Trasparente
L'alba annuncia se stessa sulla schiena nuda di Alec, lame di luce
pallida sulle scapole in evidenza, sui muscoli che guizzano
leggermente quando Magnus lo accarezza con la punta delle dita,
mentre lui, seduto da un lato del letto, guarda entrambi dallo
specchio del comò poco lontano.
L'alba ha il potere di rendere tutto così immobile, come un sogno,
che Alec cerca di respirare più piano che può. Magnus glielo rende
difficile, intento com'è a disegnare costellazioni e parole e chissà
che altro sulla sua schiena marchiata dal nero delle rune. Lo vede
attraverso lo specchio: gli occhi sono languidi, le palpebre quasi
pigre, ma la sonnolenza che gli incornicia il volto è quasi
elegante, se non fosse per i capelli impiastricciati di gel e
brillantini. Le labbra sono piegate in un sorriso morbido, quasi
impercettibile, che raggiunge gli occhi con una facilità estrema.
Sorride per lui, per un sogno dal quale si è appena destato, oppure
perché i brividi di Alec gli attraversano le dita e il braccio. È
difficile dimenticare quanto sia bello, ma che possa essere così
bello semplicemente perché Alec è lì, si rivela quasi facile da
rimuovere, se non altro per riscoprirlo tutte le volte. Lo
shadowhunter sa che non è quella la ragione, sa che semplicemente
non è pronto a riconoscere ciò che rappresenta per Magnus; ma forse
la ragione di quella negazione sta nel modo in cui i suoi occhi
seguono quasi con paura il profilo della stanza per finalmente
posarsi su se stesso.
Gli sembra quasi di notare una trasparenza laddove Magnus lo sta
accarezzando, quasi che i brividi che gli provoca distruggano la sua
struttura atomica, lasciandolo su quel letto come pura anima.
La trasparenza va bene, lo rende leggero, gli solleva dal petto tutta
la rabbia e la paura che gli stringono il cuore. Quando le mani di
Magnus vagano per il suo corpo e Alec le segue coi sensi, col
pensiero, col piacere, gli sembra di imparare a conoscere non solo lo
stregone, ma se stesso, ed è questo che vede nello specchio. Si
riconosce, seppure un po' esitante e spaventato per la grandezza di
ogni cosa e la semplicità infinita con cui sta succedendo. Si
riconosce e non distoglie lo sguardo, ma lo incontra, lo affronta e
un po' per volta sa che sarà più semplice abbandonare la magia
dell'alba e la sua immobilità con la leggerezza che ora lo possiede.
“Comincio a essere geloso di quello specchio, Alexander,”
sussurra Magnus, le dita che seguono le sue vertebre, una per una.
Alec ricorda che le sue labbra hanno fatto la stessa cosa la notte
prima, e ancora brividi.
“Non guardo lo specchio, guardo te,” lo rimbecca pigramente Alec,
senza riuscire a nascondere un certo tremore nella voce.
Magnus sorride mentre si solleva pesantemente sul materasso, come se
gli costasse enorme fatica. Lo sguardo di Alec lo segue fino a quando
le mani di Magnus non gli si posano sulle spalle e le labbra sul
collo, quasi sotto l'orecchio.
“Non hai bisogno dello specchio per guardarmi.”
No, ma ne ha bisogno per guardarlo mentre si perde a fissargli la
schiena o mentre sono insieme. Come ora, con Magnus dietro di lui,
intento a baciargli il collo, e Alec perso tra le sue braccia.
Guardarsi mentre Magnus lo guarda, mentre lo bacia, mentre
semplicemente è con lui, è così seducente e ipnotico da non
lasciargli altra scelta. Anche se le sue guance bruciano e il suo
corpo sembra ribellarsi, non riesce a smettere.
Vorrebbe spiegarglielo, ma poi decide di tenerselo per sé, se non
altro per evitare che Magnus lo prenda per un completo pervertito col
kink degli specchi (non sarebbe neanche male, ora che ci pensa,
arrossendo un po').
Magnus gli afferra piano la nuca e si china in avanti per baciarlo.
Il loro riflesso scompare rapidamente mentre Alec si volta e chiude
gli occhi. Allora è lui a essere geloso dello specchio, che può
continuare a guardarli, indovinando ogni cambiamento nell'espressione
di Magnus, registrando ogni smorfia di piacere sul volto di Alec.
Senza il filtro dello specchio, guardare Magnus è quasi doloroso, lo
acceca anche nella luce pallida dell'alba; ogni suo bacio lo
trasforma e Alec fa fatica a stare dietro a ogni microscopico
cambiamento. Un bacio sulle labbra e il cuore che gli martella nel
petto gli strappa via un frammento di paura; un bacio sul collo e un
brivido fa perdere nelle sue onde la vergogna; un bacio sulle
clavicole sporgenti e la schiena si inarca, liberandogli il cuore.
Non importa quante volte possa baciarlo, stringerlo, entrargli
dentro, sussurrargli il suo nome nell'orecchio, farlo arrossire per
certe affermazioni... Alec sa che Magnus riuscirà a spogliarlo
all'infinito.
E sentirsi così trasparente sembra quasi un paradosso nel momento in
cui Magnus apre gli occhi e lo trova.
Soffoca un gemito – o un singhiozzo – mentre si rende conto che
nessuno riuscirà a vederlo e a trovarlo come lui, e si domanda
perché faccia così male.
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