Il pozzo

di anacletoethual
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Lei, nella penombra della sua camera, circondata dai suoi amati libri, era alla ricerca di una certezza, una conferma a quello che le stava accadendo, voleva conoscere il motivo del suo turbamento.  Poco dopo, all’improvviso, le balenò nella mente un’immagine folgorante: i suoi occhi, quelli del ragazzo un po’ buffo e maldestro, che suscitava sempre l’ilarità generale, che faceva di tutto per farsi notare e non si riusciva mai a comprendere che cosa pensasse o provasse. Allora capì all’istante che lui era il suo timone, ma non sapeva bene come aggrapparsi e se si lasciasse guidare da lei. Quegli occhi, così simili al mare e profondi quanto esso, trasmettevano tranquillità e calma, dissipavano ogni dubbio e lasciavano trapelare una certa curiosità. Erano come un pozzo in attesa di essere esplorato, scrutato palmo a palmo, ma solo dalla persona giusta, l’unica in grado di scoprire anche i meandri più nascosti, di poter togliere perennemente le ragnatele e di far tornare l’acqua ormai prosciugata dall’aridità del luogo. Nemmeno il pozzo purtroppo sapeva bene chi dovesse essere quella persona, aveva solo una vaga idea; credeva però che prima o poi l’avrebbe trovata o sarebbe arrivata. La ragazza della stanza, ritrovate con quella visione tutte le certezze, ora sapeva cosa fare: cogliere al volo l’occasione e provare ad esplorare il pozzo. Era però tormentata da un dubbio: se l’avesse rifiutata e le avesse impedito di essere scrutato, lei come si sarebbe sentita?  Come avrebbe reagito? . Il cavaliere aveva lanciato il suo guanto, ora spettava a lei accettarlo o meno. Su un piatto della bilancia c’era la paura del rifiuto, della sofferenza, del dolore, sull’altro la possibilità di scoprire il suo mondo, quello che lei aveva sempre desiderato, che in qualche modo le apparteneva; se l’avesse trovato nel pozzo, come lei pensava, si sarebbe sentita completa, come un bruco che diventa farfalla. Le venne in mente anche che, competitiva come era, non poteva rinunciare a prender parte alla sfida e, che se anche avesse perso, ma si fosse comunque messa in gioco e in discussione, avrebbe comunque vinto e avrebbe capito che quello non era il pozzo giusto. Così decise di provare a fare l’esploratrice, attratta come una calamita da tutto ciò.  Ancora oggi è in perlustrazione, anzi, entrambi lo sono, si stanno scoprendo a vicenda, per capire davvero se l’uno è il pozzo dell’altro e viceversa.




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