Scrivimi sulla sabbia

di moonatic
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Estate 2012

Damjan


Aveva i capelli biondi e corti, striati di rosa in alcuni punti, senza equilibrio né ragioni apparenti. Il vento li arruffava senza sforzo, ma sembravano essere già spettinati in precedenza. A giudicare dal suo abbigliamento, non sembrava il tipo di persona che faceva caso a queste cose, quando usciva di casa. In realtà, non sembrava il tipo che prestava attenzione alle cose, in generale, e a se stessa in particolare.
Certo, lui non poteva dire assolutamente nulla, a tale proposito: erano mesi che non andava dal parrucchiere, ormai i suoi capelli erano una massa di ricci castani ribelli, e non c'era preghiera che riuscisse a farli stare a posto. Ma, in fondo, non sussistevano problemi, a riguardo: non avrebbe detto nulla a quella strana ragazza portata dal vento, si sarebbe limitato ad osservarlo da lontano, con i piedi seminascosti dalla sabbia bianca e ruvida.
Non capitava molto spesso che qualche turista decidesse di fermarsi in quella cittadina sulla costa Gallese, in cui vivevano ben poche anime rispetto ai grandi centri urbani. Una volta, ricordò d'un tratto, era andato con i suoi due migliori amici, Michael e Colin, ad Aberystwyth, una città ben più grossa dal nome impronunciabile non troppo lontana da lì.
Forse anche quella strana ragazza era diretta lì. Forse si era solo fermata per prendere un po' d'aria...
Nello scenario che si svolgeva davanti al suo sguardo di osservatore annoiato s'inserì ben presto un'altra figura.
"Alec!" esclamò la ragazza, rivelando una voce femminile e cristallina, che quasi stonava con la trasandatezza che si portava sulle spalle. 
La vide sorridere, gettare le braccia al collo di quell'individuo altrettanto sconosciuto, come se la cittadina di colpo si fosse riempita di novità scomode.
Quell'abbraccio era denso di significati inesprimibili. Era intimo, ma non sembrava l'esplosione di un segreto tra due amanti.
Era leggero, ma davanti a quel sorriso non si poteva essere solo conoscenti.
Il nome di lei, che probabilmente il ragazzo stava sussurrando nel suo muovere le labbra, si era perso nel vento.
Ma non c'era nulla di cui rammaricarsi: le notizie, nelle piccole città, corrono veloci.
Damjan si alzò, lasciando che i granelli di sabbia si staccassero uno dopo l'altro dai suoi jeans e raggiungessero i loro simili.
Molto presto si sarebbe sentito parlare di lei, di quella piccola sconosciuta con i colori del tramonto incastonati tra i capelli, e forse anche di lui, quell'individuo alto, forte, dai capelli corvini, che l'aveva stretta a sé con tanta forza.
Sarebbe stato sufficiente aspettare.
E lui sì che ne aveva, di tempo da perdere.




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