Trying to stay strong.

di Sammi Hock
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IL RISVEGLIO

Aprì gli occhi, la stanza continuava a girare, mi trovavo per terra, sulla soglia della
porta di camera mia. La vista era ancora appannata,  gli occhi si posarono sui polsi,
erano avvolti da candide bende bianche sporcate da macchie rosso rubino.
Dalla finestra entrava quella poca luce necessaria per riuscire a leggere l’ora
sull’orologio appeso al muro. Erano le 7:06 di un grigio giorno autunnale Londinese.
La cosa peggiore non era il risveglio, da lì a poche ore sarei dovuta salire su un aereo
per  gli Stati Uniti.
“Una nuova vita”, continuava a dire mamma.

- Ti decidi a scendere?!
Ma che cazzo si urlava questa? La testa faceva ancora male, non ricordavo cosa fosse
successo la sera prima, nulla di buono, per terra c’erano pillole e lamette.
- Arrivo! – urlai con la poca voce rimasta in gola.
- Vestiti e scendi a fare colazione! -

Bene, mi alzai da terra, indossavo solo una canottiere e le mutande, mi avvicinai allo specchio
per vedere cos’era rimasto di me. Nel riflesso vedere solo una grassona piena di tagli e sola.
Mi catapultai in bagno per fare una doccia, i tagli bruciano troppo a contatto con acqua e sapone.

Aprì l’armadio, non trovavo mai niente di interessante da indossare, nulla che mi stesse bene, “a te non sta bene niente balena”. Carina la voce dentro alla mia testa, molto simpatica.
Alla fine mi decisi, presi la solita felpa verde militare con la scritta “collage” e un paio di leggings neri e mi decisi a scendere.

- Finalmente ti sei decisa a scendere, sbrigati a fare colazione, dobbiamo essere in aeroporto entro mezzogiorno! -
- Non ho fame, mi bevo un succo e basta. – Avevo i conati di vomito.
- La tua valigia è già pronta? -
- Si, tranquilla. -

L’avevo zittita finalmente, non sopporto le domande in piena mattina.

Eravamo pronte per dirigerci in aeroporto.
La cosa che non sapevo ancora è che da quel giorno la mia vita sarebbe cambiata.


 




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