jfidsfs Chocolate Break.
L’aveva
vista entrare di corsa dalla porta, facendo risuonare il tintinnio del
campanello che il proprietario si era ostinato a voler appendere
all’entrata. Aveva
detto che avrebbe aiutato a far sentire il cliente a casa e che il
personale sarebbe stato più attento a memorizzare le facce di chi
entrava. George
non era dello stesso avviso e, ogni volta che quel rumore per lui
fastidioso risuonava, non si curava mai di alzare lo sguardo dalla
macchina con cui preparava il caffè all’ennesimo cliente. Quel
giorno pioveva a dirotto e la caffetteria era più affollata del solito
poiché molti avevano avuto la brillante idea di rifugiarsi al suo
interno, colti alla sprovvista dal maltempo. Il
campanello era risuonato numerose volte e tutte le volte, com’era
solito fare, non aveva alzato lo sguardo nonostante quel suono lo
irritasse parecchio. All’ennesimo
scampanellio, colto da uno spasmo d’ira, alzò gli occhi dall’ennesimo
caffè appena preparato con la convinzione che il suo sguardo sarebbe
stato capace di sciogliere quell’odioso arnese tintinnante. Fu in quel
momento che la vide. Aveva
i capelli legati in uno chignon e una grande sciarpa che le avvolgeva
completamente il collo e nella quale il mento era immerso. Si era
scrollata con un movimento quasi impercettibile le poche gocce d’acqua
che erano cadute sulla giacca e scosse la testa come per riscaldarsi.
Tenendo il piccolo ombrello chiuso in una mano e la borsa sulla spalla,
si avvicinò lentamente alla cassa dove una piccola fila la attendeva. Non smise di osservarla neanche un istante. I
capelli molto scuri spiccavano rispetto alla pelle chiara. I suoi occhi
azzurri erano meravigliosi, di una sfumatura che non sarebbe mai
riuscito a descrivere. Sorrideva
ascoltando musica da un auricolare che aveva nell’orecchio sinistro,
mentre il destro pendeva e lei batteva il tempo a terra col piede,
evidentemente seguendo il ritmo della canzone che stava ascoltando. Non l’aveva mai vista eppure avrebbe voluto conoscerla o almeno sapere il suo nome. Nonostante
conoscesse tutti in città, essendo piuttosto piccola, si maledisse per
non aver notato una creatura tanto bella da sembrare quasi finta. Non sapeva perché lo avesse attirato così tanto, ma fu tremendamente felice quando si accorse di dover essere lui a servirla. “Benvenuta al Costa coffee. Cosa vorresti ordinare?” chiese lui sorridendo. La
ragazza gli sorrise facendogli cenno di aspettare mentre osservava
meglio il listino delle bevande dondolando la testa a ritmo di una
musica che lui non conosceva. “Potrei avere una cioccolata calda, per favore?”
chiese lei in risposta e la sua voce parve a George il suono più bello
che avesse mai sentito durante tutta quella stancante giornata, se non
addirittura durante tutta la sua vita. Il ragazzo si passò una mano fra i capelli mentre batteva le dita dell’altra mano sulla tastiera della cassa. “Desideri anche della panna sopra?” chiese gentilmente senza che il sorriso gli scomparisse dal suo viso. Lei annuì lentamente per poi concentrarsi sui dolci esposti nella vetrina che affiancava la cassa. Il riccio stampò lo scontrino leggendo il totale. “Sono tre sterline” disse svegliando la ragazza da quello stato di trance in cui era scivolata. Scuotendo la testa mise le mani nella borsa cacciando un piccolo portamonete. Contò le piccole monete prima di porgerle a George facendo sempre attenzione a non perdere l’ombrello. “Grazie” disse il ragazzo mettendo i soldi appena ricevuti nella cassa. Sfilò un bicchiere da una lunga pila e prese un pennarello. “Potresti
dirmi il tuo nome? Quando la cioccolata sarà pronta ti chiamerò in modo
che l’ordinazione non venga confusa con le altre” spiegò cordialmente mentre poneva alcuni segni nei quadratini del bicchiere per indicare il tipo di bevanda. “Il mio nome è Julie” rispose lei sempre sorridendo. George
annuì pronto scrivendo sulla superficie bianca del bicchiere per poi
rimettere il tappo sulla punta del pennarello e rimetterlo a posto. Sussurrò impercettibilmente il nome scrivendolo, come per imprimerlo meglio nella mente. “Chiamerò appena sarà pronto. Intanto accomodati” sorrise lui facendole cenno di dover andare a preparare la bibita.
Era riuscita a trovare posto a un tavolo vicino alla grande vetrata che dava sulla strada. Si
era sfilata la sciarpa e il cappotto che ricadevano lungo lo schienale
della sedia e dalla borsa che giaceva fra i suoi piedi vicino
all’ombrello aveva preso il libro che aveva iniziato a leggere pochi
giorni prima. Era
circa a pagina venti e aveva appena sottolineato con un pastello verde
una frase che le era particolarmente piaciuta quando sentì il suo nome
chiamato a voce piuttosto alta. Si alzò lasciando la matita colorata fra le pagine del libro per non perdere il segno e si avviò alla cassa. Il ragazzo di poco prima le porse il bicchiere caldo già munito di cartoncino e le sorrise. “Ecco a te. Spero sia di tuo gradimento”. “Grazie mille” rispose lei sorridendo e tornando poi al suo posto. Si sedette e posò il bicchiere poco distante dal libro. Riprese a leggere sorseggiando piano la propria cioccolata calda che trovò ottima. Aveva terminato il capitolo e si decise a chiudere il libro. Si rimise l’enorme sciarpa attorno al collo a causa della lieve corrente causata dalla continua apertura della porta. Prese
il bicchiere di cioccolata calda con entrambe le mani cominciando a
sorseggiarla mentre guardava fuori. La pioggia ancora batteva contro il
vetro e si sentì soddisfatta per essere entrata in quella caffetteria
dal personale troppo gentile rispetto agli standard della città dove
era arrivata da poco. Riposò
lo sguardo sul bicchiere bianco bevendo l’ultimo sorso della dolce
bevanda calda con la tentazione di prenderne un’altra, ma ciò avrebbe
danneggiato la sua linea e quindi si negò il bis. Girò tra le mani il bicchiere ormai vuoto e notò una scritta affianco al suo nome, sempre nera. “Sei bellissima. Quando sorridi ancora di più” Affondò il viso nella sciarpa trattenendo a stento un sorriso enorme.
Era tornata alla cassa come l’aveva vista entrare. Reggeva
il bicchiere di carta fra le mani e sorrideva dondolando ancora una
volta la testa a tempo di una canzone che avrebbe voluto conoscere per
avere qualcosa da condividere con lei. “Grazie mille. Era veramente ottima” disse porgendo il picchiere a George che le sorrise. “E’ stato un piacere” rispose lui prendendolo e osservandola. “Arrivederci” continuò lei voltandosi e dirigendosi verso la porta. Mai come quella volta il suono del campanello lo infastidì. Avrebbe
voluto togliersi il grembiule e correre da lei per dirle di restare con
lui in quel momento, il giorno dopo, il mese dopo, l’anno dopo e forse
tutta la vita. Rise di se stesso ritenendosi uno sciocco: non si era neanche accorta della piccola frase che le aveva scritto. Osservò
un punto fisso della porta trasparente che si era appena chiusa e che
lasciava intravedere la ragazza che apriva l’ombrello e tornava alla
propria vita dopo una piccola pausa per una semplice cioccolata calda. Quando
scomparì completamente dalla sua visuale sospirò quasi amareggiato per
non averla fermata più a lungo e posò lo sguardo sul bicchiere bianco
che ancora reggeva. Non poté evitare di sorridere e passarsi la mano libera fra i capelli ricci muovendo la testa all’indietro. “Grazie
mille, ragazzo del caffè. Passa una bella giornata. Spero di tornare
presto, quindi fatti trovare. Vorrei almeno sapere il tuo nome” Quella scritta verde gli sarebbe rimasta impressa nella mente come la più frase della sua canzone preferita.
___ Salve a tutti! Come va? In questo periodo sto scrivendo molto, nonostante alla fine io non pubblichi mai niente. Spero che questa one shot vi sia piaciuta. Fatemelo sapere con una recensione o con un tweet (sono @waitingaprince) Un bacione a tutti! <3 |