Crystal Heaven

di TheNaiker
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Epilogo: Have a nice life, see you in Heaven



Questo mondo, ora e per sempre.

“Devo davvero domandarti una cosa... Chi credevi di prendere in giro prima, in tutta sincerità?Confessalo, tu eri in combutta con la mamma e con Hanyuu-chan, al piano di sotto.”

Giancarlo si voltò verso la sua nuovissima fidanzata, sorpreso da quell'osservazione. Entrambi erano nella camera da letto di Mion, guardando fuori dalla finestra ed ammirando la bianca luna placida che sorgeva di fronte a loro. Erano da soli, finalmente in grado di avere un momento di relax, e quell'intimità dava loro l'occasione di dire quello che pensavano senza restrizioni o vergogna alcuna. Tuttavia, le parole che aveva emesso la ragazza non erano dolci e tenere come quelle che lui si era aspettato.

“Come mai nei sei tanto convinta, Mion?”

“Perché se ripercorro tutto il flusso degli eventi, mi viene da pensare che è stato tutto troppo perfetto, dalla tua prospettiva. Il fatto che tu avessi pensato ad un piano che prevedeva l'evocazione di quello spirito etereo... Un discorso sensato ma che mi era suonato come studiato a tavolino prima ancora di iniziare... Tu avevi previsto tutto, sapevi già quello che la mamma e Shion stavano per fare. Eri al corrente che mia sorella aveva in mente di venire qui al Maniero, e che Hanyuu avrebbe proposto quel genere di sfida.”

“Eh? Ma ci credi, se ti giuro che non ne sapevo niente invece? Te l'ho detto e te lo ripeto, Akane-san mi aveva preso in controtempo, mi aveva quasi rovinato i piani, così ho dovuto trovare una pezza che tamponasse l'intoppo, ed in pochi secondi... Il che è inconsueto per me: ho sempre amato avere tempo per valutare attentamente i pro ed i contro di ogni opzione, ma oggi non mi era consentito farlo, perciò ho dovuto fare quello che di solito non faccio, ovverosia contare sul mio istinto. Ma presumo che sia normale, le persone crescono ed acquisiscono saggezza, apprendendo cose che prima non utilizzavano. Vedi, quest'oggi, di sotto, prima che Hanyuu tirasse fuori la storia del gas stupefacente, io pensavo di sfidarti ad un duello di cervelli, però per un attimo avevo anche pensato al caro vecchio braccio di ferro...”

“Ti avrei stracciato in un nanosecondo, intellettualoide da strapazzo.”

“A meno che tu non avessi deciso di perdere intenzionalmente. Capisci, la parte del mio monologo sulla tua volontà di rimanere o andare sarebbe stata valida anche in quel caso, sarebbe tutto dipeso dal tuo impegno nella sfida, e quest'ultimo sarebbe stato appunto legato a quale era il tuo vero desiderio.”

“Non sta né in cielo né in terra che lo zietto potesse perdere di proposito. La sottoscritta dà sempre il massimo in tutto quello che fa.”

“Sicura? Non lo sapremo mai. Comunque, c'è un'altra questione che dovremmo discutere.”

“Spiegati.”

“Come dovrei chiamarti, a partire da stasera? Mion o Shion?”

“Che domanda da rimbambiti! Chiamami...”

La ragazza dai capelli verdi si bloccò. Non era una domanda stupida, a tutti gli effetti. Finchè si trovavano ancora ad Hinamizawa, lei doveva per forza essere etichettata come «Shion», in quanto lo scambio con la propria sorella avrebbe avuto luogo quella stessa notte. Ma che avrebbe deciso, quando avrebbe levato le tende per trapiantarsi e mettere radici in Italia? Teoricamente avrebbe potuto scegliere il nome che più le piaceva, nessuno l'aveva mai conosciuta lontano dal suo villaggio. Poteva farsi chiamare «Shion», ma poteva anche dichiarare di essere «Mion», anche se ce n'era un'altra ad Hinamizawa, i suoi ex-concittadini non l'avrebbero mai smascherata. Dopo tutto, lei adorava ancora il suo vecchio nome, era il simbolo di quello che era stata negli ultimi dieci anni: l'emblema che le ricordava di non essere stata inutile, dopo che nella sua prima infanzia era stata isolata e ripudiata dalla maggior parte della sua famiglia. Rinunciarci le avrebbe causato un grosso dispiacere...

La giovane ebbe un momento di incertezza e Giancarlo lo notò. Così, ci rimuginò per un secondo o due e quindi sentenziò: “Ti chiamerò Neko-chan.”

Lei lo fissò, scettica. “Huh? Neko? Vorrebbe dire... Un gatto, quindi? Che genere di idea demente è questa?”

“Solo un giochino di parole. Tu probabilmente non lo puoi sapere, ma il suono dell'appellativo «Mii-chan» è quasi identico al termine italiano «micia», che appunto si riferisce alla femmina del gatto. E visto che in giapponese «gatto» si dice «Neko», ecco che il cerchio si chiude. Non credo che ci sia qualcuno in giro in grado di cogliere il nesso tra i vari nomignoli, potremmo usarlo anche qui ad Hinamizawa se per te va bene, almeno questo sarà un ricordo del tuo passato, una testimonianza di quello che è stato. L'importante è distinguerti da tua sorella, il modo in cui lo fai non conta, giusto? Inoltre, io trovo che come soprannome ti calzi a pennello, non ti sarai scordata l'abito da cosplay che hai dovuto indossare qualche settimana fa, come penitenza per aver perso nei nostri giochi, vero? Con quella lunga coda e quel paio di orecchi finti sembravi una vera Catwoman...”

“Che trovata idiota...” ma a Mion piacque, e pertanto concluse che non aveva nulla in contrario e che probabilmente avrebbe usato quello. Invece, si rammentò di un'altra cosa, e prima di dimenticarsela prese lesta un oggetto dalla sua tasca.

“Questo appartiene a te, compare.” disse, porgendo l'orologio di Giancarlo al suo legittimo proprietario “L'avevo fatto controllare, per essere sicura che non si fosse rotto od ammaccato, però mi sono sempre scordata di restituirtelo, in questi mesi.”

Il giovane gli diede un'occhiata, e quindi con la propria risospinse lentamente la mano di Mion con il cimelio verso il petto di lei: “Puoi tenerlo, se lo desideri. Consideralo come un mio regalo. Ti è stato già molto utile, in fondo.”

“Però io credevo che questo valesse molto, per te.”

“E' così, infatti. Ma io voglio che ce l'abbia tu, adesso. In questi anni mi ha permesso di non arrendermi mai, però ora quel suo ruolo si è esaurito. Ora desidero che tu cominci a sentirti anche parte della mia famiglia, è questa la motivazione dietro la mia decisione.”

“Oh... Se insisti... Piccolo arrogante, certo che hai una bella faccia tosta, in pratica stai affermando che io sono una femminuccia debole debole e che ho bisogno del tuo orologio scassato per migliorare.”

Lui divenne paonazzo. “No, non intendevo essere sgar...”

“Yeah, yeah” ribatté lei, divertendosi a prenderlo bonariamente in giro “Comunque, ora io non voglio trovarmi di fronte ad altre sorprese sgradite, adesso. Abbiamo già avuto abbastanza grattacapi in questi mesi, e la maniera migliore per evitarli è non lasciare nulla al caso. Dobbiamo organizzarci per bene, la nostra vita futura sarà pianificata a dovere in ogni suo particolare, con date e scadenze precise. D'ora in poi io esigo di non andare più incontro ad imprevisti, chiaro?”

~-~-~-~-~

I due seguitarono a discutere del loro avvenire per un bel po', ma non sapevano ancora che programmare gli anni a venire della loro vita insieme si sarebbe presto rivelato inutile. Loro non si erano ancora decisi sul nome da usare per la ragazza, se Mii-chan, Shii-chan o Neko-chan, però il fatto fu che, durante quella stessa notte fredda, un evento imprevedibile ed imprevisto accadde davvero.

Il fatto fu che, durante quella stessa notte fredda, quella ragazza così bizzarra rimase incinta.

~-~-~-~-~

Qualche estate dopo, la sedicenne Rika Furude si stava recando al suo Tempio, sempre scortata da Hanyuu. La sua antenata la stava accompagnando in volo, infatti era tornata allas sua forma spirituale in quanto altrimenti avrebbe avuto dei seri problemi con la comunità: la sua incarnazione aveva dei limiti strutturali, non cresceva in altezza come una bambina normale, avrebbe sempre avuto sempre l'aspetto fisico di una fanciullina e gli abitanti del villaggio avrebbero nutrito dei seri sospetti sulla natura di quell'essere, avrebbero pensato ad una malattia e l'avrebbero condotta da uno specialista, se non peggio. Così, aveva escogitato la prima scusa che le era venuta in mente, ed aveva tolto il disturbo, simulando un trasloco in un'altra parte del Giappone. Ogni tanto fingeva di scrivere delle lettere, quindi non c'erano problemi.

Per una volta, non erano coi minuti contati, stavano in attesa di un'amica che doveva arrivare a sua volta al Tempio, e nel frattempo potevano ripensare a quello che era successo nell'ultimo periodo.

“Non ne posso più.” esclamò Rika “Perchè Satoko e Keiichi-kun devono sempre menarmi per il naso ed infastidirmi? Mi farebbero un gran piacere se mi lasciassero in pace, devo mettere a punto i preparativi per il Watanagashi!”

“E perché non dovrebbero chiedere il tuo aiuto? Non hanno fatto nulla di strano nella loro procedura, dal loro punto di vista hanno fatto quello che dovevano fare.”

“Anche tu ti ci metti? Lo so che dovevano rivolgersi a me, però evitarmi quella brutta figura... Sono stata io ad annunciare il loro fidanzamento ufficiale, come se avessero avuto vergogna a farlo da soli!”

Hanyuu non poteva fare a meno di ridere, cosa che cercò di nascondere con il polso, mentre Rika continuava a lamentarsi. “Lo so che hanno sempre amato spendere del tempo assieme, che si sono sempre divertiti a stare l'uno a contatto dell'altra nelle varie attività di club, mentre si battevano a colpi di trappole e di tranelli, però quei due hanno... sei, sette anni di differenza, come età! Satoko non si poteva scegliere un partito più giovane?”

“Ci sono coppie che vanno d'amore e d'accordo anche con una differenza maggiore, sai? Non dimenticare, per esempio, che la moglie di Kimiyoshi-san ha quindici anni in meno di suo marito... E forse Satoko è la ragazza giusta per Keiichi-san, hanno un modo simile di guardare alla vita, la considerano entrambi come una grande avventura da vivere in compagnia dei loro amici...”

“Se lo dici tu... Hanyuu, riesci ad immaginarti che tipo di figli pestiferi potrebbero avere quei due buontemponi? Preparati a quanto di più simile c'è ad un inferno vivente...”

“Ah, se prendono dalla madre, i futuri pargoli di Keiichi-san saranno una bella gatta da padre per il loro padre... Bambine piccole e vivaci che nel giro di un amen imparano come divertirsi con i propri genitori. Povero Keiichi-san, non lo invidio di certo.”

“Tsk, loro hanno il brutto vizio di parlare troppo, ed anche tu. Qualche volta prego il cielo che le mie orecchie si stacchino dalla mia testa e volino via... Non conosci qualche maledizione o qualche sortilegio che potrebbe fare al caso mio?”

“Non ritieni di stare esagerando? Io non so nessuna magia che possa fare una cosa simile, sarebbe più che altro una barzelletta. Piuttosto, potresti risparmiarti la fatica di rispondere con quell'esclamazione tanto maleducata, quando ti avevano comunicato la loro decisione.”

“Quale esclamazione... Ah, giusto, intendi dire quella in cui gli ho urlato in faccia: Tu e lui, tutta la vita insieme? Ma che caz...”

“E la ridice ancora! Se gli altri potessero sentirti sarebbero confusi e penserebbero di fare qualcosa di sbagliato, udendo quelle parole orribili ed ignominiose provenienti da nientemeno che la loro sacerdotessa! E ci è andata bene che l'altra volta noi eravamo da soli a casa di Satoko, però lei non si aspettava certo un commento così villano!”

“Okay, lascia stare, facciamo finta che non l'ho mai detto...” Rika sollevò la testa, seccata, riflettendo sull'attenzione ricevuta da Keiichi da parte delle ragazze del gruppo. Tutti erano sicuri che lui avrebbe scelto una tra Rena e Mion, nel 1983... Ma alla fine Keiichi aveva favorito quella che meno si immaginavano, all'inizio, e se la coppia era felice così gli altri non si sarebbero fatti venire dubbi o scrupoli di sorta. Ed in un certo senso, quello era stato l'unico evento fuori degli schemi di quegli ultimi anni. Come nuova leader del clan, Shion aveva dato subito prova di essere una degna nipote di Oryou, mostrando di essere anche troppo cocciuta ed impulsiva, e senza l'intervento di Satoshi avrebbe causato diatribe a non finire con gli altri membri della famiglia i quali non avevano gradito uno stacco così netto con il passato... Ma tutto si era concluso per il meglio tra i Sonozaki, nessuno aveva il minimo sospetto su dove si trovasse la vera «Mion», ed Akane non rimpianse mai di aver lasciato partire l'altra sua figlia.

Rika si stava rendendo conto di essere ormai divenuta l'unico membro rimasto single dell'antico club. Tutti i suoi compagni avevano trovato un partner, un marito o una moglie... Non che fosse un gran problema, il suo status sociale le permetteva facilmente di incontrare potenziali pretendenti: bastava setacciare la la zona in cerca di qualcuno che potesse nutrire degli interessi nei suoi confronti, essere la Signora del Tempio di Himamizawa le consentiva di avere un certo appeal verso i ragazzi del luogo ben intenzionati. La stirpe dei Furude non si sarebbe estinta con lei, non sarebbe rimasta zitella a lungo... Però il fatto di non avere tuttora nessuno la indispettiva un poco. Forse era dovuto alla sua natura, alla sua indole... Però non era grave, finchè non andava in menopausa aveva tutto il tempo che voleva.

Dopo alcuni minuti, ad ogni modo, Rika ed Hanyuu furono raggiunte da una voce conosciuta.

“Senpai, senpai! Eccoci qua... Spero che non siamo in ritardo.”

“No, Kiriko-chan, arrivi giusto in tempo.”

Una ragazza con lunghi capelli neri si era unita a loro, e non si trattava di una perfetta sconosciuta. Era Kiriko, la bambina che tanti anni fa era stata ferita da Keiichi nell'occhio, e che quest'ultimo aveva accolto per un giorno a casa propria per riappacificarsi con lei. Dopo i fatti del 1984, la giovanetta era stata invitata a trascorrere tutte le estati ad Hinamizawa insieme ai propri genitori, completamente spesati dalla famiglia Sonozaki. In un certo senso era diventata un'ospite gradita per tutto il villaggio, anche se di base era non poco timida, però aveva l'aria di divertirsi un mondo in mezzo a quella gente, tra una visita alla Galleria d'Arte Maebara e una scampagnata tra i prati della vallata.

Naturalmente, anche lei aveva qualche anno in più ora, era diventata una signorina molto alta, e non indossava più le speciali lenti colorate che aveva quando era piccola. Erano troppo infantili, e quindi lei si era fatta crescere dei lunghi capelli corvini che usava come drappo per nascondere l'occhio leso. I medici consultati per lei, compreso Irie, erano stati unanimi nel diagnosticare che quell'occhio non sarebbe mai guarito, anche un'operazione sarebbe stata vana, e quindi era condannata a restare in quella condizione per tutta la sua esistenza. Ma lei aveva dato l'impressione di aver superato mentalmente quell'handicap e in più di una circostanza lei aveva confidato che quelle estati in campagna erano i periodi più belli della sua vita. Si era portata anche un'amica dalla città, una certa Miwako, una gran chiacchierona... Una che teneva una piacevole compagnia, comunque, avevano l'aria di divertirsi tutte, le ragazze. E Rika aveva effettivamente bisogno di aiuto, e visto che Satoko non era disponibile per oggi, toccò a Kiriko e Miwako assisterla nella sistemazione dei paramenti e degli addobbi per il Watanagashi. Le due nuove arrivate mostrarono di gradire molto quel compito, per loro era una novità.

Spalleggiate dall'invisibile Hanyuu, le tre giunsero al Tempio, e passarono alcuni minuti in cerca di festoni ed altre decorazioni. Ma la giovane dai capelli blu poteva osservare che, mentre Miwako continuava a parlare a più non posso elogiando e magnificando ogni statua e dipinto che notava, Kiriko aveva uno sguardo assente. Con il suo occhio sano, ammirava il panorama che si scorgeva dall'ingresso del vecchio tempio, le montagne, le case ed il cielo. Rika le domandò allora che cosa stesse facendo, e l'altra le rispose: “Sono spiacente, Senpai... Ma stavo pensando... che questo posto è un vero paradiso. Ora capisco come mai Keiichi-san ha deciso di trasferirsi dalla nostra città per vivere qui. Non era solo una questione di rimorso per quello... che mi aveva fatto.”

“No, ti sbagli, questo non è l'Eden, o Terra Promessa che dir si voglia.” ribattè Rika con poche parole concise “Non farti ingannare dalle apparenze, Hinamizawa non sarà mai l'idillio che tu stai dicendo. Questo mucchietto di case e campi di riso possono essere un bel posto in cui stabilirsi, ma non puoi paragonarlo ad un paradiso, se così fosse potremmo passare beatamente le nostre giornate in panciolle senza curarci di nulla, invece anche qui ci sono sempre dei problemi da affrontare.”

“Forse avete ragione, senpai. Tuttavia questo è un magnifico posto dove riposare. La scuola è sempre così tosta, durante tutto l'anno, e potersi concedere il lusso di distrarsi in un luogo così rilassante è così bello...”

Rika sorrise, e di punto in bianco recitò con la calma assoluta di una dea:
 

La formica che ha raccolto il grano per tutta l'estenuante estate
ora può riposare in pace e godersi il suo meritato premio
giacché la rumorosa ed insolente cicala sta spirando, lontana dalla sua tana.

L'orso bruno è ormai quieto, nel mezzo del suo eterno riposo,
perché il suo stomaco affamato è ora stato reso colmo e sazio
mentre il freddo e l'uomo rimangono lontani dalla sua grotta ben chiusa.

Tuttavia, il genere umano è stato escluso da questo fato benigno,
poiché il Male non rimane mai distante dal suo cuore impuro,
e chi non scende non è detto che salga.


 

“Uhhh, bellissima! Molto bella!” esclamò l'affascinata Miwako, quando Rika ebbe terminato “Sei stata tu a comporla? Dovresti fare la poetessa!”

“No, mica l'ho scritta io. Me l'ha insegnata... un'amica.”

“E chi è, chi è, chi è?”

“Calmati, ogni cosa a suo tempo. Forse ve lo narrerò un giorno.” Rika sorrise ancora, e si alzò dalle scale del Tempio. Successivamente, chiese alle due: “Andiamo? Qui per ora abbiamo finito, dobbiamo aspettare l'aiuto degli adulti prima di issare le decorazioni più pesanti.”

Ed il terzetto lasciò il posto, cullate dal canto delle cicale, e dirigendosi ad est, guardando il cielo scarlatto e le nuvole purpuree. In quel punto, il giorno dopo, il Sole sarebbe sorto ancora, per baciare ancora una volta con i suoi raggi benigni quella valle così fuori dall'ordinario.

 


 

...

The End.




 


 

 


425000 parole circa dopo, siamo arrivati alla fine... Ringrazio tutti quelli che mi hanno letto. Sono riuscito a portare a compimento una storia a cui pensavo ormai da un po' di tempo, e che ha preso forma mentre la scrivevo, in certi punti era addirittura lei ad indirizzare me, visto che i passaggi precedenti mi prendevano per mano visto che c'erano azioni pressochè obbligate in certo punto. È stato un lavoro lungo, di cui sono orgoglioso, anche se devo dire che ho fatto dei tagli. Non mi sarebbe dispiaciuto aggiungere ancora un paio di minitrame che riguardavano alcuni dei personaggi, però l'avrei allungato davvero troppo.

Per il futuro? Non credo che ne scriverò altre così lunghe, almeno per ora... Magari mi metterò a recensire qualcos'altro.





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