eccomi qua, con una fiction un po' triste ma spero
bella^^ Le coppie si delineranno all'interno della storia, ma chi mi conosce sa
che coppia prediligo..^//^! Il primo capitolo è a puro scopo introduttivo: i
personaggi sono cresciuti (più o meno vent'anni...) e i loro sentimenti sono
maturati, nonostante il teso clima in cui versa la città: la guerra...
1.Fallimenti...
Correva.
Inseguito da qualcosa, qualcuno...
A occhio e croce erano due o tre figure.
Ma andavano troppo veloce.
Troppo per un essere umano...
Sembrava che fluttuassero di qualche centimetro sopra il
suolo.
Probabilmente era lo strascico dell'esercito di prima.
Ma doveva assolutamente correre da loro...
Doveva avvertirle, proteggerle, metterle in guardia.
Doveva riuscirci!
"Sta scappando..." sbottò un inseguitore.
L'altro sorrise "Non temere... Divertiamoci ancora
un po'..." sibilò di rimando, stringendo l'arma che aveva in mano.
Il terzo annuì silenziosamente.
La frenetica corsa dell'uomo continuava per i tortuosi
vicoli, per le strade distrutte, per i palazzi diroccati...
Sembrava che la città fosse priva di vita.
Una città fantasma.
"Eccolo lì!" pensò l'uomo, sollevato,
scorgendo in lontananza un capannone diroccato. La meta della sua diperata
fuga...
"Che facciamo adesso?" esclamò la figura di
prima, aumentando l'andatura preoccupato. "Se riesce a parlare è la
fine!"
Il capo strinse ancora di più l'arma.
"ADESSO!!" esclamò.
Accadde in un lampo...
L'uomo venne colpito da un fulmine violaceo emerso da un
vicolo.
Dritto al cuore...
Altre due figure emersero dai vicoli laterali alla
strada.
Era un agguato.
L'uomo ormai morente fissò disperato la struttura
cadente farsi sempre più sfuocata.
Un rantolo gli salì dalla gola e un rivolo di sangue
colò dalla bocca.
"Mi...dispiace..." pensò mentre esalava
l'ultimo respiro.
Morì da solo, in strada.
A pochi passi dal completamento della sua missione.
Non c'è l'aveva fatta...
"Ottimo lavoro... Questo è innocuo, ormai"
ridacchiò la figura. Mise un piede sotto il cadavere dell'uomo e lo rivoltò
supino.
"Hai ragione! Dopotutto, occhio non vede e cuore
non duole, no?" aggiunse un'altro, congedando gli altri aggressori, che
sparirono.
"Se vogliamo che il nostro piano vada in porto,
dobbiamo far attenzione a non essere scoperti..." e rivolse un'occhiataccia
agli altri due compari, che annuirono.
"Quello con cui devi lamentarti, semmai, è il
generale dell'esercito che lavora ad ovest..." fece notare una figura.
"Ehi, ma non era un tuo compagno, tempo fa?"
chiese curioso un giovane, ammutolendo l'altro.
Il capo annuì in silenzio.
Già... Aveva tentato inutilmente di fargli cambiare
idea.
Di sanare la sua sciocca infatuazione per...
Per quell'umana.
"Ti porterà alla rovina!" gli diceva.
Inutilmente...
Lui si limitava a voltargli le spalle.
A chiudergli la porta del suo cuore in faccia...
E questo non l'aveva perdonato.
Anche se era ancora dalla loro parte non passava giorno
in cui non si chiedesse come la lealtà dell'amico potesse resistere.
Come facesse a sopportare...
A combattere per una causa che riteneva inutile...
Doppio gioco?
No... Magari fosse stato quello...
Soltanto una muta rassegnazione.
Un odio silenzioso
un amore segregato
una vita passata ad eseguire ordini per qualcosa in cui
non credi...
Ma andare avanti lo stesso.
A testa alta...
In questo lo ammirava.
Anche se era più giovane, lo stimava, in un certo
senso...
Era riuscito a diventare generale.
La più alta carica dell'esercito.
Quattro eserciti, una sola missione:
annientare finalmente la razza umana.
Ma non stavano più combattendo contro delle ragazzine.
Non avevano più dodici anni...
Era... la guerra.
Quella vera, non un gioco.
Quella in cui si combatte e si muore come foglie nel
vento...
E quella dove non si può più tornare indietro.
Un baratro senza ritorno...
"Capo, guarda qua!" chiamò un giovane,
risvegliandolo dai suoi pensieri. "Guarda! Questo non era un amico di
quelle cinque?" intervenne il terzo, mostrando il viso dell'uomo.
Il capo sgranò gli occhi neri "Keiichiro..."
sussurrò.
Proprio lui... Aveva ucciso proprio il suo vecchio
avversario.
Fin dove era disposto a spingersi?
Fin dove avrà il coraggio di arrivare per conquistare
il pianeta?
"Soldati... Portate quest'uomo alla loro base...
Merita rispetto" disse il capo, incaricando i giovani. Quelli borbottarono
contrariati "Ma..." "E' un ordine, soldati" ordinò prima di
sparire.
Per oggi, basta così...
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Guardava la strada crepata dalla finestra del
seminterrato.
Un lugo cupo e buio...
Come la tristezza nel suo cuore.
Si passò distrattamente una mano nella lunga frangetta
mogano, riavviandola dagli occhi color cioccolato.
I capelli, di solito legati in due alti codini,
carezzavano sciolti la schiena, cresciuti in quegli anni.
Dietro di lei solo il sordo rumore delle chiacchere
delle amiche, dei piani degli uomini sopravvissuti. Inframezzati dal lento
ticchettio della tastiera di un computer.
Sospirò sul vetro sporco, appannandone la superficie.
Appoggiò la fronte ad esso, chiudendo stanca gli occhi.
Cosa era successo al mondo?
Che fine avevano fatto la gioia di vivere, l'allegria,
la spensieratezza che avevano lei e le altre?
Sparite...
Andate, perdute, dimenticate.
Da quanto andava avanti questa guerra?
Cinque... Sei anni, forse?
Non lo sapeva...
Sapeva solo che era cresciuta. Troppo...
Così tanto da rendersi conto che la battaglia di adesso
non è come quella che combattevano anni fa.
Che i nemici non sono più gli stessi.
Che non può più tirarsi indietro...
"E' in ritardo..." disse una voce leggermente
preoccupata. Apparteneva ad una ragazza dalle lunghe treccie e dagli intensi
occhi verdi. "Tranquilla Retasu... Tornerà" cercò di tranquillizarla
una ragazza bionda. Retasu rispose con un timido sorriso.
"Ehi Ichigo, vedi qualcosa?" chiese una voce
arrogante. La rossa si girò "No Minto... Ti confesso che sto cominciando a
preoccuparmi" disse. Minto aveva lisci capelli neri con riflessi cobalto.
Non li teneva più raccolti in due crocchie ma scendevano fin poco sopra le
spalle.
"Zakuro! Sei arrivata" esclamò felice la
biondina, vedendo entrare un'alta ragazza silenziosa. Quella sorrise affettuosa
"Ciao Purin..." rispose. Tornò seria rivolgendosi alle altre.
"Ragazze... Keiichiro è tornato?" domandò.
Tutte fecero un cenno di diniego "No purtroppo... Tu l'hai visto?"
chiese Retasu.
Zakuro sospirò pesantemente...
Come poteva dire quello che aveva appena visto?
"Zakuro... Che cosa hai visto che dovremmo
sapere..." intervenne Ichigo incalzando la risposta dell'amica.
Quella alzò gli occhi azzurro scuro.
"Alla periferia della città, in corrispondenza dei
quattro punti cardinali... Ci sono quattro eserciti..." disse con un fil di
voce, spiazzando i presenti.
Retasu si portò una mano alla bocca e Minto scuoteva
incredula la testa. Purin rivolse una sguardo al grande monitor che controllava
la città. Muto... Neanche un segnale...
"Ma... lo schermo non mostra la loro
presenza..." fece notare Ichigo, precendendo la biondina.
"Allora sarebbe meglio avvertire Ryo...
Prepariamoci al peggio" intervenne Minto. Zakuro annuì "Lo informo
io" e corse su per le scale diroccate.
Ichigo tornò a fissare fuori dal vetro, mentre le altre
si immergevano in concitati discorsi. Strinse gli occhi, intravedendo due figure
trasportarne una terza.
Fluttuavano da terra...
"Ma che diavolo..." non finì la frase che
quelle scomparvero, lasciandola al suolo. Non si muoveva...
"Ragazze... Guardate la!" chiamò Ichigo,
indicando quello che sembrava un corpo umano.
"Sembra che non si muova... Secondo voi
cos'è?" chiese Purin. "Perchè non andiamo a vedere" ipotizzò
Minto.
Le altre annuirono decise. Uscirono guardinghe dal cupo
sotteraneo, arrivando in strada. Da tanto non vedevano la luce del sole...
Ma quello che videro tolse loro la fuggevole gioia di
quel momento.
A terra c'era il loro amico...
"Keiichiro..." sussurrò Retasu cadendo in
ginocchio. Purin singhiozzò disperata. Minto cercò di consolarla,
abbracciandola. Mormorava una sola parola "Perchè...".
Ichigo non era riuscita a reagire. Guardava immobile il
corpo dell'uomo, l'ombra di barba non fatta, i lunghi capelli castani
spettinati, i vestiti laceri e sporchi, un rivolo asciutto di sangue ai lati
delle labbra. Quelle labbra sempre sorridenti...
Una lacrima scese sulla guancia. Non l'asciugò...
Quel diamante di sale racchiudeva tutta la tristezza che
provava in quel momento. Stette in piedi con le sue amiche, al calar del sole,
che tingeva di rosso il cielo... Non poterono fare niente.
Keiichiro era una delle tante vittime che c'erano ogni
giorno...
Ma nessuno si aspettava che la sua ora venisse tanto
presto.
Un'altra lacrima rigò il viso di Ichigo...
"Perchè?" si chiese inutilmente.
"Sciocchi umani... Si affezionano sempre troppo
alle persone... Sanno benissimo che, prima o poi, dovranno perderle. Perchè
amarle tanto..." sospirò una voce dall'alto. Osservava tutta la scena,
fluttuando sopra il tetto di un palazzo mezzo crollato.
Sospirò...
Il vento gli mosse i capelli scuri, il ciuffo nascose
gli occhi ambrati dalla pupilla affusolata. "Devi imparare a sopportare, se
vuoi amare qualcuno... Imparalo gattina, per il tuo bene..." sibilò la
figura prima di sparire, lasciando dietro di se solo gli sprazzi di nuvole tinte
di fuoco.