Dedicata a Tom…
Perché sorride…
Dio, quanto è bello quando lo fa.
My
only Butterfly
Non
so perché ma sono convinto
Che tu sia la mia donna ideale
E quello che abbiamo è qualcosa
Che non si trova facilmente
E non fa differenza
Se tu adesso non sei con me
E hai trovato un nuovo ragazzo
Mi piace tutto di te: come cammini
E come mi capisci
E il modo in cui mi fai girare la testa
E tutto di te
Mi emoziona
Per te passerei attraverso i muri
Sei perfetta per me
E alla fine con te non è solo sesso
Quando penso a te
Sento la musica nelle mie orecchie
E le note più strane mi sembrano armoniose
Traduzione
di Sex -
Artista sconosciuto.
E non venitemi a dire che è dei Tokio Hotel.
1.
Paura
Ci
sono giornate che non dovrebbero neanche iniziare.
Per carità, sapeva già cosa sarebbe successo quel
giorno e solo per quello,
c’era di che mettersi a piangere e non mettere piede fuori
casa. O gamba.
Però
è proprio vero. Quando ti dicono “peggio di
così non
può andare” l’unica cosa che resta da
fare è lasciare correre gli eventi e far
capire all’idiota che ha inventato quella frase del cazzo,
che peggio di così
può sempre andare. A meno che non sei morto…e in
quel caso nessuno ti può rompere
i ciglioni dicendo una frase così banale.
Aveva
una paura folle. Aveva veramente voglia di alzarsi
dal letto, fare colazione, avvisare al lavoro che non si sarebbe
presentata per
indisposizione (de che?!) e rituffarsi sotto le coperte.
Quello
sarebbe stato un bel modo di continuare la giornata.
E
invece, si alzò, si fece una doccia lunghissima e
caldissima, e andò a fare colazione in accappatoio. Tanto,
sfigata com’era
avrebbe sporcato di sicuro il pigiama o i vestiti. Meglio
l’accappatoio. Molto
meglio.
Quando
si alzò e poggiò la tazza sul lavandino, sua
madre entrò in cucina.
E ovviamente, le rivolse la fatidica domanda:
-
Oggi non lavori? –
Il
brutto di una domanda è che la maggior parte delle
volte, quando sai la risposta da dare ne vorresti dare un'altra.
Non
c’è dubbio su questo.
-
Si, ci vado. Sono ancora in orario mamma. -
e prese a strofinarsi i capelli ancora
bagnati con l’accappatoio.
-
Avanti Naike! Lo sai che non voglio che usi l’accappatoio
così! Da quando ti sei tinta i capelli macchi sempre tutto!
Non capirò mai
perché sei passata a quel rosso fuoco. – e come al
solito la madre mise di
mezzo i suoi capelli e la sua tinta.
Non
l’aveva proprio digerita.
Lei
adorava il rosso. Aveva i capelli rossi da quando era
nata, ma di quel rosso che certe giornate sembrava oro fuso e certe
altre, un
passato di carote.
Bellissimi,
in ogni caso per lei. Era sempre andata fiera
di quei capelli.
Poi
un uccellino le aveva detto che le rosse a lui non
piacevano. E per ripicca, o per non dirgli che lei era rossa naturale,
si era
tinta i capelli di un rosso fuoco vistosissimo.
La
scusa ufficiale era stata che era un artista e certe
cose se le poteva permettere.
Sua
madre per tutta risposta a sta cazzata le aveva detto
che anche suo padre era un artista, ma non per questo andava in giro
vestito di
arancio, giallo e blu.
Questione
di punti di vista.
Però
sua madre era sempre sua madre, quindi obbediente,
smise di strofinare i capelli e tornò in bagno.
L’immagine
che lo specchio le restituiva non era di certo
delle migliori. Aveva le occhiaie, di chi non ha dormito molto o non ha
proprio
chiuso occhio, la pelle lucida, le labbra si erano pure screpolate e un
brufolo
era spuntato sulla guancia destra.
Niente da ridire, una bella mise per finire
all’ospedale.
Si
asciugò i capelli dando le spalle allo specchio e
pensò
alla giornata che l’attendeva. Suo padre si era licenziato
dallo studio di
grafica pubblicitaria in cui aveva lavorato per 15 anni. Due mesi dopo
la sua
assunzione in quello stesso studio. E ora lei si trovava a dover dare
pugni ad
un sacco, tre volte alla settimana, per non scaricare una carriola di
schiaffi
sul nuovo art director.
Che
per inciso nessuno poteva soffrire e non era bravo
neanche la metà di suo padre.
Non
si sa come mai, ma da quando Santi aveva assunto la
carica di suo padre, le era entrato un virus nel pc (pc privo di
collegamento
ad internet, come sottolineava sempre), i suoi lavori riportavano
errori che
neanche un grafico alle prime armi poteva fare e i clienti non erano
mai
soddisfatti dalla realizzazione grafica del progetto iniziale.
Si
era ritrovata quindi a dover fare lavoro di stagisti,
ossia fotomontaggi normalissimi, svecchiamento delle immagini,
correzione di
bozze.
Praticamente
una dichiarazione di guerra, per come la
vedeva lei.
Poi
c’erano altre cose che la mandavano in bestia di Santi.
I suoi pensieri così maschilisti, così
stupidi…
Il più grande difetto
che una donna può avere è la bellezza. Il secondo
è un cervello pensante. Il
terzo è una lingua tagliente.
E
Naike, per quanto sbuffasse sulla prima, era dotata di
tutte e tre quelle doti.
E
se quando Santi la riprendeva, lei rispondeva come era
suo solito fare, lui era così stupido da non capire che
Naike non stava
“provando” ad insultarlo.
Lei
lo stava “facendo” apertamente.
E
lui era troppo idiota per capirlo.
Non
lo poteva soffrire per dirla in maniera semplice.
Non sopportava i suoi capelli (parrucchino,
messo pure male), non sopportava il suo alito, non sopportava i suoi
denti. E
il fatto che avesse avuto di che ridire sui tacchi la diceva lunga.
Praticamente
le aveva chiesto di odiarlo. E Naike, lo
accontentava ogni sacro santo giorno.
Dal
giorno che gli avevano rigato la macchina poi era
diventato ancora più rompiballe.
Non capisce che ho
ben altri modi per vendicarmi di un idiota come lui…
Già!
Perché lui era convintissimo che fosse stata lei.
Nonostante quel giorno non avesse neanche lavorato, e fosse da tutta
un'altra
parte, lui continuava ad insistere con quella storia assurda della
macchina.
Quando
ne parlava, ed erano tante le volte che tirava in
ballo quella storia, fissava gli occhi su Naike. Alla quarta volta
aveva alzato
il dito medio e l’aveva mandato a fare in culo mentalmente.
Poco importava che
davanti alla sua mano ci fosse la schiena del direttore
dell’agenzia
pubblicitaria.
E
ora, si stava dirigendo verso quell’idillio. Capirete
anche voi perché Naike avesse così tanta voglia
di rimanere a casa. Bhè…senza
contare quello che sarebbe successo dopo.
Quando
arrivò, si diresse senza indugi alla sua postazione.
-
Naike! –
E ti pareva che il
rompiballe non mi rompeva i coglioni da subito…
Quando
si girò verso Santi, tutti capirono che non era la
giornata giusta per romperle le palle. Saranno stati i fulmini che
partivano
dagli occhi, o la posa da ragazza pronta a distruggere i gioielli di
famiglia
di chicchessia.
O
il cartello che compariva sulla sua testa visibile a
tutti quelli dotati di buonsenso, su cui campeggiava la scritta
“attenzione,
ringhio e mordo anche”.
Ovviamente
Santi credeva che “buonsenso” fosse qualcosa da
mangiare, quindi, essendone privo, si diresse a passo di marcia verso
Naike per
fermarsi a pochi metri da lei, in maniera tale che tutti potessero
vedere
quello che stava per accadere.
-
Naike, avevamo già discusso sulla questione dei tacchi o
sbaglio? Fanno troppo rumore e disturbano gli altri. Ma forse, a te non
dispiace essere al centro dell’attenzione… - disse
colui che si era fermato
proprio nel centro della stanza…
-
Ragazzi vi disturbo per caso coi miei tacchi? – non si
era mai fatta mettere i piedi in testa dai professori per i suoi tacchi
figuriamoci se permetteva ad uno qualsiasi di mettere il becco nei suoi
affari.
AL
cenno di diniego di tutti gli altri grafici, maschi e
femmine incluse, Naike volse le spalle e continuò a
camminare diretta verso la
sua postazione.
-
Questo non c’entra niente, e non è buona
educazione
voltare le spalle a chi ti sta rivolgendo la parola! – Santi
lo disse
incenerendo con lo sguardo tutti quelli che avevano negato a suo
competo
sfavore. Ossia tutti.
Naike
non gli diede il tempo di formulare altri pensieri
che si voltò con uno sguardo omicida in volto e tutte le
intenzioni di mandarlo
a farsi fottere in diretta.
-
Dato che non disturbo nessuno, per me il discorso era
finito. Ora se permette, dato che lei non è il mio capo ma
è solo uno dei tanti
art Director che girano in questo studio, vado a fare quello per cui
vengo
pagata. Lavorare. Ha presente? – e si voltò di
nuovo mentre un segreto applauso
partiva da tutte le persone presenti in quello studio. Nessuno aveva
più
coraggio di Naike.
Contenta
di avergli dato il benservito anche quel giorno,
accese il suo pc (l’unico pc in mezzo a tanti Macintosh) e
dopo aver inserito
password varie, iniziò a lavorare. Santi era rimasto in
mezzo alla stanza
mentre fissava Naike boccheggiando e quando stava per dire la sua, di
nuovo, la
rossa si girò.
-
Ecco…era di questo che stavo parlando. Ora è
più chiaro?
– e lo sfidò a contraddirla.
Non
era giornata. Non le doveva rompere i coglioni quel
giorno.
Anche
sua madre, dopo la storia dei capelli le aveva rotto
le palle. Lei e la sua abitudine del cazzo di prendere le sue cose e
metterle
in posti che potevano risultare chiari solo a lei!
Non
trovando il suo mp3, le aveva chiesto dove fosse, certa
che solo lei potesse aver fatto sparire l’oggetto. Per tutta
risposta la madre
che le aveva detto? “Ma cara, è appeso al
chiavistello della porta! Ho pensato
che lo volessi prendere prima di uscire e l’ho messo
lì!”
Perché
in camera sua, vicino al letto, dove lei lo teneva
SEMPRE, non andava bene vero?
Rinunciando
a litigare era uscita borbottando bestemmie a
non finire.
Quindi,
chiunque avesse da dirle qualcosa avrebbe fatto
bene a tenersi a distanza di sicurezza.
Lavorò
tutto il giorno, con Santi che lanciava sguardi che
non promettevano niente di buono, ringhiando per un nonnulla,
costringendosi a
non pensare al dopo. Si sentiva già abbastanza male in quel
momento, se ci
pensava come minimo le veniva un ulcera.
Quando
arrivarono le fatidiche 18, però dovette spegnere il
pc e abbandonare il rifugio sicuro che era la sua agenzia. Anche
abbaiare
contro Santi poteva essere meglio di quello che l’aspettava.
Fuori
aveva iniziato a piovere ma lei sapendo già che quel
giorno avrebbe piovuto era stata l’unica a non farsi
ingannare dal sole quella
mattina, e aveva portato con se un ombrellino. La sua giacca la
riparava dal
freddo quindi salutando tutti, e scusandosi per essere stata
intrattabile tutta
la giornata, si avviò verso casa.
Sapendo
che non ci sarebbe arrivata quel giorno.
***
Non devo cambiare
strada, non devo mettere nei casini Alice o sua nonna. Devo fare lo
stesso
percorso. Se non dovesse accadermi nulla, chi ne pagherebbe le
conseguenze non
sarei io. Dio ti prego, però, fai che accada tutto molto
velocemente. Ti prego.
Per cortesia. Fammi questo unico favore.
-
Dio che brutto sapere in anticipo il futuro!! – il tutto
urlato rigorosamente per strada, dove tutti potevano sentire quello che
diceva
e di conseguenza prenderla per pazza schizofrenica.
Pur
sapendo che il momento si stava avvicinando svoltò a
destra. Si fermò un attimo, consapevole che doveva andare
avanti. Che non aveva
scelta. Prese dalla borsa il lettore mp3 e scelse la canzone che voleva
ascoltare. O per lo meno, scelse la canzone con cui voleva che
avvenisse il
tutto. Per lo meno si sarebbe rotta la gamba con stile.
Too late won't stop tonight
I want to go deeper
Tomorrow takes it all away
Time's running out
The night is only a shell
Soon morning comes and breaks the spell
Turns yesterday to a dream
Just for tonight, we'll keep on dancing, and the city won't tell a soul
Just for tonight the lights are shining and our secret stays untold
La
voce sensuale di Ville Valo, unita alla voce di Manna, la
moglie di Linde, chitarrista degli HIM, le facevano venire sempre i
brividi.
Dio ti prego.
So che lei lo fa per non mettere me nei guai.
Ma io sono vecchia e non ho bisogno di molto.
Fai che accada tutto in fretta e che lei non abbia da soffrire troppo.
Non
le avevano detto in che via sarebbe accaduto il tutto,
perché lei aveva chiesto che non glielo dicessero. Aveva
paura che sapendo il
nome della via, l’avrebbe evitata di proposito.
Non che loro mi
biasimerebbero per questo…
Ti chiedo solo
questo Dio.
Sono nata, cresciuta e vissuta sapendo il giorno in cui sarei morta.
Sapendo per filo e per segno come sarebbero morte le persone a me care.
Non ti ho mai abbandonato per questo.
Però per cortesia, fai in modo che lei non abbia di che
soffrire troppo.
E se proprio non puoi accontentarmi,
te lo chiedo per favore,
prenditela con me.
Morirò a breve.
Già lo sapevo.
Ma risparmiala.
Naike
guardava ancora il lettore mp3 quando svoltò
l’angolo. Stava decidendo se mettere il volume al massimo, o
lasciarlo a volume
medio. Non che questo fosse rilevante, tanto i rumori di sottofondo li
sentiva
lo stesso. Ma magari se non avesse avuto sentore che il pericolo si
stava
avvicinando non sarebbe fuggita a gambe levate.
Fai in modo che
lei non si accorga di niente.
Fai in modo che Alice non se la prenda con se stessa.
Fino ad ora non ti ho mai tradito.
È la mia seconda richiesta che ti faccio in 80 anni di vita.
Scelse
come al solito una vietta secondaria, dove non c’era
mai tanto traffico. Era difficoltoso per lei passare da quella via per
via dei
ciottoli che ne caratterizzavano il terreno, ma per lo meno non doveva
scansare
mille persone che tornavano a casa. Milano in determinate ore della
giornata
era invivibile. Non solo per chi aveva la macchina, ma anche per chi
come lei,
usava i vari mezzi pubblici e le gambe.
Donne
con bambini piagnucolosi alle calcagna, passeggini
extra large, uomini con la valigetta che poteva essere scambiata per
una
valigia. In quei momenti avrebbe voluto essere Dark Schneider(*) e
urlare “Distruzione
degli atomi interni!” così tutti sarebbero
scomparsi e lei avrebbe potuto
passare tranquillamente.
Ridacchiando,
immaginando se stessa che in mezzo a piazza
duomo urlava come il suo adorato Darsch, attraversò la
strada.
Nel
momento stesso in cui un auto nera girava l’angolo.
E per favore.
Fai in modo che lui si renda conto di ciò che gli viene
regalato.
La tua devota MariaElena.
Lo
stridere dei freni raggiunse la ragazza nonostante il
volume alto del lettore mp3.
Ci siamo. Almeno
finisce oggi questa tortura.
Non
si girò neanche. Almeno non avrebbe visto in faccia la
persona che gli avrebbe rovinato i prossimi mesi. Più che
altro perché se no
gli avrebbe dato la caccia per ammazzarlo…
Quando
sentì un dolore atroce alla gamba sinistra, capì
perché la nonna di Alice fosse restia a dirle quello che
sarebbe successo… E
dire che le aveva fatto solo una domanda innocente.
“Ma
lo incontrerò mai?”
Dio che male!!
E
si portò le mani al volto.
***
(*) DArk Schneider, protagonista maschile del Manga "Bastard!! L'oscuro distruttore" Un gnocco da paura altissimo, con lunghi capelli color dell'argento con una sola fissa: il sesso...giusto per capirci^^
Eddai...era ovvio che fosse Naike^^
VI lascio il primo capitolo della MIA ff, quella che parla di Naike(mia
amica, che non sopporta i TOkio Hotel, per capirci...) e che sarebbe la
storia che vorrei vivere io. . .
Ringrazio già da subito tutti quelli che leggeranno questa
ff.
E ringrazio la Principessa....solo perchè mi va di farlo^^
Viva le MS!
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