An Sigh For You

di Gio_Snower
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An Sigh For You
 
L'amore è una sciocchezza commessa in due.

Honoré de Balzac


La figura di una ragazza minuta davanti a lui tremava spasmodicamente ed il suo respiro spaventato – quasi come quello di un coniglietto spaventato – si sentiva chiaramente anche a distanza.
La ragazza, che dimostrava si e no tredici anni, possedeva corti capelli di un color rosaceo fino alle punte gialle ed indossava una vestito a balze, probabilmente fatto di trine, arancione con morbido cotone nero a decorarlo; sopra di esso portava una una giacchetta con cappuccio, arancione anch'essa.
Inoltre portava degli stivali alti bianchi ed in quel momento le sue gambe tremavano.
Jin notò tutto questo in una frazione di secondo, e sospirò incuriosito.
Perché quella creaturina era così spaventata?
Non avrebbe dovuto esserlo, secondo i suoi calcoli.
Guardò la sua mano tremolare mentre reggeva un pupazzo verde che ricordava – sebbene vagamente – una rana dalla forma umanoide, con baffi e tanto di bandana gialla legata al collo.
Poi scompare ai suoi occhi.
Dov’era andata? Si chiese impanicato.
Eppure la Rana-Umanoide era ancora lì.
Essa riapparve dopo pochi secondi e Jin le si avvicinò, come se fosse la cosa più naturale del mondo, cosa che sorprese pure lui stesso.
«Stai bene?» le domandò.
La ragazza girò il volto verso di lui, un volto dai lineamenti fini e gentili, un naso piccolo, una bocca piccola e rosea e grandi occhi verde chiaro.
Arrossì completamente e Jin si portò una mano alla bocca, inconsciamente, per trattenere una risatina.
«Ahem…eh…sì, s-sto b-bene.» finì lei con la voce sempre più lieve ed abbassando lo sguardo mentre stringeva a sé il suo pupazzo.
Jin non riuscì a trattenersi e rise.
Solitamente era una persona fredda, dal raro raziocinio e completamente stante agli altri, eppure, con quella ragazza sembrava una cosa impossibile, come se il solo esserle accanto, esserle vicino in un certo spazio, rendesse la cosa del tutto innatuale.
«Il mio nome è Jin, qual è il tuo?» le chiese, soffiando sulla frangetta che gli copriva gli occhi.
Sapeva d’essere impacciato e che ogni suo movimento appariva goffo agli occhi altrui, ma non poteva farci niente, purtroppo.
Inviato per una strana missione quale raccogliere certe informazioni non avrebbe potuto prevedere il disagio iniziale in cui s’era ritrovato, o meglio, il troppo disagio che era sopraggiunto.
«Yunoha.» mormorò lei arrossendo totalmente.
La sua faccia sembrava Marte da quant’era rossa.
Jin rise dentro di sé.
«È un piacere conoscerti, Yunoha.» disse porgendogli una mano ed accorgendosi solo un momento dopo di aver allungato la mano sbagliata.
Lei se ne accorse e ridacchiò, finalmente sembrava a suo agio.
Lui la ritirò e si grattò la testa, imbarazzato.
«Piacere mio, Jin…Oh, ma ora devo andare, scusami!» disse e corse via.
Jin sospirò senza accorgersene.
I pensieri vorticavano ed i suoi sentimenti con essi, dentro era in tempesta ed in lotta con sé stesso e s’accorse, vedendo il suo riflesso d’esser tutto rosso in viso.
Il suo riflesso nello specchio – un ragazzo biondo con occhi azzurri ed alto – si mise una mano sul cuore e sentì il sordo, ma veloce battito d’esso che non si voleva calmare.
Sospirò nuovamente.
Un sospiro per Yunoha.
Un sospiro per te, pensò.




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