“Quella
volta in cui Hunter Clarington si innamorò
(per sempre)”.
“
In fin dei conti noi, io e lei,
siamo fermi a quel tempo lì,
non
c'è stato niente in mezzo…
nemmeno
un'ora di pace. ”
Il
punto è che siete rimasti bloccati a quell’ora
lì, seduti su quel divano color zucchero.
Le cioccolate sono ancora in quelle tazze giallo
pastello, più calde di quanto la tua mano possa sopportare
– ma stai zitto e non dici nulla, sei l’uomo e un
po’ devi resistere – ricoperte di panna oltre il
bordo, sporcandole il naso già dal primo assaggio e tu stai
fermo al suo fianco, in silenzio la guardi. Pensi che sia assurdo, che
lo faccia apposta: sa che odi il disordine, le cose nel posto
sbagliato, il caos, lo sporco. Sa che odi un po’ anche lei e
per questo ti sorride, indicandoti il naso, “dammi un
bacio” ti dice, e allora ti tocca farlo: pulire il suo naso
con le tue labbra e “vedi? Ora sono già
pulita” ti dice e tu non puoi fare altro che sbuffare.
La verità è che quando
Jeff ha chiesto a voi Warblers, con aria sognate,
com’è un amore eterno immaginandosi le peggiori
romanticherie del mondo non hai avuto cuore di rispondergli che sta nel
tempo fermato, nei ricordi intrappolati tra le lenzuola. Non hai avuto
il fegato di dirgli che l’amore eterno sta in una foto
sbiadita, consumata dal tempo, e nei sogni sospesi a
mezz’aria che mai più si avvereranno. Sta in un
accento italiano udito per caso che ha smesso di bloccare il tuo corpo,
ma ancora ferma il tuo cuore. Nello zucchero a velo sui muffin al
cioccolato della pasticceria all’angolo che, copiosamente, si
depositava sempre un po’ sul suo naso ogni domenica mattina,
perché l’amore eterno sta anche nelle abitudini
forzate che “dobbiamo avere una nostra tradizione,
è una cosa bella, così mi ricorderò di
te ogni volta che mi sporcherò il naso” diceva e
prontamente tu sbuffavi, perché lei lo sa che odi lo sporco
e le romanticherie.
Jeff non lo sa che l’amore eterno sta
nei segreti nascosi sotto il materasso, le foto nel portafoglio e nei
doppi fondi delle giacche. In una casa vuota e silenziosa che mai
è mutata dalla tua ultima visita, perché nessuno
s’è premunito di portar via la vita anche da
lì. In quella casa vuota che ti sei fatto comprare per
capriccio, che a stento riesci a pensare che qualcuno potesse vivere
tra quelle stesse mura, figurarsi immaginarlo.
Sta nella macchia sul divano, cioccolata fusa
gocciolata a chiazze, perché perdevi la calma troppo
facilmente: “cazzo, almeno una dannata volta, potresti
comportati come una fottutissima ragazza normale?” e a lei
già non piaceva la volgarità, figurarsi le urla e
allora non trovava mai altro modo che saltarti addosso e forse non
è mai stata colpa tua se l’amore tra di voi era
più rabbia che tenerezza.
Sta nei mondi che avreste voluto vedere e in
quelli inventati, nel posto mai trovato e nei “se sei tu la
mia casa e ogni volta te ne vai, poi sono paragonabile ad una
barbona?” e nelle occhiate di risposte coi sorrisi accennati
e le frasi mozzate che “ti manca la barba, temo”.
Sta nei favori che devi a Sebastian, che sa poco
o niente, ma quando c’è stato bisogno di aiutarti
l’ha fatto senza dire una parola, perché
“sono al verde e lei non se lo merita” e Sebastian
non lo sapeva neanche chi non se lo meritava, ma non ha fatto tante
domande (almeno i primi mesi).
Forse Sebastian immagina che l’amore
eterno stia nelle sparizioni delle domeniche mattina, che nessuno dei
due aveva mai pensato che quella da ricordare fosse lei, non lui. Sta
nei discorsi interrotti a metà per strada perché
l’amore eterno sta anche nelle figure viste di sfuggita, gli
oggetti nelle vetrine e nelle canzoncine dei supermercati dove
c’è sempre un pezzo di lei e lei non sa neanche
com’è quel dannato supermercato.
Sta nelle mancanze prepotenti che neanche un
“mi manchi” può bastare a colmarle,
perché lei non comparirà e tu non correrai fino
all’angolo di casa sua – fermandoti un isolato
prima solo perché “con tutto questo
casino mi pare strano che tu sia ancora viva” le dicevi ogni
volta e tu lo sai, o almeno speri, che si premuniva almeno di pulire un
po’ casa prima del tuo arrivo, che ti fermavi ogni volta
sull’uscio, perlustrando la zona con gli occhi e non entravi
in quella casa finché almeno il soggiorno non diveniva
abitabile.
Sta nel pelo del tuo gatto, lo stesso che lei
accarezzava quando dormiva sulle sue gambe beato. Per un
motivo o un altro, se lo ritrovava lì e doveva
tenere almeno le mani occupate per non parlare, che arrivano sempre
prima i gesti e poi le parole.
Sebastian però non sa – e
Jeff è meglio se non lo scopra - che
l’amore eterno sta nelle cose spezzate, nei cocci di
sentimenti mai interrotti perché fermati nel tempo. Sta
negli amori che non muoiono, non perché eterni, ma
perché non ne hanno il tempo. Sta nelle separazioni
improvvise, quelle che lasciano il mondo in standby e gli occhi
offuscati, perché l’amore eterno sta anche nelle
lacrime non versate, ma tenute dentro e lasciate silenziose, morte in
fondo ad un sentimento che non credevi di poter provare, di meritare.
Sta negli scatti d’ira che nessuno
controllerà più, in quella casa che non era mai
stata così ordinata perché “stanotte
resta da me, ti prego, ti faccio una sorpresa: pulisco tutta
casa” aveva detto, quel giorno.
La verità è che
l’amore eterno sta nell’asfalto sanguinante, sotto
le ruote di quel camion troppo grosso, tra quei capelli neri troppo
scuri e quegli occhi anonimi troppo comuni. La verità
è che l’amore eterno sta nei troppo che non
diminuiscono.
Nelle lettere d’addio mai spedite e
ripiegate nei quaderni, nei momenti in cui non riuscivi più
a capire se quello fossi davvero tu o qualcuno avesse davvero inventato
la clonazione. Sta nei discorsi sussurrati nella notte, le
rassicurazioni mormorate a mezza voce che “sei stato in
un’accademia militare, sei abituato ad avere il meglio.
È così che funziona in quei posti, no?
C’è il capo e tutti dietro, stai solo cercando di
proteggere i tuoi uomini. Anche se non nel modo più
ortodosso, ecco” perché l’amore eterno
sta anche nelle verità scomode che nessuno ti
darà mai più e nei silenzi che non avresti mai
voluto colmare.
In fin dei conti l’amore eterno sta
anche nelle frasi dette un po’ per scherzo nei “sei
sicuro di non essere gay?” chiesti un po’ per caso
perché “prima un’accademia militare, poi
una scuola maschile… la fissa per l’ordine.
Sbocchi se mi sporco, se ti sporchi. La fissa per quel gatto
inquietante – anche se amorevole, eh –
e… Hunter, davvero, sicuro di non essere gay?” e a
te non toccava altro che sbuffare, regalandole la peggiore occhiata che
avessi mai collaudato e “non sono neanche lontanamente
bicurioso”¹
replicavi, ogni volta.
Il punto è che l’amore
eterno sta anche nel pacchetto di sigarette fermo a metà
perché “fumo solo quando sono particolarmente
agitata, non rompere le palle anche su questo” aveva detto e
ti è bastato sbattere la porta e fingere di essere andato
via per sentirla piangere e “stupido idiota, ti
odio” è tutto quello che è riuscito a
farti ridere, la prima volta.
“ Puoi
raggiungere forse adesso la tua meta,
quel mondo
diverso che non trovavi mai ”.
--------------------------------
- 0.
Insomma, sono tornata prima del previsto con qualcosa di davvero
dirverso. Spero altretanto apprezzato!
- 1.
Inutile specificare che quella è una frase
di
Hunter dal telefilm, vero? C’ho la fissa per quella frase,
ecco.
- 2.
La frase iniziale è presa da “Venuto al
Mondo” di Margaret Mazzantini, la frase diretta del libro
è: “In fin dei conti noi, io e lui, siamo fermi a
quel tempo lì, non c'è stato niente in mezzo...
nemmeno un'ora di pace.”
- Per “esigenza” di contenuto
ho modificato quel “lui” con un
“lei”.
- 3.
La citazione finale, invece, è presa da
“E per te” di Eros Ramazzotti, che ha ispirato un
po’ la one shot.
|