Memorie
di ricordi.
Percorrere
il sentiero
nella foresta al contrario, per tornare al rifugio e annunciare
ufficialmente l'arrivo dei Re di un tempo, fu totalmente diverso
rispetto all'andata.
La tensione rispetto all'alba sembrava essere
scemata, alcuni Narniani parlottavano tra loro e la foresta poteva
quasi sembrare non più così cupa e silenziosa
come appariva, avvolta nel ricordo di tempi ormai passati.
Sembrava
come quando iniziò a tornare la primavera, milletrecento
anni prima, dopo che per duecento anni Jadis aveva regnato
incontrastata spargendo ghiacci del terrore, e Narnia aveva iniziato a
risvegliarsi ed organizzarsi per la grande battaglia.
Nonostante
l'abbraccio iniziale ed il sollievo, tra Senelia ed i Pevensie era
sceso come uno strato trasparente che li teneva ancora divisi.
La
ragazza nonostante l'affetto che provava verso di loro era anche stata
in balia di rancore, rabbia, frustrazione e tutta una serie di emozioni
totalmente opposte le une dalle altre, negative e distruttive.
L'avevano abbandonata, facendo nascere nel suo cuore una ferita
nostalgica che ricordando era capace di bruciare ancora, e lasciato
Narnia, quella stessa terra che si erano impegnati a salvare e che li
aveva visti formarsi, da sola in balia del pericolo; però
secondo Philip, il cavallo di Edmund, e le altre poche notizie che
circolavano sui loro ultimi momenti nel bosco portati dagli alberi, non
era stato un evento voluto da loro.
Una forza invisibile li aveva
trascinati oltre il lampione prima che se ne rendessero conto, e non vi
avevano più fatto ritorno.
Quando
comparvero
davanti al rifugio di Aslan, in cui si erano disposti i centauri per
dare il saluto ufficiale porgendo le spade e mostrare la devozione e la
fiducia che davano per quella nuova lotta, a Senelia sembrò
tanto di essere tornata indietro.
Osservando da dietro, mentre i
quattro camminavano sotto le lame scintillanti di sole, la mente le
soprappose davanti agli occhi l'incoronazione a cui aveva assistito a
Cair Paravel.
Il cielo azzurro divenne una cupola di vetro da cui
filtravano raggi che delicati baciavano le pareti e le creature
all'interno, le spade tornarono ad essere gli stemmi che reggevano i
centauri, le vesti da viaggio degli abiti pregiati ricamati di oro e
argento.
E poi, la voce di Aslan roca e pacata le risuonava ancora
nelle orecchie, mentre annunciava l'inizio di una nuova era.
Mai come
prima seppe di aver fatto la scelta giusta a lasciarsi andare prendendo
la propria strada. Jadis l'aveva sempre soggiogata, unica simile a lei
che si era in qualche modo contorto interessata alla sua vita.
La
possibile solitudine, la paura e l'inesperienza l'avevano spinta a
passare dalla parte della strega che al suo passaggio faceva nevicare e
che le mostrava delle bellissime statue talmente particolari da
sembrare vere.
Fu quando crebbe che capì la
verità che si celava dietro la bellezza eterea della donna
che l'aveva allenata e cresciuta.
Si
ricordava che
nevicava.
La neve era abbastanza alta da impedire a lei, appena
ragazzina, di camminare senza rischiare di fare più fatica
del normale se invece si fosse trovava su una strada del suo villaggio.
Non ricordava come fosse finita in mezzo a quel deserto bianco.
Aveva
solo un dolore alla testa e una stretta al cuore, come se avesse subito
un dispiacere, ma davvero non riusciva a ricordare per quale motivo si
ritrovasse così.
Il freddo che le azzannava le ossa e
raffreddava la pelle l'aveva svegliata.
Si era ritrovata in un luogo
che non conosceva e che non aveva mai visto, ma sapeva che da li doveva
andare via.
Faceva troppo freddo per vivere e poi, perché
non c'era nessuno intorno?
Incontrò Jadis al limitare del
bosco, e seppe solo dopo che la strega l'aveva risparmiata
perché in quella ragazzina quasi assiderata e piangente
aveva visto una figura da crescere e rendere totalmente devota alla sua
figura di Regina di Narnia.
Non aveva nessun altro, senza le sue cure
sarebbe morta o poteva ucciderla lei stessa rendendola pietra. Ma non
lo fece, perché nel suo sguardo di ghiaccio passò
l'illuminazione di farla totalmente succube al suo controllo.
E la
ragazzina divenne sua.
-Senelia?-
La voce di
Caspian la svegliò come da un sogno in cui si era lasciata
andare in cui si alternavano immagini delle due vite più
importanti e mai più così diverse che aveva
vissuto, e la ragazza si guardò in giro, accorgendosi che i
Narniani si erano dispersi ed i fratelli Pevensie all'interno del
rifugio.
-Oh...- Si portò una mano alla bocca, guardando il
Principe con occhi strabuzzati. Non se ne era minimamente accorta, di
essersi persa e del tempo che passava.
Fece un gesto per indicare la
piccola stradina ciottolata che conduceva all'entrata, in cui scorgeva
gli altri aspettarli per avere informazioni riguardanti l'interno, e
sorrise leggermente.
-Scusami. Andiamo-.
Rivedere
la statua di
Aslan e la tavola spezzata faceva sempre un effetto strano a chiunque
conoscesse la storia.
Ancor di più a chi aveva assistito in
prima persona all'evento illuminato dai fuochi notturni e terminato
all'alba, con la rinascita del leone.
Lucy sfiorò la pietra,
ricordando il dolore che avevano passato lei e Susan alla morte di
Aslan, Peter osservò la figura incisa nella pietra
illuminata dal fuoco, ed Edmund non poté impedirsi di
provare una fitta di colpa al ricordo del sacrificio fatto per lui.
-Bisogna agire- Suggerì Peter, ignorando lo sguardo di Lucy,
e Caspian, fino a quel
momento tagliato fuori dai ricordi degli altri ragazzi,
annuì.
Lo pensava anche lui, bisognava solo trovare una
strategia adatta perché erano nettamente in svantaggio e
conosceva la brutalità e Le risorse della sua gente.
Fu
quando, tornando
indietro, Lucy si fermò ad osservare il muro, che Senelia si
accorse degli affreschi sulla solo storia – Tumnus, il
lampione, Aslan con Susan e Lucy diretto al castello di Jadis...
Non si
era mai soffermata ad osservare le mura di quella costruzione, e vedere
cose che aveva vissuto da qualche altra parte oltre che nella sua testa
la sorprese.
Chiunque avesse fatto le rappresentazioni doveva conoscere
bene sia la fisionomia dei personaggi che la loro storia.
Nello sguardo
di Lucy passò una fitta di nostalgia, e la ragazzina
passò una mano sulla figura di lei e Tumnus che
per la prima volta si incontravano nel bosco.
-Aslan
arriverà, ne sono certa- le disse, incatenando con lo
sguardo gli occhi di Senelia e lasciando perdere il muro.
Erano
milletrecento anni che il leone non si faceva vedere...
Si
lasciò sfuggire un mezzo sorriso di circostanza, addolcendo
l'espressione.
Non ce la fece a ribattere alla Valorosa, a piantare dei
coltelli di dolore nella speranza che ancora nutriva e che cercava di
mantenere viva nonostante quello che le veniva detto.
-Lo spero-.
NB: Immersione nei
ricordi di Senelia, per cercare di capire il suo punto
di vista e magari qualcuno intuisce un po' il suo ruolo, cosa che sto
cercando di far capire man mano. ^^ Riguardo il suo passato, ha ricordi
sfocati perché ha ricevuto un colpo in testa e poi
è stata scaricata li. Per questo è di base
un'umana, proveniente da oltre il mare, cresciuta poi da Jadis.
Scribacchiare
le mie
cavolatine che vogliono essere storie serie è sempre
piacevole. Spero di avanzare tempo anche ora che ricomincerò
a studiare e di non far diventare gli aggiornamenti troppo lenti. D:
Penso
quasi con certezza che la storia non avrà più di
dodici capitoli, quindi non è per niente una cosa infinita.
Ringrazio per l'attenzione e la lettura.
Love you,
Dhi.
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