Fenice

di Uzzaah
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Fenice


Buio.
Ovunque solo buio.
Troppo.
Nemmeno la torcia riusciva ad illuminare più di un cerchiolino di terra davanti ai suoi piedi.
Se non avesse ritrovato la strada in fretta, sua madre l'avrebbe scannata per il ritardo.
26 Dicembre.
Un giorno dopo il Natale.
Nei suoi ricordi risuonavano ancora le grida di gioia e l'amata confusione post-festa della sua famiglia.
Ora non più.
Ora c'era troppo silenzio persino per trovarsi in una stradina ai piedi del porto.
Nessun fruscio, il vento sembrava non produrre suoni; anche le onde avevano smesso di scuotere gli ormeggi.
Silenzio.
Un passo.
Due, tre...
Dietro di lei
Un sasso le rotolò davanti, all'altezza del tallone.
Tutto d'un tratto consapevolezza.
L'adrenalina si gela.
Freddo, lo stesso dell'atmosfera.
E ancora buio.
Neanche il tempo di voltarsi. Un dolore straziante, nemmeno il tempo di gridare.
Odore metallico tutt'intorno. Il verde del mare macchiato del suo colore complementare.
Il ghiaccio si scioglie con un secco crack.
Scintille, tepore, sembra quasi di star bene.
Poi esplode.
Fiamme, bruciore, il fuoco la invade. Nella sua morsa incandescente, lentamente.
Non c'è niente da fare: grida... invano
E' lontano.
E' lontana. Non c'è nessuno.
Nebbia... non c'è più nemmeno lei.
Ma si sbaglia.
E' vero ciò che non è uguale a prima non potrà mai tornare.
Può solo rinascere.





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