“Cosa significa questo,
Ron?”
Hermione aveva fatto irruzione in
casa Weasley come una
furia, e ora stava lì davanti al fidanzato con occhi che
mandavano
letteralmente saette.
Sventolava davanti al naso di Ron un
semplice foglietto di
carta.
Il ragazzo dai
capelli rossi aveva l’aria di uno che stesse camminando sui
carboni ardenti.
“Beh,
c’è scritto…”
“Lo so cosa c’è
scritto!” Lo interruppe la ragazza, quasi urlando.
“Ti sto chiedendo cosa significa.”
Benché ormai Ron fosse
cresciuto al punto da essere
imponente rispetto alla minuta fidanzata, Hermione riusciva a guardarlo
dall’alto in basso quando era arrabbiata – e in
quel preciso momento era
decisamente furibonda.
“Allora?”
Per fortuna, quella
sera la casa era relativamente vuota: c’erano soltanto Ginny,
chiusa nel bagno
da mezz’ora per prepararsi, e un imbarazzatissimo Harry, che
la aspettava
seduto accanto a Ron, al tavolo della cucina.
“Beh, a te cosa
sembra che significhi?” borbottò il ragazzo dai
capelli rossi dopo un lungo
silenzio.
Una sola occhiata
in direzione di Hermione, avvertì Harry che avrebbe fatto
meglio a trovarsi
velocemente qualcosa da fare fuori di lì – a meno
che non volesse affrontare
una battaglia che avrebbe fatto impallidire al confronto lo scontro
finale
contro Voldemort.
Cercando di essere il più
silenzioso possibile, si diresse
quindi verso la stanza di Ginny.
Ron invece non
guardava affatto in direzione della fidanzata, ma teneva gli occhi
fissi sul
libro aperto davanti a lui: non era mai stato un gran lettore, eppure
in quel
momento pareva avesse tra le mani il tomo più interessante
della storia
dell’umanità, a giudicare
dall’ostinazione con cui ci rimaneva incollato.
“Ora… Ecco, io
sarei molto impegnato. Potremmo parlarne
un’altra volta, ok?”
La ragazza lo trafisse
con uno sguardo tale che Harry, dall’altro lato della stanza,
si affrettò ad
accelerare il passo per trovarsi il prima possibile fuori dalla zona a
rischio.
Una tempesta stava per abbattersi sulla testa del suo sfortunato amico,
e lui
non aveva nessuna intenzione di rimanere lì a condividerne
la sorte.
Le labbra strette in una linea
sottile, Hermione alzò la
bacchetta e la puntò sul libro aperto davanti a Ron.
“Vingardium
leviosa.”
Il pesante volume schizzò
subito in aria, lontano dalla
presa del ragazzo, costringendolo finalmente ad alzare lo sguardo su di
lei.
“E’
meglio se ci
lasciamo.” Lesse, il biglietto nella mano sinistra
e la bacchetta nella
destra.
La voce era a stento controllata.
“Potresti – non
so – elaborare il concetto?”
Nessuna risposta.
“Te lo chiedo
ancora una volta.” Insistette lei, fissandolo con durezza.
“Cosa vuol dire
questo?”
“Mi sembra chiaro
cosa vuol dire.”
La voce di Ron era ridotta a un
sussurro flebile, quasi non
avesse la forza di sostenere quella conversazione.
“L’unica
cosa chiara qui è che ti sei bevuto
il cervello!” Esplose Hermione, appallottolando il foglio.
“Si può sapere cosa
ti prende?!”
“Io… AHIA!”
Il libro aveva smesso di levitare e
gli era caduto sulla
testa.
“Io…”
ricominciò, massaggiandosi la fronte.
“Esci con un’altra,
non è vero?” Lo incalzò, senza
lasciarlo parlare. “Chi è? E’ qualcuno
del
Ministero? DEVO saperlo!”
Ron trasalì,
stupito.
“N – No! Che ti
salta in mente?!”
“Oh, insomma,
Ronald Weasley!”
Hermione ora aveva gli occhi lucidi.
“Solo tu puoi essere
così – così idiota
da lasciare qualcuno con uno stupidissimo bigliettino! Non
siamo più a scuola, te ne rendi conto?! Direi che una
spiegazione almeno me la
devi, non ti pare? Lo so che il mio carattere non è sempre
facile, ma io…”
Ron agitò la mano,
come a scacciare l’idea che fosse in qualche modo colpa sua.
“Senti, in fondo non
sarebbe meglio così per te?”
Hermione lo
fissava, confusa.
“Pensaci. Sei una
ragazza bella e intelligente. E ho visto come ti guarda la gente quando
siamo
insieme. Potresti uscire con altri, magari vederti con qualcuno che
sia…”
La voce gli morì in gola.
“Che sia?”
“Migliore di me.”
Finalmente Ron si decise a incontrare
il suo sguardo.
La ragazza pareva
però solo più confusa di prima.
“Non riesco a
capire.”
“Oh, andiamo!”
Si alzò di scatto dalla
sedia, voltandole le spalle.
“Non è con uno
come me che dovresti stare! Non potrai mai
essere davvero felice con una persona mediocre come il sottoscritto!
Meriti
molto di più e io ti sto precludendo la
possibilità di avere quel molto di più.
Così ho pensato che fosse meglio finirla qui.”
Hermione si
massaggiò le tempie.
“Mi stai dicendo che il
motivo di quell’assurdo biglietto è
questa idiozia?”
La sua voce era sollevata.
“I – Idiozia?”
Il ragazzo dai capelli rossi si
voltò a guardarla, preso in
contropiede: evidentemente non si aspettava quella reazione.
“Ascoltami bene,
Ronald Weasley, perché non lo ripeterò
un’altra volta.”
Gli prese le mani.
“Io voglio stare con te.
Non con altri. Con te.”
“Ma perché?!”
“Perché gli altri
non sono te.”
Se anche Ron fosse stato sul punto di
continuare il
discorso, ogni altra protesta fu messa a tacere da un delicato bacio
sulle
labbra.
Il ragazzo la strinse a
sé, meravigliandosi per l’ennesima
volta di come una persona così meravigliosa potesse aver
scelto, tra tutti,
proprio lui.
Non era alla sua altezza, di questo
era sicuro al di là di
ogni dubbio. Ed era anche sicuro che lei avrebbe fatto meglio a uscire
con
qualcuno al suo livello.
Eppure, a quanto sembrava, non aveva
scelta.
Visto che Hermione era
così assurdamente testarda nel
credere nell’imbranato Ron Weasley, non aveva altra scelta
che diventare
proprio lui l’uomo degno di starle accanto.
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