Ciao a tutti! :)
Sono una semplice ragazza che ha trovato
nella scrittura la propria valvola di sfogo. Scrivo per me stessa, ma
anche per
gli altri. Credo in quello che scrivo. Non ho grandi pretese, ma mi
piacerebbe
davvero tanto sapere cosa pensate di questo primo capitolo. Aspetto una
vostra recensione
e, nel frattempo, vi auguro Buone Feste.
Vi ringrazio di cuore.
Un bacio,
E.
Pioggia
''Goodmorning Ladies!'' Ecco la fastidiosa voce nasale di Miss Bennet
seguita, come di consueto, dal suo insistente bussare alla nostra porta
per far sì che ci svegliamo.
Apro gli occhi e mi stiracchio.
Un'altra giornata al
Cheltenham College. Wow.
Mi alzo e
sbircio dalla finestra: piove. Anzi, diluvia. Tipico.
''Com'è il tempo Ellie?'' mi chiede Jane, la mia compagna di
stanza, che ancora temporeggia sotto le coperte.
''Indovina!'' la sfido lanciandole un'occhiata più che
eloquente.
''Oh no!'' si lamenta. 'Basta pioggia! Non ne posso più! Io
non esco di qui finchè non esce il sole!'' mugugna tirandosi
la trapunta fin sopra la testa.
''No, no, Jane! Oggi abbiamo due ore di chimica e tu non mi
abbandonerai così su due piedi, cara!'' dico risoluta. Mi
avvicino al suo letto silenziosamente, la moquette bianca è
mia complice, e afferro i lembi del piumone verde petrolio.
1, 2, 3...e via la coperta!
Jane strilla e cerca di afferrarla, ma ormai giace sul pavimento e lei
è costretta ad alzarsi.
''Me la pagherai, Ellie Crawford!'' urla mentre si dirige verso il
bagno stropicciandosi gli occhi.
Ridacchio. Controllo l'ora e noto che sono già le 7.00. Tra
quindici minuti serviranno la colazione nella caffetteria e, se non ci
sbrighiamo, non rimarranno più muffins ai mirtilli.
''Jane, manca soltanto un quarto d'ora! Fai in fretta!'' le grido dalla
stanza e sono sicura che abbia sentito nonostante lo scrosciare
dell'acqua nel lavandino.
Mi tolgo il pigiama e indosso la divisa nel solito ordine: collant blu,
camicia bianca, maglioncino di lana blu e, infine, gonna, blu
anch'essa. Come al solito litigo per qualche minuto con la cerniera
della gonna che continuo ad odiare. Una volta sistemata, controllo che
le maniche del pullover mi coprano le cicatrici ancora ben visibili sui
polsi. Non c'è alcun bisogno di far pubblicità.
Mi pettino i capelli ramati e li raccolgo in una treccia che porto da
un lato e mi arriva al seno. Mi metto un filo di mascara con la vana
speranza di dirottare l'attenzione dalle occhiaie ai miei occhi verdi
e, non appena Jane esce dal bagno, corro a lavarmi i denti.
Alle 7.10 chiudiamo la porta della nostra stanza alle spalle e ci
affrettiamo verso la caffetteria che, per fortuna, si trova nello
stesso stabile dei dormitori. Affrontare il diluvio universale di prima
mattina, non è di sicuro il modo migliore per affrontare la
giornata.
''Meno male! I muffins son ancora lì!'' esclamiamo
all'unisono non appena varchiamo la soglia del refettorio. Ci guardiamo
e scoppiamo a ridere.
Sono così grata di aver trovato una persona così
pura e vera come Jane. Sono in questo college da circa tre mesi, non mi
sono ancora abituata alla vita qui e non ho molti amici, forse per
colpa del mio carattere. Jane, al contrario, lo frequenta da quando
aveva tredici anni ed è una veternao qui dentro. Non so come
avrei fatto senza di lei, mi ha messo subito a mio agio nonostante non
mi conoscesse affatto...insomma, avrebbe potuto ignorarmi come ha fatto
la maggior parte degli studenti e invece mi ha presa sotto la sua ala.
Ci sediamo al nostro solito tavolo vicino alla seconda finestra sulla
sinistra, dalla parte opposta del buffet, così da avere un
po' più di tranquillità e privacy.
''Hey Jane! Ellie!'' ci salutano Mark, Chad e Ally mentre prendono
posto con noi.
''Goodmorning Guys!'' esclama Jane imitando il tono nasale di Miss
Bennet.
Scoppiamo tutti a ridere e io quasi mi strozzo sorseggiando il mio
caffé.
''Allora, ancora nessuna notizia sulla nuova arrivata?'' chiede Chad a
me e Jane, la quale sta già addentando il suo
muffin.
Da un paio di settimane ormai, infatti, si è diffusa la
notizia dell'arrivo di un nuovo studente. Tutti fanno congetture su chi
possa essere. Insomma, ottenere l'ammissione a metà semestre
è quasi impossibile.
''No, ancora nulla. E poi che ne sai, magari non è nemmeno
una ragazza!'' rispondo.
''Beh, io e Chad speriamo che arrivi una bella pollastrella, vero
amico?'' dice Mark passandosi una mano tra i capelli biondicci e
tirando una gomitata scherzosa al suo amico.
Chad ridacchia.
Ally, invece, gli lancia uno sguardo truce. ''E cosa vorresti fare tu
con questa ipotetica pollastrella?!'' chiede offsa a Mark e incrocia le
braccia al petto aspettando una risposta.
''Ehm..ma no, piccola! Stavamo scherzando!'' tenta vanamente di
giustificarsi Mark. Infatti poco dopo gli arriva un scappellotto -
meritato - sulla nuca.
Mark e Ally stanno insieme da un anno e mezzo ormai, e, da quanto mi ha
detto Jane, sono davvero innamorati, ma lui non è proprio un
campione in fatto di tatto.
Scoppiamo tutti a ridere mentre Ally è ancora offesa, ma le
scappa un mezzo sorrise e Mark sa che l'ha già perdonato. Si
avvicina e lei e le sfiora dolcemente le labbra. Sono costretta a
spostare lo sguardo. Si tratta di un gesto così semplice
eppure così carico di amore che non riesco a fare a meno di
arrossire.
''Attenti! La direttice sta venendo qui!'' esclama Chad sbattendo il
palmo della mano sul tavolo di mogano antico. I due piccioncini si
scostano subito e riprendono a mangiare. Nonostante sia un college
misto, le relazioni non so né benviste né
incoraggiate e sbandierarle di fronte alla preside non è il
modo migliore per mantenere un low-profile e rimanere nelle sue grazie.
''Goodmorning Students'' esordisce Miss Palmer avvicinandosi al nostro
tavolo con aria severa.
''Goodmorning Miss Palmer'' rispondiamo in coro.
''State comodi. Volevo informare Miss Crawford e Miss Brown che questa
mattina saranno esentate dalle lezioni. Vi prego di raggiungermi nel
mio ufficio non appena avrete terminato la colazione. Miss Lewis,
Mister Hall, Mister Finch, a voi auguro buona giornata.'' ci comunica
e, prima che nessuno di noi possa pronunciar parole, si è
già allontanata.
Io e Jane ci guardiamo allarmate senza riuscire a parlare.
''Cosa avete combinato voi due?!'' chiede Chad scuotendo maliziosamente
la testa e, di conseguenza, i suoi ricci corvini.
Bella domanda, Chad. La
mia media in chimica e matematica non è eccellente...anzi
è pessima, ma dubito si tratti di quello. In fondo siamo
soltanto al primo semestre.
La prima campanella suona e tutti gli studenti si
affrettano a finire la colazione. Al nostro tavolo è sceso
il gelo e la domanda di Chad non ottiene risposta.
Alla seconda campanella, una fiumana di alunni in divisa blu si riversa
negli antichi corridoi del college dirigendosi a lezione. Salutati gli
altri, io e Jane ci dirigiamo dalla parte opposta confabulando sul
motivo di questa convocazione, ma nessuna delle due riesce a trovare
motivazioni plausibili o talmente urgenti da non poter aspettare la
pausa pranzo evitando di saltare un'intera mattinata di lezioni.
Dopo quattro rampe di scale e un po' di affanno, arriviamo a
destinazione e bussiamo alla porta di mogano finemente intagliato.
''Avanti'' ci accoglie Miss Palmer.
Jane spinge timidamente la porta ed io sono subito dietro di lei. La
preside è seduta dietro la scrivani ed è intenta
ad esaminare a fondo il foglio stampato che tiene in mano, strizzando
gli occhi dietro agli occhialetti dorati precariamente appoggiati sulla
punta del naso. Poi alza lo sguardo su di noi ed esclama ''Jane! Ellie!
Vi stavo giusto aspettando!''
Io e la mia amica ci guardiamo stranite: Miss Palmer che ci chiama per
nome? Questa è nuova.
''Accomodatevi pure!'' aggiunge indicando le due sedie che stanno
proprio davanti alla scrivania. Mentre ci avviciniamo, mi guardo
intorno e la mia mente torna a qualche mese fa, quando la preside mi
aveva accolto qui dopo il mio incidente. L'arredamento è
antico e rispecchia il carattere severo, rigido e pomposo del
Cheltenham College. Ci sediamo titubanti sotto lo sguardo paziente
della direttrice.
''Molto bene. Vi starete chiedendo per quale motivo vi ho convocato nel
mio uffici con così tanta urgenza. Ebbene, Miss Brown, lei
è stata richiesta dal Coach Tanner per l'organizzazione del
torneo di lacrosse. Da quanto mi è stato riferito,
è stata nominata capitano della squadra femminile.
Congratulazioni!''
Jane tira un sospiro di sollievo e sorride educatamente prima di
rispondere ''La ringrazio, Miss Palmer. E' un grande onore per me.''
''Ne sono sicura. Ora può andare e, come ho già
detto, si consideri esentate dalle lezioni di questa mattina.
Riprenderà le normali attività scolastiche dopo
la pausa pranzo.'' aggiunge la direttrice, congedandola.
Jane mi stringe la mano. So che vorrebbe sapere per quale motivo sono
stata convocata anche io. Sicuramente non per meriti sportivi, dato che
sono un totale disastro. Le sorrido cercando di sembrare tranquilla e
lei lascia l'ufficio.
''Molto bene. Ora veniamo a noi, Miss Crawford. Lei è qui da
poco più di tre mesi, dico bene?'' mi chiede.
''Sì, Miss Palmer.'' rispondo e il mio cuore perde un
battito. non vorrà espellermi, giusto?
''Precisamente. Noto con piacere che si è ambientata molto
bene e che i suoi voti stanno migliorando.'' Annuisco, non sapendo cosa
aggiungere. Di certo non avrà notato i miei risultati in
chimica e matematica, ma non è il caso di farlo presente in
questo momento. Proprio no. ''Proprio perchè è
qui da poco e sa come ci si sente ad entrare a far parte di una nuova
realtà, le vorrei chiedere di occuparsi dell'accoglienza di
un nuovo studente del nostro prestigioso istituto'' si interrompe e
gonfia il petto inorgoglita, poi riprende ''Si tratta di un ragazzo
della sua età, 17 anni. Ha vissuto in Francia fino a qualche
tempo fa, ma parla fluentemente inglese poichè la madre, una
mia cara amica, è di Londra.'' mi spiega.
Riacquisto colore e annuisco nuovamente.
Tutto qui?! E io che mi
aspettavo il peggio!
''Molto bene. Vorrei che gli facesse visitare la struttura e che gli
mostrasse i dormitori. Ah, e non si dimentichi le strutture sportive,
il parco e le scuderie.'' continua. Poi si alza, fa il giro della
scrivania e si avvicina per scortarmi fuori. Mi alzo e la seguo.
''Si chiama Brandon Dubois. La sta aspettando all'ingresso dell'ala
principale!'' conclude. Dopodichè mi spinge fuori dalla
porta prima che io possa ribattere in alcun modo.
Brandon Dubois. Solo dal nome si capisce che è uno di quei
figli di papù viziati, serviti e riveriti, convinti che a
loro sia tutto dovuto. Uno di quelli che crede di avere il mondo
femminile ai suoi piedi soltanto con un sorriso storto o un occhiolino
impertinente. Uno di quelli che non sopporto. E io dovrei passarci un
giorno intero? ''Fantastico'' sussurro ironicamente a me stessa. Avrei
preferito due ore di chimica.
Ma, non appena svolto nel corridoio che porta all'ingresso,
ciò che mi si para davanti è tutto tranne
ciò, o meglio chi, mi aspettavo.
''Hey! Tu devi essere Brandon, giusto?'' gli chiedo
avvicinandomi.
Il ragazzo alza lo sguardo dal libro che tiene tra le mani e un brivido
mi attraversa la schiena o forse l'anima.
Spalanco la bocca per la sorpresa. Ha gli occhi grigi più
belli che io abbia mai visto. Non sono freddi o distaccati,
bensì malinconici ed espressivi.
Sorride, chiude il libro e fa qualche passo verso di me tendendomi la
mano destra. ''Ellie, piacere'' mi presento stringendogli la mano.
''Brandon...ma questo lo sapevi già..'' risponde
imbarazzato per aver ribadito l'ovvio. Sorrido timidamente e lui si
passa un mano tra i capelli dorati, scompigliandoli.
''Allora...ehm...Miss Palmer mi ha chiesto di...mostrarti il nostro
'prestigioso' college'' gli spiego sitando ironicamente la preside. Lui
ride e una scintilla gli accendi lo sguardo.
''Andiamo, allora!'' esclama mentre ci incamminiamo.
''Da dove vuoi iniziare?'' chiedo timidamente.
''Ehm...non saprei...un posto dove posso lasciare i miei bagagli
c'è? Credo che portarmeli dietro per cento ettari di tenuta
sarà, come dire...piuttosto dura!'' mi risponde ridendo e
poi, avvicinando le sue labbra il mio orecchio, mi sussurra ''Sai,
sotto questo giubbotto di pelle non ci sono dei gran muscoli...ma non
dirlo troppo in giro!'' Scoppio a ridere e riprendo fiato dopo averlo
trattenuto per la troppa vicinanza.
WOW.
''Tranquillo, terrò il segreto'' lo canzono dandogli una
timida pacca sulla spalla. Lo guido attraverso corridoi e scale fino a
che non raggiungiamo l'ala dei dormitori.
''Bene. Al primo paino trovi il dormitorio maschile, al secondo piano
quello femminile. Ti do un consiglio: se devi far visita a qualche
amichetta durante la notte, evita di farti beccare da Miss Bennet. Ha
il sonno leggerissimo...o forse non dorme affatto...ancora non
l'abbiamo capito.''
Sorride sincero. ''Grazie del consiglio, lo terrò presente.
Credo che non visiterò alcuna amichetta, però''
mi informa facendo l'occhiolino.
''Allora...che stanza ti hanno dato?'' chiedo sviando l'argomento. Un
tipo come lui, qui dentro, non passerà di certo inosservato.
''Ehm...dovrei avere la chiave qui la qualche parte..'' dice cercando
nelle tasche del giubbotto e poi quelle dei pantaloni.
''Voilà! Stanza numero 604.''
Lo guardo stranita, poi afferro la chiave che mi sta porgendo e
controllo che il numero sia giusto. ''E' che...credo ci sia un
errore.'' dico imbarazzata.
''Perchè?'' ''Perchè vedi...la stanza numero 604
si trova nel dormitorio femminile proprio accanto alla mia. E tu sei,
senz'ombra di dubbio, un maschio!'' specifico persino l'ovvio.
''Ah...beh la preside mi ha dato la chiave personalmente, dicendo che
nell'ala maschile non c'erano più stanza disponibili per
questo semestre e che mi sarei dovuto accontentare.''
Rimando stupita. ''Oh beh...se per Miss Palmer è
ok...allora...'' dico ''Allora ok'' termina la frase per me e mi guarda
divertito.
''Beh..seguimi!'' alzo le spalle e mi avvio verso la rampa di scale che
conduce al secondo piano.
''Quindi saremo vicini di stanza, io e te?'' chiede interessato.
Non ricordarmelo.
E l'iperventilazione è imminente.