Tenma
Mi
ero svegliato in un bosco scuro, circondato da una lieve nebbia. Mi era
tutto estraneo. Ricordavo solo due cose: come avevo sconfitto Hades
insieme ad Sasha e Aaron e cosa dissi a Dohko prima di lasciarci. Per
sempre. Anche se io non credevo che sarebbe stato per sempre.
“Ci incontreremo in un’altra vita,
sicuramente.”
Sicuramente. I Saint si reincontrano sempre, le nostre vite sono
intrecciato.
A quel tempo, ero convinto che un Saint finisse nell’Elisio
dopo la sua morte, e che vi rimanesse finché non sarebbe
rinato di nuovo. E invece… Ho dovuto scontare la mia pena
nel Cocito per più di due secoli. Credevo che quella sarebbe
stata l’esperienza peggiore della mia… no, non
vita. Morte è la parola giusta; ma scoprii presto che non
era così.
Sono ancora morto e mi tocca badare a un nanerottolo frignante che mi
somiglia pure! C’è cosa peggiore di questa?
D’accordo che a me i bimbi piacciono, ma
c’è un limite a tutto… Almeno ha sua
sorella che si occupa amorevolmente di lui e alleggerisce il lavoro a
me.
Ecco cosa sono diventato: una specie di balia, quello che si definisce
un “angelo custode”… Il dio dei morti
doveva avercela proprio a morte con me per assegnarmi un ruolo del
genere. Sempre che me l’abbia assegnato lui.
Chiudo gli occhi per cercare di riposarmi un po’ (anche se in
realtà non ne ho bisogno), ma ecco che Seiya -
così si chiama il bambino - scoppia di nuovo a piangere.
Sospiro e mi avvicino per vedere se posso fare qualcosa per calmarlo.
Di solito basta accarezzargli un po’ la testa, ma questa
volta non è così. Se gli tocco la fronte, si
mette a piangere ancora più forte.
Noto però che è terribilmente caldo: ha la
febbre. Un bambino può morire di febbre. Adesso sono
veramente preoccupato: non sono mica un dottore! Come diavolo faccio a
curarlo?
“Su, Seiya cerca di calmarti…” gli dico,
ma questo strilla ancora più forte. Deve fargli molto male.
Dato che non so a chi rivolgermi, vado nella camera accanto e trovo
Seika, la sorella maggiore, che si sta rigirando nel letto per il
fracasso che fa suo fratello, ci scommetto. Provo a scuoterla, ma mi
dimentico che sono una presenza spirituale e, non essendo il suo angelo
custode, non ho poteri su di lei. Dove diavolo è sua madre?
“Sayaka? Sayaka, ho bisogno di te, adesso!”
Ed eccola che appare, nel suo abito dalle lunghe maniche rosse e la
gonna bianca a pieghe. E’ una donna oltre la ventina, i suoi
capelli rossicci e corti sono sempre arruffati, ma le danno
un’aria così materna e semplice che la fa sembrare
un essere umano vivo e vegeto, piuttosto che morto e angelico.
Non so cosa abbiano detto a voi, ma noi angeli non abbiamo le tuniche o
giriamo nudi, sapete? E’ tutta una farsa. Ci ho creduto
anch’io! La verità è questa: con il
vestiario che muori, ci vivi nell’aldilà. Ce
l’hai cucito addosso, punto. La nostra vera caratteristica
“angelica” sono le ali. Anche lì un
falso mito: non sono piumate, a forma d’uccello o roba
simile; ci scendono lungo la schiena a rivoli d’acqua
cristallina e si possono spiegare per farci volare, questo
sì. Inoltre possono cambiare la sfumatura del colore. Ad
esempio, le mie hanno un colore rosso-violaceo, perché il
mio protetto sta male fisicamente.
“Mi hai chiamata per Seiya?”
Il suo solito tono calmo. Non ho nemmeno bisogno di risponderle, che
lei sveglia Seika. Ho perso cinque minuti buoni inutilmente; con quella
donna non mi ci ritrovo. E’ morta dando alla luce il suo
secondo figlio, è diventata l’angelo custode della
sua primogenita e si comporta come se fosse tutto normale!
Una calma invidiabile e allo stesso tempo irritante che la figlia ha
ereditato, nonostante si sia precipitata nella camera del fratellino.
La seguiamo e mi ritrovo davanti al pargolo; il suo Cosmo mi supplica
di aiutarlo, lo avverto chiaramente, ma non so come fare. Non sono
pratico con… tutto questo.
“Perché non lo aiuti?” mi domanda Sayaka.
“Aiutarlo? E come? Ti sembra che abbia un qualche tipo di
medicinale sottomano?” le rispondo io, sempre più
nervoso.
“Certo che per essere il trapassato Saint di Pegasus, sei
proprio un fiasco.” sentenzia, scuotendo la testa.
E questa signori, era una dimostrazione della sua tagliente
sfacciataggine, che suo figlio erediterà in futuro.
Sospiro e premo il mio palmo contro la fronte del piccolo, che nel
frattempo ha svegliato mezzo orfanotrofio. Brucio un po’ di
Cosmo e vedo i fluidi della mia schiena avvolgere il bimbo tra le
lenzuola e tranquillizzarlo. Riesco a sorridere per il lavoro svolto,
mentre gli adulti chiamano un dottore, ma non ce
n’è più bisogno, almeno non
più del dovuto.
Infatti il dottore, non appena finita la visita, ha detto che Seiya ha
avuto un picco, ma che si è stabilizzato. Uno degli addetti
ha aggiunto un “Per fortuna” e un altro ha detto
“Grazie a Dio.”
“Gli piacerebbe che fosse stato Dio…”
borbotto con una certa soddisfazione.
“Non darti troppe arie. Guarda che questo sarà il
tuo lavoro da ora in poi; e vedi di svolgerlo bene! Ti ricordo che
è mio figlio.”
Annuisco e ripenso alle sue parole.
Il mio lavoro. Mi sento soddisfatto del mio lavoro! Certo non posso
elevarmi a Dio, ma me la sono cavata bene per essere appena al mio
primo mese di lavoro… Dovrò continuare solo a
seguire la vita di Seiya da dietro le quinte dopotutto e magari dargli
qualche consiglio.
Non può essere così difficile, se ci prendo la
mano…
***
Un saluto a tutti voi e grazie per esservi interessati
alla mia fanfiction!^^
Come potete vedere, il primo capitolo non era lunghissimo, ma ho
cercato di fare del mio meglio. E così, il nostro piccolo
Seiya ha come angelo custode niente di meno che il suo predecessore
Tenma... Di certo un bel intreccio, no? Mi piaceva come idea. Legati
dalla stessa costellazione, Pegasus^^ Come vi sembra la madre? Un po'
contradditoria, eh?
Mi auguro che riesca a soddisfare la vostra curiosità e
fantasia.
Al prossimo capitolo^^
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