Eight

di Applejuice
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Nonostante fosse già sceso il buio (e nonostante non ne avesse alcuna voglia) l’ispettore capo Harvey si trovava ancora al lavoro, quella sera. Più precisamente, si era appena recato nel bosco di Staltfond.
“Avete già identificato la vittima, Jenkins?”
“Sì, signore. Le vittime. Thomas Sullivan, 46 anni. Lo abbiamo trovato questa mattina presto, dopo la chiamata di un testimone che ha assistito alla morte. E lì, a un paio di metri da dove si trova l’agente Stonem, abbiamo trovato la moglie”
“Causa della morte?”
“Strangolati, riempiti di botte. E con una furia pazzesca peraltro” Jenkins porse ad Harvey alcune foto “ecco, guardi queste. Le abbiamo scattate stamani, appena prima che i corpi venissero portati via. Guardi il viso, è quasi irriconoscibile”
Harvey emise un fischio sommesso. “Le metta via Jenkins, mi viene da vomitare. Ha detto che un testimone ha assistito alla morte?”
“Il signor Cobin, laggiù”
Jenkins gli indicò un uomo, seduto su una roccia poco più in là. Harvey si avvicinò.
L’uomo aveva addosso una coperta e stringeva una tazza fra le mani. Sembrava parlare da solo.
“Io gliel’avevo detto… gliel’avevo detto…idiota di un Sullivan...gliel’avevo detto, io avevo…”
“Salve signor Cobin. Sono l’ispettore capo Harvey”
“Ispettore! Ispettore, meno male. Il signor Sullivan e sua moglie hanno bisogno di lei, ma… ma io non li trovo più signore. Non li trovo più. Dove sono? Li ha visti? Dicevano che volevano andare nel bosco a cercare la ragazza perché la polizia non si sbrigava, quei matti! Erano matti. Erano tutti matti. Li ho dovuti seguire, signore, non avevo scelta. Erano matti. Sentivamo le grida, era buio. E poi è spuntata fuori.
Matti. Tutti matti…”
“Signor Cobin, si beva il suo the, che è caldo. Rischia di congelarsi” lo interruppe Jenkins “ispettore, il signor Sullivan è l’uomo che ieri sera ha chiamato in centrale, affermando di aver visto una ragazza addentrarsi nel bosco, ricorda?, diceva che era inseguita da qualcuno. A detta dei vicini, e del signor Cobin, Sullivan non ha voluto attendere la polizia. È andato alla ricerca della ragazza con sua moglie e il signor Cobin li ha accompagnati. Beh, il signore in questione afferma che hanno vagato per ore, seguendo le grida. Poi l’hanno trovata, sempre a detta di Cobin, a piangere rannicchiata sotto un albero. Si tappava le orecchie, ha detto. Sullivan le si è avvicinato per aiutarla, l’ha abbracciata. Lei…”
“Lei si è messa a ridere” intervenne Cobin “mentre Thomas l’abbracciava e la rassicurava lei si è messa a ridere. Era matta. Tutta matta. La sua non era una risata normale, no, per niente. Ce l’ho ancora qui, nella testa, quella sua risata. No, si fidi se le dico se non era normale. A un certo punto Thomas ha urlato. Ha iniziato a tossire e a divincolarsi. Lei lo stava strangolando, capisce? Sotto ai nostri occhi. Gli ha conficcato le unghie nel collo. E intanto rideva”
Fece una pausa, e bevve un sorso di the. Tremava, ma l’ispettore Harvey avrebbe giurato che non era per il freddo.
“Sono scappato. Cos’altro potevo fare? Era  matta. Matta, completamente.  Katherine è rimasta, però. Mentre correvo sentivo le sue urla, urlava il nome di Thomas. Poi… poi non ho sentito più niente. Appena arrivato a casa ho chiamato la polizia”
Si portò di nuovo la tazza alla bocca.
“La ringrazio, signor Cobin, ci è stato di grande aiuto” disse Harvey cercando di sorridergli “di un ultima cosa avremmo però bisogno. È in grado di descrivere la ragazza? So che era buio e che è sconvolto ma sarebbe…”
“Era bionda e aveva una specie di pigiama a righe. Ed era scalza. Aveva i piedi pieni di… piaghe, vesciche, Dio solo sa che schifo erano. Pieni di sangue, martoriati. Non ricordo altro”




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