SCELTA DI UN UOMO
Nel
XVI secolo il tribunale della Santa Inquisizione seminavano il terrore
nell'Europa occidentale e, soprattutto, in Spagna.
Il suo compito esplicito era mantenere e difendere
l'integrità della fede, esaminare e proscrivere gli errori e
le false dottrine.
Un capitolo a parte nella storia del tribunale dell'Inquisizione
è rappresentato dalla cosiddetta "caccia alle streghe".
Così
migliaia di innocenti persero la vita per scelta di qualcuno che si
credeva un rappresentante di Dio in terra, quando dimostrava
semplicemente che mostro sia l'essere umano.
Questo qualcuno allora si chiamava inquisitore.
CARCERAZIONE
"Monsignore l'inquisitore Neji Hyuuga."
Un uomo alto, distinto e imponente mosse i suoi pesanti passi nella
piazza del villaggio.
L'ennesimo villaggio che visitavano. L'ennesimo villaggio che
perquisivano. L'ennesimo villaggio in cui avrebbero lasciato il segno
con una forca giustamente usata.
Giustamente?
Il novizio appena dietro di lui annunciò a gran voce che nei
giorni seguenti avrebbero depurato il luogo dalla piaga della
stregoneria e
che i paesani avevano il dovere di collaborare nell'indicare gli
individui sospetti.
Tutte le persone presenti parlottavano fra di loro e qualcuno scrutava
diffidente la comitiva ecclesiastica, ma all'inquisitore non importava:
sapeva che sarebbero corsi tutti da lui per accusarsi a vicenda di
diavolerie e malocchi, affidandosi alla sua autorità per
prevalere.
Senza mascherare il disgusto che gli tingeva gli occhi, Neji si
voltò e si diresse verso il proprio alloggio.
Feccia umana, ecco cos'erano: egoisti fino alla nausea e con meno vera
fede di quanta potesse averne un cane randagio.
Ma proprio lui parlava?
Il sole cominciava ad abbassarsi.
L'inquisitore Hyuuga, chino sul tavolo a riscrivere il rapporto del
giorno precedente, fu non poco infastidito nel sentire bussare
insistentemente
alla porta.
"Avanti" comandò con la sua voce profonda e angosciante.
Perché quando parlava davvero angosciava l'animo.
Il novizio entrò piano, ma sicuro.
"Monsignore, ci è stato segnalato un sospetto."
"Sono tre giorni che ci vengono segnalati sospetti e da contadinotti
agitati per contese territoriali. Non accetterò altri
colloqui
con insulsi mentitori."
"Monsignore, è il signor curato del villaggio che ci ha
avvisati."
Neji alzò lo sguardo dal rapporto. Il curato, in quanto uomo
religioso, non poteva avere fini reconditi denunciando un
infedele. Ma in quei tempi neanche il consacrato si poteva dire per
certo onesto e sincero.
Acconsentì a riceverlo.
L'uomo, dall'aspetto tipico di un chierico, raccontò di aver
assistito ad un akelarre durante il quale una gitana arrivata da poco
nel villaggio aveva invocato a gran voce il demonio ballando nuda
intorno ad una piccola ombra che non poteva essere altro che un essere
diabolico.
Sciocchezze...
"Siete certo di quello che dite, signor curato?" domandò
scettico l'inquisitore "non vorrei mandare al rogo una povera zingara
solo perché i vostri occhi vedono quello che è
dettato dalla superstizione."
"Monsignore, osate mettere in discussione la mia parola?"
sbottò
di rimando il religioso "Dio nostro signore mi ha fatto assistere a
quell'abominevole scena perché i servi del demonio non
turbino
più gli animi dei nostri fratelli cristiani! Devo forse
pensare
che vossignoria non s'interessa di una sì nobile causa?"
Neji gli rivolse bruscamente lo sguardo con gli occhi spalancati.
Come osava... quando non aveva neanche idea di cosa significasse essere
quello che lui era!
"Arresterò questa gitana che vi inquieta tanto, signor
curato, e
la interrogherò. Se è vero che è una
strega,
verrà condannata e giustiziata" annunciò con tono
forzato
"altrimenti sarà liberata."
Il chierico, dopo un'occhiata acida, si alzò e si
offrì di condurlo personalmente dalla ragazza.
Il suono del tamburello faceva ridere e saltare i bambini,
mentre
i giovani osservavano con facce da ebeti la gonna che volteggiava e
girava.
La gitana ballava con una tale energia, con una tale leggerezza, che
anche le vecchie più sospettose la guardavano partecipando
all'allegria generale e gettando una piccola moneta nel cappello tenuto
da una piccola bambina dai capelli bianchi e gli occhi socchiusi.
Quando fu arrivato al seguito del religioso, l'inquisitore
studiò la ragazza: era molto giovane, non poteva avere
più di sedici anni, dalla carnagione abbastanza chiara e i
capelli castani raccolti in due crocchie sulla testa.
Aveva un sorriso straordinario.
Neji si riscosse scuotendo il capo e diede l'ordine al novizio, che
chiamò a gran voce:
"Voi, gitana!"
La ragazza smise di ballare e si voltò verso di loro,
tenendo il tamburello con entrambe le mani.
I paesani cominciarono a parlottare.
Il novizio riprese:
"Per ordine di monsignore l'inquisitore Neji Hyuuga, vi dichiaro in
arresto."
Due uomini della scorta della comitiva ecclesiastica l'afferrarono, non
lasciandole neanche il tempo di stupirsi.
Immediatamente la bambina col cappello le si avvinghiò alle
ginocchia.
L'inquisitore Hyuuga squadrò malamente la piccola albina e
ordinò:
"Allontanate quella vagabonda e portate via l'arrestata."
La gitana non oppose resistenza, ma quando vide spinta da una parte la
bambina, gridò:
"Ananche!"
Ma, costretta a voltare l'angolo, non la vide più.
"Zingara
qui nessuno sa niente di me
Zingara
è la strada la madre mia
Zingara, zingara
non si sa come amo, né chi
Zigara, zingara
la mia mano sa tutto di me..."
L'inquisitore Hyuuga la sentì canticchiare quelle insensate
frasi quando entrò nella stanza dove la giovane era stata
precedentemente interrogata dal novizio.
Quando lo vide entrare, quella si zittì subito. Poi
gettò un'occhiata al foglio che l'uomo teneva in mano.
"Il ragazzo che ti ha interrogata mi ha consegnato le risposte al
Malleus Maleficarum. Sai cosa significa?"
La gitana sbuffò.
"Sono una povera vagabonda, non so neanche di cosa state parlando."
"Parlo del manuale con cui noi inquisitori capiamo se una persona
è una strega o meno. E qua, zingara" sputò con
disprezzo
agitandole davanti il foglio "c'è scritto che tu sei una
strega."
"Mi condannereste solo per quello che è scritto in un libro?"
Neji studiò la sua risposta e il suo viso, e si accorse che
aveva le labbra rosee e pallide, dai contorni delicati e tondi, appena
socchiuse per respirare.
"Qui è scritto" disse riscuotendosi e leggendo gli appunti
del
novizio "che voi dichiarate di essere stata nel luogo indicato dal
signor curato e di aver fatto ciò di cui siete accusata.
Questa
si chiama confessione, quindi avete confessato di aver partecipato ad
un akelarre."
"Non è quello che ho detto!" sbottò la ragazza
incrociando le braccia.
Allora gli occhi dell'inquisitore caddero sul petto, scoperto
poiché il vestito era lacero e chissà quanto
vecchio.
"Ballavo una danza che mi insegnò la mia nutrice poco prima
di
morire: la stavo mostrando ad Ananche" continuò lei.
"Chi è Ananche?"
Era una parola stranamente familiare, ma che non riusciva a collocare
fra i suoi ricordi. Forse ai tempi dei suoi studi...
"Quella povera bambina a cui mi avete strappato."
"Ah, l'albina..." camminò intorno al tavolo, per poi
fermarsi
dietro la sedia su cui era la gitana "lo sapete che le albine sono
considerate portatrici del diavolo? Di conseguenza il curato avrebbe
ragione a dire che stavate danzando intorno ad una creatura diabolica."
Quella si voltò e lo fissò con sguardo duro.
"Soltanto perché una persona è diversa, deve
rappresentare per forza il male?"
Neji si lasciò scappare un mezzo sorriso di scherno e
ritornò al proprio posto.
"Questa vostra impertinenza vi porterà solo alla condanna,
spero che ve ne rendiate conto."
"L'unica cosa di cui mi rendo conto è che migliaia di
innocenti
muoiono solo perché dei mostri come voi lo ordinano..." fece
lei
a bassa voce, ma sentita.
"Come ti permetti!?" ringhiò l'inquisitore Hyuuga in preda
ad improvvisa collera "Ma lo sai chi sono io! Un religioso, un
rappresentante della Santissima Chiesa Cattolica!"
Ma la zingara non pareva per nulla spaventata dalla voce rabbiosa
dell'uomo.
"E quanto ci crede vossignoria in quella Santissima Chiesa Cattolica?"
Gli occhi di Neji si spalacarono. Le vene sulle tempie cominciarono a
pulsare vistosamente.
Come? Come poteva averlo scoperto?
In un moto di rabbia, l'afferrò per le spalle e la costrinse
al
muro, stringendo il più possibile senza neanche accorgersene.
"Tu! Squallida misera vagabonda e strega! Non devi neanche osar
mettere in discussione la mia autorità, non tu! Tu che non
sai
niente di me e della mia vita!"
Con lo sguardo basso, la gitana rispose a mezza voce:
"So che occhi come quelli significano un'infelicità
profonda. Tanto basta per capire che non hai più fede."
La mente gli si annebbiò quel che serviva per non rendersi
conto
che le sue mani le stavano afferrando il collo, bramando di toglierle
il respiro, mentre i suoi polmoni desideravano inspirarlo.
Poi d'un tratto riacquistò lucidità e si
sentì
trattenuto da un uomo della sua scorta, mentre davanti al lui il
novizio era inginocchiato vicino alla gitana, che tossiva con una mano
sul collo.
"Portatela in prigione immediatamente!" ordinò imperioso,
scrollandosi di dosso il soldato "Domani mattina verrà
portata in
piazza, dove la forca sarà pronta per l'esecuzione, e la
sentenza verrà letta davanti all'intero villaggio."
Si
avvicinò alla ragazza e sibilò con cattiveria:
"Trovatevi un Dio da pregare stanotte,
perché chissà dove potreste essere domani."