La notte incombeva su Parigi. Nemmeno una stella brillava nel firmamento.
In lontananza si potevano udire solo lievi rumori di sparo e grida
strazianti. La rivoluzione era ormai alle porte.
Andrè camminava tra i suoi compagni, davanti ai suoi occhi c’era lei, Oscar.
Aveva ancora la testa tra le nuvole: ripensava agli ultimi avvenimenti, e a come
si sentisse finalmente vivo.
Aveva atteso più di vent’anni, e per tutto quel tempo aveva dovuto reprimere
i suoi sentimenti, consapevole dell’enorme abisso che c’era tra lui, umile di
origine, e lei, figlia di un generale. Ma ora nulla avrebbe ostacolato il loro
amore, nulla gli avrebbe impedito di amarsi e di essere finalmente felici.
"Andrè svegliati, sembri un bamboccio che cammina!" Lo cantilenò Alain
suscitando il riso tra i compagni.
"Hai ragione scusami!" Si portò una mano tra i capelli ed il suo viso si
dipinse di un rosso acceso.
"Comunque sono felice per te!" Gli sussurrò l’amico, che ancora non aveva
trovato il modo ed il tempo per rimanere da solo con il giovane.
"Fate silenzio là dietro!" Li rimproverò Oscar, intenta a pensare ad una via
di fuga; era ancora scossa, molti dei suoi uomini avevano appena perso la vita e
lei doveva ora fare in modo di salvaguardare gli altri. Non era cosa facile.
Improvvisamente notò una guardia, pronta a fare fuoco su i suoi uomini,
"ATTENTI!" gridò e sparò per difendersi. Come l’uomo cadde a terra tirò un
sospiro di sollievo.
"Comandante, comandante!"
Andrè, il suo Andrè, era stato colpito. La pallottola che lei era riuscita
prontamente a schivare aveva preso in pieno petto il suo uomo che barcollante, e
stringendosi la ferita con la mano insanguinata, le si avvicinava, balbettando
il suo nome.
Per tutto il tragitto Oscar tentò di trattenere le lacrime, ma era tutto
invano; non poteva perderlo ora, proprio ora che aveva capito i suoi sentimenti,
che li aveva accettati e che si erano trovati. La mente tornò a qualche ora
prima, quando il suo corpo veniva accarezzato dalle grandi mani di Andrè. Aveva
fatto l’amore per la prima volta e per la prima volta si era sentita libera da
ogni dovere, da ogni pregiudizio o paura. Ora toccava a lei salvarlo.
Scese da cavallo, barcollando "C’è un medico tra di voi, vi prego abbiamo
bisogno di un medico!" Tra la folla un paio di uomini si fecero avanti e furono
disposti a visitare il ragazzo, che inerme giaceva su una branda.
"Al momento siamo spiacenti" Esordì un uomo dalla barba incolta e gli
occhiali, piccoli e tondi, che gli ricadevano lungo il naso "Non siamo nelle
condizioni giuste per lavorare!"
Oscar sgranò gli occhi, le lacrime ormai
fluivano copiose, come un fiume in piena.
"Signora stia tranquilla!" Fece subito un altro "Se lo potessimo portare
subito con noi, forse per lui ci sarebbe ancora qualche speranza!"
"Così sia!" Alain si alzò da terra, le mani ancora sporche del sangue
dell’amico "Verrò io con voi, basta che il mio amico guarisca!"
"Alain ci
andrò io!"
"No!" La interruppe "Voi siete il nostro capitano, e senza di voi gli uomini
non saprebbero gestirsi!"
"E’…è vero!" La flebile voce di Andrè risuonò, e
tutto tacque "Oscar. Oscar, tu devi continuare a lottare, per la Francia, per il
nostro…Futuro!"
"Promettimi che poi ci sposeremo!"
"Certo!" Tossì, e dalla sua bocca uscì
un rivolo di sangue.
"Non c’è più tempo da sprecare!" Annunciò un dottore.
"In una piccola chiesa, senza una cerimonia sfarzosa!" Non voleva lasciarlo
andare, gli stringeva forte la mano. Non voleva che se ne andasse, no senza
portarla con sé almeno.
"E’ tutto ciò che ho sempre desiderato!" Ammise
Andrè sforzando un sorriso naturale.
"Promettimelo. Promettimi che vivrai!"
"Te lo prometto. Ma ora smettila di
piangere Oscar. Io non morirò, non posso morire proprio adesso!" E sfilò la
mano.
La donna dai lunghi capelli biodi vide l’ allontanarsi della branda su cui
giaceva Andrè, fiancheggiata dai due medici e da Alain. Non le restava che
pregare, sperare in un miracolo, che forse sarebbe accaduto, o che forse
l’avrebbe segnata per sempre. A denti stretti e muscoli contratti impartì gli
ultimi ordini ed aspettò il giungere del 14 luglio; giorno in cui ci sarebbe
stato l’attacco della Bastiglia e la fine della sua carriera di comandante.
La suddetta mattina giunse presto; sin dalle prime luci dell’alba l’euforia
del popolo era ben palpabile nell’aria. Il desiderio di possedere più armi, di
incidere in quel cambiamento che stava arrivando così repentino, era ormai nei
cuori di tutti.
Oscar, con l’angoscia nel cuori per le sorti del suo compagno, ed il terrore
di perdere altri uomini, diresse i suoi soldati verso la Bastiglia. Il popolo,
inadatto negli scontri a fuoco, non era in grado di maneggiare i cannoni, senza
i quali l’enorme torre non sarebbe mai crollata.
"Uomini!" Puntò la spada bianca verso il cielo, che al sole risplendeva come
fosse un diamante "Fuoco!"
Uno… due… tre colpi di cannone andarono a buon fine. Le salde mura della
fortezza stavano cedendo. Quattro…cinque…Gli spari dei fucili, il rimbombo dei
cannoni, le urla dei feriti…Quelle furono le ultime immagini che vide. Si sentì
trafiggere il petto… Poi nulla… Non percepì nient’altro che un leggero dolore e
crollò a terra priva di sensi.
"OSCAR!" Rosalie urlò precipitandosi sul corpo della donna che un tempo
l’aveva salvata da una morte sicura "OSCAR, OSCAR NO!"
Ma nessuno sapeva che quello sarebbe stato solo l’inizio...
Continua...
Grazie a tutti coloro che mi faranno sapere qualcosa...E ditemi s ene vale la
pena, sennò cancello tutto e via!! ^_^