I
know
about Popular
“Consegnate il compito, adesso”.
Michael sospirò e posò
la penna sul tavolo, aspettando che la professoressa gli ritirasse il
test di francese appena concluso. Ovviamente sapeva tutte le
risposte, ma il compito era scritto e lui ci aveva impiegato troppo a
scrivere le risposte, così era arrivato a mala pena a
metà.
L'insegnante lo guardò di traverso, dopo aver sbirciato
sul suo foglio “Eppure so che hai vissuto a Parigi, Penniman.
Dovresti averlo fatto ad occhi chiusi”, poi fece una smorfia,
passando agli altri suoi compagni, i quali trattennero a stento le
risate.
Uscì dall'aula velocemente, quasi correndo fuori da
quella classe troppo stretta. Si sbottonò leggermente la
camicia
azzurra che portava e si passò una mano tra i capelli. Stava
per
tirare fuori il suo quaderno, quando venne afferrato per il polso da
un ragazzo, un suo compagno, David.
Lo spintonò e lo trascinò
fino in bagno, spintonandolo a terra. Dietro di lui vi erano altri
due ragazzini, Kevin e Johnatan.
Il ragazzino libanese si guardò
attorno, tentando di rialzarsi ma venne bloccato da David
“Guardate,
lo sfigato non riesce nemmeno a reggersi in piedi!”
ululò, in
preda alle risate. “Ti sei fatto la bua, Penniman?”.
“Hai
paura?” gli sussurrò Kevin afferrandolo per il
colletto della
camicia.
Il riccio scosse la testa, tentando di allontanarsi
“Lasciami stare”.
“Ma noi non ti stiamo facendo niente!”
lo schernì Johnatan.
“Ed anche se fosse, nessuno ti crederebbe
perchè sei pazzo!”.
“Sei strano!”.
Lui tentò di essere
forte e non piangere come una femminuccia o l'avrebbero preso ancora
di più in giro, ma quelle parole erano davvero crudeli ed
ingiustificate. Proprio quando stava per crollare, sentì una
voce
maschile irrompere e salvarlo da quella situazione “Che
diavolo
fate?”. Era Patrick, uno dell'ultimo anno. Biondo, muscoloso,
il
quarterback della squadra scolastica, una promessa del football
americano. Era un ragazzo solitario ma comunque rispettato e ben
voluto da tutti.
Subito David si allontanò “Niente, stavamo
scherzando”.
“Davvero? Vattene a scherzare da un'altra parte,
Moore. Tu e i
tuoi cagnolini”.
L'altro non disse nulla e se ne andò
silenziosamente.
Il biondo gli porse una mano, aiutandolo a
rialzarsi “Stai bene?”.
“Sì” sussurrò Michael
“Grazie”.
Patrick alzò le spalle “Sono solo dei cretini,
lasciali
perdere”.
“Lo so”.
“Ti hanno picchiato?”.
“No,
no!”.
“Okay” disse il ragazzo, alzando le mani
“Comunque
io sono Patrick”.
“Michael, piacere”.
Il quarterback
aggrottò le sopracciglia “Ah sì,
Michael. Ho sentito parlare di
te”.
“davvero?” chiese lui sorpreso. Si stavano
dirigendo
verso il giardino, poiché era la pausa pranzo ed a Michael
sembrava
tutto assurdo e surreale. Non aveva mai pranzato insieme a qualcuno,
nessuno gli aveva mai rivolto una parola gentile.
“Sì”
rispose “Tu sei il ragazzo libanese, no?”.
Annuì cauto.
Solitamente dopo questa risposta, cominciavano insulti e prese in
giro, invece Patrick gli rivolse un sorriso enorme “Figo!
Quindi tu
sai anche il francese?”.
“Oui” azzardò lui.
Il biondo
scoppiò a ridere “Hai una bellissima pronuncia,
sai?”.
“Ehm...
Grazie”.
Si sedettero ad un tavolo isolato rispetto agli altri e
passarono tutto il tempo a ridere e a scherzare. Parlarono della loro
famiglia, Michael gli confidò quanto fosse difficile la
scuola per
lui e quanto fosse orribile alzarsi ogni mattina, sapendo di dover
essere vittima di scherzi crudeli da parte dei compagni ed insulti da
parte dei professori.
“Devi imparare a difenderti”.
“Ma
io non voglio picchiare nessuno. Non mi piace la violenza”.
Patrick
sorrise “A volte è necessario”.
L'aria scompigliò a Michael
i capelli, che gli finirono davanti agli occhi. Lui sbuffò
“Odio i
miei capelli”.
“Non devi. Sono molto belli”.
Fu in quel
momento che Michael arrossì e cominciò a capire
che forse Patrick
era interessato a lui non solo come amico, ma come qualcosa in
più.
E a lui faceva piacere anche se sapeva non era giusto, che era
sbagliato ma quel ragazzo gli piaceva ed anche tanto, forse troppo.
Le settimane trascorsero veloci ed oramai i due ragazzi si
conoscevano da due mesi.
Avevano cominciato a stare insieme
sempre più spesso, vedendosi anche fuori dall'ambiente
scolastico.
Patrick aveva preso il giovane ragazzo sotto la sua
ala protettiva e più nessuno aveva osato prenderlo in giro
da
allora.
Una sera erano andati a vedere un film di azione, per
volere del più grande ed alla fine lui si era confessato,
confermando i sospetti di Michael: Patrick Nicholson era
omosessuale.
Fu in quella stessa sera che diede il suo primo bacio
vero, il suo primo bacio ad un uomo.
“E tu sei gay?”.
Michael
balbettò “no .. Io .. non lo so ..”
L'altro gli sorrise “Non devi vergognarti. Essere
gay non è una
colpa, Mika”. Lo guardò negli occhi azzurri ed
arrossì. Solo sua
madre e le sue sorelle lo chiamavano così ma da quando
Patrick
l'aveva scoperto, aveva cominciato a chiamarlo Mika in ogni occasione
e a lui piaceva. Apprezzava quel nomignolo molto più che il
classico
Michael.
“Io non lo so … ma tu mi piaci” e fu
così che si
baciarono di nuovo, stavolta con più passione e convinzione.
Mika
tornò a casa con il sorriso sulle labbra ed il cuore che
batteva
all'impazzata, sentimenti che non aveva mai provato per nessuno ma di
cui aveva sentito parlare solamente nei film.
Tutto trascorreva in
modo fantastico e perfetto e lui si sentiva il ragazzo più
fortunato
della Terra, come mai si era sentito in tutta la sua vita.
Arrivò
poi quel giorno, quel martedì e Michael lo ricordava ancora:
era
stato uno dei più brutti della sua vita. Stava finendo i
compiti per
il giorno seguente, quando sentì suonare il campanello.
Lasciò da
parte matematica e scese di corsa le scale, aprendo la porta e
trovandosi davanti Patrick, con un occhio nero ed in lacrime.
Mika
non esitò nemmeno un secondo e lo fece entrare, portandolo
in camera
sua.
“Pat, che è successo?” chiese mentre si
sedette accanto
a lui sul letto.
L'altro non disse nulla, limitandosi ad
abbracciarlo ed a stringerlo forte come se dovessero lasciarsi in
quel momento. Lo baciò di impeto, quasi con violenza.
Michael tentò
di fermarlo “Che fai?”.
“Ti prego, ti prego” rispose solo
tra le lacrime e non seppe se era perchè stesse piangendo o
perchè
anche lui lo voleva, ma si spogliarono e fecero l'amore. Per Mika era
la prima volta. Si presero con passione, con forza e con dolcezza
allo stesso tempo e il riccio era così felice che non gli
sembrava
nemmeno di essere vivo per quanto fosse contento in quel momento.
Sorrideva così tanto che temeva gli potesse venire una
paralisi
facciale. Rimasero abbracciati, stretti, i loro respiri affannati ma
all'unisono.
Michael scostò un ciuffo di capelli biondi dal viso
angelico di Patrick, che aveva ancora gli occhi, quei suoi bellissimo
occhi color oceano, lucidi. Si tirò su, posando un bacio
sulla
fronte del ragazzo di Beirut, del ragazzo del quale Patrick si era
innamorato.
“Michael, io me ne vado”.
Lui si ridestò dallo
stato di beatitudine in cui si trovava “Come?”.
“Mio padre
l'ha scoperto ..”.
“Ha scoperto cosa?”.
“Ha scoperto
che sono gay” rispose “Mi ha detto che dovrei
vergognarmi, che
sono un rifiuto, che non valgo niente ...”
sussurrò “E' stato
lui a farmi questo” proseguì indicandosi l'occhio
“Mi ha chiesto
con chi stessi, chi fosse il ragazzo con cui stavo ed io non gliel'ho
detto. Non gli ho detto che sei tu, ma solo che era un mio compagno
di classe … Sarebbe venuto a picchiare anche te se glielo
avessi
detto ed io non posso lasciare che ti accada nulla di male”.
“Ma
… non capisco … Tua mamma non ha fatto
nulla?”.
“Ha
tentato di fermarlo ma non c'è stato verso .. Tu l'hai detto
ai
tuoi?”.
“Sì, cioè … L'hanno capito
… Mio papà non l'ha
presa molto bene all'inizio ma adesso va meglio. Mi ha detto che non
gli importa se mi piacciano gli uomini ma che l'unica cosa che conta
è che io sia felice”.
Patrick sorrise, accarezzandogli la
guancia “Sono davvero felice per te, Michael.” poi
sospirò,
guardando fuori dalla finestra il traffico inglese
“Cambierò
stato, scuola .. Mio padre ha detto che è colpa
dell'ambiente
sbagliato .. Me ne vado in America”.
“No!” urlò il giovane
“Non è vero!”.
“Mi dispiace”.
“No, no! Tu non puoi
lasciarmi!” urlò, alzandosi dal letto
“Tu .. Tu sei uno
stronzo!” gli disse, picchiandogli il braccio. Il biondo gli
bloccò
il polso, intenerito dalla scena e dalla sua fragilità. Lo
amava con
tutto se stesso e avrebbe preferito morire piuttosto che farlo stare
male.
Probabilmente non avrebbe mai più amato nessuno come amava
Michael.
“Mi dispiace. Sono venuto qui per dirti addio” lo
guardò negli occhi “Ti amo, Michael Holbrook
Penniman.” lo baciò
“Sei l'amore della mia vita. Non troverò mai
nessun altro come
te”.
“Non lasciarmi” farfugliò l'altro tra le
lacrime “Ti
prego”.
“Devo, ma ti prometto che io rimarrò sempre
qui”
gli posò la mano sul cuore “Non me ne vado da
nessun parte perchè
ti amo”. Si sfilò la collana di cuoio che portava
al collo e la
posò sulla mano del suo ragazzo.
“Ti amo anche io, Patrick”.
Quando Michael tornò a scuola, dopo essersi
assentato per una
settimana in cui non aveva fatto altro che piangere e rifiutarsi di
alzarsi dal letto, le cose andarono ancora peggio di come lo erano
prima che conoscesse Patrick. I ragazzi della scuola avevano
cominciato a sospettare di una possibile relazione tra i due ragazzi
e tutti additavano Michael, ridendo alle sue spalle. Persino le
insegnanti lo guardavano con occhi diversi ora, trattandolo male e
con sufficienza.
Era appena finita l'ora di rugby che lui odiava
con tutto se stesso e nello spogliatoio era rimasto solamente lui, o
almeno, così credeva.
“Ciao, Penniman!” gli urlò
David nelle orecchie “Come mai
tutto solo? Patrick dov'è?”.
“Sì, Mika,
dov'è il tuo ragazzo?”. Lui sobbalzò.
Quanto era diverso il suo
soprannome pronunciato dalla loro bocca, quanto era diverso da come
lo pronunciava Patrick.
Non rispose e si limitò a finire di
mettere a posto le sue cose.
“Cosa c'è, il gatto ti ha mangiato
la lingua oppure sei così pigro e stupido da non riuscire
nemmeno a
parlare?”. Continuò ad ignorarli, quando venne
trascinato di peso
al bagno.
Uno dei ragazzi gli prese la testa e Michael tentò di
divincolarsi, sapendo come sarebbe andata a fnire se non fosse
scappato ma non ci riuscì. David gli immerse la testa nel
water e
lui si sentì mancare l'aria. Lottò con tutte le
sue forze, mentre
sentiva l'acqua fredda invaderlo e finirgli nei polmoni. Stava
cominciando a tossire, quando il ragazzo lo tirò fuori.
Aveva
tutti i capelli e la faccia bagnata, così come la camicia
che
indossava.
“L'hai imparata la lezione, frocio?
Quando io ti parlo devi rispondermi!”.
Michael chiuse gli occhi
e svenne sul pavimento. Il suo ultimo pensiero fu che odiava l'acqua,
la scuola ed i suoi compagni. Per la prima volta sperimentò
cosa
fosse il desiderio di vendetta.
“Mika, dai,
muoviti!” lo incitò
una ragazzina con un vestito nero “Tocca a noi!”.
“Arrivo!”
rispose, sistemandosi i capelli ed il completo blu che indossava.
“Pronta?”
“Io sono nata pronta!” rispose sorridente la
giovane diciannovenne.
“Signore e signori, Mika ed Ariana Grande
che stasera canteranno Popular Song!”.
Michael fece il suo
ingresso accompagnato da quella ragazza alta poco più che
una
bambina, ma con così tanta forza ed energia dentro di
sé, da
scalare le vette più alte delle montagne. Le urla ed i flash
si
intensificarono e le luci degli studios lo colpirono in pieno viso.
Sorrise e
cominciò a cantare quella
canzone che aveva composto lui, parola per parola, pensando a tutti i
torti subiti, a tutti gli insulti ricevuti, a quando veniva chiamato
pazzo, frocio e pigro.
Eppure lui ora era diventato famoso mentre
i suoi compagni erano rimasti dei ragazzi normali ed alcuni anche
piuttosto mediocri. Sorrise e cantò ancora più
forte e con più
trasporto, guardando di fronte a sé e perdendosi negli occhi
di
William, il ragazzo che amava e con cui stava da 8 anni.
Guardò
Ariana e ballò accanto a lei cantando quella canzone che
parlava
esattamente della sua vita a squarcia gola, divertendosi e pensando
che sì, aveva avuto la sua piccola vendetta.
Lui ora era popolare ed
amato dalla
maggior parte delle persone. Non era uno stupido.
La
la, la la
You
were the popular one, the popular chick
It
is what it is, now I’m popular bitch
Standing
on the field with your pretty pompons
Now
you’re working at the movie selling popular corn
I
could have been a mess but I never went wrong
Cause
I’m putting down my story in a popular
Said
I’m putting down my story in a popular
My
problem, I never was a model,
I
never was a scholar,
You
were always popular,
You
were singing, all the songs I don’t know
Now
you’re in the front row
Cause
my song is popular
Popular,
I know about popular
It’s
not about who you are or your fancy car
You’re
only ever who you were
I
was on the lookout for someone to hate
Picking
on me like a dinner plate
I’d
hit during classes and in between them
Dunk
me in the toilet sound to that cleans
You
tried to make me feel bad with the shit you do
It
ain’t so funny when the joke’s on you
Uh,
the joke’s on you
And
everyone’s laughing, got everyone clapping, asking
How
come you look so cool?
Cause
that’s the only thing that I’ve learned at school
So
that’s the only thing I’ve learned at school
My
problem, I never was a model,
I
never was a scholar,
You
were always popular,
You
were singing, all the songs I don’t know
Now
you’re in the front row
Cause
my song is popular
Popular,
I know about popular
It’s
not about who you are or your fancy car
You’re
only ever who you were
Popular,
I know about popular
And
all that you have to do, is be true to you
Catch
up, cause you got an awful long way to do
Catch
up, cause you got an awful long way to go
Before
the next time that you calling me crazy
Lazy,
a faggot, or that…
Here’s
the one thing that’s so amazing
It
ain’t about that to be a looser baby
All
you ever need to know
You’re
only ever who you were
All
you ever need to know
You’re
only ever who you were
Popular,
I know about popular
It’s
not about who you are or your fancy car
You’re
only ever who you were
Popular,
I know about popular
And
all that you have to do, is be true to you.
Author's
Note: Ok,
prima fic su Mika che non mi soddisfa molto.. E' da un sacco che voglio
scrivere su di lui ma non mi viene per nulla facile e questo
è un misero ed insulso tentativo!
Parla
della sua adolescenza, del bullismo e alla fine del suo successo.
Non
saprei che dire d'altro, solo grazie per aver letto!
Recensioni
gradite, anche critiche.
Baci,
Franci.
Ovviamente tutto inventato ed ogni riferimento a cose e persone sono
puramente casuali. Mika non mi appartiene (purtroppo ahahah)!
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