Note
della storia:
Una
piccola shot di stampo molto angst… ma così mi è uscita e così la posto. Spero che vi piaccia, nonostante tutto.
È finita.
Sei stato solo un gioco.
Un passatempo…
Una scopata, piacevole certo, ma niente di più.
Non hai mai significato nulla per me.
**
Parole. Aghi che si infilano profondamente nella carne, sottili stilettate
che lacerano l’anima facendola sanguinare.
Ferite. Tagli che non si
rimarginano e restano lì come tracce indelebili, squarci che bruciano a fuoco
vivo lasciando cicatrici che niente e nessuno potrà mai cancellare.
Quanto è passato da allora? Mesi,
o forse anni. Non lo so, anche se sembra trascorsa un’eternità. Perché il tempo si è come dilatato attorno a me, scorrendo sempre
più adagio, come una lenta agonia. Ma il
dolore, quello no, è ancora qui. Ha trovato un campo fertile in cui
germogliare, si amplia e arde come una fiamma che non riesce a
esaurirsi. Disgregando, un passo alla volta, il mio corpo e
il mio stesso essere.
Adesso sei di
fronte a me, potrei riconoscerti tra mille. Anche
nascosto dietro la maschera e quel mantello da Mangiamorte.
I tuoi occhi li distinguerei
ovunque; mercurio liquido che incanta, argento
brillante e trasparente come acqua limpida. Quante volte mi ci sono perso,
annegando in essi e facendo fatica a risalire a galla?
E i tuoi
capelli, soffici fili di seta color della luna, carezza lieve e seducente sulla
pelle. Quante volte le mie mani vi si sono intrecciate, le dita come
intrappolate in una morsa senza fine da cui non volevo liberarmi?
Possibile che io ricordi ancora,
come fosse ieri, il calore del tuo corpo mentre mi
avvolgeva quando facevamo l’amore? È inconcepibile come io
non riesca a dimenticare, nonostante tutti i tuoi ripetuti inganni, la passione
irrefrenabile, il desiderio quasi violento e il piacere così intenso che ci univano
in quei momenti solo nostri…
Popoli ogni mio sogno, come
un’illusione che non posso scacciare. Risiedi nel mio cuore e non c’è alcun
modo di mandarti via.
Scuoto brevemente la testa e
incateno il mio sguardo al tuo, in una muta domanda. Copri le spalle a
Voldemort, come un bravo servo obbediente. Sei felice, Draco? Era questo che
volevi, il motivo per cui mi hai tradito rinnegando
tutto quel che c’era tra noi e che avevamo faticosamente costruito insieme?
Il ragazzo che amavo non esiste
più. È morto quella notte di pochi mesi fa’…
Eppure…
Mi soffermo un ultimo istante a
scrutare il tuo viso. Il mio momento è arrivato. Quello per
il quale ho combattuto gli ultimi anni. Sconfiggere il Signore Oscuro, anche a discapito della mia vita. Che ormai, senza di te, non vale poi molto.
Egoista.
Lo sono. Profondamente.
Ma ho creduto
in noi con tutto me stesso…
So che anche tu ne sei
consapevole. E preferisco non pensare a quanto tu possa
aver riso di me, prendendoti gioco dei miei sentimenti.
Tuttavia…
Alzo la bacchetta, puntandola
contro il mostro che mi ha rovinato l’esistenza. Colui che
mi ha portato via le persone a me più care: i miei genitori, Sirius, Silente e
te, Draco. Sono pronto, e non gli permetterò di uccidere qualcun altro, così da
lasciarmi ancora più solo nella mia solitudine…
Un lampo che non riesco a decifrare attraversa i tuoi occhi.
Non voglio
sapere ormai, non c’è più tempo. Non per me, almeno. E
poi che importanza avrebbe adesso?
Pronuncio l’Anatema Mortale,
mentre Voldemort fa lo stesso. I nostri incantesimi si scontrano a metà strada.
Sento la forza scorrermi dentro
le vene. È come se tutti i miei amici fossero al mio
fianco, posso quasi sentire le loro energie fluire al mio interno. Quel Potere
a lui sconosciuto che mi permetterà di sconfiggerlo.
Ma, mentre il corpo senza vita
del Signore Oscuro si accascia al suolo, sento le
forze abbandonarmi. Probabilmente per sempre.
Il mio sguardo si appanna. Non
riesco a distinguere null’altro.
Eppure…
Ti vedo. Correre verso di me, un
urlo muto rivolto al cielo. Una preghiera.
Poi il buio.
Ho sonno.
Buonanotte amore mio.
**
Parole. Dure, taglienti.
Indirizzate a farti male, come mai nella mia vita avevo fatto.
Distruggere tutto quello che eravamo stati, ciò che
avevamo costruito.
Ferite. Profonde, sanguinanti e
incancellabili. Affinché tu potessi odiarmi, maledire ogni
momento insieme per non ritrovarti poi a rimpiangerli. E affinché non potessi sentire la mia mancanza. Mai.
Ricordo ogni singolo giorno da
allora, sai? Senza di te, è stato come essere solo un
guscio vuoto senz’anima. Ogni momento come un piccolo inferno. Un susseguirsi di attimi colmi di angoscia, tormento e disperazione. Un
abisso in cui sono caduto per mia scelta. E dal quale
tu, che sei stato la mia unica luce, non potevi più
salvarmi.
Tu che hai saputo
riscaldare il mio cuore, sciogliendo il ghiaccio in cui lo avevo racchiuso per
proteggermi, difendermi dalla sofferenza e dall’indifferenza dei miei genitori.
Tu che sei riuscito ad amare ogni singola parte di me,
nonostante i miei difetti, i miei capricci, le mie manie… tu che mi hai donato
tutto te stesso.
Vorrei specchiarmi almeno
un’ultima volta nei tuoi occhi, splendenti come uno smeraldo tra i più belli e
preziosi. Verdi come la speranza che ha sempre albergato nel tuo cuore, anche
nei momenti più bui, come una prateria sterminata di cui non si distinguono i confini.
Posso richiamare alla memoria,
con facilità e nostalgia, l’attimo esatto in cui ho incrociato il tuo sguardo,
finalmente scevro dall’odio e dal disprezzo che mi avevi sempre rivolto in
precedenza. È stata la prima volta che mi sono sentito davvero vivo. Perché, in
esso, potevo scorgere il mio animo riflettervisi nella
sua semplicità e autenticità.
Vorrei far scivolare le mie dita
tra i tuoi capelli, talmente morbidi e vellutati da poter essere paragonati a una lieve carezza carica di erotismo, e tale da provocarmi
mille piccoli brividi lungo la schiena. E, al contempo, sentirti fremere sotto al mio tocco…
Serbo ancora perfettamente il
ricordo della prima volta in cui ho posato le mie mani sul di te. Non con l’intenzione di picchiarti, ma in modo lascivo e sensuale.
Il tuo corpo che si lasciava andare pian piano, sempre di più.
E gli ansiti spezzati e i gemiti rochi che
fuoriuscivano dalle tue labbra, senza poter essere trattenuti.
Invece
adesso…
Hai sempre detto
che i miei occhi non sapevano mentire. E che la mia maschera
era crollata, poco alla volta, davanti a te… davanti alla tua sincerità e alla
tua spontaneità.
Quando mi perdevo dentro quel tuo
umido e stretto canale, abbandonandomi al vero me stesso, potevo
in effetti percepire la verità nascosta nelle tue parole. Pur ostinandomi e
continuando a ignorarla.
Eppure…
Non hai fatto fatica a credere
alle mie menzogne, al mio volerti allontanare in nome di un piano più grande di
me. Un disegno in cui mi sono trovato invischiato
prima che tra noi iniziasse tutto, senza lasciarmi altra scelta che perseguirlo
fino in fondo.
Ho visto la
delusione e il dolore nel tuo sguardo, l’ho visto spegnersi pian piano
di fronte alla mia crudeltà. Alle mie parole piene di fiele.
Spietato.
Ecco cosa sono
stato. Ma dovevo esserlo, altrimenti non sarei
mai riuscito a convincerti.
Tuttavia…
Ho osservato i tuoi occhi posarsi
su di me, accusatori. Ma è stato solo un attimo. Subito
dopo stavi già pronunciando l’Avada Kedavra contro Voldemort.
L’hai ucciso, adempiendo
al tuo destino. Facendo avverare la profezia.
Nonostante fosse finalmente
finita, l’istante successivo ti ho visto cadere
davanti ai miei occhi. E non sono riuscito a
raggiungerti in tempo, prima che ti accasciassi a terra come una bambola rotta.
Ho urlato, anche se non so cosa. Ti ho raggiunto prendendoti tra le braccia, sotto lo sguardo
sconvolto dei tuoi amici. Ma non mi importava…
E adesso
siamo al San Mungo. Tu steso in un letto, in coma; io al tuo fianco, mentre ti
stringo la mano.
Non morire, ti prego.
Io sono qui, che ti aspetto.
Apri gli occhi, Harry.
**
La prima cosa
che Harry vede, quando si riscuote dal sonno profondo che lo ha tenuto
imprigionato per mesi in un oblio, sono due iridi argentate che lo scrutano con
ansia e preoccupazione. Ma soprattutto con
amore.
Il pensiero fugace di essere
morto, e Draco con lui, gli stringe il cuore in una morsa dolorosa.
Solo allora realizza
che, se così fosse, non avvertirebbe quel dolore sordo al petto, né tantomeno
la soffice morbidezza del letto che lo accoglie. È allora che tutta una serie
di domande su cosa sia accaduto, sul perché il biondo
sia lì con lui invece che ad Azkaban, su cosa lo spinga a stare al suo fianco
tenendogli la mano, nascono spontanee nella sua mente.
Eppure
non gli interessa. Non in quel momento almeno. Draco è con lui, e tutto il
resto non conta…
E
l’unica frase che è in grado di pronunciare tra le lacrime che iniziano a
scorrergli sul volto, mentre stringe la mano intrecciata alla sua, è “Se sto
dormendo non svegliarmi mai. Se sono sveglio non lasciarmi addormentare.”1
Draco lo guarda con una dolcezza
infinita, mentre con la mano libera gli accarezza lievemente la guancia per poi
andare a scostargli la frangia dalla fronte in un gesto semplice, ma al
contempo pieno d’amore. Ha notato tutte le espressioni che si sono susseguite
sul volto stanco e segnato del moro. Ed è consapevole che ci sarebbero tante
parole da dire, un’infinità di cose da spiegargli… Ma
in quel momento vuole solo lasciarsi andare in quella bolla di felicità che gli
è appena scoppiata dentro.
Ci sarà tempo per tutto il resto.
Anche per le recriminazioni.
Così si abbassa fino a coprirgli
le soffici labbra con le proprie, in un bacio che racchiude in sé tutte quelle
rassicurazioni mai espresse, tutte le promesse non
fatte. Vuole solo che l’altro comprenda che in quel momento e in futuro sarà
lì, solo per lui.
Nient’altro ha importanza adesso,
mentre il futuro spalanca le porte innanzi a loro.
1: Questa frase è una citazione. Infatti,
viene direttamente da un film.