matsugaa
Suna.
Vivo qui da quando sono nata, mai avrei
creduto di essere meravigliata dal mio paese, dal mio mondo. Credevo
di conoscere tutti gli abitanti di questo importante villaggio. Ma
allora... chi è quello strano individuo?
Ormai mi segue da giorni... Forse
settimane.
Non che io lo veda, no... ma sento la
sua presenza, il suo sguardo sulla mia pelle.
Mi è capitato di scorgerlo, una
volta: ho visto il fuoco dei suoi capelli e l'acqua dei suoi occhi; è
strano, non credevo di trovare elementi così antitetici
insieme. Ma lui è diverso.
Lui risveglia in me sensazioni che non
credevo di avere.
É stato la cosa più bella
che io abbia mai visto.
Sembra sprigionare armonia... ma al
contempo uno stridente contrasto.
Lui: un giovane ragazzo dallo sguardo
imperscrutabile, ma di una semplicità disarmante...
Non ne ho fatto parola con nessuno. É
il mio segreto più intimo.
Non dico che mi faccia piacere essere
pedinata, ma... lui... è così particolare.
Mi dispiacerebbe non poterlo vedere
più.
***
Dovrei essere contenta.
Dovrei...
Hanno arrestato un famoso serial
killer... Sabaku no Gaara... dicono che ne abbia uccisi decine.
Anzi, che ne abbia uccise.
Donne giovani, per lo più; ma
senza altra connessione: non ha mai operato distinzioni in base al
colore, al rango o alle loro abitudini. Eppure la polizia è
riuscito a catturarlo.
Straordinario.
Poi ho visto le foto, sui giornali.
E non sono riuscita ad essere felice
della notizia. Una strana sensazione mi ha avvolto...
Gaara... due occhi azzurri come il mare
cerchiati da pesanti occhiaie. Capelli color del fuoco. Gaara.
Dovrei essere ancora più
contenta, no?
Non solo hanno catturato un pericoloso
serial killer, ma proprio mentre pedinava ME.
Ho sfiorato la morte?
Eppure... non riesco a considerarmi una
possibile vittima. Non se ripenso a quello sguardo...
***
Un pericoloso serial killer è
evaso.
Ho ponderato l'idea di chiamare la
polizia. Loro saprebbero proteggermi.
Sono l'unica da cui potrebbe andare.
Vivo sola in periferia, per giunta;
vicino ad una fabbrica rumorosa...
Nessuno mi sentirebbe urlare.
Eppure alla fine non l'ho fatto. Non ho
chiesto aiuto. Desidero provare ancora quel brivido, fissandolo negli
occhi profondi.
Desidero provare quel misto di brividi
e sensazioni piacevoli che mi risveglia tutte le volte che lo sento
vicino. Tutte le volte che mi sento, paradossalmente, protetta da
quel suo vegliare su di me. Era... è il mio angelo custode.
Così, tra un pensiero e l'altro,
inizio a chiedermi “Quanto ci mette? Perché non è con
me..?”.
Mi manca.
***
Spengo il televisore.
Sono stanca di aspettare. Fuori piove a
dirotto. Salta perfino la luce.
Uffa.
Esco coprendomi alla bell'e meglio con
una felpa, che presto è zuppa, e riattivo il contatore.
Seguendo la luce che la fessura della porta proietta dall'interno,
riconquisto casa.
Chiudo la porta alle mie spalle.
Stupido temporale.
Inciampo nell'ombrello che prima non
ero riuscita a trovare. Ecco dov'era...
No, aspetta. Quest'ombrello non è
mio.
Alzo lentamente lo sguardo... Gaara.
Immobile, la schiena aderisce alla
parete del mio ingresso. Che ci fa lì?
Certo, con quello sguardo fa paura.
Soffoco un urlo: non mi sentirebbe nessuno e farei solo il suo gioco.
Il suo è uno sguardo d'odio
puro... cosa è cambiato?
Eppure... se è giunta la mia
ora... non mi importa di morire.
Si stacca lentamente dalla parete e mi
si avvicina.
Mi afferra un polso e lo stringe. Con
rabbia. Vuole farmi male.
“Perché?” vorrei
chiedergli... “Che ti ho fatto?”
Ma lui non mi sta guardando in faccia.
La sua stretta è dolorosa, ma
quasi piacevole...
Lui afferra l'altro polso e mi
immobilizza al muro. Sento il cuore pulsare per l'eccitazione: siamo
vicini; troppo, maledettamente vicini.
Incontro il suo sguardo: ferocia è
l'unica cosa che vi leggo.
Poi una polvere dorata – sabbia –
sostituisce le sue mani e mi blocca al muro.
Le sue mani scorrono su di me.
Sento bruciare ogni punto che
toccano... sono scossa dai brividi.
Tento di divincolarmi, non mi piace la
piega che sta prendendo la cosa, ma la sabbia stringe ancor di più.
Il suo volto si avvicina... il mio
cuore pulsa... il suo odore mi pervade e mi fiacca... la sua bocca si
posa alla base del mio collo... le forze mi abbandonano, la testa mi
gira...
Socchiude le labbra e permette alla
punta della lingua di fuoriuscire e seguire il mio profilo, risalendo
lentamente il collo; sempre più su...
Ecco le nostre labbra incontrarsi.
Il mio cuore si ferma.
Sono labbra morbidissime: mi viene
voglia di assaggiarle, di morderle; fremo dal piacere.
Ha gli occhi chiusi, sembra
concentrato. Li chiudo anch'io.
Ora sento ancor meglio il suo tocco
leggero.
La sua mano sulla mia coscia.
Le nostre labbra si dischiudono, e
finalmente lo assaporo vogliosa. Con le labbra incollate alle mie,
continua ad accarezzarmi.
Sono troppo confusa.
Ora lo sento sganciarmi la cintura.
Vuole andare fino in fondo? Si vedrà...
Sento il tintinnio metallico della
fibbia a terra.
Con una mano mi afferra la testa e la
preme verso la sua. Il nostro bacio si fa più profondo.
Mi toglie la camicia con foga, la
strappa.
Il fatto che ho risposto al bacio lo
rende più sicuro.
Sento la sabbia allentare la presa...
Le mie braccia ricadono lungo il corpo.
Ora mi spinge verso di lui con una mano sui miei fianchi e l'atra
sulla testa.
Infilo le mie mani sotto la sua
maglietta e lo stringo a me.
Percepisco chiara e definita la sua
sorpresa in quel mare di sensazioni. Entrambi apriamo gli occhi.
I suoi sono belli da star male. Grandi
e azzurri.
Sembra compiaciuto.
Mi solleva e mi adagia a terra, ed è
subito sopra di me.
Bel modo di morire...
Riprendiamo da dove avevamo interrotto.
Gli sfilo la maglietta.
Continuiamo a baciarci. Non so se
sopravviverei se si staccasse da me, ora.
Il suo torace sulla mia pelle... Il
contatto con quei muscoli longilinei e delicati mi fa impazzire...!
Ma non quanto quello sguardo...
Si stacca da me.
Inizia di nuovo a baciarmi il collo, ma
questa volta scende. Percorre il mio profilo a piccoli morsi
delicati, alternati a baci composti.
Afferro la sua testa di fuoco e la
premo contro il mio ventre.
Quando incontra i pantaloni, me li
sfila.
Non voglio essere da meno.
Prendo ad accarezzarlo e lo sento
stringermi.
Poi mi morde il collo, il dolore si
mischia al piacere. Lo afferro per i capelli e lo ribacio. Non sembra
dispiacergli l'idea, mentre con le dita esperte slaccia il reggiseno.
Premiamo i nostri corpi l'uno
sull'altro.
Lui mi solleva di nuovo e mi fa sedere
sul tavolo, poi riprendiamo a baciarci.
Premo i miei piedi sui suoi fianchi e
spingo via i suoi boxer. É un chiaro invito: carezzandomi mi
sfila lentamente gli slip.
Non riusciamo a staccare le labbra, mi
spinge più avanti sul tavolo fino a distendermi, poi si adagia
sopra di me e ci uniamo.
Sento il piacere scorrere tra i nostri
corpi, l'intesa è tale che il dolore è del tutto
ignorato.
Sincronizziamo i nostri respiri.
È stupendo.
-Matsuri...-
Lui mi chiama per nome.
Sono talmente felice che sento delle
lacrime sgusciare dalle palpebre.
Mi guarda preoccupato.
-Non è per te- sussurro.
In realtà è per lui...
sono troppo commossa. È tutto così bello...
Sento il piacere farsi più
intenso, i brividi moltiplicarsi e i respiri farsi più
affannosi.
-Gaara...- lo chiamo.
In risposta lo sento baciami il collo.
Il piacere mi travolge impetuoso.
“Ti amo”
Ma questo lo penso, non lo dico.
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