Kim sorrise mentre si sedeva al tavolo della colazione con il marito.
Erano solo loro due. Becca aveva passato la notte da
Lily e
Payson era ovviamente a casa sua, con il Signore sapeva chi.
Aggrottò la fronte un attimo, pensando a come una volta
fosse
stretto rapporto con sua figlia, mentre si era lentamente deteriorato
nel corso dell'ultimo mese. Non c'era stato
un grosso litigio o un momento cruciale, semplicemente l'aveva sentita
allontanarsi. Raramente andava a cena da loro, parlava poco al di
là della conversazione educata e delle notizie della Rock.
Aveva
anche notato un cambiamento generale nella figlia. Payson non era
felice. L'anno scorso sembrava che Payson stesse avendo una sorta di
rinascita, unendo i suoi obbiettivi e la sua concentrazione con una
gioia sfrenata per lo sport che dominava. Ora era tornata la seria,
giovane
donna che raramente abbozzava un sorriso. Era stato inquietante a dir
poco, dato che Kim aveva fatto risalire il cambiamento a subito dopo i
Campionati del Mondo, la notte stessa in cui sospettava che Payson
fosse andata a letto con Austin Tucker. Non poteva provarlo
e non
aveva condiviso i suoi sospetti con nessuno, ma c'era qualcosa di
diverso
in Payson e basandosi sulle varie versioni della storia che aveva
sentito riguardo notte dell'infame bacio, era l'unica conclusione che
avesse senso. Era stato sconcertante per non dire altro
poiché
il rapporto di Payson con Austin non era cambiato minimamente. Ancora
sosteneva che non erano nulla più che amici, che il bacio
era
stato un momento di follia e nient'altro, ma Kim sapeva che la figlia
soffriva e tutto indicava Austin.
"Allora, ho parlato con mia sorella Cathy ieri," disse, evitando
l'argomento che le vorticava in testa. Mark non aveva preso bene la
frenesia dei media e anche se Payson ne aveva parlato con lui, era
ancora molto una questione delicata.
"Sì, li ho visti la scorsa settimana a cena," rispose,
passandole lo sciroppo d'acero per i pancakes. "Caos, come al solito."
"Stava parlando di venire la prossima settimana per il Ringraziamento,"
disse Kim con un sorriso. I loro parenti non erano mai andati a
Boulder. La maggior parte di loro non era stata in d'accordo con il
loro
trasloco fin dall'inizio e così non avevano mai intrapreso
il
viaggio.
Mark annuì, "Sarebbe bello avere Cathy e Dave qui e sarebbe
un bene per le ragazze vedere Payson e Becca."
"E' quello che pensavo. La chiamerò oggi e li
inviterò,"
disse con un cenno del capo. "E inviterò anche Sasha,"
aggiunse.
"Non avrà nessun posto dove andare."
Mark inclinò la testa, "Festeggia il Ringraziamento? E'
così
inglese.
I pellegrini probabilmente non sono il suo ideale."
Kim alzò appena lo sguardo "Non è questo il
punto. Dovrebbe avere un posto dove andare."
Mark sorrise con indulgenza. "Sembra che avremo una casa piena."
Lei sorrise, "Sarà bello. E' stato troppo tranquillo,
ultimamente."
Mark fece una smorfia e annuì. "Hai parlato con Payson
ieri?"
chiese. L'espressione di rassegnazione quasi spezzò il cuore
di
Kim. Sapeva che non era sicuro di come fare per colmare la distanza che
si era sviluppata tra loro e Payson.
"L'ho fatto. Non vede l'ora di festeggiare," disse Kim con un sorriso.
"Sta ancora sostenendo che non esce con quel Tucker?"
Kim scosse la testa, "Austin. E sì, dice che sono
solo amici, che il bacio era solo un bacio."
"E tu cosa credi?" chiese, posando la forchetta frustrato.
Si strinse nelle spalle, "Non lo so, Mark. Li ho visti insieme, sono
sicuramente vicini, ma..." scosse la testa, "Io non lo so. Lei
dice che non stanno insieme, non vedo quale scelta abbiamo se non
crederle."
Mark aggrottò la fronte e poi fece una domanda che Kim non
aveva
previsto, "Che cosa dice Sasha di tutto questo? Pensa che stiano
insieme?"
Kim inclinò la testa, "Sai, non lo so. So che gli
ha
parlato dopo che sono tornati dai Mondiali, ma non so cosa ha
detto. Non si è sbilanciato molto."
Mark annuì, "Allora deve pensare che non stanno insieme. Non
permetterà che due dei suoi ginnasti non rispettino le
regole
proprio sotto il suo naso." Prese un boccone dei suoi pancakes.
Kim si morse il labbro e guardò Mark quasi scusandosi, "Io
non
te l'ho detto, vero?" chiese e lui la guardò
speranzoso,
"Il consiglio dei genitori ha annullato la regola di
niente-appuntamenti su raccomandazione di Sasha. Ha detto qualcosa al
riguardo, che stava causando più problemi di quanto non ne
impedisse."
"Alex 'tenere tutti i maschi della specie lontano da mia figlia' Cruz
era favorevole?" Sbuffò.
"Alex si fida di Sasha e così fa il consiglio," disse, "Sono
incline a concordare con lui."
Mark sorrise, "Mi piaceva quella regola. Era il sogno di ogni padre."
"Era davvero inefficace e la penso proprio come
Sasha, provocava
più danni che benefici. Guardala in questo modo, diciamo che
Payson e Austin stanno insieme, in realtà cosa
c'è di
sbagliato nel fatto che una diciottenne abbia un fidanzato? Senza la
regola non si sarebbe sentita obbligata a nasconderlo a
chiunque,
soprattutto a noi."
Mark annuì, "E anche con la regola andata, ancora
nega che lei e Austin stiano insieme?" chiese.
Kim arricciò le labbra pensierosa e si strinse nelle spalle,
"Allora forse non stanno insieme, dopo tutto."
La Rock pulsava di vita quando Kim arrivò, dopo aver
lasciato
Mark all'aeroporto. Vide sua figlia sulla trave, che lavorava sulla sua
nuova routine sotto l'occhio vigile di Sasha. Si fermò un
attimo
a guardare e vide Payson smontare dalla trave direttamente dopo la
sequenza degli esercizi. L'aveva fatto sembrare facile, ma i
pettegolezzi in palestra affermavano che, dopo il rilascio del nuovo
codice dei punteggi, l'uscita di Payson sarebbe stata valutata
un'abilità di classe G e chiamata Keeler. Fece un
atterraggio
ben fermo e guardò Sasha, entrambi con la stessa espressione
stoica.
"Bene," sentì dire Sasha. Lo vide alzare la mano,
apparentemente
per posarla sulla spalla di Payson, ma si fermò a
metà
strada e scosse la testa prima di fare cenno alla trave, "Ancora,"
disse. Payson fece una smorfia, ma seguì gli ordini.
Era così da quasi un mese ormai, quella feroce
intensità
che si irradiava tra Payson e Sasha mentre lei si allenava. Nulla
sembrava abbastanza buono, si focalizzavano come un raggio laser sulle
minuzie che forse avrebbero assicurato a Payson l'oro olimpico. Kim
aggrottò la fronte. Aveva visto un cambiamento anche in
Sasha,
quasi un giro di 360 gradi, da quando era arrivato. Non era stato
esattamente spensierato e leggero, ma c'era un senso di pace intorno a
lui. Sembrava felice. Le linee intorno agli occhi e la bocca erano
diventate meno pronunciate, sembrava a suo agio con se stesso e col
mondo intorno a lui e poi era cambiato di nuovo, di nuovo lo stoico
supervisore che era quando aveva iniziato ad allenare alla Rock. Era
tornato a casa da Istanbul diverso, come Payson, in realtà
aveva
brevemente considerato che i due avessero avuto un litigio di qualche
tipo, ma la loro relazione sembrava immutata. Sospettava che avesse
qualcosa a che fare con una donna, forse
MJ, sapeva quei due avevano una storia e lei non riusciva a immaginare
cos'altro avrebbe potuto sconvolgere Sasha Beloff.
Professionalmente, le cose erano fantastiche, le ragazze avevano fatto
molto bene ai Mondiali, anche se Kaylie era rimasta delusa, finendo
appena fuori dal podio sia al corpo libero che alle finali del
volteggio. Anche la squadra maschile era stata molto brava, anche se il
quarto posto finale di Nicky Russo nell'all-around era stato una
delusione, ma Austin aveva mantenuto il suo titolo e Carter aveva di
nuovo vinto delle medaglie. No, doveva essere qualcosa di personale, il
suo rapporto con il padre, forse? Era determinata a scoprirlo. Sasha
era diventato una sorta di, beh non sapeva come definirlo, non
l'avrebbe definito un figlio, non riteneva di essere abbastanza vecchia
per essere sua madre, ma ci andava abbastanza vicino. Si preoccupava di
lui e voleva aiutarlo. L'invito a cena del Ringraziamento era un modo
per cercare di tirarlo un po' su di morale, se possibile. Qualunque
fosse stato il problema, sembrava consumarlo.
Sasha vide Kim arrivare con la coda dell'occhio mentre Payson eseguiva
un'altra perfetta uscita dalla trave. La sua routine si stava formando
splendidamente e ad un ritmo più veloce di quanto si
aspettasse,
anche da Payson. Aveva perso quasi un chilo alla settimana nel corso
dell'ultimo mese e la stava aiutando nello sviluppo delle sue nuove
abilità.
Lei gli si avvicinò, il suo bel viso serio e la sua bocca
assotigliata in una linea. Il loro rapporto professionale non era
cambiato
molto, se non altro lavoravano completamente su un altro livello, uno
che non aveva mai avuto con qualsiasi atleta con cui avesse mai
lavorato.
I suoi occhi incontrarono quelli di lei, lo sguardo comunicava
esattamente quello che pensava del suo atterraggio perfetto e poi
cambiò espressione, "Tua madre è appena arrivata."
Payson annuì, "Sì, ha lasciato papà in
aeroporto
questa mattina. Tornerà alla fine della settimana per il
Ringraziamento." Alzò le sopracciglia, "Non ti preoccupare,
dieta rigorosa per me, nessun sovraccarico di carboidrati, lo giuro."
Accennò un sorriso e gli parve di cogliere una cadenza
ironica
nella sua voce, ma non ne era sicuro.
Scosse la testa, non dando voce al pensiero che era stata perfetta e si
ritrovò a sentire la mancanza la morbida curva dei suoi
fianchi, meno arrotondati ora di quanto lo fossero stati un
mese
prima, quando era sepolto dentro di lei, la sua pelle morbida ed
elastica sotto le sue dita. "No, non è questo. Avevo
dimenticato
che ci fosse una festa in arrivo," disse, mascherando abbastanza bene i
suoi veri pensieri, anche se forse lei li aveva visti comunque. Era
sicuro che Payson sapesse sempre cosa stesse pensando, soprattutto
adesso.
Gli sorrise brevemente, anche se l'espressione seria era tornata di
nuovo al suo posto abbastanza in fretta, "Meglio che ricominci."
Salì di nuovo sulla trave.
"Sì," rispose, "Esegui tutta la routine di altre quattro
volte
prima di passare al corpo libero." Lei annuì e Sasha si
diresse
dritto verso il suo ufficio, non lanciando un'altra occhiata nella sua
direzione. Se quella era la strada che la sua testa aveva preso
quel giorno, avrebbe fatto meglio a stare lontano da lei. C'erano
alcune cose che non riusciva a controllare e la sua mente era una di
quelle. C'era un mucchio di lavoro cartaceo che lo aspettava sulla sua
scrivania. Tara e Jake avevano gli allenamenti e voleva lavorarci
quando sapeva che Kim era lì per rispondere a tutte le
domande
che aveva.
"Buongiorno," disse, mentre entrava nell'ufficio, Kim era
già alla sua scrivania al lavoro.
"Buongiorno," replicò lei con un sorriso, porgendogli un
plico
di carte da aggiungere al già intimidatorio mucchio di
lavoro
sulla sua scrivania.
"Grazie," disse con chiaro sarcasmo, mentre si sedeva dietro il tavolo,
prendendo una penna.
"Prima di lanciarti nel lavoro, volevo sapere se hai piani per questo
Giovedì." chiese Kim, attirando la sua attenzione.
"Questo Giovedì? No, non ho impegni," disse, desiderando di
potersi rimangiare le parole appena le aveva dette. Sapeva cosa sarebbe
successo e sapeva che non sarebbe stato in grado di rifiutare.
Sei un idiota, Beloff, hai
appena parlato con Payson della festività.
"Ottimo, allora sei cordialmente invitato a trascorrere il
Ringraziamento con la famiglia Keeler. Niente di speciale. Mia sorella
e la sua famiglia verranno dal Minnesota e più siamo meglio
è."
Sasha aprì la bocca, incapace di trovare la sua voce,
"Kim..." cominciò.
"No, mi dispiace, non accetterò un no come risposta," disse
con un sorriso.
Non poté fare a meno di ricambiarlo. Le piaceva sinceramente
Kim
Keeler ed era quello rendeva così difficile starle vicino.
Sapeva di avere il suo rispetto e il suo affetto e sapeva che un giorno
in un futuro non così lontano l'avrebbe perso. Il sorriso di
Kim si fece più luminoso mentre lui scrollava le spalle
impotente, "Cosa dovrei portare?"
"Te stesso e una bottiglia di vino non guasterebbe."
***
Fu così che Sasha si trovò vestito in uno dei
suoi due
completi, in piedi fuori dalla porta d'ingresso dei Keeler con in mano
una bottiglia di vino rosso. Suonò il campanello e la porta
fu
aperta pochi secondi dopo dalla persona che sperava l'avrebbe fatto.
"Ehi," disse Payson, con un sorriso morbido sulle labbra.
Cristo, è
bellissima.
Non era il vestito, anche se il blu cristallo gli ricordava qualcosa, e
non erano i suoi capelli, anche se li portava in riccioli morbidi, che
scendevano lungo la schiena e sopra la spalla, proprio come piaceva a
lui. Era luminosa. Poi si rese conto di cosa fosse. Era la prima volta
che si vedevano al di fuori della Rock in poco più di un
mese.
Deglutì vistosamente, la voglia di tirarla a sé,
premere
i loro corpi insieme e baciarla era quasi travolgente, ma fu
rapidamente annullata non appena la testa sorridente di Mark Keeler
comparì da dietro la porta.
"Sasha," disse, aggirando Payson e allungando la mano. "Felice
Ringraziamento."
Strinse la mano di Mark con fermezza, "Felice Ringraziamento," disse e
gli porse la bottiglia di vino.
"Payson, avevi intenzione di invitarlo o volevi tenerlo là
fuori
tutta la notte?" Mark chiese alla figlia, che arrossì un po'
e
aprì di più la porta. Suo padre si
allontanò da
loro, portando la bottiglia di vino in la cucina.
Sasha entrò all'interno della casa e fu subito assalito
dal rumore. Si guardò intorno e vide due persone
sconosciute in piedi nella sala da pranzo, con i bicchieri di vino in
mano e già quattro, forse cinque ragazze bionde che
correvano in
cerchio fino a quando improvvisamente sentì qualcosa
sbattere
contro la parte posteriore delle gambe. Si sentì subito un
gemito e Payson, che era in piedi accanto a lui, si chinò e
poi si
rialzò, questa volta con una piccola ragazza appollaiata sul
fianco.
Il cuore di Sasha praticamente gli uscì dal petto
all'immagine
che gli si presentava. La bambina seppellì il viso nel collo
di
Payson, che emetteva dei suoni rilassanti, sfiorando con un piccolo
bacio la guancia paffuta. "Va tutto bene, Livy," tubò
leggermente alla bambina, che non poteva avere più di due
anni.
"Tu stai bene e Sasha non è arrabbiato. Dovresti chiedere
scusa
per essergli andato addosso, però," mormorò.
La bambina sollevò la testa e lo guardò con
curiosità, due grosse lacrime che correvano giù
per le
guance. "Scucia*," sussurrò.
Il suo cuore si sciolse sul posto. "Va tutto bene, piccolina," disse,
allungandosi e asciugandole le lacrime dalle guance con il pollice. "Mi
dispiace, ero proprio in mezzo."
"Oh mio Dio," pronunciò una voce che non riconobbe.
"Guardateli,
non vi sembra Livy potrebbe essere figlia loro, tutti coi capelli
biondi, non sarebbe uno scandalo?!?" Nonostante l'antipatica, voce
stridente che aveva pronunciato quella frase, Sasha non poteva fare a
meno di essere d'accordo. Un figlio loro sarebbe stato biondo e la
vista di Payson che
teneva la bambina in braccio era quasi troppo per lui.
Payson alzò di scatto lo sguardo, gli occhi incontrarono i
suoi
con un lieve panico prima di sospirare con rassegnazione, "Zia Cathy,
questo è il mio allenatore, Sasha Beloff," disse, "Sasha,
questa
è la sorella di mia madre, Cathy e suo marito, mio zio
David."
Sorrise alla coppia, "Piacere di conoscervi entrambi," disse con un
cenno del capo.
"Wow, che accento! Quindi sei inglese? Sasha non è
nome da
una ragazza però? Ho sempre pensato che fosse il nome di una
ragazza. Non importa, se uno ha il tuo aspetto. Nessuno
dubiterà
che tu sei tutto uomo." Sputò fuori la zia di Payson senza
prendere respiro e Sasha potè sentire il calore salirgli sul
collo. Si voltò verso Payson che sembrava livida.
Sasha sorrise, sperando sembrasse un sorriso genuino, "Il mio nome
è Alexander realtà, Sasha è un vecchio
nomignolo
russo per Alexander."
"Sei russo? Ma il tuo accento, è inglese,"
continuò a dire.
"E' inglese e rumeno, Zia Cathy," la interruppe Payson, guardando
supplichevole lo zio.
Suo zio sembrò cogliere il suggerimento, "Cathy,
perché
non vai a vedere se Kim ha bisogno di aiuto in cucina? Io
proverò a radunare le ragazze." Mise una mano sulla spalla
della
moglie e la condusse fuori dall'ingresso, verso la cucina.
"Wow," disse, con calma. "E' la sorella di tua madre?"
"Sono molto
diverse,"
rispose Payson con una smorfia imbarazzata.
Improvvisamente, la bambina bionda sembrava stanca di essere tra le
braccia della cugina e si dibattè fino a che Payson non la
lasciò scendere. Si fermò davanti a Sasha e
alzò
lo sguardo, allungando il collo. "Su! " chiese, alzando le braccia in
alto. Sasha guardò a Payson, che scrollò le
spalle,
così si chinò e sollevò la bambina tra
le braccia,
"Whoa!" esclamò. "Alto qui," disse e ridacchiò.
"E tu come ti chiami?" Chiese, mentre la bambina si appoggiava alle sue
braccia per studiarlo attentamente in volto.
"Livy," balbettò e lui sorrise.
"È un bel nome, Livy. Io sono Sasha," disse e
catturò gli
occhi di Payson. Stava sorridendo nel modo che in genere portava ad un
bacio. Sarebbe stato un passo facile da fare in quel momento, anche se
sapeva che non sarebbe successo.
"Sacia," mormorò a se stessa, lasciando uscire una piccola
risatina.
All'improvviso una voce interruppe il loro momento, "Odio dirlo, ma
penso che mia cognata avesse ragione, voi tre sembrate una foto,"
dichiarò Mark. "Avete intenzione di venire dentro o tu e
Payson volete
continuare a fare una riunione nel corridoio con la mia nipote
più giovane?" Lo seguirono in salotto.
Payson borbottò piano. "Mi dispiace per mia zia. Ha
già
bevuto cinque bicchieri di vino e questo è davvero
è il
suo modo di essere ben educata."
"Non ti preoccupare, amore," mormorò di rimando. Gli occhi
di
Payson risalirono fino ai suoi e si guardarono per un breve momento
prima che Sasha si ricomponesse. "Mi dispiace," sussurrò.
Lei si strinse nelle spalle e gli fece un piccolo sorriso. Non le
importava, ma era un piccolo promemoria per stare attenti.
"Giù," richiese improvvisamente Livy e Sasha fece scendere
la bambina
che si diresse con passo incerto nella direzione del rumore,
lungo
il corridoio, dove suppose fosse il resto delle ragazze di cui aveva
parlato lo zio di Payson.
"Sasha!" esclamò Kim mentre entravano in cucina, "Felice
Ringraziamento," disse, sfiorandogli appena la guancia con le labbra.
"Felice Ringraziamento," rispose, accettando un bicchiere di vino da
Mark che aveva aperto la bottiglia che aveva portato.
Payson si voltò verso l'unica persona nella stanza a cui non
era
stato presentato "Sasha, questa è mia cugina, Maureen,"
disse.
Strinse la mano a quello che doveva essere la figlia maggiore di Cathy
e David. Sembrava di essere poco più che ventenne ed era
quasi
una replica di sua madre.
Cathy si sporse in avanti, "Maureen è all'ultimo anno di
college" disse ad alta voce e sua figlia la guardò.
"Farà
l'insegnante. Payson, non saresti al college adesso se non
stessi facendo ginnastica?"
"Vado al college, zia Cathy," disse Payson con dolcezza, anche se Sasha
riconobbe immediatamente il falso tono di voce che aveva usato. "Sto
frequentando i corsi online della UC Boulder, così posso
concentrarmi sui miei allenamenti."
"Giusto, giusto," dichiarò Cathy, agitando sprezzante una
mano
in aria. Gli occhi di Sasha passarono in rassegna tutti i presenti. Kim
e
Mark sembravano essere abituati a questo tipo di comportamento e poco
turbati, ma Payson sembrava assolutamente mortificata.
"Quindi sei l'allenatore di Payson?" una nuova voce chiese e Sasha si
voltò verso Maureen.
"Sì, lo sono," rispose, non sapendo se avrebbe dovuto
articolare una risposta più complessa.
"E anche tu eri un ginnasta?" Chiese Maureen. Era abbastanza carina, i
capelli biondo sporco, un piccolo naso all'insù, occhi
marrone
scuro, ma il modo in cui i suoi occhi lo stavano fissando lo rendeva
nervoso.
"Sasha è stato quattro volte medaglia d'oro olimpica," disse
Payson con evidente frustrazione. "Te l'ho detto ieri sera, Mo"
Maureen si strinse nelle spalle, la sua espressione annoiata
esteriormente, ma incontrò gli occhi di Sasha e quello che
vide
fu chiaro come il giorno. Era interessata a lui, e non l'avrebbe
nascosto di fronte a tutta la sua famiglia. Guardò Payson
che
aveva chiuso gli occhi mentre scuoteva la testa.
L'imbarazzo fu rotto da un grido acuto, seguito da un forte boato di
urla. "Payson, potresti?" chiese Kim. Payson rivolse a sua madre uno
sguardo disperato prima di voltarsi e uscire dalla stanza verso i suoni
del caos.
"Loro l'ascoltano," disse Cathy, con una scrollata di spalle.
Kim osservò Sasha che guardava sua figlia lasciare la
stanza.
Forse invitarlo non era stata l'idea migliore. Quando il giorno prima
erano arrivati sua sorella, suo cognato e le sei figlie, dai
venti
ai due anni d'età, l'unico argomento era stato che Sasha
sarebbe
stato a cena. Cathy l'aveva forzata a darle i dettagli sul giovane, con
l'ovvia intenzione di accoppiarlo con la figlia. Kim amava la sorella,
ma non si faceva illusioni su di lei.
"Non pensi che sarebbe
la cosa giusta
per Maureen?" disse Cathy, mentre erano seduti in salotto. Mark e Dave
avevano portato fuori le bambine più piccole per dei frozen
yogurt, lasciando Kim, Maureen, Payson e Cathy a casa da sole.
"È sexy?"
Chiese Maureen, guardando verso Payson per una valutazione.
"Non sarà
interessato," rispose Payson brevemente.
"Payson," la
rimproverò Kim,
Payson si strinse nelle spalle senza scusarsi. Lei e Maureen era mai
andate d'accordo da bambine e sembrava che fosse così anche
da
adulte.
"Perché non
dovrebbe essere
interessato alla mia Maureen? Lei non avrà posato
praticamente
nuda su una rivista, ma è abbastanza carina per essere una
modella," la rimbeccò.
Era cominciato quando
erano
arrivati. In qualche modo, in loro assenza, Cathy e Maureen avevano
accumulato un bel po' di risentimento verso il successo di Payson e non
facevano molto per trattenerlo.
Payson alzò
gli occhi, "Scusatemi," disse, alzandosi e lasciando la stanza.
Non appena se ne fu
andata, Cathy si
era lanciata su di lei "Beh, Kim davvero, quella tua ragazza. Credo
davvero che tutta questa fama le abbia dato alla testa. E stanno ancora
parlando di quella foto rivista di lei in città. Non posso
credere che tu e Mark l'abbiate lasciata fare qualcosa di simile. Poi
arriviamo e lei vive nemmeno più a casa?"
A Kim c'era voluta tutta la sua forza di volontà per tenere
la
bocca chiusa. Voleva che quella festa fosse una piacevole esperienza.
Quando li chiamò a cena, aveva sentito un enorme sollievo
perché avrebbero il cibo per tenerli occupati a tavola.
"Sasha, come sei entrato nel mondo della ginnastica?" Dave chiese e Kim
sorrise.
"E' nel mio sangue realtà. Mio padre era un ginnasta per la
Romania e sono cresciuto facendolo."
"Allora non hai mai avuto un lavoro vero?" chiese Cathy e Kim
rabbrividì. Sasha aveva respinto tutti i suggerimenti non
così velati di Cathy, che aveva cercato di spingerlo verso
Maureen tutta la notte e ora sua sorella era in posizione di attacco.
Gli occhi di Sasha lampeggiarono brevemente, ma sembrò avere
il
controllo di se stresso "Suppongo che sia un modo di vedere le cose.
Non ho mai dovuto lavorare in un posto di lavoro che ho odiato. Ho
avuto la fortuna di fare ciò che amo da quando ero un
ragazzino."
"È questo che pensi di fare, Payson?" chiese in fretta, e
Kim
vide gli occhi di Sasha restringersi verso sua sorella e invece di
permettere a Payson di rispondere saltò nella conversazione.
"Payson è un'atleta di classe mondiale. Se si
comporterà
come ci si aspetta il prossimo anno a Londra, sarà
probabilmente
la più grande ginnasta di tutti i tempi. Ha lavorato
più
duro di qualsiasi atleta che abbia mai incontrato e ha superato gli
ostacoli più duri che una persona possa incontrare per
arrivare
a questo punto. Quindi no, suppongo che lei non dovrà
rassegnarsi alla fatica di un semplice impiego per uno stipendio. Mi
scusi," disse, alzandosi in piedi, lasciando cadere il tovagliolo sulla
sedia e lasciando la sala.
L'intera tavolata rimase seduta lì con le bocche spalancate.
Kim
fece per alzarsi, per seguire il suo ospite e chiedergli scusa, ma la
mano di Payson sulla sua la fermò. Scosse la testa e si
alzò per seguirlo.
"Beh, com'è maleducato," dichiarò Cathy,
gli occhi fissi su Kim. "Lascerai che l'uomo mi parli in quel modo?"
Kim la fissò, "Sei seria, Cath? Dopo il modo in cui ti sei
comportata? Tutti i tuoi piccoli commenti e le insinuazioni, qual
è il problema? Sei gelosa? È questo? Pensavi che
traslocare
qui fosse un errore e abbiamo dimostrato che ti eri sbagliata e
ora sei gelosa? Scusatemi, ho perso l'appetito." Si
alzò e
marciò in cucina dove i bambini stavano mangiando, ignari di
quello che era successo nella sala da pranzo.
Becca alzò gli occhi dal tacchino che stava tagliando per
Livy. "Sasha e Payson sono usciti," disse cautamente.
"Avevano bisogno di una boccata d'aria fresca," Kim disse come scusa,
anche se sapeva che era debole. Si mosse verso la finestra e
guardò fuori nel cortile, non vedendo la coppia.
"Non lo so, Sasha sembrava piuttosto arrabbiato," replicò
Becca.
"Payson sarà in grado di calmarlo però. Lo fa
sempre."
Kim tornò a guardare la figlia. "Che vuoi dire?"
"Sai, come quando siamo alla Rock. Quando Sasha si arrabbia davvero per
qualcosa, Payson è l'unica che può andare da lui
senza
farsi staccare la testa con un morso."
Kim annuì, continuando a guardare fuori nel cortile
buio
prima finalmente di avvistarli vicino a uno dei grandi alberi. Sasha
aveva dato a Payson la giacca del suo colpeto, che aveva
senso
visto che fuori erano circa quatro gradi. Sembrava stessero
parlando. Kim li guardò. Entrambi sembravano calmarsi, le
spalle
più rilassate, la tensione che scompariva dalla loro
postura.
Vide Payson annuire e poi Sasha si chinò a dare un bacio
sulla
guancia della figlia. Payson si tolse la giacca e gliela porse e Sasha
lasciò il cortile dal cancello laterale. A quanto pare ne
aveva
avuto abbastanza, non che Kim lo biasimasse. Guardò di nuovo
sua
figlia che era in piedi nel mezzo del cortile, fissando la schiena di
Sasha, tenendo la mano sulla guancia, come se stesse cercando di
trattenere qualcosa. Gli occhi di Kim si spalancarono e rimase a bocca
aperta. Improvvisamente, i cambiamenti sua figlia avevano un senso, il
passaggio da essere completamente contenta e felice alla
prevalente tristezza che aleggiava su di lei, alla tensione che
sembrava esserci ogni giorno.
Payson era innamorata del suo allenatore.
Note:
*Scucia:
in originale era
Sowry.
Ho cercato di mantenere la parlata infantile di una bambina di due
anni. Non ho bambini a portata di mano, quindo ho dovuto improvvisare.
Scucia mi sembrava
abbastanzo adatto come versione storpiata di
scusa. Stesso
discorso per la storpiatura del nome di Sasha in
Sacia.
Scusate i miei ritardi continui, ma vado all'universita. E
dovrò laurearmi pure io, prima o poi :)
p.s. Siamo a metà! Hurray!