Dedicato
alla mia Casa,
al mio Istituto,
al mio Distretto,
alla mia Fazione,
al mio Campo;
e a Joanne,
a Cassandra,
a Suzanne,
a Veronica,
e a Rick,
per quanto troll possiate essere,
grazie per aver
creato la mia vita.
Capitolo
1
MEL
Varcata la porta della biblioteca, mi sentii finalmente a
casa. Ci andavo sempre quando avanzava del tempo dalla pausa pranzo. A dire il
vero cercavo di farlo avanzare quasi sempre per rifugiarmi tra quegli scaffali.
Era il mio mondo, e come tale sentivo di appartenervi.
Mi avviai verso il mio tavolo preferito, quando mi accorsi che era già
occupato. Una ragazza dai capelli neri e lunghi, ma rasati da entrambi i lati,
era intenta a leggere un grande tomo nero. L’avevo intravista un paio di volte,
e non l’avevo giudicata una persona studiosa, anzi. Sapevo fosse dislessica. Bè,
lo ero anch’io, ma non molto. Cercavo sempre di impegnarmi al massimo e i
risultati erano evidenti. Avevo voti alti in tutte le materie.
Quella ragazza, invece, era stata presa in giro qualche volta, fuori da scuola,
da un paio di secchioni che la canzonavano per la sua dislessia e per i suoi
voti mediocri in matematica. Me l’aveva detto Niall, il mio migliore amico. Un
lunedì la ragazza era arrivata a scuola con le nocche nere e i secchioni la
guardavano intimoriti. Ero contraria alla violenza e avevo cominciata a vederla
di cattivo occhio. Ora era lì, concentrata su quel librone.
Notai le sue sopracciglia nere che si aggrottavano ogni tanto, e le labbra
s’increspavano appena mentre leggeva, ma gli occhi erano interessati. Mi doleva
interromperla perché a me per prima non piaceva che qualcuno mi disturbasse
mentre leggevo, ma volevo essere gentile.
«Posso
sedermi?» chiesi gentilmente, facendo un cenno alla sedia accanto alla sua.
La ragazza sollevò gli occhi scuri dal libro e annuì, spostando la sua borsa in
modo da farmi spazio sul tavolo. Non mi sorrise apertamente, ma notai una lieve
curvatura all’insù degli angoli delle labbra che sembrava l’accenno di un
sorriso e che si affrettò a nascondere con la sua chioma nera.
Mi accomodai accanto a lei e aprii gli appunti di Filosofia, cominciando a
studiarli per il compito del giorno dopo. In realtà era solo una ripetizione,
ma preferivo essere preparata per la verifica. Mi piaceva dare
il meglio di me e non ci vedevo niente di sbagliato. Ero totalmente immersa
nello studio da non accorgermi affatto che la ragazza fosse andata via,
lasciando il libro aperto sul tavolo. E non mi accorsi nemmeno dei passi che si
stavano avvicinando. Quando leggevo o studiavo il resto del mondo spariva. Chiudevo
gli occhi sulla realtà e li riaprivo in una dimensione nuova.
Ad un tratto due mani mi si pararono davanti agli occhi,
strappandomi violentemente dalla dimensione in cui ero entrata.
«Indovina chi
sono.» disse una voce a me familiare.
«Niall, finiscila con questi giochetti.» risposi, per poi farmi sfuggire una
risatina. Niall ricambiò la risata, appoggiò le stampelle al lato del tavolo e
si sedette sulla sedia accanto alla mia. Niall era diverso dai
miei soliti amici intellettuali, certo, ma mi faceva morire dal ridere.
Era magrolino per i suoi quindici anni - uno in più di me -, ma poteva essere
scambiato anche per un diciott’enne per la barba che gli ricopriva il mento. Indossava
sempre un berretto che gli copriva i lisci capelli rossi e aveva una carenza
alle ossa delle gambe che lo costringeva a muoversi sulle stampelle. Mi portava
sempre in nuove zone del parco della città che non conoscevo. Proprio al parco
avevamo fatto amicizia.
«Allora
stasera ci vieni al ballo di fine anno?» mi domandò, mentre raccoglievo i miei
libri. Gli rivolsi uno sguardo glaciale.
«Certo che no.» Io e gli eventi mondani non andavamo d’accordo. Varcammo la
porta della biblioteca e sboccammo nel corridoio affollato.
«Dai,
Mel. Starai con me! Ci divertiamo.»
Sbuffai
sonoramente. Niall aveva cercato sempre di farmi una vita sociale, ma io non
volevo. Preferivo passare il sabato sera a casa, con un bicchiere di cioccolata
calda con la panna e un buon libro. Niall, invece, piombava puntualmente a casa
e mi prendeva a stampellate se non chiudevo il libro, infilavo le scarpe e
andavo a fare un giro per il parco con lui. Non volevo sopportare un’enorme
manovra da parte sua per convincermi, perché avrebbe comunque vinto lui, quindi
mi arresi subito.
«Okay,
va bene. Ma se mi annoio prendo la giacca e vado via.»
“Oppure mi porto un libro e mi metto a
leggere nel corridoio.” Pensai. Niall sorrise.
«Sarà meglio per te.» disse, lanciandomi un finto sguardo minaccioso e si avviò
verso la sua lezione successiva, Musica. Vidi che salutava Eles, la ragazza più
popolare e abbronzata della scuola, e questo mi insospettì. Per quanto gli
volessi bene, volevo essere realista. Lui era un tipo un po’ sfigatello, un
tipo che Eles non avrebbe mai guardato se non per farsi fare i compiti. Non
volevo che prendesse una cotta per lei per poi prendere una brutta delusione.
L’insegnante di Musica chiuse la porta dell’aula, così non potei vedere
nient’altro. Diedi un’occhiata all’orologio e mi accorsi che se fossi stata a
cercare di capire cosa Eles volesse da Niall avrei fatto tardi alla lezione
successiva.
Preferii lasciar perdere e mi incamminai verso l’aula di Scienze.
Quella
fu La Sera. La sera in cui iniziò tutto. Ricordo che stavo seduta con Niall che
faceva battute su tutti i comportamenti ridicoli dei ragazzi che tentavano di
farsi notare da Eles e dalle sue amiche.
«Guarda cosa stanno per combinare quei teppisti.» disse Niall, indicando un
gruppetto di ragazzini di tredici anni capitanati da una loro coetanea. Volevano
versare il punch sul pavimento della palestra causando una serie di scivoloni degli
altri studenti.
Cominciai a ridere quando quei decerebrati dei corteggiatori di Eles caddero
grazie alla ragazzina, ma mi fermai quando vidi Niall improvvisamente
irrigidito. Mi afferrò per il braccio e mi disse di non muovermi.
«Okay, ma cosa è successo?»
Non ebbi risposta. Vidi Niall avvicinarsi ad una ragazza dark, con i capelli
rasati ai lati, e il resto legati in una crocchia ben fatta, seduta da sola.
Era la ragazza della biblioteca. Sembrava piuttosto annoiata, ma riconobbe Niall.
Quante amiche aveva quel ragazzo? Ed erano una meno raccomandabile dell’altra.
Eles avrebbe potuto ferirgli il cuore, ma la Dark glielo avrebbe strappato,
masticato, sputato e poi pestato con gli stivali borchiati come se fosse una
sigaretta.
Continuavo a non capire, non capire mi faceva sentire stupida ed era qualcosa
che detestavo.
Niall parlò con la Dark per un po’; lui aveva quell’ espressione preoccupata
mentre lei era confusa. Non esattamente l’espressione di due ragazzi che
flirtano. Poi si alzarono e tornarono nella mia direzione.
Aggrottai la fronte, sempre più confusa.
«Andiamo fuori dalla palestra.» disse Niall, cominciando già a sgomitare tra i
ragazzi per arrivare alla porta.
Io e la Dark lo seguimmo.
«Si può sapere che succede?» sbottò la ragazza una volta usciti dalla palestra.
«Teri, tra poco capirai tutto.» rispose Niall.
«Niall, ma cos..? Oh, ciao.» mi voltai verso la voce, e davanti a me vidi Eles.
Bene. Anzi, male. Trattenni una smorfia.
«E quando arriva quell’altra? Per l’amor di Pan, che ansia.» disse Niall,
parlottando tra sé.
La
ragazzina dello scherzo del punch raggiunse il nostro gruppo. Aspettai che
Niall ci desse delle spiegazioni. Forse dovevamo fare un progetto insieme,
oppure doveva presentarci alcuni suoi amici maschi e creare un nuovo gruppetto,
-piuttosto
mal assortito-, ma la spiegazione non arrivò. La luce nel corridoio sembrò
farsi sempre più soffusa.
«Preparatevi
a correre.» esclamò Niall, guardando appena dietro le mie spalle.
Fu allora che successe la prima cosa incredibile di una serie di avvenimenti
che da allora in poi avrebbero caratterizzato la mia vita.
Mi voltai e mi accorsi di un
gigante che ci guardava come io guardavo un nuovo libro. E la cosa più
inquietante era l’unico occhio iniettato di sangue al centro del viso.
«Un ciclope.» sussurrai, con un fil di voce.
«Scappate!» gridò Niall, buttando le stampelle per terra e cominciando
a correre.
Il terrore per quel mostro che agitava una clava primordiale superava di gran
lunga lo shock per Niall che riusciva a correre meglio di un maratoneta.
Carenza alle gambe, vero, Niall? Aveva
parecchie cose da spiegarmi.
Ci precipitammo fuori dalla scuola, correndo a perdifiato attraverso il
cortile.
Il gigante fece vibrare le finestre del piano terra e abbatté un paio di alberi
con il suo passo elefantesco. Nessuno all’interno della scuola sembrò accorgersene.
Probabilmente non riuscirono a sentire i tonfi per via della musica ad alto volume.
Mi chiesi come avesse fatto il ciclope ad entrare nella scuola senza farsi
notare.
Continuammo a correre a perdifiato attraverso il cortile, varcammo il cancello
e proseguimmo per quella traversa fino a svoltare in una delle strade
principali.
Sentimmo un urlo non umano di dolore. Mi voltai.
Il gigante era incastrato in un tombino la cui botola si era spezzata al suo
passaggio. Finire sotto i suoi piedi non doveva essere piacevole. Povera
botola. Il ciclope cominciò a menare colpi con la clava, rompendo l’asfalto. Si
sarebbe liberato in meno di due minuti.
«Abbiamo poco tempo.» disse la Dark -dovevo cominciare a chiamarla Teri -
«Prendiamo un taxi!» esclamò Eles, indicando la stazione alla fine della
strada. Com’era idiota.
«Si imbottiglierebbe nel traffico.» risposi prontamente. Mi guardai intorno e pensai
molto più velocemente di quello che mi aspettassi.
«Nel caso non te ne fossi accorta, secchiona, non abbiamo tempo per leggere
un libro a riguardo!» esclamò la Dark.
«Un attimo, ci sono! Mi serve qualcosa
per spezzare i lucchetti.»
E a quel punto Niall fece una cosa inaspettata. Si tolse le scarpe scoprendo
due zoccoli caprini che spuntavano da sotto i jeans troppo larghi.
«Ni-...» provai a dire.
«Cosa devo spezzare?»
Nel frattempo Polifemo Numero Due aveva quasi liberato la gamba dal tombino.
«Questi.» indicai i lucchetti che chiudevano delle corde legate fra tre
biciclette e tre pali. Niall non fece una grinza. Probabilmente l’avevo salvato
dal non sapere cosa fare. Rispettavo le regole, di solito, ma era un’emergenza.
Inforcammo le biciclette. Sul portapacchi della mia bici si reggeva Niall e su
quello della bici della Dark - okay, avevo difficoltà a chiamarla Teri - andava
la Capobanda dispettosa.
Il ciclope si liberò con un rumore di cemento spaccato e sibilo di acqua che
zampillava da tubi rotti. Non parlava. Usava solo parole senza senso come versi
primitivi.
Riuscimmo a farci strada nel traffico, scatenando le ire e le imprecazioni di
alcuni tassisti, ma salvarci la pelle veniva decisamente prima nella lista
delle priorità.
Il ciclope cercò di farsi strada spostando con un solo braccio
le automobili, però le bici erano decisamente più veloci.
Gli automobilisti gridavano, ma non c’erano feriti.
«UN CARRO ARMATO! NEL TERZO MILLENIO! INAUDITO! TROVATA PUBBLICITARIA!»
urlavano le voci intorno a noi. Aggrottai la fronte, ma continuai a pedalare
perché il mostro cominciava ad avvicinarsi, nonostante la velocità delle
biciclette.
Un carro armato? Vedevano seriamente un carro armato? Perché io vedevo un
disgustoso essere con una clava? Ero matta? Cosa vedevano Niall e le altre tre?
Il ciclope cominciava a stancarsi di quei colpi alle automobili, e anch’io
avvertivo il bruciore ai polmoni farsi sempre più forte.
«Mel, devi affrontarlo. Prendi questo» mi disse Niall, quando fummo costretti a
fermarci per riprendere un minimo di fiato.
Il rumore delle ruote delle auto che venivano scostate di lato si faceva sempre
più vicino.
Mi porse un elastico azzurro chiuso con un nodo.
«Slegalo. Si chiama Oxypetes. Significa che vola veloce» disse.
Inizialmente non capii. Non è certo una cosa da tutti giorni che un tuo amico
dagli zoccoli caprini ti dia un elastico con un nome greco e ti dica di
slegarlo nel bel mezzo di un inseguimento da parte di un ciclope.
«È solo un elastico, Niall.» replicai.
«Non fare la saputella e sbrigati!» gridò la Capobanda dispettosa.
«Slegalo!» urlò Niall, cercando di sovrastare il rumore di macchine accostate
al marciapiede ormai dietro di noi.
“Un motivo deve pur esserci.” mi dissi.
Tirai il cappio e l’elastico si sciolse all’istante, trasformandosi in un arco
d’argento con una freccia già incoccata. Rimasi a bocca aperta. L’urlo da
cavernicolo del ciclope mi risvegliò dallo shock. Non avevo mai usato un arco,
e non sapevo nemmeno da dove iniziare, ma fu l’istinto a guidarmi.
Il ciclope si stava avvicinando alla Dark e alla Capobanda dispettosa. Teri
proteggeva con il corpo la più piccola. Scesi dalla bici, scaraventandola di
lato e mi frapposi tra loro e il mostro. In pochi secondi tesi l’arco e puntai
all’occhio di quel mostruoso essere cavernicolo. Rilasciai la freccia.
Oxypetes saettò e colpì Mister Cavernicolo in pieno occhio. L’urlo fu forte,
immagino, ma alle mie orecchie arrivò ovattato. Sentii la presa sull’arco
allentarsi, ma vidi che c’era già una nuova freccia incoccata. Poi tutto si
fece confuso.
Spazio autrice
Okay, questo è il primo capitolo del crossover che avevo in mente da secoli. È principalmente
su Percy Jackson, ma ci saranno riferimenti anche a Harry Potter, e si
incrocerà a Twilight e a Iris (una saga italiana). Sono finalmente riuscita a
finirlo e credo che comincerò a postare un capitolo ogni martedì pomeriggio.
Il primo capitolo non è un granché, è più che altro un’introduzione alla vera
storia. I capitoli sono ventiquattro, non molto lunghi, e si alterneranno i
punti di vista delle quattro protagoniste: Mel, Eles, Teri e la Capobanda
dispettosa il cui vero nome non è detto in questo capitolo.
Spero vi sia piaciuto, e accetto eventuali correzioni e/o consigli.
Un bacio. And may the gods always be in your favor.