagnolone, golden retriever di 7 anni, mi corre incontro
riempiendomi di feste e baci.
«Buono bello, andiamo
fuori.» lo incoraggio a stare tranquillo mentre gli allaccio il
collare.
Poco dopo sono di nuovo a
contatto con l'aria gelida con la quale si è presentato dicembre. Odio
il freddo, mi entra dentro e prima che riesca a scaldarmi del tutto
arrivo a piedi in Messico. Come se non bastasse non sopporto la gente
che in questo periodo da letteralmente di matto; li vedi passare
giornate intere a comprare regali su regali per tutti i negozi di New
York e quando vedono un addobbo natalizio parte l'acuto «Guarda che
carinooo! Sarebbe perfetto per il mio alberello!»
Per questo non sopporto il
Natale. Eppure da piccola ne ero innamorata, come una qualsiasi
dolcissima bambina; poi sono cresciuta. Più che altro collego al Natale
la maggior parte delle mie...disgrazie?! Ma sì, facciamo le drammatiche!
Non vi faccio l'elenco
perché vi annoierei, ma vi basti sapere che in questo periodo dell'anno
ben quattro volte sono stata mollata dal ragazzo del momento; senza
contare gli incidenti in macchina, le multe, la gamba rotta...
Insomma per me dicembre è
diventato il mese tabù.
Anche se quest'anno i miei
problemi sono cominciati prima...precisamente circa sette mesi fa,
quando quella disgraziata di mia cugina mi ha portato con se ed il suo
bello ad una di quelle feste piene di gente come loro: ricchissima e
tiratissima.
In realtà devo ammettere
che anche io dal punto di vista economico non sono messa male, ma loro
sono attori e anche famosi...io me li sogno i loro soldi!
Dicevo di mia cugina.
Alice. Lei adora il Natale e ogni anno cerca di coinvolgermi nelle sue
feste dicendomi che è un'occasione per me di fare nuove conoscenze...in
pratica cerca di trovarmi il fidanzato e, in un certo senso, c'è quasi
riuscita quest'anno. Peccato che la questione fosse a senso unico e che
il “lui” in questione si stesse solo divertendo, come sempre, come da
abituè per certi tipi.
Che imbecille che sono
stata. Non si perde la testa per un uomo così rapidamente, soprattutto
per uno come lui; anche se...
No. Katherine non
ricominciare. Capitolo chiuso. Stop. Fine. T-h-e e-n-d. Inoltre, non
credo che una storia di quattro mesi si possa considerare “capitolo”,
piuttosto sarebbe più corretto dire una parentesi. Sono io la scema che
si è trascinata dietro il mese di maggio per tutto l'anno. Basta devo
rassegnarmi che arriverò ai quaranta senza un uomo; a questo pensiero
mi torna in mente Alice che mi brontola sempre quando lo dico «Tu non
sei normale Kat. Hai solo trentacinque anni e ne hai ancora un bel po'
prima dei quaranta!»
Non mi convince affatto
anche perché ogni anno mi ripete la stessa cosa, eppure la cifra tonda
si avvicina sempre più senza novità. Facile parlare per lei che ne ha
ventinove...ah! Ma quest'anno arriva lei a cifra tonda e potrò
prenderla in giro almeno un po'. Anche se alla fine l'unica che posso
prendere in giro è me stessa. Alice ha trovato un uomo fantastico che
la ama davvero e oltretutto è davvero un figaccione. Passatemi il
termine, ma quando ci vuole ci vuole. Mica tutti possono vantare di
essere fidanzati con Tom Hiddleston!
Sospiro sconsolata mentre
rientro in casa e finalmente mi posso rilassare; anzi, non faccio in
tempo a cambiarmi che squilla il telefono.
«Ciao Kat!»
«Alice! Ciao tesoro, come
stai?»
«Benone! Te?»
«Bene, bene. Finalmente
sono in casa al caldo.»
«Capito. Senti volevo
informarti che il 25 sera sarai con noi e non hai scuse per scappare.»
«Cosa?»
«Esatto. Non starai da sola
a Natale.»
«Sai quanto mi importa se
sono da sola a Natale! No Alice, sai che non posso venire alle feste
che fate voi...»
«Dai Kat! Non puoi
continuare ad evitarlo...e poi sai come la penso io.» mi incoraggia,
anche se sento benissimo che vacilla un po'.
«Lo so, ma tu sai
altrettanto bene che non la penso come te.»
«Senti. Tu ci sarai e
comunque domani sera io e te usciamo.»
«Ah sì?» mi ha colta di
sorpresa. Dovrei smettere di stupirmi dato che sette volte su dieci ci
vediamo senza programmare, ma improvvisando.
«Sì, l'ho deciso adesso.
Dai...vado che Tom mi chiama, stasera facciamo i biscotti al forno
insieme!»
«Ahah! Loki che fa i
biscottini...gli hai anche messo il cappello di babbo Natale? »
«Scema. A domani, baci! »
«Baci!» sorrido al telefono
mente chiudo la chiamata. Con mia cugina abbiamo sempre avuto uno
splendido rapporto, nonostante i sei anni di differenza che, però, non
ci hanno mai condizionate.
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La sera dopo Alice è a cena
da me. Il mal tempo ci ha tolto la voglia di uscire fuori, ma non
quella di stare insieme.
«Speriamo non piova anche a
Natale...» dice Alice, mentre speranzosa guarda fuori dalla finestra
appena finito di rigovernare.
«Speriamo passi veloce il
Natale.»
«Kat non fare la
guastafeste, dai.»
«Alice. Io vi voglio tanto
bene, anche a Tom mi sono affezionata tanto. Però devi capirmi...guarda
cos'è successo all'ultima festa che avete organizzato...»
«Oh, ma se ti sei
divertita, invece.»
«Sì, certo. Guarda com'è
andata a finire poi.»
«Secondo me stai solo
scappando, Kat. Hai paura di affrontarlo.»
«Forse hai ragione. Anzi
hai proprio ragione, ma devi capire che io ho fatto un errore immenso:
ho perso la testa. Per lui, invece, ero solo un passatempo.»
Mi siedo sul divano
accendendomi una sigaretta. Parlarne mi innervosisce perché mi fa
sentire...scoperta.
«Senti.» Alice si siede
accanto a me nonostante non sopporti il fumo e mi guarda decisa «Adesso
tu mi ascolti, mi lasci dire come vedo io la situazione. Anche se
dovessi dire cose che non ti piacciono, non mi interrompere. Quando
avrò finito mi dirai se mi sono sbagliata in tutto o meno. Ok?»
La guardo poco convinta, ma
poi acconsento girandomi verso di lei per darle più attenzione.
«Allora. Prima di quella
festa vi eravate già incontrati altre tre o quattro occasioni, giusto?»
Annuisco con la testa,
sospirando, ma senza dire niente come promesso.
«Probabilmente già in quei
primi incontri era scattato l'interesse...almeno per quanto riguarda te
ne sono sempre stata convinta.»
Quanto vorrei poter
ribattere adesso...
«Poi c'è stata la festa a
maggio e lì probabilmente siete stati aiutati dai tanti bicchierini, ma
questo non è rilevante. Comunque. Finalmente avete cominciato a
sentirvi, a uscire...insomma a frequentarvi un po'. Giusto fin qui?»
«Più o meno...»
«Ok. Quindi ecco la mia
teoria, che è la parte fondamentale. Come hai detto tu stessa, tu hai
perso la testa per lui-»
«No. Io ho detto che “ho
perso la testa”, non che “ho perso la testa per lui”...» intervengo,
rompendo la promessa.
«Fammi finire...tu hai
perso la testa. Per lui. Secondo me anche lui si è reso conto che si
stava facendo coinvolgere molto, che stava provando davvero qualcosa
per te e questo lo ha fatto vacillare. Poi gli hai chiesto di aprirsi
con te e lui si è spaventato.»
Soffio fuori il fumo con
uno sbuffo, ma non la interrompo.
«Kat, lui ha divorziato
quattro anni fa...e Tom mi ha raccontato che è stato tanto male in quel
periodo. È normale che si sia creato uno scudo verso certi sentimenti.
E siccome tu ti sei innamorata di lui...» alza subito la mano per
impedirmi di interromperla «...lui se ne è accorto e quando hai provato
a fargli esternare i suoi pensieri e i suoi sentimenti ha fatto lo
scemo, su questo non c'è dubbio. Ma sono convinta che lui provi
veramente qualcosa per te.»
La guardo poco convinta. In
realtà il mio cuore vorrebbe che le sue parole fossero vere, tutte, ma
purtroppo non riesco a crederci.
«Posso parlare io, ora?» le
chiedo mentre spengo il mozzicone rimasto.
«Via libera.» mi risponde,
sistemandosi come chi si prepara a sentire un sacco di cavolate. Faccio
finta di nulla e prendo un bel respiro.
«Primo: non mi sono
innamorata.» Alice ha già gli occhi al cielo «Secondo: non credo più
che lui provasse veramente qualcosa per me. Terzo: se anche fosse, per
paura del proprio passato e dei propri sentimenti non si va a letto con
una stronza qualsiasi.» ok, la parte finale della frase mi è uscita
alquanto nervosa e con un tono leggermente isterico...ma provate a
darmi torto!
Infatti anche mia cugina si
abbatte un po', rendendosi conto che, almeno su quest'ultima cosa, ho
ragione. Che diamine, quando c'è un problema se ne parla, specie se
coinvolge una persona alla quale vuoi un minimo di bene. Lui invece no,
è andato a letto con la prima stronza sgualdrina che gli è passata
davanti col cartello “free” attaccato alle mutande.
Sento la rabbia ribollirmi
dentro. Non vorrei ammetterlo, ma ci sto male davvero.
Il mio cane si avvicina a
noi per ricevere coccole e darci in cambio qualche bacio. Lo accarezzo
beandomi del suo pelo morbido.
«Certo che gli hai dato
proprio un bel nome a questo cane.» ironizza Alice facendo una carezza
a Tony.
«Già. Chi l'avrebbe mai
detto.»
«Kat...non puoi mancare
mercoledì.» mi dice facendomi gli occhi dolci.
«Lo sai già che, nonostante
tutto, verrò.»
«Grazie.» risponde
slanciandosi in un abbraccio, che ricambio poco convinta.
«Vengo solo per te e Tom.
MA...quando arriverà lui, sempre che arrivi, se avrò voglia di venire
via non potrai impedirmelo. Ok?»
«Ok...però questo patto ti
costa un'altra domanda.»
«Spara.»
«Se non ne sei
innamorata...perché tutta questa paura di vederlo?» mi guarda con un
sorriso a metà tra il malizioso e il comprensivo.
Non rispondo. Anche se
Alice è più piccola di me, devo ammettere che in queste cose è sempre
stata più abile a capire certe situazioni, soprattutto se c'ero di
mezzo io. A quanto pare vado in giro col prosciutto sugli occhi, o
semplicemente non mi guardo allo specchio, come dice lei.
Perché ho paura di vederlo?
In realtà la risposta è facile, ma al tempo stesso la evito da mesi;
purtroppo non posso più negare la realtà, soprattutto ad Alice. È vero,
sono innamorata.
Ammetterlo anche a me
stessa fa male, perché quale donna sana di mente andrebbe ad
innamorarsi, sul serio, di una star come Robert Downey Jr?!
Eccomi. La vedete la mia
manina alzata? Sì, sono proprio io. La scema di turno.
Già vi sento: «Brava scema,
non ci si innamora mai degli attori.» e «Credevi davvero di poter avere
una relazione vera con lui?!»
Beh, sì. Quanto meno ci ho
sperato, mi sono illusa da sola, ho fantasticato ed è stato un sogno
bellissimo.
Ci siamo conosciuti circa
quattro anni fa, poco dopo che Alice si era messa con Tom; proprio lei
mi aveva trascinata alla prima festa piena di attori e devo dire che
apprezzai molto. Ebbi l'occasione di conoscere veri e propri idoli di
quando avevo vent'anni e oltre.
Quella sera lui fece il suo
ingresso da star, nonostante non ci fosse la folla di fans ad
acclamarlo, attirò su di sé l'attenzione di tutti. Fino a quel momento
era nella mia personale lista di “attori molto, molto apprezzati”, ma
da quella sera, conquistò il ruolo da solista in cima alle mie
preferenze, anche se non lo realizzai subito. Poco dopo quella festa i
giornali di gossip misero a nudo la sua privacy sparlando ai quattro
venti del suo divorzio; fui molto dispiaciuta per lui, ma non potevo
fare niente per aiutarlo o confortarlo...
Lui stesso non si fece
vedere per più di un anno e mezzo, poi è riapparso, come se nulla
fosse, col solito carisma e il solito carattere strafottente, ma al
tempo stesso estremamente divertente; apparentemente sembrava tornato
come nuovo, eppure anche dalla tv il suo sguardo mi sembrava spento,
illuminato di una luce artificiale, non sua. Recitava la parte di sé
stesso.
Negli ultimi due anni ci
sono state altre feste alle quali ho partecipato, non nego che l'ho
fatto con la speranza, non vana, di incontrarlo. Contrariamente alla
prima volta, dove a malapena ci avevano presentati, abbiamo cominciato
a parlare, raccontandoci qualcosa del nostro passato, condividendo
qualche drink. Niente di veramente speciale, ma per me cominciava ad
avere un peso, un valore che superava l'ammirazione che si può avere
per un attore. Tant'è che anche lui cominciò a flirtare, giocando con
le parole e i suoi occhi mi apparvero nuovi, avevano riacquistato il
proprio colore, la propria luce, anche se portavano con sé una profonda
cicatrice. Ripensandoci, ero già partita di testa allora. Ma la vera
svolta è arrivata a maggio di quest'anno, quando in occasione della
festa organizzata da Alice e Tom, abbiamo passato insieme tutta la
serata, ridendo, flirtando, scherzando e bevendo. Non vi sorprenderete
se vi dico che sono finita nel suo letto. Il giorno dopo credevo di
volare dalla felicità per quanto accaduto, soprattutto perché non è
stata la sbandata di una sera, ma abbiamo cominciato a frequentarci
davvero. Ci chiamavamo al telefono durante il giorno e siamo stati a
cena fuori in ristoranti privati, mi ha riservato parole dolci che
credevo tutte mie e abbiamo fatto l'amore ripetute volte. Lui è
arrivato a dirmi «Non mi sentivo così da tanto tempo.» ed io ci ho
creduto davvero. Mi sono illusa che io stavo diventando importante per
lui, ho creduto che dopo tutto quel che aveva passato si stava
rifacendo una vita con me.
Finché lui stesso mi ha
riportato alla cruda realtà. Quella settimana abbiamo avuto una piccola
discussione, perché io sono un tipo curioso, che vuole sapere tutto
delle persone con cui ha un rapporto molto stretto e inevitabilmente
abbiamo finito col parlare delle nostre rispettive ultime relazioni.
Lui non ne voleva sapere di parlarne e ho provato ad insistere un po'.
Al terzo “no” mi sono arresa. Non credevo di averlo turbato a tal
punto. Nonostante le mie scuse si è chiuso in sé stesso e non si è
fatto sentire per i due giorni consecutivi, perciò sono andata io sotto
casa sua per cercare di risolvere il problema. Non mi spiegavo la sua
reazione, ma ero convinta che avremmo risolto in breve tempo. Falso.
Dopo mezz'ora di attesa sotto il suo cancello, finalmente lo vedo
arrivare: era ubriaco, non riusciva nemmeno a camminare dritto e al suo
fianco c'era una biondina, ventenne, che rideva con quella stupida
vocina acuta, lo teneva per un braccio venerandolo e facendo la
leccaculo. Lui le cingeva i fianchi con la mano che finiva sul suo culo
rifatto. È sembrato anche sorpreso e quasi dispiaciuto di vedermi lì.
Non ho fatto scenate, né ho
aspettato che qualcuno proferisse parola. Gli ho dato le spalle e son
scappata in macchina tornando a casa con un fiume in piena che
fuoriusciva dai miei occhi. Illusa. Sono stati quattro mesi
fantastici...troppo belli per essere veri.
Fortunatamente, dopo avermi
fatto ammettere quel che preferivo tenere nascosto, Alice vira su altri
discorsi meno dolorosi e più divertenti; così finiamo la serata col
sorriso sulle labbra.
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È già vigilia. Quest'ultima
settimana è volata via come una foglia al vento, è sempre così quando
desideri il contrario. Ho passato almeno tre ore al giorno a provarmi
vestiti che potrei mettermi domani, ma ancora non mi sono decisa. Sono
nervosa. Troppo. Vorrei essere indifferente, eppure la consapevolezza
che anche solo per un istante lo incontrerò di nuovo, mi mette in
agitazione e mi sono imposta di trovare un vestito che sia elegante e
sexy, ma non troppo aperto. Non capisco bene perché, ma riflettendoci a
mente leggermente più fresca, probabilmente voglio ingelosirlo o
qualcosa di simile.
Tento di consolarmi con
un'enorme tazza di caffè, avvolta nella mia coperta preferita scorro la
casella di posta al pc. Scorrendo indietro l'occhio mi cade su una mail
diversa dallo spam di tutti i giorni, tra le mail ricevute nel mese di
novembre ce n'è una che contiene una sola parola, ma non ho mai avuto
il coraggio di cancellarla. Eppure ricordo bene quanto mi sono
arrabbiata nel leggerla la prima volta. La riapro e fisso la casella
bianca con solo quei dieci caratteri neri:
Mi dispiace.
A rileggerla torna un po'
di rabbia...che senso ha inviare una mail del genere due mesi dopo
essersi fatto beccare con una troia? Nei giorni seguenti a quell'ultimo
incontro non mi ha mai cercata, mai chiamata, non ha mai nemmeno
scritto niente...e dopo due mesi manda una mail del genere?!
Okey. È ufficiale. Non
capisco più il genere maschile. Non che prima ne capissi chissà quanto,
ma quel poco che potevo intuire è bruciato via all'arrivo di questa
mail.
Appena la sveglia suona il
buongiorno della mattina di Natale la prima cosa che penso è “Che
diamine mi metto stasera?!”. Mi preparo il caffè, anche se non avrei
bisogno di caffeina visto come sono già sveglia e agitata, ma non si
può rinunciare al caffè. Passo praticamente mezza giornata in camera
davanti all'armadio a fissare i miei vestiti, aspettando che qualcuno
di loro si alzi da solo e mi dica «Sono io quello giusto, indossami!»
ma restano tutti immobili. Così decido di chiamare Alice, nella
speranza che riesca a darmi qualche consiglio.
«Alice ti prego aiutami col
vestito! Non so che cavolo mettermi stasera!» esclamo appena la sento
rispondere al telefono.
«Ciao cugina. È un piacere
sentirti, io sto bene grazie...i preparativi per stasera vanno alla
grande ed è già quasi tutto pronto» attimo di pausa «Sul serio non hai
ancora deciso cosa metterti? Ma tu non eri quella che sceglieva cosa
indossare alle occasioni la settimana prima?!»
«Lo ero...»
«Senti, smetti di perdere
la testa su quale vestito piacerà di più a Robert. Mettiti il vestito
rosso che ti ho regalato io due anni fa, ti sta d'incanto. E le scarpe
mettiti le Manolo Blahnik che ti ha regalato Tom per il tuo compleanno.
Sarà contento.» il tono è imperativo, non posso contestare e ne sono
contenta.
«Ti adoro!»
«Non c'è di ché.»
«Senti...ma allora viene
anche lui, sicura?»
«Kat devo andare, ho da
finire i preparativi! Ciao tesoro a stasera, non fare tardi! Baci
baci.» e riattacca senza nemmeno darmi tempo di salutarla a mia volta.
«Lo prendo per un sì...»
dico, ormai soltanto al telefono.
Faccio un respiro profondo
e mi metto il cuore in pace. Ho paura di rivederlo perché so che potrei
essere investita dai miei stessi sentimenti nel ritrovarlo dopo tanto
tempo. Coraggio Kat, è soltanto una sera...ne uscirai viva...inoltre
c'è sempre il piano B di riserva: fuga. Alice mi ucciderebbe nonostante
il nostro patto, ma potrei davvero metterlo in atto.
Arrivo con un leggero
ritardo, ma non sono l'ultima. Entro nell'immenso salone addobbato a
festa per l'occasione, sul lato sinistro c'è un palco dove i musicisti
già suonano classiche canzoni di Natale; nella sala sono disposti vari
tavoli circolari, mentre sul lato destro vi sono disposti i tavoli con
vasti vassoi di cibarie varie. Il leggero brontolio della mia pancia a
quella visione mi ricorda che ho veramente fame...a pranzo ho mangiato
pochissimo e non ho fatto nemmeno uno spuntino nel pomeriggio. Molti
invitati, di cui ignoro l'identità di molti anche se riconosco qualche
attore di minor fama, sono già seduti ai loro tavoli rotondi a mangiare
i primi crostini e altri antipasti.
«Kat! Sei venuta davvero.»
la sua voce gentile mi coglie leggermente di sorpresa. Lo guardo
sorridendogli entusiasta, ovviamente lui è elegantissimo nel suo
completo nero, camicia bianca e cravatta rossa.
«Tom! Ciao...sì, sono
veramente qui.» ammetto mentre mi lascio abbracciare.
«Sei bellissima! E quelle
scarpe ti stanno divinamente.»
«Beh, le scarpe sono
fantastiche...è facile apparire belli con queste scarpe e con questo
vestito...chi me li ha regalati ha davvero buon gusto.»
Lui mi risponde con un
enorme sorriso, poi si guarda intorno strofinandosi le mani...per un
attimo ho la sensazione che stia pensando “che ci facciamo con lei?!” e
il pensiero mi fa sorridere. Prima che possa continuare a farmi strane
idee lui mi accompagna ad un tavolo dove trovo Alice in compagnia di
Emma, la sorella minore di Tom che finora ho incontrato solo due o tre
volte, ma appena mi vede anche lei mi saluta calorosamente.
Mi siedo accanto ad Emma e
solo in quel momento mi rendo conto che tra me ed Alice c'è ancora un
posto libero, l'idea che una certa persona possa sedersi lì mi rende
nervosa, ma provo a non pensarci e mi tuffo sui crostini davanti a noi.
Fortunatamente passano quindici minuti senza che nessuno si unisca a
noi perciò comincio a rilassarmi e a godermi il cibo e le
conversazioni, almeno finché non vedo Tom sorridere, con meno
convinzione rispetto ai suoi standard, oltre le mie spalle e Alice che
si scusa allontanandosi temporaneamente. Nessuno dice nulla ma ho
capito benissimo che il momento che temevo è arrivato. Rivedrò Robert
dopo tre mesi. Sento il tamburo aumentare il ritmo nel mio petto ma
cerco di impormi calma e indifferenza, continuando a parlare con Emma
come se niente fosse, facendo finta di non accorgermi del tono insicuro
che ha assunto la mia voce. Improvvisamente il mio piatto è stracolmo
di cibo dandomi una scusa per parlare il meno possibile, quando poi
vedo ricomparire Alice da sola credo di essermi allarmata per nulla e
proprio mentre sto sospirando sollevata vedo una mano afferrare la
sedia accanto a me. Quella mano la conosco. È incredibile come riesca a
riconoscere così bene quei dettagli così piccoli...
Mi forzo a distogliere lo
sguardo dalle sue dita e punto gli occhi contro Alice, in questo
momento vorrei strozzarla. Lo so, mi aveva avvertita ci sarebbe
stato...anche se non direttamente, ma lo sapevo; eppure una parte di me
sperava di sfuggire a questo momento e quanto vorrei adesso alzarmi e
andare via! Ma i piedi e le gambe si sono fatti di piombo e mi sento
incollata alla sedia.
«Buonasera e buon Natale!»
È la sua voce. Fresca,
allegra, calda. Ma riesco a cogliere anche un po' di incertezza.
Alice ricambia il mio
sguardo e sembra volermi incoraggiare al dialogo, per tutta risposta
riporto gli occhi sul mio piatto e riprendo a mangiare, senza sentire
più né i sapori né gli odori, ormai mangio per non parlare, per tenermi
occupata. Tom mi viene incontro cominciando lui un discorso con Robert,
ma non riesco nemmeno a cogliere l'argomento tanto sono concentrata su
questi crostini e poi anche le lasagne e tutto il resto della cena è
talmente interessante che non alzo mai gli occhi dal piatto, eccetto
che per prendere un po' di vino.
Quando cercano di
coinvolgermi nel discorso annuisco o balbetto qualche rapida risposta,
magari guardando Emma anche se non è stata lei a pormi la domanda, ma
almeno mi volto dalla parte opposta a lui. Mi sto comportando peggio di
una bambina.
Sì, penso proprio che
appena arriveremo a fine cena coglierò l'occasione per scappare da qui.
Non ce la posso fare, una parte di me vorrebbe finalmente incontrare di
nuovo quegli occhi scuri dove tante volte mi sono persa in dolci
pensieri, o rivedere quelle labbra che tanto ho desiderato. L'altra
parte, però, vorrebbe sfogare su di lui tutta la rabbia, la
frustrazione, la delusione che ho provato in questi mesi. Il risultato
di questi sentimenti contrastanti è una grande ferita al petto,
invisibile agli occhi, ma così profonda che non c'è attimo in cui non
mi ricordi della sua presenza.
Mentre ci vengono portati
via i piatti dei secondi, con le pance già piene ma ancora in attesa
della parte migliore della serata, i dolci, accade una cosa che non mi
sarei mai aspettata; non so se si sono messi d'accordo o meno, fatto
sta che Alice e Tom si alzano per andare a parlare con altri invitati
che li richiamavano da un po', d'altronde sono loro che hanno
organizzato quasi tutto. Quasi subito dopo Emma mi guarda come per
scusarsi, ma deve assentarsi per andare al bagno.
Rimango sola. Con Robert.
Nella sala addobbata a
festa con tanto di musiche natalizie nessuno sembra accorgersi del
silenzio freddo calato al nostro tavolo, eppure a me sembra assordante.
Lo sento alla mia destra
schiarirsi la voce, lo vedo girarsi il bicchiere tra le mani.
«Come va' il lavoro?» lo
sta chiedendo a me. Certo siamo rimasti solo io e lui. Tre mesi che non
ci vediamo e veramente vuole parlare di lavoro?!
«Bene.» rispondo secca.
«Bene...sai hanno aperto un
nuovo bar vicino casa mia, mi hanno detto fanno degli ottimi aperitivi,
potremmo-»
«Non starai dicendo sul
serio.» Finalmente mi sono voltata verso di lui, adesso i miei occhi
sono sulla stessa traiettoria dei suoi e mi rendo conto che mi
sbagliavo. Mi sono mancati molto, molto più di quanto pensassi. I suoi
capelli, il suo naso, le sue labbra, la sua barba. Maledizione.
Mi alzo di scatto prendendo
giacca e borsa «Vado a fumare.» Così mi dirigo fuori e accolgo il
freddo pungente della sera di Natale sul mio viso, faccio anche fatica
ad accendermi la sigaretta tanto mi tremano le mani. Come può far finta
di niente così?! Allora veramente sono stata soltanto un passatempo...
Mentre mi convinco di ciò
vengo affiancata da Alice.
«Temevo di non trovarti,
che tu fossi già tornata a casa.»
«È quello che farò adesso.»
«Kat, dai...»
«No Alice.» Adesso anche la
mia voce trema. «Mi dispiace per Emma e Tom...ma avevi ragione tu. Io
sono...sono...» Cosa voglio dire?! No, non voglio ammetterlo, non ora,
non adesso che ho avuto la conferma che è stata solo una mia fantastica
fantasia. «...sono una stupida.»
«Scusami.» Sussurro mentre
abbraccio mia cugina, le stampo un bacio sulla guancia e finalmente mi
allontano verso casa, al riparo non dal freddo, ma da tutta questa
allegria che c'è per le strade stasera e che stona totalmente con
quello che provo.
Appena entro in casa lascio
cadere la borsa dove capita e mi faccio una doccia. Sotto l'acqua non
resisto più e lascio che calde lacrime salate scorrano sulle mie
guance, nella mia testa c'è il suo volto, i suoi occhi, che non riesco
proprio a togliermeli di torno, occhi aperti, chiusi, non c'è verso.
«Stronzo.»
Mi sfogo così, piangendo
sotto l'acqua. Piango perché mi sono innamorata della persona sbagliata
e non riesco proprio a togliermelo dalla testa. Lo desidero quanto non
ho mai desiderato nessuno. Ricordo che quando ero bambina sognavo di
diventare grande, mi ero già progettata il futuro nei minimi dettagli:
a ventisette anni mi sarei sposata, a ventinove il primo figlio, a
trentatré il secondo e sarei stata felice con la mia famiglia.
La realtà mi appare così
triste se confrontata con i miei sogni da bambina. Trentacinque anni e
sono ancora sola. Ho fatto tante le scelte sbagliate, troppe. Alcune,
però, inconsciamente...come lui...
Quando finalmente finisco
di asciugarmi i capelli mi vesto con una calda e comoda tuta, di quelle
prettamente casalinghe e mi metto a fare zapping alla tv. Non c'è
niente di particolarmente interessante e non ho nemmeno voglia di
seguire qualcosa in particolare, così salto da un canale all'altro,
passando dai film stupidi tipici del periodo natalizio, ai cartoni per
bambini, ai documentari, ai tg, a qualche telefilm sconosciuto, film
d'epoca, film recenti, film visti e rivisti, altri cartoni, altri
documentari. Senza accorgermene mi ritrovo a fissare lo schermo nero,
ripenso inevitabilmente alla serata trascorsa e mi sento ridicola per
come mi sono comportata, neanche avessi vent'anni meno...che figura!
Davanti a Tom ed Emma, oltretutto.
Trascorre un tempo
indefinito, resto ferma a fissare il niente; mi sento umiliata dal mio
stesso comportamento ed è soltanto il suono del campanello che mi desta
dalla mia trance. Inizialmente guardo la porta sorpresa, aspettando che
si apra da sola; poi mi alzo, guardo l'orologio che segna venti a
mezzanotte e mi chiedo chi possa essere a quest'ora...la cena di Alice
e Tom ancora non sarà finita, tuttavia l'ipotesi che sia mia cugina mi
sembra la più plausibile, perciò apro direttamente la porta.
«Alice non ho voglia di
parlarne-» La voce mi rimane strozzata in gola, nemmeno per un secondo
ho pensato potesse essere lui. Lo fisso per un istante e anche lui mi
guarda in silenzio. Senza dire niente faccio un passo indietro e
richiudo la porta.
«Kat aspetta.» Mette il
piede e la mano sulla porta impedendomi di chiuderlo fuori.
«Vale anche per te, non ho
voglia di parlarne.» Sussurro fissando la sua mano stringere la mia
porta.
«Non parlare allora, ma
ascoltami...per favore.»
Perché la sua voce è così
maledettamente dolce e sexy anche quando è serio e soprattutto quando
non vorrei sentirla? Resto in silenzio, incapace di rispondere e
neanche di chiudere la porta del tutto, dato che Robert me lo impedisce
fisicamente.
«Non ero pronto a parlare
di Susan» Esordisce cogliendomi impreparata a sentire il nome della sua
ex moglie. Mai, mai, lo aveva nominato prima «ma non è una scusa al mio
comportamento. Sono sempre stato immaturo in queste cose, Susan me lo
ripeteva spesso, ma non l'ascoltavo.»
Senza pensarci smetto di
far forza sulla porta e lascio che lui la apra di nuovo, sento il
freddo pungente penetrare sotto i miei pochi strati, ma non reagisco.
«Posso entrare?» Mi chiede
dolcemente, poi mi mostra il sacchetto che ha in mano «Ho portato il
gelato...al cioccolato come piace a te.» È vero, adoro il gelato al
cioccolato, ma...
«Ci sono sette gradi sotto
zero...» Sono le uniche parole che riesco a dire.
«Beh...in casa no però...»
Tenta di giustificarsi, ma lo vedo sorridere ugualmente. Faccio un
passo indietro lasciandolo entrare.
Lo osservo appoggiare il
sacchetto sul tavolo e togliersi la giacca. Solo quando mi perdo ad
apprezzare il suo completo nero, con camicia bianca sbottonata sotto,
mi ricordo della mia mise casalinga.
«Ehm...vado a cambiarmi,
torno subito.» Dico a voce bassa dirigendomi verso la mia stanza.
«Perché ti cambi? Quella
tuta ti sta così bene...se sei a disagio perché sono ancora vestito
così mi spoglio...»
«Non importa, grazie
Robert. Apprezzo il pensiero.» Rispondo sarcastica ma inevitabilmente
con le guance in fiamme. Resto quindi ferma letteralmente con le mani
in mano, in attesa di non so cosa mi mordicchio l'interno della guancia.
«Devo farmi perdonare molte
cose Kat.» Robert mi guarda e a piccoli passi si dirige verso di me,
non abbassa mai lo sguardo al contrario di me che, mentre parla, vengo
investita da ondate di sentimenti contrastanti uno dopo l'altro.
Rabbia, passione, timore, desiderio, paura e...
«Non solo per non esser
riuscito a parlarti di Susan e per come ho reagito. Ho quarant'anni e
ancora mi comporto da ragazzino, anche la mail che ti ho inviato il
mese scorso...credimi volevo scrivere tante cose. In realtà volevo
dirtele, ma non sapevo come fare. Mi sono pentito appena ho cliccato
invia. Anche stasera sono stato un cretino, scusami. Ma in tutto questo
tempo ho capito che non devo aver paura di quello che provo per te,
perché soffro molto di più se tu non ci sei. Ho bisogno di te dolcezza,
perché tu mi hai dato una nuova ragione di vita ed io mi sono
innamorato di te. Ti amo Katherine.»
Bum. Silenzio. Bum. Questo
suono lento ma assordante è veramente il mio cuore? È davvero capace di
fare tutto questo casino e di andare così piano?
Robert è già davanti a me,
così vicino come l'ho sognato tante volte e come temevo non sarebbe più
stato. Le onde si infrangono sul mio cuore una dietro l'altra...
Perdo un battito quando mi
sfiora per aggiustarmi una ciocca di capelli e la sua mano si posa
sulla mia spalla. È allora che riprendo coraggio.
«Tu...tu non hai
quarant'anni Robert. Tu ne hai quarantotto.» Cosa dico?!
Eppure lui, dopo un attimo
di perplessità iniziale, alza gli occhi al cielo sorridendo e quando
torna a guardarmi annulla le distanze e mi bacia.
Finalmente sento il suo
sapore, mi inebrio del suo profumo e affondo le mie dita nei suoi
capelli corti; sento ancora la rabbia, la delusione e la paura che
quello che è successo mi ha regalato, ma il desiderio di lui, il
bisogno di lui, è più forte di qualsiasi altra cosa.
Nessuno dei due dice niente
e lasciamo che a parlare siano i nostri corpi, basta poco per
raggiungere il mio letto, toglierci i vestiti senza sentire più freddo,
lasciandoci trasportare dalla passione. Ascolto il suo respiro, la sua
pelle sulla mia, le sue mani che mi stringono a sé. Non mi sono mai
sentita così.
I nostri volti sono ancora
vicini, il piumone ci copre fino alle orecchie e restiamo lì, fermi, a
guardarci, a farci qualche carezza.
«Ti odio.» Sussurro mentre
gli accarezzo il contorno delle labbra.
«Non è vero.» Sorride e mi
bacia le dita.
«Sì, invece. Perché non
riesco a resisterti. Sono arrabbiata con te, non basta del buon sesso
per espiare le proprie colpe, ricordatelo.»
«Mi stai dicendo...che
definisci quello che abbiamo appena fatto solo “buono”?!» Mentre lo
dice fa la faccia seria.
«Al massimo “molto
buono”...»
«Impossibile...con me il
sesso è sempre sopra l'eccellenza, tesoro.»
«Ah sì? Allora dovrai fare
di meglio...»
«È un invito?»
Sorrido perché non mi
dispiacerebbe affatto. «No. Non oggi almeno, hai già avuto troppo.»
«Ma io lo faccio per te,
per pagare il mio debito.» Mi guarda con occhi dolci, continuando a
fare il serio. Non riesco a non ridere e lo bacio.
«No, grazie.»
Mi giro pensando di trovare
il coraggio per alzarmi ed affrontare il freddo che mi investirà appena
fuori dal piumone.
«Aspetta.»
La sua voce ha cambiato
tono ed è diventata seria davvero, anche se allo stesso tempo è
terribilmente sexy, forse anche di più di quando lo fa apposta. Mi
volto di nuovo verso di lui.
«Prima non l'ho detto tanto
per dire...ti amo davvero Katherine. Riconquisterò la tua fiducia
giorno dopo giorno, voglio farti innamorare completamente di me.»
Lo guardo intensamente,
godendomi il suo volto, i suoi occhi e le sue parole che mi riscaldano
il cuore.
«Un po' mi dispiace
ammetterlo...ma lo hai già fatto.»
Le sue labbra si
distendono. «Davvero?»
«Sì. Ti amo Robert.»
Finalmente l'ho detto.
Finalmente lo dico a lui. Finalmente avverto quella pace e quella
felicità che non avrei mai pensato di trovare.
Oh-oh-oh! Buon Natale! xD
Incredibile...era
tantissimo che non scrivevo qualcosa! L'università mi ha fagocitata
letteralmente, ma adesso ne sono uscita vittoriosa e finalmente torno
anche al piacere di scrivere! Quale occasione migliore del
"Daydreamer's Carol"?! Ebbene sì, il nostro gruppo colpisce ancora!
(vedi ps! =D )
Che dire...sono molto
contenta, indipendentemente dalla buona riuscita delle shot -oltretutto
è la mia prima oneshot!- era tanto che volevo scrivere e
pubblicare...qualcosa di più lungo in cantiere c'è, ma intanto vi
propongo questa shot natalizia sperando sia di vostro gradimento!
Special Thanks:
- A tutte le Daydreamer,
senza voi tutto ciò non ci sarebbe (perciò picchiate loro se non vi
piace come scrivo!!! xD )
- Cocchi, un ringraziamento
a te ci vuole sempre...(lei picchiatela più di tutti in caso...se
scrivo è proprio colpa sua! <3 )
- Al mio ragazzo che
incredibilmente si è offerto volontario per rileggere e segnalare
errori (se ce ne sono ancora picchiate lui! xD )
Bon...quindi avete tanta
gente da picchiare se non vi piace, perciò a me solo regalini ^_^
xD
Buon Natale e felice anno
nuovo a tutti!!!!
Nihal
Ps. Girate per la sezione
attori alla ricerca di ff con la sigla “Daydreamer’s Carol” nel titolo.
Vi aspetteranno ff meravigliose su tanti talentuosi attori, quali:
Simon Baker
Sam Claflin
Chris Evans
Jared Leto
Neil Patrick Harris
Liam Hemsworth
Chris Hemsworth
Christian Bale
Josh Hutcherson
Orlando Bloom
Matthew Fox
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