Wild Wolf { Letter from the sky that never read }

di Amitiel
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{You can beat the world
You can beat the war
You can talk to God, go banging on his door}
Hall Of Fame – The script


 
Ed ero seduta ancora li. Su una veranda carbonizzata che ormai cadeva a pezzi. E non c’era più quel profumo di viole e Pino a inebriare i sensi .Non c’era qui il caos continuo di tre giovani lupi che correvano ovunque, ad ogni angolo della casa urlando, litigando e  giocando insieme. Non c’erano più quelle forti braccia sempre pronte a sorreggermi ad ogni mio piccolo passo, quell’uomo la cui saggezza mi aveva reso l’Alpha che sono. Un uomo dal pungo di ferro, doloroso come una testata contro il cemento e delicato come la carezza del vento che all’imbrunire soffiava per il bosco riscaldando l’aria. No Papà non c’era più e con lui  anche la Mamma se ne era andata. L’odore di fumo ancora impregnava l’aria e se si faceva attenzione, se lo si cercava come facevo io, si sentiva ancora dentro quella casa la presenza di tutte quelle anime che vi erano rimaste intrappolate. Prigioniere delle fiamme. Reclinai la testa nel vuoto i capelli come sempre caddero lunghi a coprire i lati del viso e una parte di esso. Sorrisi con malinconia al pensiero di Cora, la mia sorellina . La mia piccola dolce persona.  Fissai la base delle scalette e mi chiesi se fosse ancora li. Quell’incisione  che in assolato pomeriggio estivo io e lei e Derek avevamo inciso. Poggiai i palmi al suolo scivolando acquattata come un predatore che si muove silenzioso  per passare inosservato ai nemici o alla preda. Gattono quasi verso la base della scala su uno dei piroli. La mia mano si allunga tremante sfiora la sua base e la sento prima ancora di leggera. Il mio cuore rallenta e una lacrima scende giù .Stringo con forza le palpebre e prendo un sospiro che muta in un singhiozzo. Trema la mia voce mentre dischiudo le rosee labbra e la leggo ad alta voce .La sussurro al vento stesso come feci anni prima. Molti anni prima, diamine eravamo solo dei bambini. «Insieme per sempre, io sarò il lupo che …» La mia voce tremò, tenni gli occhi chiusi perché la sapevo a memoria. « ululerà nelle notti buie senza luna per ricondurti a casa…Io sarò la tua ombra li dove tu cadrai io sarò pronto a sollevarti di nuovo. Io sono casa, onore, amore, forza. La foresta è il mio regno e questa casa è la nostra oasi sicura. » Presi un profondo respiro e piansi,le ginocchia cedettero e le mani affondarono nel fango. Piansi e ringhiai con forza appena le mie dita sfiorarono il loro nome. I nostri nomi. * Laura .. Derek … Cora. Questa era casa nostra. Era la nostra Oasi sicura. Li dove correvamo dopo una giornata di scuola stressante passata a fingere di essere semplicemente umani. Passata a combattere contro i primi amori,le prima delusioni e gli sguardi curiosi di chi pensava che a volte fossimo strani perché preferivamo starcene in gruppo noi Hale a pranzo.  Insieme in quell’unica ora dove cercavamo l’uno il conforto dell’altro, il tocco di una mano calda che ogni volta acquietava i nostri cuori. Li dove ridere era sempre cosi facile e con un sospiro buttavamo via ogni tensione. Questo posto era come un santuario ora di macerie e rovine arse che cadeva a pezzi e io ero al suolo tremante perché non ero li. Io non ero li quando la mia casa , la mia oasi, era stata attaccata per colpa della follia degli Argent. Le mani scivolarono sporche di fango nei capelli macchiandoli e portando con se foglie secche. Strinsi la testa con forza. Io non piangevo mai , ma non potevo … non riuscivo a smettere. Perché io non avevo più una famiglia. Io non avevo lottato per loro  ero con Steve quella sera e avevo litigato con papà perché non lo vedeva di buon occhio. Quel druido non gli era mai andato a genio ma era il mio migliore amico,lo era da sempre. Eravamo cresciuti insieme ed era come uno di famiglia. Io e Cora passavamo molto tempo con lui in giro a cercare erbe, o al cinema e al pub. Ero corsa da lui distrutta dal litigio ed ero rimasta li a dormire. Mentre la mia famiglia bruciava io sognavo di essere a casa. Di fare la pace con papà.Me lo ero ripetuta tutta la notte “Domani torno a casa e sarà tutto come prima.” Che stupida. Che idiota! Quella notte il mio telefono suonò era lo sceriffo la mia famiglia era morta nell’incendio della villa. E lo ricordo come ieri corsi fino a perdere le forze alle gambe.Corsi urlando Steve dovette prendere l’auto non poteva competere con me. Corsi fino a casa e caddi al suolo  mentre le fiamme si alzavano nel cielo e disegnavano ella mia mente un ghigno di scheletro che portava la firma degli Argent. Urlai fino a consumarmi i polmoni .Corsi verso le fiamme e John  mi si parò d’avanti ma nessuno di loro poteva fermarmi fu Steve a usare senza farsi vedere la sua magia e a far si che le mie gambe cedessero. Loro non li sentivano ma io si. Oddio io sentivo i loro cuori battere fino all'ultimo rintocco e urlai che erano vivi fino a finirmi la voce fino a sentire il cuore di mia madre  spegnersi e io mi spensi con lei. Rimasi immobile e tremante al suolo con gli occhi rivolti alla casa. Le fiamme si specchiavano dentro di loro. Perché nella mia testa stavo ancora urlando. Nella mia testa io bruciavo con loro. Sentivo il fuoco sulla pelle e tremavo sotto gli spasmi dei muscoli bloccati dalla magia,tesi cosi tanto che da li a poco avevo rischiato si spezzassero. Fissavo la casa in fiamme e il mio unico pensiero fu “ Li distruggerò tutti.” E dopo averlo fatto anche io avrei raggiunto la mamma, Derek , Cora e papà. E quando sarebbe successo mi sarei gettata tra le braccia di papà come accadeva sempre dopo uno dei nostri litigi e gli avrei solo detto “Scusa la tua piccola ottusa Lupachiotta. Ti voglio bene papà…”.
Dischiusi le labbra e inspirai a fondo l’aria fredda che come una fiamma incendiò i polmoni. Lasciai cadere id botto le braccia sulle gambe. Ero in ginocchio nel fango e fissavo quella piccola promessa fatta da giovani lupi che non poteva immaginare che un giorno non avrebbero potuto mantenerla.  Chiusi gli occhi e reclinai il viso all'indietro lasciandomi andare al ricordo del mio primo ululato. Sotto quel portico mio padre mi guardava ancora con orgoglio. Non chiedetemi come fosse possibile ma io lo sentivo .La sua forza trasudava dal legno marcio, nell’aria che respiravo.  Dentro il mio petto perché come diceva sempre la mamma io ero diversa da Derek e Cora. Loro somigliavano a lei io no .Io ero figlia di mio padre. Dura come l’acciaio e le rocce di una montagna. Autoritaria e metodica. Fredda come il ghiaccio della Siberia. Impassibile e inamovibile. Coraggiosa e intelligente. Io sapevo usare la parole e la forza con equità. Eppure ricordo ancora quando mi descriveva le mie qualità .Ricordo gli occhi di mamma …L’orgoglio che vi leggevo  mi rendeva  piena di me e determinata. Perché per lei …io avrei  fatto di tutto.Per mia madre io sarei anche morta. Ma lo avrei fatto per i miei fratelli e anche per mio padre. Perché la famiglia è sacrificio. La famiglia è dolore e amore.E’ equilibrio.




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