Hyuu
^^/
Ciao a tutti.
...sì lo so che avevo detto che ho esami fino a luglio e
invece eccomi qui che parto con questa nuova fiction a capitoli...
(invece di continuare quella già in corso...)
Ma questa cosa richiedeva di essere scritta.. perchè manca
ancora molto all'uscita del prossimo capitolo di Tsubasa e, anche se
questo significa un po' riposo dalle assurdità ecc, per me
significa ricominciare a pensare CON TERRORE a cosa potrebbere
succedere alla fine della storia... soprattutto a Kurogane e Fay...
Eccomi quindi con una what IF...? che più IF non si
può - speriamo che non accada nulla del genere - basata
inoltre su un mio trip mentale... e cioè:
Sappiamo tutti la storia delle anime gemelle, no? Abbiamo visto che
Touya e Yukito stanno assieme in tutte le dimensioni, Ashura e Yasha
anche, Arashi e Sorata pure... ma.... Kurogane e Fay provengono da
mondi diversi! Da qui, mi chedo se forse nel loro incontro non ci sia
qualcosa di "sbagliato"... il Fay/Yuui che conosciamo noi è davvero quello destinato a Kurogane, e viceversa?
(Nota: cercherò di parlare il meno possibile di Sakura e
Shaoran in questa fiction... non perchè li voglia ignorare,
ma perchè con tutti i misteri irrisolti ancora in sospeso,
non ho davvero la forza di pensare a qualche ipotesi assurda a loro proposito... non
vogliatemene...)
Per la serie: come potrebbe andare a finire...? Myst&TrenItalia
production presenta...
*…L’incantatore…*
La morte si
impossessò di Yuui troppo velocemente perché lui
potesse prendere coscienza di qualcosa di più delle tenebre
che improvvisamente seguirono allo scoppio di luce
dell’incantesimo.
Tuttavia, se avesse
potuto provare qualcosa, sicuramente gli sarebbe dispiaciuto di essere
costretto ad abbandonare quella vita che aveva imparato ad amare da
così breve tempo… ma solo un poco. Dare quella
vita per lui – che così tante volte
gliel’aveva salvata – era l’unica scelta
che poteva fare in quel momento. E l’aveva fatta…
Fay sarebbe stato fiero di lui.
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Tomoyo passeggiava lungo il ponte di legno dipinto, nel
giardino del suo palazzo a Nihon. La primavera aveva lasciato il posto
all’inizio dell’estate, ma quel giorno
l’afa era attenuata da una brezza gentile, che spandeva
intorno il profumo dei fiori che coloravano le aiuole e incorniciavano
i vialetti ghiaiosi.
La principessa osservò la sua immagine
nell’acqua del laghetto: il cielo blu circondava il suo viso
increspato da piccole onde, e pesci esotici e multicolori nuotavano
fuori e dentro una piccola nuvola bianco latte.
Diversi metri dietro di lei, veniva Kurogane. Bardato della
sua armatura e del suo mantello nero, il ninja non sembrava affatto
risentire della temperatura. A dire il vero, da quando era tornato a
Nihon dal suo viaggio nelle dimensioni, sembrava che nulla potesse
toccarlo: non il freddo dell’inverno, non il calore del sole
estivo, non le gemme primaverili ed i boccioli che nascevano in quel
giardino… non le battaglie con i nemici, che un tempo lo
animavano tanto, né il conforto delle persone intorno a lui.
Quel giorno, in quella dimensione lontana, qualcosa era
andato male: la fatica, forse un guasto… il suo braccio
meccanico non aveva risposto bene, e il ninja si era ritrovato inerme
di fronte al nemico.
Yuui gli aveva fatto da scudo con il suo corpo, ma
l’incantesimo era stato troppo potente per il suo sangue di
vampiro, e il suo corpo senza vita era caduto a terra, sotto lo sguardo
impotente di Kurogane.
Ciò che era successo dopo, non aveva importanza.
Sembrava che per lui il tempo si fosse fermato in
quell’istante.
Tomoyo riprese a camminare, diretta verso il padiglione
centrale, per incontrare la sorella.
Nessuno avrebbe potuto restituire Yuui a Kurogane, nessuno. E
purtroppo lui lo sapeva bene.
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I punti da discutere quel giorno erano un po’
noiosi, e nel padiglione chiuso l’aria era pesante e calda.
Tomoyo si ravviò i capelli e agitò il suo
ventaglio colorato.
“…infine, dobbiamo pensare a cominciare
i preparativi per la festa di mezza estate.” Disse il
segretario, un ometto anziano e minuto vestito di uno yukata chiaro.
“Avevamo già compilato una lista con
gli artisti da mandare a chiamare, se non erro.”
Commentò Amaterasu, con tono vagamente annoiato.
“A questo proposito, Imperatrice, mi è
giunta voce che nel nord di Nihon è arrivata una compagnia
da oltreoceano. Pare sia composta da artisti incredibilmente bravi, mia
Signora… prestigiatori, acrobati… stanno
spopolando, al nord.”
“Davvero? – fece Amaterasu, che sembrava
voler tagliare corto – Beh, allora lascio a te il compito di
decidere se si tratta di artisti validi, segretario. Se ritieni che lo
siano, chiamali, e sarà bello vedere uno spettacolo nuovo a
palazzo, quest’anno.”
L’omino capì che quello era un congedo,
si inchinò rispettosamente e uscì dal padiglione.
“Hai già deciso che cosa suonerai la
sera della festa, sorella?” chiese Tomoyo
all’imperatrice.
Era ormai tradizione che Amaterasu, durante i
festeggiamenti, si esibisse davanti al suo popolo con la sua
arpa… la bellezza del suo suono era tale, che quello era uno
dei momenti più attesi della festa.
“Quasi. Mi hanno scritto una nuova melodia, e sono
impaziente di provarla.” Rispose lei alzandosi.
Salutò la sorella ed uscì anche lei dal
padiglione.
Tomoyo si alzò a sua volta. La festa di
quell’anno sarebbe stata sontuosa come al solito, ricca di
musiche, danze, spettacoli e banchetti. La parte che lei apprezzava di
più, personalmente, era quella dei fuochi
d’artificio… e poi, era anche vagamente curiosa di
vedere cosa sapevano fare questi nuovi artisti su cui si era diffusa la
voce.
Sperava vivamente che una serata di gioia e festeggiamenti
avrebbe potuto donare un po’ di sollievo al cuore ferito del
ninja.
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Kurogane osservava il tramonto mentre tornava a casa.
Uno stormo di corvi si era alzato in volo e le loro ali si
agitavano contro la luce rossa del sole morente, mentre le prime stelle
cominciavano a splendere nel cielo ancora azzurro.
Tornava a casa, come faceva sempre. Ma non che avesse molto
senso tornare a casa, per lui.
Aveva voluto fare ritorno a Nihon, con tutto se stesso,
l’aveva giurato a Tomoyo ed aveva mantenuto il giuramento.
Ma tornare a casa non l’aveva mai fatto sentire
così vuoto.
A che serve guadagnare qualcosa e tentare di conservarla con
tutta la nostra forza, se poi ci viene strappata senza che noi possiamo
fare nulla?
Si chiuse la porta alle spalle, si tolse i pesanti stivali
che portava e si slacciò il mantello. Prese a togliersi
l’armatura, e imprecò quando quella ferraglia
spigolosa si impigliò nella stoffa nera che portava legata
al polso sinistro. Tenendo su alla bell’e meglio
l’armatura, per evitare che strappasse il tessuto cadendo a
terra, armeggiò con la mano destra per sciogliere il nodo
– era molto stretto, d’altronde, non correva certo
il pericolo di bloccare la circolazione del sangue nel braccio.
Non c’era luce, nella stanza – il sole
era ormai tramontato – e Kurogane si affidò al
tatto per districare lentamente la stoffa dalle maglie
dell’armatura.
Questa cadde a terra, ignorata, mentre Kurogane stringeva
tra le dita quell’insolito bracciale.
Avrebbe dovuto prepararsi il futon, a questo
punto…
Avrebbe dovuto essere felice di essere a Nihon, di
nuovo…
Invece, si portò al viso la benda di Yuui. Quella
benda che si era legato al polso dopo aver detto addio al suo cadavere.
All’inizio, la stoffa aveva addirittura conservato
l’odore dei suoi capelli. Adesso, era logora… ma
ancora legata al suo braccio.
Un improvviso dolore alla bocca dello stomaco lo costrinse a
sedersi sul pavimento.
Crollò, più che sedersi.
Lo spasmo lo lasciò senza fiato, mentre un
brivido gli percorreva la schiena.
Tremava, e i singhiozzi gli uscivano a stento, mentre le
lacrime gli rigavano le guance.
…non ho
chiesto io di incontrarti. Stavo bene anche senza di te. Ma avresti
dovuto rimanere, dannazione, invece di andartene!
Strinse i pugni, le unghie gli penetrarono nella carne del
palmo. Sofferenza fisica… un conforto rispetto al mostro che
gli stava strappando via l’anima a morsi.
Lo stupido mago camminava
accanto a lui col suo solito incedere felino, a passi lunghi e leggeri.
La nebbia li circondava e la piccola polpettina bianca si divertiva
alle sue spalle… “Brr.. che paura!”
squittiva, imitando la sua voce. Yuui si voltava, sul suo viso
compariva un sorriso rassicurante, caldo “Non
temere…ci sono io vicino a te!”
Ora che non ci sei
più che cosa dovrei fare, eh?!? BRUTTO IDIOTA!!!
Non doveva prendersela con lui… ma…
avrebbe tanto voluto avere di fronte un’orda di oni da
sterminare. Ma anche una volta sfogatosi così…
sarebbe ritornato a dormire in una stanza vuota.
In quella stanza di Nihon… non ci sarebbe
più stato Yuui a regalargli un pugno di buon risveglio ed un
sorriso di gratitudine.
Smettila di
piangere, idiota… ma i singhiozzi continuavano
a scuoterlo. Kurogane si prese la testa tra le mani, mentre la stoffa
dei pantaloni si intrideva delle sue lacrime.
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“…puoi ripetere, per favore?”
la principessa non era sicura di aver sentito bene.
Il segretario la guardò e celò a
malapena un sospiro. “Stavo dicendo, mia signora, che mi sono
informato su quella compagnia di artisti di cui vi avevo parlato in
precedenza. Pare che il loro punto forte siano i gemelli Fluorite, una
coppia di giovani prestigiatori straordinari che si esibiscono in
numeri che lasciano gli spettatori strabiliati. Me ne hanno parlato con
così tanto entusiasmo, che ho deciso di
chiamarli… Mia signora, so bene che vostra sorella
l’Imperatrice è poco interessata a questi dettagli
organizzativi, ma noto che anche voi non vi state porgendo
attenzione… comprendo di annoiarvi con questi discorsi, ma
avevo ritenuto che fosse mio dovere informarvi della mia decisione a
riguardo e dei motivi che…”
“Ma certo, hai fatto benissimo, come sempre
– lo interruppe Tomoyo con un cenno brusco della mano
– Ora ti prego di scusarmi.”
Il segretario, rassegnato, chinò il capo in segno
di deferenza, mentre la principessa spariva per i corridoi del palazzo.
Tomoyo si allontanò in fretta, ma poi
rallentò il passo, mentre raggiungeva le sue stanze. Anche i
pensieri che le invadevano la testa cominciarono a prendere una forma
meglio definita.
… i gemelli Fluorite… Fay D
Fluorite…Yuui, anzi… il mago biondo per cui
Kurogane aveva perduto il braccio e… per fortuna che
Kurogane era di guardia all’esterno del palazzo, adesso, e
non poteva vedere il turbamento sul suo viso.
…che fosse una coincidenza…? Ma
no… lo sapeva, non esistono coincidenze, a questo mondo.
Solo l’INEVITABILE.
Le ancelle le servirono un calice colmo di una bevanda
fresca e la osservarono preoccupate: forse la signora stava male a
causa del caldo?
Tomoyo tentò di spiegare loro che era tutto a
posto, e le ancelle, un po’ incerte, la lasciarono sola. Era
raro vedere la principessa Tomoyo così turbata.
Si era più volte chiesta se non fosse inevitabile
che Yuui morisse. Beh, era successo, e nulla poteva portare indietro il
tempo e farlo tornare in vita… ma…
Chissà, forse quel mago, dopotutto, non era la
persona destinata a Kurogane. Forse.
Forse… forse c’era un altro Yuui, che
Kurogane avrebbe potuto incontrare, in quel mondo.
Chissà, forse il Kurogane di Yuui era morto a
Valeria, ucciso dall’Imperatore folle… o da
Ashura-o, a Celes.
E forse, lo Yuui destinato a Kurogane non era mai stato
così distante come l’altro, che veniva da
un’altra dimensione… ma aveva vissuto da qualche
parte in quel mondo, ed ora era arrivato nel loro regno.
Ah, se solo avesse posseduto ancora il potere di vedere nei
sogni…certo, non si pentiva affatto di avervi rinunciato. Ma
adesso era così confusa… Due gemelli con lo
stesso nome…
Sapeva che le coincidenze non esistevano, ma… il
fatto di aver perso i suoi poteri la rendeva incerta.
Mancava meno di un mese alla festa di mezza
estate… e fino ad allora, fino a quando non avesse visto con
i suoi occhi i due prestigiatori, non sarebbe stata sicura di nulla.
E non ne avrebbe fatto parola con Kurogane,
naturalmente…
Perché turbarlo, farlo sperare, se poi si fosse
rivelato un grande equivoco?
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Arrivò il tanto atteso giorno della festa.
Lanterne e festoni colorati erano appesi ovunque per le
strade e sulle case, l’afa era terribile ma tutti guardavano
con sollievo al cielo limpido e al sole accecante: un temporale avrebbe
portato un po’ di fresco ma avrebbe rovinato i preparativi e
reso impossibili i fuochi d’artificio!
A palazzo, i cuochi si affaccendavano nelle cucine, una
serie di camerieri in livrea si rincorrevano nei corridoi portandosi
appresso scale, chiodi e attrezzi vari, le ancelle correvano fuori e
dentro gli appartamenti reali portando gioielli e nastri e tutti gli
animi erano pervasi da un’allegra laboriosità.
Tomoyo trattenne un sospiro, mentre osservava come le
venivano acconciati i capelli. Si sentiva impaziente, ma non poteva
certo darlo a vedere. Avrebbe tanto voluto poter incontrare gli artisti
appena arrivati… ma non ce n’era stato il tempo. E
poi, una principessa che andava a incontrare degli artisti
itineranti…?
Respirò profondamente. Perdere i suoi poteri
sembrava averle fatto perdere anche la sua capacità di
autocontrollo.
Il banchetto si dipanò lungo la serata afosa
– le portate venivano servite con una lentezza estenuante, e
Tomoyo mangiava automaticamente, lo stomaco stretto
dall’ansia.
La sala si fece silenziosa, mentre Amaterasu pizzicava le
corde della sua arpa… ma nemmeno quelle melodie bellissime
riuscirono a distrarla.
Gettava delle occhiate furtive a Kurogane, ogni tanto, ma il
ninja si comportava come al solito. Al suo fianco, i suoi occhi
scarlatti sondavano incessantemente la sala, tutti i suoi sensi tesi a
catturare anche il minimo segnale di pericolo per
l’incolumità della principessa.
Alla fine, venne il momento dello spettacolo. La sala venne
sgombrata dai tavoli per fare spazio, e le persona si schierarono
contro le pareti, curiose di assistervi.
Tomoyo era seduta sul suo scranno accanto a quello di
Amaterasu; ai loro fianchi, entrambi vestititi di nero, stavano
silenziosi Kurogane e Souma.
Il portone d’ingresso era spalancato, e da
lì fece il suo ingresso un gruppo di giocolieri vestiti di
colori sgargianti…
Tomoyo seguì con il cuore in gola le evoluzioni
degli acrobati - non solo per il fatto di vederli eseguire
numeri così difficili e potenzialmente pericolosi, ma
soprattutto perché sapeva che, presto o tardi, sarebbero
comparsi loro.
Ritrovò un po’ di serenità
con l’incredibile esibizione di una bella ragazza che
indossava una veste rosso fuoco... agitava degli enormi ventagli
decorati con lingue di fuoco, da cui sprigionavano scintillanti miriadi
di fiammelle. Una arrivò a posarsi sul suo kimono, ma la
principessa constatò deliziata che non bruciava affatto.
Alla fine del numero, la ragazza fece esplodere il piccolo
sole che aveva creato tra le mani, e scomparve in una nuvola di fumo
profumato.
Il fumo azzurrino andò svanendo, e pian piano al
centro della sala comparvero due figure.
Erano vestiti di seta viola scuro, un tessuto
così brillante che il fuoco delle lanterne disegnava ricami
cangianti sulle pieghe dei pantaloni e delle casacche dalle ampie
maniche. I giovani si tenevano per mano, i capelli biondi sparsi sulle
spalle, i loro occhi che scrutavano la folla… due gemelli
identici.
I loro sguardi si incrociarono per un attimo, poi con le
mani libere tracciarono velocemente un cerchio di luce attorno ai loro
corpi.
Il cuore di Tomoyo saltò diversi battiti, ed
immediatamente si voltò verso Kurogane. Il ninja era
impietrito al suo posto, le pupille dilatate e il respiro accelerato.
Accanto a lei, Amaterasu le diede un colpetto quanto più
possibile discreto sul braccio… Tomoyo si ricompose
immediatamente, ma impiegò un poco prima di riuscire a
prestare davvero attenzioni all’esibizione dei
gemelli… sentiva la folla scrosciare di applausi, e vedeva
luci vorticanti sfiorare l’alto soffitto della sala.
I due tenevano in piedi un perfetto gioco di squadra: i loro
incantesimi venivano generati insieme e in perfetta coordinazione.
Ad un tratto, dalle mani di uno di loro scaturì
un denso fumo violaceo, che andò piano piano condensandosi
in quello che alla fine divenne un uccello dal piumaggio rosso e blu.
Aveva una lunga coda screziata ed una cresta di piume gli ornava il
capo. Con il becco ricurvo posò un piccolo bacio sul naso
del giovane che lo aveva creato, e poi planò graziosamente
fino a posarsi sulla spalla dell’altro, che con un cenno del
braccio lo incitò a volare in alto.
L’animale volteggiò fino al soffitto
della sala, mentre i volti del pubblico lo seguivano estasiati,
trattenendo il fiato… improvvisamente, spalancò
le ali e sembrò ingrandirsi a dismisura… ali di
fiamme fredde, trasparenti come il ghiaccio… e si
gettò in picchiata verso gli scranni
dell’imperatrice e della principessa.
Immediatamente, Kurogane fu di fronte a loro, la lama della
Ginryu sguainata a proteggerle dall’incantesimo.
Un secondo dopo, l’uccello magico si
arrestò improvvisamente di fronte alla spada: era tornato
alle dimensioni normali, e sbatteva pigramente le ali mentre i suoi
occhi neri osservavano curiosi l’acciaio.
“Kurogane, che ti salta in mente?”
esclamò Tomoyo.
Ma il ninja non rinfoderò la lama. Tutto
all’improvviso, nella sala era calato un silenzio teso.
A quel punto, il giovane dalle cui mani era scaturita la
creatura alata fece alcuni passi in avanti.
“Sono estremamente rammaricato, vostre
Maestà. – disse inchinandosi profondamente, mentre
la sua voce rimbombava nella sala; una voce uguale a quella di
Yuui… o di Fay, forse… - Non era mia intenzione
minacciarvi… era solo un innocuo incantesimo.” Si
giustificò rialzandosi.
Dall’altezza dello scranno, Kurogane
fissò diritto in volto il mago. I suoi occhi blu
ricambiarono lo sguardo, interrogativi, ma poi un sorriso scherzoso gli
illuminò il volto.
Mosse piano le mani, e l’uccello si
posò sulla lama della spada, ancora brandita.
Osservò diritto negli occhi il ninja, e poi gli
beccò dolcemente il naso. Kurogane inconsciamente
agitò una mano per scacciare l’animale, che
volò via in un frullo d’ali, tornando velocemente
dal suo padrone.
Il ragazzo rise, e la bestia magica scomparve in una piccola
esplosione.
Gli spettatori tornarono ad applaudire, divertiti, mentre i
due prestigiatori si inchinavano di fronte alle loro maestà.
Kurogane tornò lentamente al proprio posto, senza
smettere di fissare il giovane che aveva parlato. Quando questo si
rialzò dopo l’inchino, i loro sguardi si
incrociarono e il mago gli rivolse di nuovo un grande sorriso divertito.
To be continued...
Grazie per aver letto fin qui...
Commentate anche solo per dirmi che mi uccidereste per aver osato
immaginare un tale scenario...
Ringrazio MUCHISSIMO Adrienne che si adoperata come beta anche
stavolta, e SteelRose Alchemist caVa che al solito si è
sorbita le mie allucinazioni mentali...
*fugge ad autopunirsi per la cosa che ha scritto*
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