Attenzione:
La seguente storia è uno spin-of di un altro mio scritto,
per la precisione "Neko", ma in effetti si può leggere anche
senza conoscerla, ma sembrava doveroso avvisare.
Spin collocata qualche anno prima del Capitolo 1, prima che Law
scoprisse il segreto di Kidd.
Eventuali spiegazioni e note, sono collocate infondo alla pagina.
Buona lettura.
Leggend.
Era un libro strano, dalla vecchia copertina in pelle nera a tratti
rovinata, ma dove ben spiccavano, ancora, i caratteri in oro.
“Leggend”
Un libro di leggende folcloristiche di ogni genere, ultimo acquisto
fatto in una vecchia libreria polverosa, in cui gli era capitato di
avventurarsi qualche giorno prima.
Erano tutte storie del Giappone antico, dove gli Yokai* facevano da
protagonista alle varie storie.
Aveva appena terminato di leggere una bizzarra storia su un kappa di
fiume, quando, voltando la pagina, la sua attenzione fu catturata da
un’unica e curata parola: “Bakeneko”**
“La storia di un gatto nero.”
Iniziò a scorrere le righe ordinate della seguente storia.
La storia di un gatto nero e di un amore profondo, più
dell’oceano stesso …
Il gatto non ricorda
molto riguardo agli avvenimenti dei suoi primi giorni di vita; sa solo
che il primo giorno in cui aprì gli occhi sul mondo era
freddo e piovoso, una notte di battaglie e morte nel vicolo dove sua
madre lo lasciò solo.
All’epoca era
solo un gattino indifeso e spaventato, in una strada dove due samurai
si stavano affrontando, miagolava debolmente ad una madre che non
avrebbe più rivisto, attirando infine l’attenzione
di un uomo: Un ronin***.
L’uomo aveva i
capelli rossi, come il primo colore che aveva visto, e un odore forte
di sangue. Ad un primo impatto gli sembrò imponente; un
demone accompagnato dell’odore della morte. Tutto di lui non
faceva altro che lanciargli segnali di pericolo, ma era solo un
cucciolo che a malapena riusciva a reggersi in piedi, figuriamoci se
poteva scappare da quel demone dalla lama scintillante di rosso; rosso
come il colore che avrebbe amato per tutta la vita.
Si guardarono per alcuni
secondi prima che l’uomo, sorridendo in un modo che
all’inizio gli sembrò spaventoso, gli tendesse una
mano e lo portasse con se.
Da allora il gatto non
si era mai allontanato da lui.
Non avevano una dimora
fissa. Continuavano a spostarsi, girando per il Giappone seguendo la
via della spada accanto al samurai, affrontando innumerevoli scontri.
Il neko seguiva il padrone perfino sul campo di battaglia. Fu allora,
ad un anno circa dal loro incontro, che ricevette la cosa a cui
attualmente è più attaccato: un collare rosso con
una piastra in metallo su cui erano incise tre lettere con allegata una
piccola lavorazione in ferro raffigurante una spada.
L-A-W, il suo nome,
inciso a fuoco sul freddo metallo.
Il simbolo del loro
legame.
Gli anni passavano
inesorabili, e Law, avrebbe voluto stare con lui per sempre, ma prima o
poi tutto finisce. Aveva trascorso i suoi anni migliori con lui, e
ormai aveva dieci anni. Niente dura per sempre,era inevitabile.
Il ronin si
ammalò e, in un giorno d’estate, le condizioni
fisiche del samurai peggiorarono. Si erano fermati nella periferia di
Tokyo alla fine. Quella notte Kidd lo chiamò, decidendo di
fare una passeggiata per le campagne, sotto il cielo stellato,
fermandosi poi su una collinetta, osservando le stelle, invitandolo ad
accomodarsi sul suo grembo con un gesto della mano, conscio che
probabilmente non avrebbe superato la notte.
E lui non si era
certamente fatto pregare, più che felice di ricevere le sue
attenzioni producendosi in fusa sincere e profonde.
Lo amava, con tutto se
stesso.
“sai, dovresti
trovarti un altro padrone …” Iniziò a
dire l‘uomo “uno più bravo di me
...”
Continuò
accarezzandogli il pelo, rimanendo per un po’ in silenzio
prima di parlare di nuovo “sono convinto che te la caverai
…”
Furono le ultime parole
che gli disse, continuando ad accarezzarlo per quasi tutta la notte.
All’inizio Law
pensava che si fosse solo addormentato, mentre gli camminava sul torace
osservando il volto sereno e le labbra piegate in un accenno di
sorriso, ma il suo corpo stava diventando freddo. Non era una
novità, faceva sempre freddo a quell’ora di notte
e quell’irresponsabile aveva la pessima abitudine di
addormentarsi spesso fuori,poco male, lo avrebbe aiutato lui a
scaldarsi.
Continuava a pensare il
gatto, accoccolandosi accanto a lui, ma il samurai continuava a
rimanere immobile.
Per ore, anche dopo il
sorgere del sole.
A nulla valsero i suoi
richiami afflitti che lo pregavano di svegliarsi, finché al
calar delle tenebre, la sua voce si spense, come anche la sua
volontà.
Il suo padrone, non
c’era più, non si sarebbe più
svegliato, né gli avrebbe fatto più gli scherzi
portandolo in giro per il mondo, ma più di ogni altra cosa,
non avrebbe più sentito le sue mani su di se e la sua grande
risata.
La sua morte
lasciò dentro al gatto un vuoto incolmabile, tanto da
spingerlo a lasciarsi andare.
A lasciarsi morire.
Restò per
giorni accanto al suo cadavere, senza né bere e mangiare,
mentre i giorni, come le notti, si susseguivano indistinti, fino a che,
ormai debole e sfinito, non perse i sensi accoccolato, dove
l’uomo lo lasciava spesso dormire, tra la spalla e il suo
collo.
Andava bene
così, non voleva stare in nessun altro posto.
Quando il gatto nero
riaprì gli occhi era notte fonda, in un luogo che non
riusciva a riconoscere, davanti ad un imponente albero di ciliegio, su
un pezzo di terra dall’aria rivoltata e con la Nodachi del
samurai fissata nel terreno, con attaccato il suo collare.
Si alzò dal
cumulo di terra stranito e al tempo stesso meravigliato, osservando gli
arti che avevano preso il posto delle sue zampe … Era
cambiato.
Il profondo affetto e
l’attaccamento a quel samurai lo avevano trasformato in Yokai;
E prima che potesse
accorgersene, sperimentò subito la sua natura umana e
pianse.
Pianse osservando
stupito le gocce salate che provenivano dai suoi occhi, sentendo un
peso incredibilmente pesante infondo allo stomaco e la sensazione di
star per soffocare, lasciandosi travolgere dalle emozioni fino a
sentire scoppiare il cuore nel petto, fino a non avere più
fiato.
Pianse disperato per il
suo padrone per tutta la notte.
Law non sapeva per
quanti giorni era rimasto lì.
Il suo corpo non
avvertiva il bisogno di bere o di nutrirsi, non avvertiva
più lo scorrere del tempo intorno a se. Ricordava solo che
un giorno, dopo il tramonto, prese la decisione di continuare il suo
viaggio portando la sua Nodachi e il suo collare con se.
Si dice che si aggiri
ancora nelle notti di luna piena, con una nodachi dalla lama rossa, e
il collare al collo, cercando tuttora il suo amore perduto.
Abbassò i propri occhi dal libro, lasciandolo scorrere sul
grande gatto dal pelo rossiccio acciambellato sul proprio grembo,
facendo scorrere affettuoso le dita tra il pelo fulvo, ascoltando delle
profonde e sincere fusa da parte di Kidd, con un sorriso soddisfatto
sulle labbra.
* Uno yokai
è una creatura soprannaturale della mitologia giapponese.
** Il
bakeneko è uno yokai, una creatura soprannaturale,
evolutasi da un gatto ed in possesso di abilità metamorfiche
simili a quelle di kitsune e tanuki. Tradizionalmente un gatto
può diventare un bakeneko se raggiunge un'età
molto avanzata o un peso particolarmente elevato (si parla di esemplari
che, una volta uccisi, raggiungevano il metro e mezzo di lunghezza),
tuttavia vi sono racconti su gatti trasformatisi dopo essere stati
nutriti in una casa per diversi anni o per l'attaccamento al proprio
padrone.
Solitamente un bakeneko ha l'aspetto di un comune gatto ma di
dimensioni molto maggiori, ha la capacità di camminare sulle
zampe posteriori, di creare spettrali sfere di fuoco e di assumere
sembianze umane spesso mantenendo tratti felini.
[questa spiegazione proviene da Wikipedia. Per una spiegazione
più dettagliata visitare il sito sotto la voce: Bakeneko.]
*** Ronin,
coloro che non avevano più padrone, sede e legami fissi.
Questo tipo di samurai aveva una doppia natura, da una parte era un
guerriero errante disposto a lavorare per chiunque lo pagasse,
dall'altra poteva arrivare ad unirsi ad altri come lui e creare
scompiglio nei villaggi saccheggiandoli e creando confusione. Pur
continuando a fare parte dell'elevata casta dei samurai, i ronin
potevano mettersi al servizio del popolo, insegnando arti marziali e di
guerra, facendosi assumere come guardie del corpo (yojimbo), oppure
difendendo il villaggio da aggressioni esterne.
Ringrazio infinitamente la mia dolce metà, nonchè beta-rider che mi ha aiutato a rendere questa shot piu "leggibile". Grazie mille^_^
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