Hand in Hand
Run with me, Naru-chan?
Ino accigliò ancora di più le sopracciglia,
assottigliando il più possibile gli occhi.
Sporse il labbro
inferiore, imbronciata.
Calciò
con forza a terra, sollevando polvere che andò a posarsi
lentamente sugli scivoli del parco giochi.
Serrò i
pugni contro i suoi piccoli fianchi, ed emise grugniti.
Niente. Non la
sentiva, non la vedeva, non la considerava.
Ciò la
faceva imbestialire: chi era quello sfigato per ignorarla?
Ogni volta che
andava in giro con la mamma, riceveva complimenti da estranei con
l’unico movimento delle labbra.
Bastava sempre il solo sorriso per far piegare alla sua
volontà il suo adorato papino.
Bastava un sorriso
per essere circondata da amiche fedeli e ragazzini imbarazzati.
E con quello
lì doveva addirittura sforzarsi per attirare la sua
attenzione.
Questa storia non
sarebbe continuata oltre.
«Ehi, tu!»
Trillò
la bambina, camminando a grandi passi verso un suo coetaneo che si
dondolava sull’altalena.
Questo
continuò a farsi cullare dal sellino quasi immobile.
A Ino venne in
mente un altro pensiero: che fosse sordo?
Pigiò
allora con delicatezza un dito sulla sua spalla.
Il bambino
alzò spaventato la testa, incontrando gli occhi di Ino, ora
accesi da un moto di compassione.
«Sei sordo?»
Gli
domandò con la sensibilità tipica dei bambini.
Lui
gonfiò offeso le guanciotte di un rosa bruciato.
«E tu sei brutta!»
Le rispose con una
piccola linguaccia.
«Ma come ti permetti!» trillò Ino,
alzando il mento e guardandolo dall’alto in basso
«sai chi sono io? Ino Yamanaka, unica erede del clan
Yamanaka, figlia del grande Inoichi Yamanaka,
discendente…»
«Non ti ho chiesto nulla di tutto questo.»
La interruppe il
biondino, ritornando ai propri pensieri.
Mi ignora…ancora?!
«Stammi bene a sentire, scemo. Devi smetterla di
copiarmi.»
«Nani?»
«Hai capito benissimo!»
«Ma non so di cosa parli!»
«Dico che io sono bionda, tu sei biondo, io ho gli occhi
azzurri, tu hai gli occhi azzurri. Non va bene!»
Trillò
contro il biondino, unico rivale nel campo giochi per bellezza.
A quel tempo, la
piccola Ino credeva che per essere perfetti bisognava avere capelli e
occhi chiari.
[stupida sciocca.]
«Ma io sono maschio. Tu sei femmina.»
Le rispose il
bambino, posando nuovamente lo sguardo ceruleo sui bambini che
correvano vicino agli alberi giocando animatamente.
Era forse invidia
quella scintilla pallida che offuscava il suo sguardo?
Ino si
ritrovò spiazzata. Cosa ribattere?
Non poteva
permettersi un altro biondo nel suo campo giochi.
«Facciamo così. Ti sfido. Se vinco io, non vieni
più in questo campo giochi!»
«E perché dovrei accettare?»
Gli
domandò, lo sguardo sempre fisso sui coetanei.
«Perché se no sei un vigliacco!»
Il bambino
scattò come una molla, indicandosi con il pollice.
«Io non sono un vigliacco! Capito bene? Non darmi
più del vigliacco!»
«Beh… al-allora accetta la sfida!»
Boccheggiò
la Yamanaka, indietreggiando di un passo.
«Va bene.»
«Ma come ti chiami?»
«Naruto.»
«E non ce l’hai un cognome?»
Lui fece spallucce,
sorpassandola.
Troppe volte aveva detto il suo cognome, troppa gente era scappata
riconoscendo il bambino-mostro.
Aveva imparato la
lezione.
«Allora? Che sfida è?»
Domandò
invece, grattandosi la testa.
«Uhm… di corsa. Una sfida di corsa,
sì.»
Rispose sicura Ino.
Era imbattibile nella corsa, con le sue gambe snelle e veloci.
«D’accordo. Conosco un bel posto per
correre.»
Naruto le fece un
cenno con la testa, dirigendosi verso il confine del parco giochi,
uscendo e andando verso il boschetto dove coppie di adolescenti si
ritrovavano per baciarsi in santa pace.
«Come mai eri tutto solo sull’altalena?»
Domandò
Ino, pettinandosi con le dita il caschetto biondo trattenuto da un
cerchietto sottile.
«Sai che sei noiosa?»
«E dai! Dimmelo! Hai litigato con i tuoi amici?»
Io
non ho amici.
«Uh… sì. Proprio
così.»
«Mamma dice che il bello del litigare è fare la
pace. Lo dice anche la tua mamma?»
Io
non ho una mamma.
«Sì.»
«E allora perché non fai pace?»
«Perché non ne ho voglia!»
«Ehi calmati. Volevo solo parlare. E sbrigati, fra un
po’ è buio e devo tornare a casa. Tu dove
abiti?»
«Smettile con tutte queste domande!»
Le urlò
contro, con una voce che non sembrava sua, e si fermò di
botto guardandola con uno strano fuoco negli occhi.
«Finiscila. Ti prego.»
«Di fare cosa?»
«Di guardarmi così.»
Ino
arretrò intimidita, torturandosi le dita.
Naruto la
guardò, e vide che effetto faceva alla gente.
Vide il terrore che lo circondava quando il mostro dentro di
sé usciva all’improvviso.
Vide un passato di abbandoni e urli terrorizzati, vide un
futuro rosso come il sangue mentre la risata rauco del mostro faceva da
colonna sonora.
Scoppiò
a piangere.
Si coprì con i pugnetti gli occhi, poggiando la fronte sul
tronco di un albero.
«Vattene via.»
Disse a Ino,
singhiozzando.
La bambina rimase
interdetta un attimo, indecisa se andare o no, poi si
avvicinò al bambino e pigiò con delicatezza un dito sulla sua spalla
[di nuovo].
«Tu sei Naruto Uzumaki, vero? Ti ho riconosciuto
subito.»
«E perché sei ancora qui?»
Le gridò
contro, gli occhi ancora umidi e le guance rubizze.
«Perché non ho paura di te»
rispose Ino, sorridendo coraggiosa. «Mamma dice che tutti i
bambini sono innocenti e…»
«Io non ho una mamma! Non ho amici! Abito da solo! Sono un
mostro! Lo vuoi capire?»
«Tu non sei un mostro. Dentro di te hai un mostro.
È una cosa diversa.»
D’un
tratto, Naruto smise di singhiozzare e urlare. Quella semplice frase,
detta con il tono leggero di un bambino, l’aveva calmato
all’improvviso.
È vero.
Dentro di sé c’era un mostro, ma lui…
lui era solo Naruto. Era come tutti gli altri. Una sensazione
meravigliosa lo invase, si sentì la testa fluttuante come
aria e il cuore leggero come una piuma.
«Hai ragione! Yatta!»
Ululò
con un gran sorriso che si estese fino agli occhi, allargando le
braccia e soffocando Ino contro il suo petto.
«E lasciami, baka!»
Mugugnò
la bambina.
Ma il biondino la
strinse ancora di più, saltellando allegramente.
«Vieni, dobbiamo ancora correre!»
La prese per mano,
trascinandola fino al grande spazio in mezzo al boschetto.
«Ti batterò Naru-chan, non credere di potermi
battere facilmente perché sono una femmina!»
Gli disse con uno
sguardo di sfida, legandosi i capelli in un ribelle codino.
Neanche si accorse
che con quel suffisso dato con frivolezza, affibbiato a chiunque
persona le stia simpatica, aveva scosso il giovane Naruto, che non si
era mai sentito chiamare così.
«Al tre si parte, Ino-chan.»
Le disse
allegramente, prendendogli la mano, in bocca l'inatteso sapore dolce
del suffisso.
Lei lo
guardò strano. Che gara era se si tenevano per mano?
Non
sentì il conto alla rovescia dell’amico.
«….tre!»
Naruto la
trascinò in avanti, e lei rimontò dopo pochi
attimi, sempre con le mani ben strette insieme.
Ovviamente finirono
in parità, dopo parecchi giri di corsa.
«Guarda che sono arrivata prima io!»
«Non è vero! Ero più avanti
io!»
Una volta tornati
nel parco giochi, videro che era già buio.
Ino
allargò gli occhioni.
«È tardi! Mamma mi sgriderà!»
«Allora…ciao, Ino-chan…»
«Aspetta! Posso dirgli che… uhm, eri caduto e per
aiutarti ho ritardato?»
«Che bugiarda che sei!»
La prese in giro
Naruto. Poi si girò per andarsene.
«Guarda che casa mia è dall’altra
parte!»
Gli disse Ino,
afferrandolo per un braccio.
«E allora?»
«Mamma non mi crederà mai. Ma se tu confermi la
mia storia… e poi ti fermi a cena! Cosa dici?»
«Io… io…»
Il biondino
aprì e chiuse la bocca, allibito: in una sola giornata era
stato chiamato affettuosamente e invitato a cena. Non era possibile. A cena. A cena!
«Lo prendo per un sì.»
Sbrigativa, Ino lo
acchiappò per la mano e lo guidò fino a casa sua.
In piedi davanti
alla porta, i due bambini -mano per mano, un sorriso dolce sul viso,
uno sguardo intelligente e vivace vinto per metà dal sonno-
suscitarono un incredibile tenerezza alla mamma di Ino, che riconobbe
Naruto e lo invitò a cena senza dubbi, dimenticando persino
il ritardo della figlia.
Da allora la scena
si ripeté alte volte.
Giocavano
sull’altalena, si punzecchiavano e correvano [mano per mano]
nel loro spiazzo, finendo immancabilmente invitato a cena in casa
Yamanaka.
Gli amici di Ino
non volevano però che portasse Naruto con sé, e
perciò la biondina a volte si staccava dal suo gruppo
per raggiungere il nuovo amico.
Aveva fatto la
stessa cosa due anni prima con la piccola Sakura, ora perfettamente
introdotta nel gruppo.
Ha sempre avuto
l’anima da crocerossina, Ino.
E ancora adesso, adesso che Naruto ha degli altri amici, non
può far a meno di ricordare il tempo in cui esisteva solo
lei per lui.
E non può fare a meno di ricordarlo anche a lui.
Gli pigia con
delicatezza un dito sulla spalla, e Naruto capisce che è il
segnale.
Si vedono al parco
giochi, negli occhi un sorriso mal celato.
«Il parco giochi
è ancora mio, Naruto.»
«Non
credo proprio, Ino!»
«Mi
stai sfidando?»
«Eheh...
può essere, può essere.»
«Giochiamoci il parco giochi. Una corsa?
«Vada
per la corsa.»
«Non sottovalutarmi però, solo
perchè sono una ragazza!»
«Non
succederà, Ino-chan.»
«Lo
so. Naru-chan.»
E correvano,
ovviamente, mano nella mano.
Vincendo tutti e
due.
Vincendo qualcosa
di più di una semplice gara.
«Non lasciarmi,
Naru-chan.»
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Uhuh.
Un crack.
Ino e Naruto.
A quattro giorni di
distanza, un'altra shot.
Non so... questa
coppia -appena scoperta- mi attrae... davvero tanto.
Ovviamente sono
scesa nell'odiato OOC, ma non sono abituata a scrivere su Naruto, anche
se mi sta tremendamente simpatico.
Ma, come con
Sakura, Ino che accudisce un altro bimbo emarginato è di un
tenero, che non potevo resistere!*.*
Vabbè. So che la coppia non è una vera coppia,
quindi non mi aspetto recensioni che siano recensioni. Al massimo i
complimenti forzati di WishfulThinking, inochan
e
ryanforever,
che dopo aver commentato schifezze come le altre shot sono pronti a
tutto xD vi amu^^
Oltre a loro ringraziamenti per:
Hipataya
Mimi18
Queen_of_sharingan_91
Kaho_chan
RuKia
Per aver commentato Lucky
- la fortuna del bocciolo.
Grazie. Sul serio.
Ma soprattutto grazie alla mia Chan. Colei a cui è dedicata
la
shot.
Lo sappiamo, la vita è un po' una cacca.
Ma le persone come lei... profumano sempre di eucalipto.
[anche se non si lavano mai. Ske xD]
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