Ciocche di pensieri

di xfreddiex
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Mio padre lo verra’ a sapere, oh se lo verra’ a sapere
 
Scaravento’ con malagrazia i libri sul tavolo traballante, si buttò su una vecchia sedia ammuffita e contemplò i verdastri riflessi luminosi dell’acqua del lago che filtravano attraverso i vetri appannati.
 
 Nell’aria c’era un vago odore di muffa; d’altronde tutto sapeva di muffa in quella vecchia scuola fatiscente, ancora non riusciva a capacitarsi di come suo padre lo avesse potuto mandare li’, sperduto tra le colline e in balia dell’autorita’ di un vecchio pazzo estremamente e definitivamente barbuto.
 
 
Ehi Draco, che ne dici, andiamo a riempire di Caccabombe il sottobanco di quella sudicia Mezzosangue?
 
 
Sbuffò spazientito, scostandosi una bionda ciocca di capelli dalla faccia.
 
 
Non ce n’è bisogno Goyle, quella presuntuosa so-tutto-io avrà quello che si merita a tempo debito.
 
 Slacciò velocemente le cinghie della sua borsa di pelle di drago.
 
 “Ed ora, se permettete, dovrei studiare Pozioni, d’altra parte non ho un voto così alto solamente per la fama della mia famiglia.
 
Sogghignò sotto i baffi, ma il divertimento durò ben poco.

 Infatti, dai meandri del suo stomaco, un sentimento perlopiù sconosciuto stava risalendo tutta la sua essenza, lasciandogli addosso un alone di stanchezza e malinconia che non aveva mai provato in tutta la sua vita.

 
Lo schiaffo ancora gli bruciava, sentiva il calore pizzicargli la guancia. Lentamente sfiorò il punto dove qualche minuto prima la mano di quella stupida sapientona si era impressa sul suo volto, lasciandogli qualcosa, apparte il dolore.
 
                                                                                                       .  .  .  .  . 
 
 
 Si ritrovò a vagare per gli immensi corridoi della sua mente, freddi ma pieni di finestre luminose, che riflettevano il riflesso dei suoi capelli biondo dorato.
 
Mia madre ha sempre adorato sfiorarmi i capelli
 
Così non si stupì quando sentì un tocco leggero, definitivamente femminile, sfiorargli le bionde ciocche, arricciarle per poi lisciarle, in un continuo e delicato girotondo che solo quella mano leggiadra sapeva creare.
 
 
 
Ma quel profumo, quell’odore di libri polverosi, pergamene nuove e dolci margherite, non era schedato nella sua mente sotto il nome di casa, no, quell’odore era lo stesso odore che impregnava i suoi sogni, era lo scandire delle sue ore, era un odore che continuamente vagava nella sua essenza per poi posarsi delicatamente in ogni parte della sua anima.
 
 
 
Si svegliò, ormai la sala era diventata buia, ma si poteva benissimo notare lo scintillio dei suoi occhi, occhi profondi e incompresi, nei quali a riscaldarli si era accesa una fiammella, alimentata dall’immagine di una so-tutto-io scarmigliata e insopportabile.
 




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