Cap.1 - Buffo
Buffo. Questo era quello
che si poteva chiamare un fatto buffo.
Ancora non riusciva completamente a comprendere cosa fosse successo,
perché se apriva gli occhi, invece di godere del paesaggio
idilliaco che il Garda le offriva dal balcone di casa sua (di una delle
sue tante case. Ne aveva decine, forse centinaia sparse per tutta
l'Italia... il paese dei mille campanili, si diceva che fosse. E tra
lei e la sorella si erano messe di buzzo buono per avere una casa sotto
ogni campanile o almeno provarci, spaziando dagli appartamenti moderni
nei centri storici alle ville maestose, ai ruderi dimenticati nelle
pieghe delle montagne, che forse giusto le volpi e i gufi conoscevano
oltre a loro), si trovava di fronte una parete di calce squallida,
macchiata di muffa e umidità.
Da una minuscola finestrella posta in alto, vicino al passo soffitto a
botte fatto di mattoni scrostati una luce morta, nebbiosa e opaca
rischiarava appena l'ambiente, rivelando quello che probabilmente era
uno scantinato di una vecchia casa ora adibito a sua personale carcere.
Una branda su cui era stesa, una toiletta con un secchio ed un bacile,
una ritirata nascosta da un rozzo paravento. Forse qualcos'altro
nascosto nella penombra, ne avvertiva la presenza con la coda
dell'occhio, ma non riusciva a coglierne la forma.
L'aria era umida, fredda e appiccicosa, quasi viscida. probabilmente si
trovava a non molta distanza da un fosso, o un fiume lento. Ogni tanto
avvertiva anche il fischio di qualche mezzo, forse un battello o un
vaporetto. E il rumore sordo delle auto a scoppio, oltre al
più tradizionale passaggio delle carrozze trainate dai
cavalli. Urla in una lingua incomprensibile, venivano trascinate come
un'eco lontana. i rumori le arrivavano attutiti, forse c'era un
giardino davanti la finestra.. Non era poi così vicina alla
strada da potersi permettere di sperare in un aiuto, se avesse urlato.
Sempre che ci fosse stato qualcuno, in quel posto, desideroso o
quantomeno in grado di aiutarla...
Decisamente aveva poco a che fare con casa sua, tutto questo. Persino
la stamberga mezza crepata che aveva vicino ad Arzachena* era
più adatta ad essere chiamata abitazione di quel posto. E le
capre che vi pascolavano attorno puzzavano certo di meno.
Eppure era quasi certa che nessuna delle altre nazioni conoscesse
quella casa sul Garda, persino Germania e Giappone ne erano all'oscuro.
Persino, e considerando quanto fosse ficcanaso era un suo personale
trofeo, il suo patrigno Austria non conosceva la locazione di neanche
un terzo dei suoi rifugi. Figuriamoci se potesse conoscere questo, che
le apparteneva da così tanto tempo che ancora la
compravendita era siglata con le strette di mano. Quindi nemmeno il
catasto poteva essere utile all'uopo, sempre che qualcuno si fosse
messo di buona lena a leggere contratti ormai cancellati dal tempo in
polverose soffitte di tutti i comuni d'Italia.
E lei nonostante quel che comunemente credessero le altre nazioni, ci
teneva incredibilmente a quella segretezza, a quella ritrosia. Secoli e
secoli di invasioni, ti fanno apprezzare il piacere della quieta
solitudine come fosse aria fresca dopo una lunga apnea. Amava Germania
e Giappone, amava davvero con tutto il cuore essere circondata dai suoi
amici e compagni, ma a volte anche lei sentiva il desiderio di
staccarsi da tutto e da tutti, e nulla come una decina di giorni
isolata dal resto del mondo, con solo la presenza delle sue piante e
del suo paesaggio attorno la ricaricava. Ora più che mai,
tra l'altro, le serviva la solitudine. Per capire... dove avesse
sbagliato. Quando, in quale preciso istante della Storia tutto le fosse
sfuggito di mano, fino ad arrivare al punto di non avere
più il coraggio di guardarsi allo specchio la mattina. Si,
la solitudine era quello che le serviva, e nulla come le sue montagne
poteva donargliela.
Tutto bello, tutto giusto.
Ma allora, perché quella mattina mentre annaffiava il
giardino, tra il limone e il glicine si era trovata davanti quel gran
faccia da culo di Inghilterra? Bella domanda.
Peccato non avesse avuto il tempo di porla al giovane anglosassone che
ghignava di fronte a lei, in quanto il suddetto faccia da culo le era
saltato addosso immobilizzandola, e facendo al contempo ruzzolare un
vaso di geranei imperiali sul selciato. Curioso come, prima di perdere
i sensi per via di un colpo alla nuca dato con il calcio della pistola,
avesse notato sul volto di Inghilterra più dispiacere per il
danno arrecato alla pianta che per averle donato una commozione
cerebrale. Curioso soprattutto come, tra tutte le cose a cui poteva
pensare in quel momento, le fosse rimasta impressa proprio
l'espressione accigliata e colpevole dell'uomo che fissava le foglie
rovinate e i fiori di un rosa carico spampanati a terra, tra il
terriccio e l'argilla rovesciata. Le parve quasi di sentirlo mormorare
un " mi dispiace, te la ristemerò subito", mentre se la
caricava in spalle. E nello stato di semicoscienza in cui ancora si
trovava, si domandò se dovesse ringraziarlo per il disturbo
e la cortese attenzione. Ma poi il buio risolse i suoi dubbi,
mandandole il cervello in ferie...
... Per quanto tempo era stato in ferie, tra l'altro? A giudicare dal
dolore al collo, troppo poco. Per quel che riguardava il suo stomaco,
invece, decisamente troppo tempo. Cielo, le sembrava di non mangiare da
giorni... E se fossero stati davvero giorni, ora che ci pensava?
Difficile stabilire persino che ora fosse con quella luce smorta,
figuriamoci il giorno. Con tutta la calma di questo mondo, cercando di
muovere il capo il meno possibile si tirò a sedere sul
letto, puntellandosi col destro per reggersi meglio, mentre la mancina
si massaggiava l'attaccatura del collo alla ricerca timorosa di
escoriazioni o tumefazioni. Ma a parte il dolore sordo, non sembravano
esserci danni esteriori... avere una indomita ed ingombrante massa di
ricci a qualcosa serviva, dunque. Per lo meno come cuscinetto
ammortizzatore. Sospirò pesantemente, e guardandosi attorno
cercò di comprendere meglio la sua situazione. Non sembrava
aver subito altri danni oltre a quelli dovuti alla botta alla nuca, se
non qualche lieve dolorino dovuto al non proprio comodo pagliericcio su
cui era stata stesa per non si sà quanto, e a qualche lieve
escoriazione che già si stava riassorbendo. Questo per
quanto riguardava il suo fisico. Il vestiario invece era di ben altro
avviso... Il lungo vestito color verde felce era oltremodo sporco e
stracciato sull'orlo inferiore della gonna. Merda. Amava quel vestito,
anche se era di una foggia ormai antica e passata di moda. Era il primo
abito che lei e sua sorella si erano regalate dopo la loro
riunificazione come Regno d'Italia... lei verde felce, Lavinia
scarlatto. Seppure i decenni passavano e la stoffa cedeva, continuavano
impeterrite a rifarselo fare identico, ogni volta lo stesso identico
taglio e gli stessi identici colori, quelli della loro bandiera.
Bé, lo avrebbe fatto ricucire di nuovo. Ciò non
toglieva però che la cosa la facesse incacchiare e non
poco...
"well woke up, my
goddess of spring"
Di colpo, una voce sardonica la fece sobbalzare sul posto, senza
trattenere un'esclamazione di stupore. Gesto di cui si pentì
immediatamente, per via della fitta lancinante che le aveva trafitto il
cervello e si stava spandendo lungo tutto la colonna vertebrale. Si
morse il labbro inferiore per ricacciare indietro le lacrime, e
fissò lo sguardo verso il punto in ombra da cui la voce era
partita. Seduto accanto ad un tavolo scassato, su una sedia altrettanto
scassata c'era l'inglese. O qualcuno con una voce molto simile e
ugualmente irritante, che una volta assicuratasi la sua attenzione
riprese a parlare
" immagino ti stia
chiedendo dove ti trovi, e perché..."
"Veh... Siamo in guerra.
Siamo avversari. Mi hai stordito e portato qui contro la mia
volontà. Quindi, lasciami indovinare... " la
donna sollevò appena lo sguardo, fingendo di ragionarci su "vuoi farmi da guida nel tour
dei castelli inglesi? Spero ci sia anche il castello di Leeds** nel
giro, me ne hanno sempre parlato un gran bene, sai?"
ammiccò poi verso la figura ancora in ombra, per quanto il
recente dolore le permettesse di fare.
La battuta fu colta dall'inglese, che scoppiò in una risata
acida "perché
no, my darling, perché no. Ma al momento temo dovrai
accontentarti di questa reggia" e con un gesto teatrale
del braccio, indicò la squallida stanza nella sua interezza "almeno fino a quanto non
calcolo quanto ci possa guadagnare a tenerti prigioniera"
La donna assottigliò lo sguardo ancor più del
solito, poi sollevò le spalle con un gesto di noncuranza "buona fortuna allora.
Piuttosto, hai reinterrato i miei geranei? ci tenevo particolarmente a
quel vaso, sono una specie piuttosto rara da trovare..."
"reinterrati,
e anche riconcimati. Mi sono permesso pure di finire ad innaffiare il
tuo giardino, richiudere casa e lasciare un messaggio al custode per il
giorno seguente. Non sono stato bravo?" Rispose
Inghilterra mentre si sporgeva in avanti, appoggiandosi con i palmi
alle ginocchia. Non lo vedeva, ma riusciva tranquillamente a
immaginarsi il suo ghigno strafottente.
Niente, più ci si arrovellava e più il termine
"faccia da culo" le sembrava l'unico adeguato a descriverlo.
"un vero e proprio
gentiluomo, non c'è nulla da aggiungere"
mormorò infine Italia, annuendo impercettibilmente. Poi
aggiunse "quanto tempo
è passato? immagino due o tre giorni, a giudicare dalla fame
che ho. è difficile portarsi dietro un corpo di nascosto,
soprattutto di questi tempi. Via aerea? o attraverso la Francia?" si
concentrò un attimo "siamo su una città fluviale.
Questo non è odore di mare, anche se è odore
d'acqua in movimento. Non mi sembra una città francese,
però. Ma non siamo neanche a Londra. Per lo meno, non siamo
in un quartiere di Londra bomb-"
Venne interrotta dall'alzarsi di scatto di Inghilterra, talmente
improvviso che la sedia cadde all'indietro impattando sul pavimento con
un secco colpo, la cui eco rimase nell'aria per parecchi istanti. "Stai facendo troppe domande per
i miei gusti, donna. Dovresti imparare che la curiosità non
si è mai accompagnata alle signore perbene."
Mentre parlava raccolse la sedia, risistemandola sotto al tavolo. Era
come se all'improvviso gli fosse venuta premura, e non vedesse l'ora di
uscire da quella stanza. Come non capirlo, d'altronde anche lei aveva
ben poco desiderio di rimanere lì dentro, anche se temeva
non sarebbe uscita facilmente come il biondo. E mentre lei rispondeva a
mezza voce con un ironico "mai stata una signora perbene", l'inglese si
avvicinò ad una porta al lato estremo della stanza, bussando
un paio di volte. Pochi istanti dopo una feritoia si era aperta, e
chiunque fosse stato dietro di questa, dopo essersi accertato di chi
stava richiamando l'attenzione si operò per sbloccare
parecchi chiavistelli.
"veh... un'ultima
domanda" Lo bloccò lei prima che l'uomo
uscisse. Questi sospirò, e voltandosi guardò
nella sua direzione, le grosse sopracciglia ancora increspate dal
precedente nervosismo;
"cosa c'è
ancora?" Le chiese scocciato, la mano sulla porta pronto a
sbattersela alle spalle.
"... ci sarà
pasta per cena?"
Non ricevette risposta, ma dalla risata dell'inglese, ben
più allegra e sincera di quelle che aveva sentito fino ad
ora, comprese che se non altro l'altra nazione non era più
così incazzata. Bé, su due nazioni, un 50% di
nazioni non furibonde era una buona media, no?
Rimase a guardare la porta ormai chiusa fino a quando la penombra non
le rese impossibile distinguerne le venature consunte e i cardini
ossidati nella sua massa scura. Poi spalancò gli occhi
ambrati, e li fissò al soffitto.
"... buffo."
Fu il suo unico commento, seguito da un lungo sospiro.
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* Comune di Arzachena, provincia di Olbia, nella zona Gallurese della
Sardegna. Più precisamente qui.
Perché la Costa Smeralda non l'hanno scoperta i turisti, veh
** http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Leeds
E tanto per inciso, ci andrei pure io in tour qui...
***L'angolo del perché
e del percome (che nessuno ha chiesto)***
Veh, che dire. Ho letto
un sacco di libri, un sacco di racconti, e anche un sacco di
fanfiction. Ma è la prima volta che ne scrivo una,
e soprattutto che decido di renderla pubblica. Perché si
sà, quello che stanotte sembrava un'idea carina domani
mattina sarà catalogata come la più immensa
cagata che mente umana potesse partorire. Per cui, preparandomi
mentalmente al pubblico lubridio mi metto occhialini, braccioli e mi
tuffo nel mare della scrittura, ora che sono abbastanza rintronata per
farlo.
Ma bando alle ciance, veniamo alla Fic. Parla di Inghilterra e Italia
del nord, anche se la MIA Italia non è per nulla canon. A
parte che l'è donna, e già qui abbiamo fatto il
salto del fosso, ma è proprio diversa dal solito ideale di
personaggio (insomma, non è un Feliciano con le tette, ma
nemmeno la nyotalia): è la donna turrita, ispirata alla dea
Cibele - dea, vardampò, della natura e della
fertilità - e che rappresenta l'Italia fin dall'impero
romano, quale allegoria del Belpaese in tutte le provincie dell'impero romano.
Sò che è strano, ma immaginatevi un misto tra la
bellezza di Virna Lisi (da giovane. non che ora non sia più
bella, ma le nazioni son comunque poco più che ventenni. E
la Virna da giovane l'era incredibilmente gnocca) e il carisma di Anna
Magnani (lei, quando la prendi la prendi, è spettacolare
dentro, fuori e tutt'intorno). Il tutto con occhi d'oro e
lunghi capelli castani e ricci.
Anche nel comportamento e nella psicologia è diversa...
Più saggia, più empatica. Decisamente meno idiota
(ma ha anche lei i suoi momenti maGGici), l'unica cosa che l'accomuna
con l'Italia canon è l'essere, per sua stessa ammissione,
"inutile". Di fronte al dolore, alle tragedie annunciate e non evitate
anche quando si poteva farlo, alle scelte sbagliate di qualcuno che
distruggeranno la vita di tutti. Come ci sentiamo noi popolino bue
quando i politici fanno l'ennesima minchiata, in fondo.
E soprattutto... è ben più vecchia e stanca di
quanto lasci trapelare; quasi un rudere, oserei dire. Ma
riesce comunque ad avere lati freschi e infantili, e a vivere la sua
vita con leggerezza.
Di sicuro è più sboccata, ma vi sfido a
trovare un italiano che non si lasci mai sfuggire un santone ogni
tanto. Però vi assicuro che non è una tsundere,
se maltratta qualcuno è perché in quel preciso
momento le stà veramente sulle palle, non certo
perché è timida o impacciata e nasconde i suoi
sentimenti pucciosi così.
Probabilmente nemmeno Inghilterra è IC, ma pazienza. Metto
l'avvertimento OoC e passa la paura. (povero Iggy, liquidato con mezza
riga. Gli si sfoltiranno le sopracciglia per la delusione)
E dato che ancora non ho deciso se alla fine i due combineranno
qualcosa o meno, rischia pure di andare in bianco. Sfigato nei secoli
dei secoli imperituri, amen (segno della croce).
Si consolerà coi suoi scones, oppure ci si
suiciderà. Dipende quanti ne mangia. E da come mi ispira
l'angst in quel momento.
Torniamo alle cose serie. Se trovate orrori grammaticali, e vi assicuro
che ne troverete a iosa, avvisatemi. Purtroppo le mie dita hanno un
vero odio nei confronti delle maiuscole all'inizio delle frasi, quindi
per quanto legga e rilegga il testo qualcuna me ne scordo. Non parliamo
dei verbi, poi. Il signore ce ne scampi e liberi.
E poi, e poi... poi basta, vi lovvo tutte. Non solo chi
recensirà, o metterà la storia tra le
preferite/ricordate/nonmiricordol'altracategoria, ma anche chi
leggerà e basta, o per sbaglio aprirà la pagina e
la richiuderà subito pensando "ma che è
stà robaccia!". Così mi porto avanti col lavoro.
Approfittatene, che ho il love mode a tempo. Quando sono finiti i
minuti gratis entro in roaming e poi li sò cazzi.
Monia : )
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