1. Evangeline
Lakeside 2013.
Lakeside è una
piccola cittadina della California
che vanta poche centinaia di abitanti. Apparentemente è una
città come tutte le
altre, con i suoi momenti di massimo splendore come ad esempio la
grande festa
di carnevale che viene organizzata ogni anno dal sindaco della
città e che
raccoglie attorno a sé un gran numero di persone. Il termine
sul quale bisogna
però focalizzare l’attenzione è
“apparentemente”, già..
perché a Lakeside di
normale non è rimasto quasi più nulla.
Già nel 1800, anche se allora al posto
della città di Lakeside esisteva solo un piccolo e antico
villaggio, esistevano
e vivevano più o meno pacificamente, diverse creature alle
quali al giorno
d’oggi mai e poi mai crederemmo. Streghe, vampiri,
licantropi.. tutte creature
che col passare degli anni impararono a vivere secondo gli usi ed i
costumi
degli umani, mescolandosi tra di loro e vivendo una vita più
o meno normale.
Fino ad oggi.
*******
“Evangeline, alza
quelle chiappe dal letto e datti
una mossa. Questa è la sveglia delle sette e quaranta e sai
cosa vuol dire?!
Che sei in ritardo!” il mio cellulare aveva iniziato a
vibrare sul comodino e
la voce di Allison, la mia migliore amica, si era fatta sentire per
tutta la
stanza. Ricordavo perfettamente il pomeriggio in cui decise di
personalizzare
le mie cento sveglie con la sua magnifica voce al posto del suono
dell’oceano
che aveva accompagnato il mio risveglio per anni.
Mugugnai qualcosa di indefinito sfregando il palmo
della mano destra sugli occhi e sbadigliando rumorosamente, poi presi
la
decisione più difficile della giornata.. quella di alzarmi.
Appoggiai i piedi nudi
sul freddo pavimento della mia camera, mia madre si era nuovamente
scordata di
accendere i termosifoni prima di andare a lavoro. Feci una corsetta
fino al
bagno, perché indossare un bel paio di ciabatte sarebbe
stato troppo faticoso,
specialmente a quell’ora del mattino e in super ritardo.
Sciacquai il viso con
l’acqua fredda e fissai per qualche secondo il mio riflesso
allo specchio che
mostrava un volto riposato e rilassato. Adoravo dormire e difficilmente
accadeva qualcosa che riuscisse a farmi perdere il sonno.
Quando tornai in camera aprii l’armadio e afferrai
i soliti jeans chiari e una delle mie tanto amate felpe, quelle felpe
larghe e
calde che amavo indossare per gran parte dell’anno. Ai piedi
un paio di
converse nere e sulle spalle una borsa marrone di pelle che la mia
migliore
amica mi aveva regalato qualche giorno prima.
Una volta scesa al piano di sotto, attaccato sul
frigorifero, c’era un post-it giallo fluorescente da parte di
mia madre che mi
informava che, come al solito, sarebbe rimasta in ospedale fino a sera
per
qualche turno extra. Mia madre diceva sempre che passava
così tanto tempo a
lavoro non solo perché amava fare l’infermiera, ma
anche perché dal momento che
papà non c’era avevamo bisogno di soldi per poter
continuare a vivere nella
nostra casa. Da parte mia sapevo bene che la sua era solo una scusa..
mia madre
faceva turni extra da quando io ero ancora troppo piccola per potermene
ricordare... e lo faceva per tenersi occupata, per non tornare in una
casa che
considerava quasi vuota data l’assenza forzata di mio padre.
Ma, nonostante
fosse una madre assente fra le mura domestiche, non potevo avercela con
lei
perché si era sempre data da fare per non farmi mancare
nulla, anche quando,
tempo prima, trascorreva dodici ore in ospedale lasciandomi con i
nonni. Sapevo
che papà era stato il grande amore della sua vita, tutte le
foto che i nonni mi
avevano mostrato ne erano la prova tangibile.. e sapevo anche che la
sua morte
l’aveva distrutta e aveva spento in lei la voglia di vivere
una vita felice. Da
quello che i nonni mi avevano raccontato, mio padre era uno degli
uomini più
stimati della città, non solo perché lui era il
sindaco, ma anche perché aveva
sempre dimostrato fedeltà verso i suoi concittadini e aveva
avuto sempre un
occhio di riguardo per i meno fortunati. Mio padre morì la
mattina in cui io
venni al mondo. Mia nonna l’aveva chiamato al telefono quando
i dolori di mia
madre avevano iniziato a farsi più forti e mio padre aveva
lasciato il suo
ufficio per precipitarsi in ospedale. Già, precipitarsi..
Era la mattina di
Natale, i marciapiedi erano ricoperti da un fitto strato di neve e le
strade
erano ricoperte dal ghiaccio.. eppure mio padre decise di salire in
macchina e
di guidare. Quella mattina ci fu un incidente.. l’auto del
sindaco aveva perso
aderenza sull’asfalto ed era precipitata dal ponte di
Lakeside, famoso per la
triste fine di tutti coloro che decidevano di lasciare questo mondo di
loro
spontanea volontà. Forse il fatto di non averlo mai
conosciuto, di non avere
nessun ricordo di lui.. mi aveva aiutata a soffrire di meno.
- Buongiorno pollastrella -
la voce squillante di Allison mi accolse nel
grande giardino della scuola.
- Buongiorno a te migliore amica -
le dissi passando un braccio attorno al suo collo
mentre ci avviammo insieme verso l’ingresso della scuola. Io
e Allison eravamo
amiche da una vita, ci conoscevamo ancora prima di venire al mondo. Sua
madre
era cresciuta a sua volta insieme alla mia ed erano ottime amiche
ancora oggi.
Quando entrammo nella scuola ci fermammo davanti
all’armadietto di Thomas Moore, un ragazzo del terzo anno che
era scomparso da
quasi cinque giorni.
- Non l’hanno ancora trovato? -
chiesi sospirando. Conoscevo Thomas solamente di
vista, ogni tanto era venuto a dare una mano al comitato per evitare di
ricevere una sospensione dopo essere stato beccato a fumare nei bagni
della
scuola.
- No, non ancora -
fu la risposta secca di Allison. Non sapevo come
faceva a non farsi trasportare dalle emozioni.. io mi sentivo
terribilmente in
colpa per la sparizione di quel ragazzo, nonostante non
c’entrassi praticamente
nulla. Ma lei era sempre fredda e distaccata quando in città
succedevano cose
del genere.. e ultimamente ne erano successe parecchie. Thomas non era
l’unico
ragazzo ad essere scomparso, prima di lui anche altri abitanti di
Lakeside
erano spariti e poi erano stati ritrovati morti nel bosco.
- Non capisco perché non chiamino qualcuno ad
uccidere quei lupi nel bosco.. non è possibile che
continuino ad uccidere le
persone e nessuno faccia nulla per impedirlo -
mi lamentai.. lo sceriffo aveva detto che tutte le
vittime erano state uccise da alcuni animali nel bosco, lupi
probabilmente..
anche se in California di lupi non se ne vedevano poi tanti.
- Lily.. ce l’hai ancora la collanina che ti ho
regalato vero? -
mi chiese Allison come se nemmeno avesse ascoltato
le mie parole precedenti. Annuii distrattamente alle sue parole
afferrando la
collanina che portavo sempre al collo e mostrandole il ciondolo a forma
di
spada che mi aveva regalato per Natale.
- Certo che ce l’ho.. perché me lo chiedi? Stavamo
parlando di Thomas.. -
le risposi lasciando ricadere la collanina sul mio
petto
- Non toglierla mai.. ti sta una favola -
aveva detto riprendendo poi a camminare a passo
svelto verso l’aula di biologia avanzata. Io mi ero limitata
a sussurrare un
“okay..” poco convinto, ma sapevo che Allison a
volte era strana.. non era la
prima volta che aveva sbalzi di umore di quel tipo.
- Ci vediamo più tardi al comitato, a dopo Lily -
mi aveva salutata così con un bacio sulla guancia
prima di sparire dietro la porta della sua classe. Scossi la testa
divertita
ripensando a quanto dovesse sembrare poco normale la mia migliore
amica, ma dopo
tanto tempo ormai io mi ero abituata al suo carattere.
- Okay gente! Il tema del
prossimo ballo
studentesco, quello che si terrà esattamente fra tre
settimane è.. Grease. -
annunciai sorridente dopo aver estratto l’ultimo
fogliettino della votazione. Non tutti erano entusiasti del tema che
aveva
vinto ma infondo avevamo usato il metodo più democratico che
conoscevamo e chi
aveva perso doveva adeguarsi alla decisione della maggioranza.
Essere la presidentessa del comitato studentesco
era quello che maggiormente preferivo di tutta la mia vita scolastica..
mi
piaceva avere tutto sotto controllo, prendere le decisioni
più importanti
insieme al resto del gruppo. Inoltre, il mio impegno sarebbe stato
sicuramente
valutato positivamente da qualunque università e questo era
un punto
decisamente a mio favore.
- Ci vediamo venerdì per iniziare a discutere dei
dettagli. Andate in pace -
aveva detto Allison ridacchiando. Anche lei faceva
parte del comitato studentesco, non per passione ma per seguire la sua
migliore
amica che l’aveva implorata di darle una mano quando il
comitato era ancora
ritenuto una “cosa da sfigati” e gli unici membri
eravamo io, Allison e il
bidello che ogni tanto veniva a farci compagnia prima di cacciarci per
pulire
l’aula. Per nostra fortuna, dopo qualche mese, il comitato
iniziò a diventare
più popolare e diversi ragazzi avevano chiesto di unirsi al
nostro gruppo e non
avevo potuto che accettarli felice della loro decisione.
Così, quello che si
era formato era un gruppo meraviglioso che consideravo come una specie
di
seconda famiglia.
Quando tutti se ne furono andati, anche Allison,
sistemai un paio di quaderni nell’armadietto e mi affrettai a
raccogliere le
mie cose, gettandole nella borsa prima di chiudere a chiave la porta
dell’aula
alle mie spalle.
Infilai le chiavi nella tasca posteriore del jeans
e iniziai a camminare fra i corridoi deserti della scuola.. tutto era
silenzioso, si sentivano solo i miei passi riecheggiare
nell’aria.. persino la
squadra di Lacrosse aveva già finito gli allenamenti.
Accentuai la stretta
sulla borsa e mi fermai solamente per lasciare le chiavi
dell’aula del comitato
sul bancone della segretaria, poi mi diressi nuovamente a passo svelto
verso
l’uscita della scuola.
Avrei anche raggiunto la grande porta d’uscita, se
qualcuno non mi fosse finito addosso come succede nei film. Andai a
sbattere
contro il suo petto, dal momento che il ragazzo in questione era
più alto di me
di diversi centimetri, e mi massaggiai la testa per qualche secondo
prima di
associare a quel corpo anche una faccia.
- Magari la prossima volta stai più attenta eh.. -
aveva detto prima di fare un passo alla sua
sinistra e superarmi continuando a camminare come se niente fosse.
Scossi la
testa contrariata.. Tyler Howard era così, lo era sempre
stato. Un metro e
molti centimetri di superiorità, senza dubbio
modestia,presunzione e arroganza.
Non mi stupiva che gran parte dei ragazzi del liceo a stento lo
sopportassero.
Lo insultai mentalmente per qualche minuto prima
di decidere che era meglio ignorarlo e tornarmene a casa il prima
possibile, il
cielo iniziava a diventare grigio e non prometteva nulla di buono.
Angolo autrice.
Ciao a tutti! Che dire.. chi fa
parte di un gdr sa quanto sia meraviglioso scrivere, è una
delle tante cose belle del far parte di una "grande famiglia".
Questa fanfiction nasce un po' per caso.. quando ho iniziato la mia
avventura nello "Strong" non avrei mai pensato di provare a scrivere
una storia raccontata
interamente dal punto di vista del mio personaggio, eppure.. eccomi
qua.
La storia si basa principalmente su diverse role che ho già
svolto all'interno del gdr, infatti TUTTI i personaggi, tranne Allison
e la madre di Lily, fanno parte del gdr..
Ovviamente nel gdr ci sono moltissimi altri personaggi di cui
però non parlerò per il semplice fatto che la mia
Lily non li ha mai incontrati e questa fondamentalmente è la
sua
storia, non la mia. Quindi gran parte della storia è
già avvenuta nelle role, ovviamente non ho riportato tutto
per filo e per segno.. alcune cose sono state modificate e adattate
alla storia,
nonostante io abbia deciso, come mi sembrava giusto che fosse, di
lasciare il carattere di tutti i personaggi, tale e quale a quello che
hanno nel gdr.
La mia Lily ha il volto di Vanessa Hudgens, e potete vederlo nella gif
che ho messo qui sopra :) Se la storia dovesse piacervi e se siete
curiosi di scoprire i volti di tutti i personaggi citati in questa
storia, chiedete pure e vi dirò che volto hanno!
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