Il diario dell'assassino.

di DjFranky
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15 gennaio 2010

 

Sono finalmente riuscita a trovare l’aeroporto. Però è sorto un altro problema! Ho appena scoperto che per raggiungere la mia destinazione, mi tocca prima arrivare a Milano, e poi successivamente prendere un altro aereo per andare a Parigi!

E chissà come farò da lì ad arrivare a Montreuil.

Ma perché la vita mi da contro continuamente? È insopportabile.

Ma non mi arrendo. Io devo raggiungere la mia destinazione. Devo realizzare il mio sogno. Devo riuscire ad incontrare l’uomo che mi attrae così tanto, anche se ha vissuto secoli fa.

Non sarà di certo una cosa ridicola come il tempo ad impedirmelo!

Intanto adesso sono in aereo. Come ho fatto a trovare tutti questi soldi per fare un viaggio del genere, io, una ragazzina di diciassette anni? Semplice.

La vita di strada insegna anche questo: se non hai soldi per vivere, rubi. Ma sono sempre stata dell’idea che rubare a una persona che economicamente ha una situazione adeguata, non sia il caso. Non ho mai rubato a qualcuno più povero di me, e mai lo farò.

Quanti soldi ho in tasca in questo momento? È un segreto. Vi basti sapere che se qualcuno provasse a perquisirmi, sarei semplicemente spacciata. Ma sono perfettamente in grado di non farmi perquisire; so come comportarmi in situazioni del genere.

Intanto sto giocando con una delle mie consolle portatili. Ho cominciato con Assassin’s Creed per Play Station 3, poi sono passata ad Assassin’s Creed II e da poco ho scoperto che esistono degli special esclusivamente per NDS e PSP. E ovviamente ci sto giocando.

Quando seguo la storia di un gioco, devo capire perfettamente il filo logico; devo vedere ogni scena e sentire ogni parola dall’inizio alla fine. Non deve sfuggirmi neanche un particolare, perché potrebbe risultare rilevante successivamente.

Il mio cervello funziona come una macchina: immagazzina informazioni dappertutto, a scuola, a casa, al computer, sui libri … e nei videogiochi.

Non sottovalutate l’importanza di un videogame. Potreste pentirvene.

Non sopporto i genitori che ripetono ai figli di non stare molto tempo appiccicati al televisore perché fa male agli occhi e al cervello. Loro non capiscono quanto possa essere utile quel tempo.

Ho avuto la mia prima Play Station all’età di tre anni e i miei genitori non mi hanno mai chiesto di staccarmi da un videogioco.

Sono fiera del mio bagaglio personale, perché è abbastanza ampio da permettermi di tirarmi fuori dai guai da sola. Perché nessuno fin’ora è mai riuscito a prendermi in giro, neanche una volta.

Comunque, fra un po’ più d’un paio d’ore arriverò a Milano.





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