Milano
con queste nuvole sembra ancora più triste di quanto già è ogni singolo giorno.
Di
neve non c’è nemmeno l’ombra ma il gelo si nota anche sulle
macchine parcheggiate ai lati della strada.
Cammino
lentamente con le mani in tasca e le cuffie alle orecchie.
Il
freddo si sente facendoci sembrare ancora più in inverno di quanto in realtà
siamo.
È il
28 febbraio e io per passare il tempo ho deciso di farmi un giro per le vie
dell’affollatissima città che fa da provincia al mio piccolo paesino dove
sono cresciuta.
Mi
siedo su una panchina mentre le note di “Underwater”
rimbombano nella mia testa, adesso senza pensieri.
Osservo
la gente del posto.
Ci
sono grandi uomini che camminano frettolosi con la loro valigetta da lavoro. Ci
sono coppiette che fanno shopping nei negozi più famosi e costosi di Milano. Ci
sono bambini con le loro madri che camminano con il sorriso sulle loro facce
mentre fanno merenda.
A
volte mi chiedo perché non sono come quelle ragazze della mia età sempre felici
e sorridenti pieni di amici e spasimanti che le vogliono bene.
Sono
rimasta sola.
Bhè si, qualche amica ancora ce l’ho ma ormai nessuno
mi chiede più se voglio fare un giro con loro il pomeriggio oppure andare a
vedere un film al cinema insieme.
Ho
amiche ma nessuna di loro è quella “speciale” su cui puoi sempre
contare per ogni cosa e sei sicura che qualunque cosa tu le dica non ti
giudichi.
I
miei pensieri vengono interrotti dallo stopparsi della canzone.
Qualcuno
mi stava chiamando.
Sullo
schermo si illumina la parola “Mamma” che dopo un leggero sospiro
mi porta a schiacciare il tasto verde del cellulare.
-Pronto
Mamma- le dico nascondendo la punta di nervosismo.
-Tesoro,
stai tornando a casa? Ti ricordo che oggi abbiamo ospiti- dice semplicemente.
Sbuffo ricordandomi di quella noiosissima cena di lavoro che questa volta (a
sfortuna mia) si svolgerà a casa mia.
Mio
padre è una persona abbastanza importante nell’industria musicale come
manager del più famoso cantante dei primi anni del 2000.
Michael
Penniman è uno dei suoi clienti migliori.
Non
capisco perché dopo aver saputo che il mio idolo era un cliente di papà io non
lo abbia ancora conosciuto e nemmeno visto dal vivo in un concerto. Mio padre
dice di non voler mischiare il lavoro con la vita privata quindi non ha
intenzione di aiutarmi a incontrarlo usando il suo nome. Pft,
stupido!
-Si
mamma, ora arrivo. Il tempo di arrivare con il treno e la metro- dico
velocemente cercando di terminare quella telefonata velocemente.
-Va
bene, fai in fretta e non fare merenda che altrimenti dopo non mangi- mi fa le
solite raccomandazioni da bambina di cinque anni.
-Si
mamma, a dopo- e con queste parole finalmente concludo quella non gradita
telefonata.
Mi
alzo di malavoglia e mi incammino verso la fermata della metropolitana.
Un
tuono rimbomba tra le vie della città facendomi sentire ancora più stupida per
non aver preso nemmeno un ombrello prima di uscire.
Iniziai
a velocizzare il passo fino a ritrovarmi a correre sotto la pioggia mentre
nelle orecchie ripartiva per la terza volta “Underwater”
che faceva parte della mia playlist di sette canzoni:
“Grace Kelly”, “Emily”, “Underwater”,
“Celebrate”, “Kick ass”, “We are golden” e “Stardust”.
È
ovviamente una casualità che sono tutte di Mika, lo amo.
Amo
il modo in cui canta e le sue canzoni, tutto di lui mi attira. Anche le sue
foto quando mi ritrovo a guardarle sul computer o su un giornalino da
ragazzine. Lui sorride e senza motivo fa sorridere anche me, per non parlare di
quelle piccole fossette che gli si formano ai lati della bocca che lo fanno
sembrare un bambino.
***
-Tesoro
sei in ritardo, gli invitati sono già arrivati. Hai cinque secondi per
cambiarti e asciugarti i capelli- dice mia madre appena mi sente entrare.
Sbuffo
entrando in camera senza farmi notare in salotto dove sicuramente ci saranno
tutti gli invitati.
Appena
entro nella mia camera mi ritrovo sul letto un vestito a me completamente
sconosciuto. Ovviamente mia madre avrà voluto comprarmi un vestito più
femminile perché pensa che io non ne abbia nessuno per queste occasioni.
Sbuffo
e prendendolo corro in bagno per cambiarmi e asciugarmi i capelli che sono
completamente fradici.
Mi
ritrovo davanti ad uno specchio a fissarmi disgustata. Il verde non mi sta
tanto bene e credo che mi faccia i fianchi troppo larghi ma dopotutto, chi mi
deve vedere se non dei vecchi bacucchi che non vedono l’ora di andare in
pensione per andare a fare viaggi in tutto il mondo e spassarsela giocando a
scala quaranta con i nipotini.
Con
un lento passo e un falso sorriso mi avvicino al salotto.
Prima
di svoltare lo sguardo mi ritrovo a fare un lungo respiro cercando di sembrare
gentile e simpatica.
Appena
entro in salotto mi ritrovo davanti ad un tavolo più lungo del solito e molto
addobbato.
-Ecco
signori, vi presento mia figlia Clarissa- sorride mio padre prendendomi per i
fianchi e avvicinandomi a lui.
Sorrido
mentre quei vecchi bacucchi si avvicinano salutando gentilmente.
Sono
sicurissima che quando questa cena sarà finita inizieranno i commenti che non
possono mai mancare sulla casa, la moglie di casa e la figlia scortese. Per
loro puoi essere la persona più brava a questo mondo ma per loro sarai sempre
scortese.
-Molto
piacere- sorrisi a ogni singola persona in quella stanza compresa mia madre che
mi faceva segno di stare più dritta con la schiena.
-Ma
che bella questa ragazzina, ha preso tutto dalla madre- dice un uomo tra i più
giovani. Più o meno un cinquantenne singol che se la
vuole spassare con la prima che glielo permetta ma è inutile che continua a
provarci con mia madre, non farebbe mai nulla del genere a mio padre.
-Bene,
possiamo sederci- dice mio padre avvicinandosi al posto a capotavola.
Tutti
i suoi colleghi bacucchi gli si siedono affianco e io mi ritrovo affianco a mia
madre che mi sussurra:
-Sii
più gentile con gli ospiti. Hanno notato tutti la faccia disgustata che hai
fatto quando Robert ha fatto quel complimento- dice.
Robert?Robert?lo
chiama anche per nome? Ma per favore!
Le
sorrido annuendo visto che davanti a lei si è appena seduto quello sfigato
cinquantenne che ci prova con le donne già sposate.
Appena
tutti gli uomini iniziano a parlare di “cose di lavoro” mi ritrovo
ad osservare il posto apparecchiato davanti a me.
Non
c’è nessuno e sembra che non importi ai signori qui presenti.
Sembra
un posto per una persona importante avendo usato i piatti e le posate che i
miei zii hanno regalato ai miei genitori quando si sono sposati. Il particolare
che più mi stupisce è il vedere una sedia più bassa delle altre, magari è un tipo
alto.
Il
campanello suona e vedo mia madre correre ad aprire.
Sarà
l’ospite speciale che solo io stavo aspettando ansiosamente.
-Finalmente
è arrivato Michael- dice un uomo sorridendo ad un
altro.
-A me
aveva detto che non sarebbe più arrivato- dice mio padre stranito da
quell’affermazione del collega.
Michael,
che bel nome! Come quello del mio idolo. Mi ritrovo a sorridere pensando anche
solo per un attimo che possa essere lui.
Appena
mi giro mi ritrovo un cane addosso che mi lecca tutta la faccia.
Scoppio
a ridere per lo spavento che mi sono presa.
Lo
accarezzo mentre continua a leccarmi ovunque togliendomi tutto il rossetto.
È
bellissimo questo cane, sembra quasi…
-Mel, lascia stare la gente per bene!- ridacchia una persona
con un accento inglese.
Mi blocco
improvvisamente appena mi rendo conto a chi appartiene questa voce.
Alzo
lo sguardo lentamente cercando di non sembrare una pazza e avere una reazione
troppo esagerata a quella vista favolosa che sognavo da anni.
Eccolo
lì con uno smoking rosso e nero che mi sorride porgendomi una mano.
-Molto
piacere signorina Rossini, il mio nome è Michael Penniman
ma può chiamarmi anche solo Mika o Michael come vuole- mi sorride mentre la mia
mano, non so come, è arrivata a stringere la sua.
Lo
guardo incantata per poi riprendermi e sorridergli.
-Molto
piacere signor Penniman, io sono Cl…- mi blocca
mettendomi un dito sulla bocca.
-Ho
detto o Mika o Michael- ridacchia facendomi
imbarazzare improvvisamente, dopotutto è sempre il mio idolo.
-Holbrook, il mio nome è Clarissa- dico velocemente ancora ridendo
per prenderlo in giro.
-Vedo
che conosce anche il mio secondo nome signorina Samantha-
ridacchia anche lui rispondendomi a tono.
Adesso
muoio, come è possibile che il mio idolo sappia il mio secondo nome? È
praticamente impossibile che lo sappia.
Magari
ha assunto un investigatore segreto per scoprire tutto sulla nostra famiglia
oppure…
-Michael! Pensavo non venissi!- mio padre corre ad abbracciarlo
come se fosse un vecchio amico di famiglia che non vede da anni.
-Marco!-
gli sorride lasciandomi da sola con un vuoto.
Non
posso credere che Michael Holbrook Penniman Junior sia qui a casa mia! Soprattutto che sia
venuto per primo a salutare me, sa anche il mio secondo nome!
Clarissa
devi calmarti, dopotutto è una persona normalissima come te che però ha già
finito gli studi universitari e canta in ogni parte del mondo.