PROLOGO
▬
C A P I T O
L O U
N I C O ▬
“ Quel che resta „
{ Fissi il soffitto
nell’oscurità
Hai
sempre la solita sensazione di vuoto nel cuore
Perché
l’amore giunge lentamente ma sparisce in fretta
La vedi
quando ti addormenti
Ma non
riesci mai a toccarla o tenerla stretta
Perché
l’hai amata troppo e sei affondato troppo in
profondità
Beh, hai
bisogno della luce solo quando si sta spegnendo
Ti manca
il sole solo quando inizia a nevicare }
Gli
fu perfettamente chiaro che sarebbe stata l’ultima volta che
l’avrebbe potuta vedere – e fu reale l’addio,
anche se ancora non conosceva ciò che il futuro avrebbe
avuto in
riservo per loro. E quel momento, quell’estremo sguardo lo
avrebbe conservato per sempre nella sua memoria, stampato nella
pellicola della mente con l’urto del dolore trattenuto,
schiacciato dentro le parole con le quali aveva detto che sarebbero
stati dedicati a lei i pensieri di ogni giornata ventura. Il nodo in
gola con la quale l’aveva
lasciata andare,
con il quale nemmeno aveva provato a formulare sillabe che avrebbero
potuto dar voce al suo desiderio di tenerla con sé, sarebbe
stato suo compagno ogni notte successiva, quando si sarebbe svegliato
rivedendola negli effluvi effimeri dei sogni pieni di lei. Avrebbe
voluto baciarla almeno in quel commiato finale, ma si era imposto di
mantenere il comportamento da uomo d’onore che aveva deciso
di
appuntarsi addosso, perché non desiderava che nulla potesse
insinuare altri dubbi in quella decisione non facile da mettere in atto.
E nell’oscurità della Foresta Incantata, con
fiotti di
argentea luce a filtrare tra le ramificazioni di alberi, a ergersi per
sfiorare il cielo, quando le materializzazioni oniriche diventavano
trappole in cui le sbarre erano di sofferenza e le immagini di Emma
ricordi che non sarebbero ritornati, allora si ridestava senza
più poter ritornare a cercare riposo. Era rimasto con la
famiglia di Emma, per proteggerli da pericoli che sapeva che mai
sarebbero terminati, ma soprattutto perché era un modo per
mantenersi accanto a qualcosa che sapeva di lei, anche a distanza di
mondi e di un vuoto nella memoria che lo avevano cancellato dalla sua
vita radicalmente.
Mentre passeggiava sotto un cielo intessuto di stelle a splendere come
preziosi incastonati di una fodera scura, spesso si ritrovava da solo
nelle sue escursioni prive di meta, in cui non chiedeva alle
reminiscenze del passato di tornare, ma esse non possedevano
l’educazione per essere invitate a infastidirlo,
tamburellando
ferite al cuore non rimarginate con poca grazia. Tuttavia non sempre
rimaneva con se stesso, e non era né un bene né
un male,
perché in ambedue le situazioni l’unica persona
che
avrebbe potuto fare la
differenza, non poteva essere presente.
«Manca a tutti noi, Killian». Killian,
non più Hook, nemmeno quando a parlare con lui era Charming
o
Snow – solamente i nani continuavano a diffidare di lui, e
probabilmente era più per una consuetudine che una vera
incapacità di fidarsi, visti i numerosi pericoli contro i
quali
aveva combattuto insieme, e forse anche perché Hook
suonava proprio bene per un compagno di bevute. Vedeva spesso Snow
immersa in camminate senza sosta durante le ore più tetre,
quando anche la luna calava e non rimaneva che un manto in cui le
stelle erano margherite su di un prato in cenere, e qualche volta si
univa a lui. Quando la solitudine e quel vuoto erano laceranti per
entrambi, quando non occorrevano frasi come quella, quando bastava
guardarsi negli occhi per intendersi. Però Snow parlava
comunque, perché le faceva bene e credeva che anche a lui ne
facesse, e nell’assenza di far da madre a sua figlia, si era
messa a farlo un poco
a
quell’uomo – quel pirata –, che aveva
dimostrato in
modo incontestabile quanto tenesse a Emma. Killian, a differenza sua,
non aveva alcuno a cui tornare e il suo dolore non andava a sfogarsi in
altri se non sopra se stesso, e fu tale riflessione a indurla a
pregarlo di rimanere con loro – anche se dubitava che Killian
avrebbe voluto andarsene altrove, ma gli aveva risparmiato
l’ingombro di dover dare spiegazioni.
A Killian quella frase era quasi sembrata come una scusa, una
giustificazione di Snow per aspettare un nuovo figlio, per cercare di
ricominciare - ma forse
si sbagliava, forse
la sua era unicamente l’immaginazione di una persona che
nuovamente aveva perso l’amore e troppo presto,
così non
disse assolutamente nulla.
«Sai, a lei piace bere la cioccolata con panna e cannella.
È una di quelle cose "di
famiglia".
Le piace anche se non è cresciuta con me e James.
È
qualcosa che le è rimasto dentro, in un modo o
nell’altro.
Sono certa che anche tu sei
rimasto dentro di lei,
anche se non se ne rende conto», glielo confidò
dopo i
primi mesi, probabilmente perché in quel momento scorse
nelle iridi
dell’uomo scorci di onde in tempesta – ed erano
come non ne
aveva mai affrontate nella sua lunga esistenza passata ad attraversare
mari sconfinati e sconosciuti –, calcate da più
mesta
nostalgia del consueto.
«Non ha importanza, White
Snow,
non è questo che deve averne» e sottointese che
era la
salvezza di Emma e di Henry a essere l’essenziale, ma non lo
aggiunse, perché una sottile parte della persona egoista che
aveva seppellito – che teneva unicamente a sé
–
sperava veramente nella verità di quella confidenza, mista
alla
speranza consolatoria di un qualcosa indefinito a legarli ancora.
Il tocco delle piccole falangi della principessa dalla chioma
d’inchiostro gli sfiorarono appena il dorso
dell’unica mano
a sua disposizione, mentre la guidava per sistemare il braccio in modo
da potersi appoggiare a lui nel proseguire attraverso le ore
più
dense di tenebra – quelle che separavano di poco
dall’alba
e in cui la mancanza di luce si faceva sentire con maggior prepotenza.
«Raccontami qualche tua avventura, Killian. Sono sicura che
al
bambino piacerebbe sentire qualcosa del genere e ho il sospetto che tu
ne abbia un enorme repertorio.»
Non provò a desistere dalla richiesta della donna e non le
domandò nemmeno quella volta per quale ragione si
preoccupasse
tanto per lui – non che ne servisse una in particolare, ma
aveva
sempre avuto il sospetto di non essere l’idea di uomo a cui
pensare per una figlia, e che tra lui e Neal fosse il secondo a
risultare più attraente come ipotesi di cognato. Erano tutti
pensieri sterili ora come ora, rimanevano solo le cicatrici di tutte le
battaglie che Killian Jones aveva affrontato per Emma e per la sua
famiglia, anche quando lei non vi era stata più per poter
rimanere affascinata dalle sue imprese -
azioni non più assoggettare al desiderio di conquistarla.
Forse era per tale
motivo che tutti si erano convinti di come, in fin dei conti, non era così cattivo
e un po’ di lieto fine lo meritava insieme a
loro, per quanto piccolo e modesto, potevano essere una stramba
famiglia come d’altronde lo erano da sempre – un
po’
più allargata e con qualcosa in comune a tenerli uniti.
«Allora, vediamo se so essere straordinariamente in gamba
anche
in questo» cominciò Killian, sorridendo alla sua
accompagnatrice cercando di assecondarla come meglio poteva, per
potersi distrarre con l’opportunità che gli
offriva
– e a sua volta distoglierla dai medesimi crucci.
Così
cominciò, mentre i passi calpestavano foglie marce ed
evitavano
piccoli fiori cresciuti tra un sasso e l’altro, nonostante le
difficoltà: «C’era
una volta un pirata con una sola mano e un uncino al posto
dell’altra, perché un coccodrillo – anzi
il
Coccodrillo, il più pericoloso di tutti –
gliel’aveva strappata via.»
M A N I
A’ s W
O R D S
L’angst.
A parte che la
3x11 è angst in sé, quindi non è che
pensando a
quell’episodio io riesca a produrre qualcosa di diverso,
però avevo voglia di scrivere qualcosa di particolarmente
struggente – ma nemmeno troppo.
Sappiate che l’intervento di Snow non era programmato, anzi,
all’inizio non doveva esserci nessun altro a parte Hook, poi
volevo inserirci anche Charming e poi è comparsa lei. Questo
rapporto tra i due, lasciatemelo spiegare, mi intriga molto. Prima di
tutto perché nel promo della seconda parte della terza
stagione,
quando sono nella Foresta Incantata, nel gruppo di Snow e Charming
c’è anche Hook, quindi ho pensato che una volta
tornati
“a casa” lui sia rimasto con loro – e che
non
è che sia stata una vita senza pericoli, perché
non mi
pare che abbiano mai fatto lunghi periodi senza che qualcosa li
minacciasse. Quindi in questi mesi di vicinanza e dopo tutto quello che
Hook ha fatto per Emma e ora fa per la sua famiglia, mi sembra che una
certa vicinanza e comprensione sia più che naturale. Spero
che
la cosa abbia un senso per voi quanto per me – ci ho provato
a
spiegarla nel migliore dei modi!
La citazione all’inizio è presa dalla canzone
«Let her go»
di Passenger, che
potete trovare QUI.
Mi ha ispirato molto per scrivere questa shot e la trovo molto adatta a
questo momento di lontananza tra Hook ed Emma – e poi ci sono
in
fissa da giorni, continuo a farla andare in loop.
Intanto vi do la notizia (in)fausta che sto scrivendo una bella
raccolta di trenta flash - sì, trenta e flash, io, flash,
morirò nel tentativo di stare sotto le ciquecento parole - e
appena ne ho scritte un po', per sentirmi senza ansia da prestazione
(?), pubblicherò.
Spero che vi sia piaciuta, ringrazio in anticipo chi leggerà
e come sempre vi chiedo
di lasciarmi un parere -
due righe, mica un poema -, che fa sempre piacere e mi fa sentire
veramente appagata – non siate timidi, io non amputo mani!
Alla prossima,
Mania■
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