C’è odore di chiuso in questa stanza.
Di finestre sprangate.
Di sere assonnate,
condotte pigramente
ad una conclusione inutile.
Odore di pelle.
Di sogno scadente.
Di latte scaduto.
Di fiore appassito.
Odore di stelle
appena sfiorate,
in una notte silente:
la notte delle fate.
Ricordo quella notte
con un timore indolente,
come l’apparizione
di una Madonna inerte.
Ormai non sto più aspettando.
Lascio a voi le preghiere.
Rido al ghigno del mondo.
Del latte, ne prendo un bicchiere. |